Chicago, il “caso” Urlacher
Cominciano i primi lavori di off season, gli OTA (organized team activities) e benché queste prime operazioni siano facoltative non è un mistero che coach Lovie Smith le veda come un passo obbligatorio e di come mal sopporti eventuali defezioni. Per la terza volta in quattro anni i Chicago Bears si presentano però a questi lavori con una importante defezione: dopo Cedric Benson nel 2005, che li saltò insieme a tutto il training camp da prima scelta, e Lance Briggs, che protestava per il rinnovo contrattuale nel 2007, tocca quest’anno all’indiscusso leader della difesa e della squadra tutta, Brian Urlacher.
Incredibile ma vero anche l’uomo più rappresentativo della franchigia dell’Illinois sembra intenzionato ad entrare in rotta di collisione con la società per questioni economiche. Chiariamo subito: i Bears hanno i soldi per coprire le richieste di Urlacher visto che lo spazio salariale è piuttosto buono, ma stando alle dichiarazioni di Ted Phillips, presidente della squadra, non è loro intenzione farlo. I motivi sono tanti e, il primo, è che il coltello dalla parte del manico lo tiene la società. In realtà il giocatore non avrebbe ancora dichiarato ufficialmente di essere scontento del proprio trattamento economico, ma più di una indiscrezione ha segnalato che non sarebbe l’operazione al collo appena subita a tenerlo lontano momentaneamente dal campo di allenamento. Almeno, non solo quella.
I Bears però mettono le mani avanti; bisogna trovare l’accordo con Tommie Harris, in scadenza a fine 2008, e si stanno rinegoziando i contratti di Mark Anderson e Devin Hester. Brian Urlacher, coi suoi 4 anni da scontare, può aspettare. E non pensiate che l’atteggiamento di Chicago sia sbagliato, per quanto irrispettose siano sembrate alcune parole, per quanto sia assurdo non considerare una richiesta, magari persino legittima, del tuo uomo simbolo. I tifosi, però, capiscono ed in buona parte si schierano con la società perché, se sui giornali ancora non lo scrive nessuno, l’atteggiamento di Urlacher non è del tutto consono alla situazione.
Strappato il contratto della vita 5 anni fa, diventando il difensore più pagato della lega, il capitano si butta su un rinnovo pochi mesi prima di compiere i 30 e con una operazione al collo appena superata a cui si aggiunge un problema di cronico di artrosi alla schiena dichiarato durante la stagione appena terminata, stagione che lo ha visto spesso in difficoltà proprio a causa del dolore. Considerando che nei prossimi 4 anni Urlahcer guadagnerà ancora parecchi milioni del restante contratto (16 milioni di dollari), dopo averne portati a casa una quarantina in otto anni, non sembra corretto avanzare pretese dopo che Lance Briggs ha firmato un accordo (a suo vedere) più favorevole. Pretendere un ritocco verso l’alto, un contratto della vita alla soglia dei 30 con vari problemi fisici è una sfida a cui poche società risponderebbero concretamente, tanto più che con 4 anni rimasti da scontare non è ipotizzabile nemmeno la minaccia dello sciopero del giocatore. I Bears potrebbero perderlo un anno e, senza rinnovo, riaverlo il prossimo per altre tre stagioni, oppure Urlacher potrebbe scioperare 4 anni, dicendo così addio alla carriera e a 16 milioni di dollari. Certo, leggere oggi le cifre di Brian Urlacher fa una certa impressione rispetto a quanto si è visto nelle ultime due o tre free agency, ma purtroppo per lui la firma è arrivata in un momento in cui era comunque elevata per un linebacker e ancora non giravano certe cifre da spavento.
Ovviamente fa un certo effetto vedere Urlacher sul piede di guerra, ed in cuor suo ogni tifoso sa che una concessione al #54 non sarebbe immeritata, così come tutti capiscono che l’ormai leggendario “braccio corto” di Phillips e compagnia è un male incurabile; a Chicago però spendono in modo oculato, ed è indubbio che, per le condizioni di cui sopra, nessuno aumenterebbe l’ingaggio ad un proprio giocatore stando così le cose. Che poi dispiaccia dover vedere che sia proprio l’uomo simbolo del team a mettersi in fila per batter cassa e che la società lo tratti come uno dei tanti è un altro discorso. In attesa che, qualcuno, esca allo scoperto e spieghi i veri motivi di questa situazione che, ancora rimane ufficiosa e costruita su qualche intervista di giornale. Che Urlacher non sia però più contento del proprio contratto sembra l’unico fatto certo, così come sembra ovvio che, venirsi incontro, sarebbe l’unico modo per cominciare la stagione col piede giusto.