Destinazione Wembley

Immagine articolo

Due anni dopo l’esordio della NFL in Inghilterra, ero un po’ scettico sulla sfida tra Buccaneers e Patriots. Avevo acquistato i biglietti lo scorso Gennaio, in un momento in cui le due squadre sembravano ben lontane dai problemi di classifica palesati all’inizio della stagione in corso.
Ma la NFL è sempre la NFL, quindi…
L’avvicinamento alla partita inizia sotto un cielo coperto a Granarolo dell’Emilia: io e Livia abbiamo preparato i bagagli la sera prima (anzi, come regalo di compleanno ho ricevuto uno splendido set trolley – borsa per notebook), quindi li carichiamo in macchina insieme al nostro cagnolino ed alla sua cuccia. Purtroppo Toby non può venire con noi, e allora lo lasciamo alle cure della mamma di Livia.
Ci accompagnano all’aereoporto “Marconi” di Bologna, dove ci attende il volo Ryanair per Stansted. Mentre ci avviciniamo al bancone del check-in (l’abbiamo fatto online; è un bel risparmio di tempo, ma i bagagli li devi consegnare lo stesso…), vedo un signore con un cappello dei Patriots. Gli chiedo: “Anche tu a Wembley?”. E lui: “Sì!!! Sei anche tu sul forum?”. Ho chiesto: “Quello di Endzone?”, e quando ha risposto di sì, ci siamo presentati: ho così conosciuto Busso, un supertifoso dei Pats, e sua moglie Antonella.
Dopo i controlli e la consueta coda per l’imbarco, saliamo finalmente sull’aereo. Il volo dura oltre 90′, e l’atterraggio non è dei più morbidi: ma siamo ancora tutti interi, quindi va bene così.
Ritiriamo i bagagli e scendiamo alla stazione ferroviaria per prendere lo Stansted Express, che ci porterà a Liverpool Street, a Londra.
Il viaggio fino all’albergo è di una lentezza mortale: penso che sarei andato più forte in bicicletta… Giungiamo finalmente alla stazione di arrivo della metro, ed appena usciti ci troviamo di fronte ad un vero e proprio tempio della musica: Earl’s Court!!! Per chi, come me, è un fan dei Pink Floyd, questo nome evoca concerti a dir poco mitici.
Nonostante il ritardo accumulato (oltre 45′), riusciamo ad incontrarePassrusher, PolEmic e Torrisone, che ci presentano Alessandro, un loro amico di Reggio Emilia. Andiamo tutti insieme a mangiare a Notting Hill, in un ottimo ristorante greco-cipriota.
Finito il pranzo (alle 4 p.m.) ci separiamo: io e Livia ci gettiamo (immaginate il mio entusiasmo…) alla ricerca di alcune formine per biscotti, e ci dirigiamo a Victoria Street. Esito della ricerca? Nessuno, di ‘ste maledette formine non c’è traccia.
Per dimenticare il tempo perduto, come direbbe Proust, ci dirigiamo a Covent Garden: pensavo di trovare in zona l’amico Dolfan, impegnato ad inseguire le cheerleaders dei Buccaneers, ma non ci incontriamo. Riusciamo ad arrivare allo store NFL, dove compro qualche gadget per amici (alcuni di Endzone) e parenti. Terminato il giro, e con una grande stanchezza addosso, ci troviamo a cena con gli amici.
Londra, si sa, è una città cosmopolita. E allora perché non puntare su un locale etnico? Siamo quindi andati in un ristorante, dove abbiamo gustato dei piatti internazionali: mozzarella di bufala, pizza prosciutto e funghi e tiramisù…
Eccoci giunti a Domenica mattina: l’ora X si avvicina a grandi passi. Decidiamo di andare a visitare dei celebri grandi magazzini, ma con grande delusione leggiamo sulle vetrine che l’orario di apertura è alle 12… Quindi facciamo colazione e torniamo a Covent Garden: Livia saccheggia un negozio di articoli da regalo, acquistando varie decorazioni natalizie. E intanto il numero di maglie NFL in giro per Londra aumenta esponenzialmente.
Verso mezzogiorno, giungiamo a Piccadilly Circus, e visto che si è stabilito di arrivare a Wembley per le 13.30-14.00, cerchiamo un posto dove pranzare; non trovando di meglio, ripieghiamo su un fast food.
E poi via verso lo stadio: il treno si riempie man mano che ci si avvicina, con tante maglie e personaggi diversi, tutti accomunati dalla stessa passione. E’ davvero bello vedere tante persone che amano lo stesso sport, l’una a fianco all’altra, desiderose di vedere uno spettacolo in compagnia, indipendentemente dalla squadra del cuore: certo che il nostro “sport” nazionale ha molto da imparare…
Arriviamo alla stazione di Wembley, ed appena scesi dal treno, to cominciano i messaggi con gli amici: Tauri41, keenaturner, Pat The Speaker…
L’affluenza è in aumento, c’è uno straordinario florilegio di colori e di maglie da football; riusciamo anche a dare un’occhiata (da fuori) al movimento del tailgate party.

