“The 2:30 Paradise Drive”

1 Febbraio 2009, Tampa, Florida.
Al Raymond James Stadium va in scena il Super Bowl numero 43. A contendersi il titolo sono i Pittsburgh Steelers e gli Arizona Cardinals: le due franchigie daranno vita a quello che sarà ricordato come uno degli atti terminali più emozionanti della storia della Nfl.
In poco più di 3 minuti, tutte le emozioni del football.

E’ il 4° quarto, il tabellone recita 20 – 14 per Pittsburgh, l’orologio segna 3:26 da
giocare.

A seguito di uno splendido punt calciato e fermato su 1 yard dallo Special Team di Arizona e ad un fallo personale chiamato per violenza non necessaria a J.Harrison, Olb #92 B&G, i miei Steelers si ritrovano a dover uscire dal buco più profondo partendo dalla propria linea di End Zone. La difesa dei Cards ha mostrato tutta la sua solidità per l’intero incontro e in quest’occasione non è da meno: distrugge con pressione i primi due tentativi di disperata uscita B&G. E’ il 3°&10: Ben Roethlisberger riceve lo snap 3/4 yards dietro il suo centro, osserva la valanga rossa abbattersi sui suoi cinque uomini davanti, un attimo per prendere coscienza della possibilità del lancio, arma il braccio e lancia uno splendore verso il suo WR preferito, S.Holmes, che chiude una grandissima ricezione in presa bassa intorno alle 20 yards. Scatto dal divano verso la TV come un missile fa dalla rampa di lancio, ma sul terreno vedo piovere quel maledetto fazzoletto giallo: “Hoding, offense, number 62: Safety” . Senza neanche muovere bocca mi riaccartocio sul divano intanto diventato prigione.

Il tabellone recita Pittsburgh 20 – Arizona 16, l’orologio segna 3:04 minuti.

Reed calcia restituendo il pallone ad Arizona che è pronta a ripartire dalle proprie 31 yards. Il buon, vecchio, favoloso K.Warner indossa il casco e va per costruire il suo drive. Pensa a ragione di colpirci nel cuore al centro della difesa dove troppo larghi stazionano i defensive back R.Clark e T.Polamalu: al secondo tentativo imbecca con una folgore il suo #11, L.Fritzgerald, che arpiona e galoppa splendidamente per 64 yards siglando un TD meraviglioso degno del miglior WR della lega quale lui è.
Incredibile. Il sogno svanisce a 3 minuti dalla fine. Sto seduto, fermo e rigido come una stalattite. Mi levo il cappellino recante il fregio degli acciaieri. Le mani sugli occhi. La testa china.” E’ finita” pensai: niente di più clamorosamente errato. Di li a poco avrei assistito ad un miracolo sportivo che farà storia.

Il tabellone recita Pittsburgh 20 – Arizona 23, l’orologio segna 2:30 minuti

“The 2:30 Paradise Drive”

