Trincee e guerra aerea

Eravamo entrati in questo fine settimana leggendo i Power Rankings della NFL, dove figuravano al primo posto i Dallas Cowboys, al secondo i New York Giants, al terzo i Philadelphia Eagles e al decimo i Washington Redskins. Questo voleva di sicuro indicare il fatto che, quando c’è uno scontro interdivisionale, niente può mai considerarsi scontato.

Ed infatti così è stato: dal Texas Stadium i Pellerossa stavolta sono usciti con, sul loro cavallo, la pelle dei Vaccari. La partita che non ti aspetti è finita 26-24 a favore dei Redskins, autori di una gara di grande intensità – soprattutto mentale – contro i loro avversari, che erano superfavoriti sulla carta. E’ anche stato lo scontro di due ottimi strateghi dell’attacco, Jim Zorn e Jason Garrett, anche se alla fine la partita la hanno giocata soprattutto le difese.

Il grande merito dei Redskins è stato di sicuro quello di non far entrare in partita l’attacco dei Cowboys, che è riuscito a riscuotersi solamente in brevi tratti, ed in corrispondenza dei two-minute warnings. La difesa giallorossa ha aspettato per tutto l’incontro Marion Barber al varco, ha attuato una difesa attenta e puntigliosa sui ricevitori texani, facendosi raramente sorprendere impreparata. Al contrario, la difesa dei Cowboys, pur avendo giocato un’ottima gara, si è persa un paio di volte il folletto Santana Moss (8 ricezioni per 145 yards), il quale sembrava quasi l’omonimo Randy, consentendo due big plays ai Redskins capitalizzati poi in due decisivi field goal che hanno fatto alla fine la differenza.

Esaminando i numeri, colpisce la scarsa resa del gioco di corsa dei Cowboys (11 tentativi globali per un totale di 42 yards). La produzione di Tony Romo è stata eccellente sulla carta (28/47 per 300 yds, 3 TD e 1 int), ma nonostante non abbia subìto una pressione eccessiva, il quarterback è apparso sfuocato, ed ha sbagliato lanci che normalmente effettua con maggior precisione. Dall’altra parte, Jason Cambell ha svolto il suo compito al meglio (20/31 per 231 yds e 2 TD), raccogliendo il massimo possibile dalla sua prestazione.

Al Soldier Field andava in scena l’altro incontro di interesse per la NFC East tra gli Eagles e i Chicago Bears di Brian Urlacher e Kyle Orton. Il tipo di partita è stato molto simile a quello visto a Dallas, così come il punteggio di 24-20 a favore dei Bears. Anche qui Chicago brava a spezzare il ritmo dell’attacco delle Aquile e grande battaglia difensiva, terminata a 17 secondi dalla fine quando Reggie Brown non riusciva a trovare la sideline e a fermare il tempo per consentire alla squadra un ultimo, disperato assalto alla endzone.

Gli Eagles hanno risentito della mancanza di Brian Westbrook, nonostante la prova di Correll Buckhalter. Non riuscendo a consolidare il gioco a terra, Donovan McNabb (25/41 per 262 yds, 1 TD e 1 int) è diventato il bersaglio dei blitz della difesa dei Bears, arcigna anche nella secondaria. Un paio di errori in attacco e un muffed punt di DeSean Jackson hanno fatto pendere la partita a favore degli Orsi, che nonostante 4 palle perse sono stati più bravi a capitalizzare gli errori degli avversari.

Qualche parola sulle crew arbitrali: c’è stato un certo decadimento nella qualità degli arbitraggi. Prova ne siano le multe comminate a dirigenti ed allenatori per le critiche sui torti subìti in partita. Forse sarebbe il caso di estendere l’uso dell’instant replay in campo, o di intervenire in modo che gli arbitri siano adeguati alla maggiore velocità delle azioni e del gioco. Inoltre la NFL farebbe bene a rivedere il meccanismo di accesso ai playoffs: al momento attuale, di sicuro si penalizzerebbero squadre forti a vantaggio di altre più deboli. Forse un criterio in stile NBA potrebbe essere più equo.