La Conferenza Stampa della “Kickoff Week”
Parliamo dei diritti tv e della politica del “blackout”. Ci sono cambiamenti in vista?
RG: No. Resta tutto come prima, la regola del blackout è in vita da decenni. E’ un bene per le partite, per i tifosi e per le squadre. Abbiamo intenzione di continuare sulla stessa linea, mentre stiamo sviluppando una implementazione all’attuale sistema della vendita dei biglietti. Ventiquattro delle 32 squadre non hanno aumentato i prezzi quest’anno.
Tornando all’argomento blackout così che tutti siano a conoscenza della situazione, la regola si applica solo considerando i biglietti ordinary, quelli chiamati “general admission tickets”. Non prende ovviamente in considerazione “club seats” e “suites”. Quindi solo i biglietti ordinari. Se guardate alle proiezioni del blackout oggi, anche nel peggior caso, siamo all’80% di blackouts sui mercati locali. E’ significatamente più alto di quanto era negli anni ’90 dove eravamo intorno al 59&. Siamo in pratica sostanzialmente oltre quanto eravamo in passato sul numero di partite in blackout. Ma siamo in un momento economico molto più sfavorevole di quanto fosse negli anni ’90…
RG: Ma stiamo ancora al di sopra dell’80%.
Intendo che in mercati come Detroit, ad esempio, la gente non riesce a permettersi lo stadio.
RG: Primo, non è una supposizione certa. Secondo, ci sono gli stessi identici problemi anche in altri mercati. E’ chiaro che la disoccupazione a Detroit è al 20%, ma la vita è altrettanto difficile anche a Buffalo. Anche a New Orleans, ma ad esempio proprio a New Orleans c’è il sold out per tutta la stagione e Buffalo è altrettanto vicinissima al sold out. Il lato positivo è che abbiamo tifosi fedeli e squadre che rispondono positivametne agli interessi generali. Stiamo facendo un ottimo lavoro.
Concederete diritti per mandare repliche delle partite, diciamo più avanti nella giornata, o qualcosa del genere? Sono previste agevolazioni simili?
RG: Credo sia difficile da realizzare. Ci sono tre partite tutte le domeniche completamente gratuite in tv, a volte di più. Andare oltre questo confliggerebbe con i contratti ormai sottoscritti con le emittenti a pagamento. Ritengo che siamo intorno a 100 partite a stagione su una singola area.
Cosa ci dice sulle indiscrezioni circolate sui Redskins e sulla loro volontà di vendere i biglietti direttamente a brokers o su mercati diversi?
RG: La vendita dei biglietti non è regolamentata dalle singole squadre. Qualcuno in passato ha messo in atto questi comportamenti, queste persone sono state scoperte ed i loro datori di lavoro hanno posto in essere le opportune azioni. Dan Snyder mi ha relazionato ampiamente su questo argomento.
E cosa ci dice sulle azioni legali intentate contro i fans che non hanno rispettato I termini contrattuali? Come si schiera su questo argomento delicato?
RG: Queste sono decisioni che ciascuna squadra assume autonomamente. Non è un problema circoscritto ai Redskins. Altre squadre sono arrivate alle azioni per far rispettare I termini contrattuali. In molti casi, ma non tutti, è accaduto con un tifoso in possesso di un titolo di abbonamento a lungo termine per un posto privilegiato. Non credo sia mai accaduto, se non raramente, con i titolari di posti ordinari, anche perché non sono in possesso di titoli a lungo termine.
Cosa potrebbe accadere a Jacksonville in questo periodo di forte crisi? Se davvero si fermasse il lavoro, riuscirebbe quel mercato a sopravvivere nella NFL?
RG: Siamo consci di avere tantissimi tifosi appassionati a Jacksonville. Nei primi 10 anni di esistenza sono stati al top della lega in termini di biglietti venduti. Siamo dispiaciuti dell’attuale livello di vendite, ovvio. Abbiamo lavorato insieme a Wayne Weaver, parlandone e dandogli supporto. E’ sicuramente frutto della crisi economica, ma a nostro avviso ci sono anche altri fattori.
Quando dice di aver dato supporto a Wayne Weaver, cosa si intende nello specifico, sopratutto nei rapporti con gli altri mercati?
RG: Si tratta più di collaborazione del nostro staff ad integrazione del suo. Siamo andati in Florida per mettere sul tavolo i punti di attenzione su cui si deve lavorare, per aiutare la squadra a coinvogere altre realtà economiche e le autorità locali.
Potrebbe anche svelarci cosa si propone la NFL per mantenere i suoi supporters in questo periodo di forte crisi?
RG: Abbiamo già intrapreso delle modifiche ad alcune procedure, sopratutto sulla vendita dei biglietti, per facilitarne la distribuzione diretta ai tifosi. In alcuni casi sono state formulate delle rateizzazioni per gli abbonamenti. Ogni squadra è stata molto attenta alle necessità dei fans. Ed infatti statisticamente abbiamo raccolto tanti nuovi abbonati, persone che prima erano abituate al singolo biglietto. L’ho detto nel meeting di primavera, lavoreremo ancora duramente su questo problema, saremo ancora più creativi, cercando di essere più vicini ai tifosi. E adotteremo lo stesso criterio sulle sponsorizzazioni e sul nostro merchandising.
Quali sono state le decisioni sul tabellone di Dallas? Ci sono alternative?