I Cardinals calciano e il nostro FB, C.Davis, ritorna il kick fin sulle 22 B&G.
Siamo esattamente a 2 minuti e 30 secondi dalla fine di un Super Bowl che sembra oramai sfuggitoci inesorabilmente di mano. Ha inizio la salita. Abbiamo da ricoprire 78 yards: una marea di centimetri in una secca di secondi.
I ragazzi entrano in campo facendo cenacolo attorno a BigBen: si guardano bene negli occhi, farfugliano di schemi da chiamare.
2:30 min.(1°&10) Ben riceve in shotgun, lesta occhiata a destra e poi a sinistra dove si muove in screen il nostro M.Moore che riceve puntualmente nei pressi della side line portando in cascina 3 yards, ma c’è ancora quel dannato fazzoletto giallo sul terreno:”Holding, offense, number 68”, e ci ritroviamo ancora più indietro. Ora siamo posizionati sulle nostre 12 e abbiamo davanti ben 88 yards da percorrere e conquistare velocemente partendo da un 1°&20. “Impossibile. Non è neppure immaginabile”, continuavo a ripetermi tra i sudori freddi che mi scavavano canali profondi per i fianchi.
2:24 min.(1°&20) Sempre in formazione shotgun BigBen chiama lo snap, arretra parecchio perché intanto su di lui si è aperta la caccia; rolla a destra e lancia forte pescando Holmes che riceve ma non chiude il down poiché viene abbattuto sulle 26 del nostro territorio. La strada è lunghissima.
2:01 min.(2°&6) Prima del two-minute warning il nostro QB cerca il passaggio lungo per N.Washington: incompleto. Io sono disperato.
1:56 min.(3°&6) Rientriamo. E’ il down più importante dell’incontro. Se falliamo questo è finita davvero: lo sanno i giocatori, lo sappiamo tutti noi tifosi B&G, lo sa il mondo che ci guarda.
Roethlisberger riceve, oscilla tra i suoi che lo difendono, si distende in avanti di un paio di yards con passo lesto eludendo l’intervento difensivo in blitz portato da destra e sinistra simultaneamente, molla il braccio scagliano un lampo che il nostro #10 raccoglie e custodisce sulle 39yards B&G con meraviglioso tempismo. Il down è preso di forza e d’orgoglio. Comincia a materializzarsi l’uscita dall’inferno.
1:33 min.(1°&10) L’orologio continua a correre, Ben mette tutti in riga, snap, lancio corto esterno per Washington che questa volta non sbaglia: prende 11 yards e ci riporta finalmente al confine col territorio nemico.
Adesso, in questo preciso istante, mi alzo dal patibolo dello sconfitto, guardo i miei meravigliosi, 11 ragazzi corazzati, e mi dico che si può fare: “non c’è niente di impossibile nel football”.
1:10 min.(1°&10) Il nostro QB decide questa volta di fare tutto da solo: va in scramble centrale guadagnando 4 yards dopo essere uscito da una tasca in collasso. Spendiamo il primo dei due timeout arrestando il cronometro a 1:01.
1:01 min.(2°&6) Siamo sulle 46 avversarie: è in arrivo la grande giocata.
BigBen ancora in shotgun formation mette le mani sul pallone, finta pompando il lancio, scarica tutto quello che possiede dentro quell’ovale che inquadra perfettamente il numero 10 cucito sulla maglia del nostro WR; Holmes coglie il dardo sulle 35, Francisco, il defensive back di Arizona, scivola perdendo il passo e la marcatura, lasciando così all’acciaiere tutto il campo per distendere la falcata che lo porterà a sole 7 yards dalla End Zone avversaria.
Indescrivibile la gioia provata. Questa ricezione di Santonio Holmes resterà indelebilmente nella memoria di tutti i fan degli Steelers per l’eternità.
Ma ancora si è fatto poco: adesso c’è un Super Bowl da vincere. C’è il paradiso oltre quelle 7, ultime, lunghissime, yards.
0:49 sec.(1°&Goal) Il gioco è sospeso con l’ultimo timeout a disposizione di Pittsburgh. Riscende sul verde l’attacco Balck&Gold. Ancora tutti in cerchio attorno a Roethlisberger: si va.
Il #7 chiama la palla, finta ancora la sbracciata a destra e in un istante lancia invece secco a sinistra, dove nei pressi dell’angolo terminale della End Zone tinta di rosso, si fionda il solito Holmes: tuffo spettacolare ma la palla gli perfora le mani in presa. Tutto da rifare. “Provaci ancora Ben, dai che è il momento” .
0:43 sec.(2°&Goal) Snap, Ben ha tempo, resta nella tasca che questa volta regge l’urto disumano affondato dalla difesa avversaria, si muove poco, cerca con lo sguardo un solo uomo, quello a cui è destinato il miracolo: parte dalla mano destra il deciso fendente verso l’angolo destro recante la scritta “Cardinals”, sembra alto però; Holmes salta tra tre diretti marcatori che affollano maledettamente quei pochissimi centimetri entro cui il nostro WR è costretto a concretizzare il sogno; afferra fuori dalla End Zone l’ovale, mantiene la lucidità per tenere ben saldi al suolo entrambi i piedi. E’ touchdown.
Il miracolo si compie. La gioia è incontenibile. L’estasi è totale: dal paradiso all’inferno e ritorno.

Gli Steelers vincono il Super Bowl XLIII conquistando il 6°anello ed entrando nella storia del football come la franchigia più titolata al mondo. Questo drive resterà scolpito nella memoria di questo sport che ha saputo regalarci, ancora una volta, una indimenticabile pagina scritta di emozioni.

Il tabellone recita Pittsburgh 27 – Arizona 23, l’orologio segna 0:35 secondi.

(Questo pezzo è dedicato alla Mini Steel Nation e a tutti i fratelli B&G del forum che hanno vissuto con me questo storico, meraviglioso evento…questo incredibile, splendido, momento di sport)

Fonte Foto:Dailycontributor.com