Immagine articolo

Con Massimo aka Tauri41 ci si trova alla biglietteria; poi, una volta ritornati sotto la statua di Bobby Moore, ecco giungere le telecamere ed i microfoni di Sky Sport 24 per un’intervista al volo.

Massimo va ad incontrare degli amici, e noi ci avviciniamo all’ingresso K, dove è fissato l’appuntamento con Giancarlo aka Pat The Speaker, che seguirà l’incontro vicino a noi. Guadagniamo l’entrata, e dopo una serie interminabile di rampe di scale raggiungiamo i nostri posti.
Sin dall’arrivo, non si può non fare i complimenti all’organizzazione dei Buccaneers: su tutti i sedili dello stadio sono state infatti messe due bandierine col logo del team, una rossa ed una bianca, pronte da sventolare.
Si avvicina l’inizio dell’incontro, e finalmente entrano in campo le cheerleaders.

Poi, sventolato da numerosi elementi della Marina di Sua Maestà, ecco comparire un gigantesco vessillo dei Buccaneers.

Tocca poi alle squadre guadagnare il terreno di gioco: prima gli ospiti, seguiti dalla squadra “di casa”.

E’ il momento degli inni nazionali: dapprima quello americano, eseguito dalla pop star Tony Braxton….

Immagine articolo

… e poi quello britannico, cantato dalla mezzosoprano Katherine Jenkins.

Immagine articolo

La partita ha inizio, e subito le cose si mettono bene per i Patriots, con un intercetto riportato in meta nel drive d’esordio di Tampa Bay.
La gara procede sui binari che in molti si attendevano, con New England a dominare il gioco; se si esclude la fiammata di Bryant, ottimamente imbeccato con un preciso TD pass da Johnson, il primo tempo è appannaggio dei ragazzi di Belichick, e si chiude sul 21-7.

Le squadre entrano negli spogliatoi, ed ecco tornare in campo le cheerleaders di Tampa Bay,

Il secondo tempo si apre esattamente come si era chiuso il primo: i Patriots dominano, e rimpinguano il bottino nella terza frazione di gioco grazie alla segnatura del TE Watson.

A mettere definitivamente sotto chiave la gara è Lawrence Maroney, con una corsa in situazione di goal line.

Lo speaker, al grido di “Wave your flags!” incita il pubblico a sventolare le bandierine bianche e rosse; il messaggio viene recepito all’istante, ed è un vero spettacolo per gli occhi, un momento davvero emozionante.

La partita si chiude col punteggio finale di 35-7 in favore dei Patriots.
Piano piano il pubblico (ben 84.254 spettatori paganti) abbandona lo stadio. Pazientemente, attendiamo di raggiungere la stazione della metropolitana; ad assicurare il regolare deflusso dei tifosi, ci sono diverse file di poliziotti a cavallo.
Riusciamo a prendere il treno, e si torna a Londra; a cena ci si ritrova con gli amici, siamo molto stanchi e ci congediamo dopo aver mangiato.
La mattina dopo ci alziamo presto, colazione e poi via verso l’aereoporto. Nel volo di ritorno viaggiamo con Alessandro, l’amico reggiano conosciuto nel weekend londinese.
Arriviamo a Bologna a metà pomeriggio: l’avventura è finita, si salutano gli amici e si torna alla vita di tutti i giorni.
E’ stato bello, però: per un momento ci siamo sentiti anche noi in America, per qualche ora lo sport che amiamo ci ha fatto sentire più vicini agli appassionati di oltreoceano.
Ci saremo anche l’anno prossimo? Come diceva Battisti, “lo scopriremo solo vivendo…“.