Randy Moss torna ai Vikings

Prima di tutto la notizia clamorosa della giornata: i New England Patriots hanno ceduto Randy Moss ai Minnesota Vikings in cambio di una terza scelta del prossimo draft.

Nonostante lo sfogo di Moss di qualche settimana fa lasciasse presagire l’interruzione a fine anno del rapporto con i Patriots, rapporto straordinario dal punto di vista tecnico meno dal punto di vista della comunicazione e dell’ambiente, pochi pensavano che New England lasciasse andare a stagione in corso il suo miglior ricevitore.
I Minnesota Vikings, privi di Sidney Rice e di Percy Harvin a causa dei loro problemi fisici, hanno faticato enormemente a trovare spazi sul profondo, con relativo calo drammatico delle statistiche di Brett Favre. L’arrivo di Randy Moss apre scenari di grande interesse per Favre, che già lo voleva a Green Bay quando si discuteva della sua partenza da Oakland, ma anche per Adrian Peterson che non dovrà più fronteggiare anche la strong safety ad ogni azione.

Detto questo, credo sia doverosa una veloce analisi delle mosse di mercato fatte dal coach dei Patriots negli ultimi anni. Partendo dal presupposto che Bill Belichick è un futuro Hall of Famer e che si tratta di uno dei più grandi head coach della storia del gioco, non bisogna lasciar passare in cavalleria le disastrose operazioni di mercato che ha portato a termine negli ultimi 3 o 4 anni.

I Patriots hanno dominato i primi anni 2000 in virtù soprattutto di una difesa straordinaria zeppa di grandissimi giocatori, alcuni dei quali, ancora nel pieno delle loro forze, sono stati incomprensibilmente cacciati e mai sostituiti con giocatori all’altezza. Oggi New England si trova a fronteggiare con l’attacco tutti i problemi che la difesa crea e solo quel fenomeno di Tom Brady riesce a tenere la barca a galla.

Dopo la stagione dei record 2007, Asante Samuel uno dei migliori CB della lega, allora 26enne e reduce dal suo primo Pro-Bowl fu ceduto agli Eagles. Samuel è andato al Pro-Bowl altre 2 volte e l’anno scorso ha piazzato 9 intercetti. All’inizio della scorsa stagione, in un colpo solo, Belichick si è liberato delle due colonne su cui si è poggiata la sua difesa per anni: Richard Seymour e Mike Vrabel. Il primo autore di 44 sack in carriera (cifra spaventosa per un DE che gioca in una difesa 3-4) e di 5 Pro-Bowl, da solo tiene in piedi la derelitta linea difensiva degli Oakland Raiders, adattandosi perfino alla 4-3 giocando sia da DT che da DE. Il secondo, seppur stagionato, è ancora una minaccia nel pass-rush e la sua straordinaria intelligenza tattica e duttilità gli permette di adattarsi anche a giocare all’interno. Se i Chiefs stanno stupendo tutti in questa stagione, una certa responsabilità ce l’ha anche il numero 50. Se a tutto questo aggiungiamo il ritiro di Tedy Bruschi e di Rodney Harrison la fotografia si completa. Menzione importante va fatta per la cessione di Ben Watson, uno dei miglior TE della lega, mandato a Cleveland a inizio stagione, per motivazioni altrettanto incomprensibili.

Da non dimenticare anche i bidoni che coach Belichick ha portato in squadra. Spesso spacciati per furbe mosse di mercato per completare il roster, non solo non hanno portato benefici al gioco, ma hanno appesantito salary cap stagionali, inficiando così la motivazione usata per giustificare la cessione dei grandi giocatori citati prima. Ovviamente parliamo di gente come Shawn Springs, Joey Galloway, Fred Taylor, gente con grande passato alle spalle ma zero presente e futuro.

Randy Moss ha 33 anni ma non ha mai avuto infortuni gravi ed è certamente ancora tra i primi 5 WR della lega, solo qualche settimana fa ha ridicolizzato il miglior CB del campionato Darrelle Revis.
Secondo tutti gli analisti, oltre che delle proprie incredibili cifre (3904 yards e 50 TD in 3 stagioni), Moss è responsabile in buona parte delle cifre di Wes Welker che, libero dai raddoppi che il 7 volte Pro-Bowler attirava su di sè, ha imperversato negli ultimi 3 anni.

Anche grazie a tutte queste cessioni, nel draft dell’anno prossimo i Patriots avranno a disposizione doppia scelta in ognuno dei primi 4 giri, chissà se ancora una volta Belichick avrà visto più lontano di tutti o se, come è successo negli ultimissimi anni, avrà sbagliato tutto.