RG: Il “Competition Committee” si è già riunito. In linea generale, posso dirvi che dobbiamo avere delle procedure e regole quando qualsiasi cosa entra in contatto con un oggetto, sia un altoparlante, una telecamera o il maxischermo come nel caso di Dallas. Ho personalmente chiesto al suddetto comitato di prendere velocemente una decisione ed adottare fin da subito una regola generale.
Si è trattato di un caso isolato, ma ove ci fossero 20 o 30 punts colpire il tabellone, potrebbe essere richiesto il suo spostamento più in alto?
RG: Abbiamo fatto una attenta ricerca per individuare l’altezza giusta. E’ un fenomeno relativamente nuovo. Sinceramente, molte di queste ricerche sono state fatte su stadi coperti, perché il problema non sussiste in quelli tradizionali. Non avevamo nemmeno uno standard di riferimento fino a pochissimi anni fa. A nostro parere 85 piedi (26 metri, n.d.t.), erano un punto di riferimento adeguato.
La misura degli 85 piedi. E’ stato un errore di valutazione della NFL il problema di Dallas?
RG: L’errore, per essere chiari, è stato commesso in quanto non abbiamo mai tenuto conto di alcuna regola che prevedesse cosa potrebbe accadere quando la palla colpisce un oggetto, come è accaduto con il tabellone. Non riteniamo che non aver mai adottato dei princìpi possa essere considerato un errore. Sapevamo che ci sarebbe eventualmente stato questo rischio.
E le telecamere posizionate a mezz’aria sopra il campo di gioco?
RG: Anche questo argomento è stato trattato in questa nuova regola.
Quando sarà determinata una nuova misura minima?
RG: La valuteremo riconsiderando ogni regola e procedura che ruota intorno a questo argomento.
Quanto recente era la ricerca che ha portato agli 85 piedi?
RG: Ci sono state ovviamente diverse ricerche e studi effettuati in queste ultime due settimane, come ce ne sono state per tutta la stagione precedente.
Per chiarezza, voi avete determinato che sotto gli 85 piedi ci poteva essere un contatto regolare mentre al di sopra di questo limite sarebbe stato tutto al sicuro?
RG: Non lo abbiamo provato al millimetro. Avevamo l’esperienza delle squadre che vivono in impianti indoor anche di allenamento. Hanno tutte posizionato oggetti a diverse altezze, qualcuno anche a 65 piedi (20 metri, n.d.t.) dicendoci poi che questi oggetti venivano praticamente colpiti in continuazione. Altri sono arrivati a 110 piedi (33 metri. n.d.t.), che non venivano mai raggiunti. Ovviamente, più vai in alto e meno sono le possibilità che un pallone possa arrivarci. Il compromesso è stato raggiunto ad 85 piedi, dove le probabilità di impatto si riducono davvero al minimo. Non significa che matematicamente non può succedere, ma soltanto che ci sono probabilità minime.
Però diceva che ad 85 c’era facilità di contatto.
RG: No. Ho detto che tra 60 ed 85 c’era questa facilità.
La soluzione di spostarlo contribuendo alla spesa di Jerry Jones con due milioni di $ cancellerebbe i dubbi di un eventuale impatto?
RG: Scusate, ma dobbiamo mettere sul piatto diverse situazioni. Primo, il design dello stadio. Quest’ultimo è stato costruito con un criterio che potesse coinvolgere il pubblico al massimo. Sono state studiate tutte le visuali, ci sono un mucchio di riflessioni complesse che coinvolgono un tale progetto. Sopratutto in termini di sicurezza. Non è una cosa facile come prendere e mettere in un punto uno stadio. Il progetto viene sottoposto alle gallerie del vento. L’ultima cosa che desideriamo è un progetto che possa deludere le aspettative di chi dovrà poi usare quell’impianto, cioè il pubblico.
Intende che stiamo anche mettendo in gioco l’integrità delle partite?
RG: Non fino a quel punto. Ma è irrealistico che un pallone colpisca un oggetto regolarmente.
Una volta non è già troppo?
RG: Non quando esiste una regolamentazione. No. E poi, una volta in una partita di preseason?
Con giocatori come Shane Lechler e Mike Scifres la possibilità è meno irrealistica di quanto appaia.
RG: La possibilità rimane, non l’ho negato. Ma che accada una volta in una partita di preseason non è di per sé un fatto gravissimo.
Ha già visto lo stadio?
RG: Si. Lo scorso giugno.
Ma non ha assistito ancora ad una partita.
RG: Non io personalmente. Il mio staff era li alla partita di sabato sera.
Concorda sul fatto che se Jerry Jones spende 1.2 miliardi di $, molti dei quali di tasca sua, possa costruirsi lo stadio nel modo in cui più gli aggrada?
RG: Dovremmo essere cauti su questo argomento dopo un singolo punt in preseason. Coloro che avessero già visitato lo stadio, sul quale Jerry ha lavorato in modo estremamente duro per renderlo il migliore possibile, avranno intuito che si tratta di qualcosa di grandioso, e che l’integrità del gioco è il fattore più importante in assoluto. E’ un argomento fondamentale per Jerry – che ha una conoscenza della materia in ogni singolo dettaglio, sia dal punto di vista del pubblico che da quello della competizione. Lui è molto concentrato sulla natura competitiva del gioco.
Potete leggere la prima parte dell’intervista cliccando qui
La terza e ultima parte dell’intervista verrà pubblicata lunedì 21 settembre alle ore 9.00
Fonte foto: daylife.com