Chargers, sempre la stessa storia?
San Diego Chargers, un nome, una garanzia. I californiani, sono difatti sempre in prima fila quando si tratta di decretare chi potrà vincere la Afc West nel precampionato, e sono sovente accreditati per una corsa profonda nei playoffs, che avrebbe dovuto portarli al Super Bowl in un’epoca che per molti si sta chiudendo, senza riuscire nell’intento nonostante porzioni di campionati giocate a livello dominante dal 2004 ad oggi, con una costanza ed una caparbietà di oramai rara fattura.
Da quattro anni in fila i Chargers vincono la loro divisione, con una sola particolarità: nell’ultimo triennio la franchigia ha vissuto degli inizi di campionato semi-disastrosi, fatto che ha costretto la squadra di Norv Turner a vincere rincorrendo gli avversari diretti da dietro, facendo il doppio della fatica che si sarebbe potuta fare in condizioni di normalità, con una maggior concentrazione e attenzione ai dettagli circa le caratteristiche degli avversari, spesso più deboli, ma che hanno messo in croce San Diego nel mese di settembre. Puntuale come un orologio svizzero, la squadra ha cominciato male ognuno dei tre campionati prima di questo, ed altrettanto puntualmente non è mai rimasta fuori dalla postseason. Quest’anno ci risiamo, ed il rischio è sempre più grosso. Ce la faranno i Chargers a ripetere l’impresa?
Il trend sopra indicato è tipico della gestione di Norv Turner. L’ex head coach di Redskins e Raiders aveva preso in mano questa squadra nel 2007, a pochi mesi dal sorprendente licenziamento di Marty Schottenheimer, reo di aver esaltato la franchigia con stagioni regolari strepitose, senza riuscire a fare strada nei playoffs. Turner aveva ereditato una situazione di forte pressione, i Chargers erano reduci da un 14-2 alimentato da 10 vittorie consecutive per chiudere il campionato, ma erano finiti fuori già al Divisional, contro Tom Brady e i New England Patriots, una vera e propria disfatta morale, psicologicamente difficile da rimettere in piedi. Eppure il team ha continuato il proprio cammino con costanza, con la differenza del trovarsi a cominciare la stagione mettendosi con le proprie mani nella peggior situazione possibile, per poi rimediare con grandiose rimonte e strisce vincenti che avrebbero fatto invidia a chiunque. E’ persino arrivato un Afc Championship proprio nel 2007, perso ancora contro i Patriots, e fino all’anno scorso non sono mai usciti alla prima gara di playoffs (sconfitta per 17-14 contro i Jets – ndr), eliminando per due anni consecutivi gli Indianapolis Colts dalla competizione.
Il minimo comune denominatore di queste grandi cavalcate? E’ esattamente quel settembre cui accennavamo prima. Nel 2007, esordio come detto di Turner, arriva un 1-3 per cominciare il campionato, ma da lì in poi i Chargers vincono 10 delle loro ultime 12 partite, terminando la corsa in testa alla divisione. L’anno seguente è ancor più bizzarro, il 2-2 rimediato nel primo mese di gare non è nulla in confronto al 3-5 registrato all’ottava settimana, mentre ben più disperata è la situazione a quattro partite dal termine della regular season, quando i Chargers sono spacciati a quota 4-8 per via di ben tre sconfitte consecutive. I Denver Broncos, in quel momento primi nella Afc West, hanno assicurata la vittoria con il loro 7-5, salvo fare harakiri nelle ultime settimane di campionato. Succede l’incredibile, Denver continua inesorabilmente a perdere e cade ad 8-7, mentre San Diego ne vince 3 in fila ed arriva allo scontro diretto con i Broncos a quota 7-8, appesa ad un filo sottilissimo. In quella che diventa a sua volta una sorta di wild card trasportata alll’ultima giornata di regular season, i Chargers distruggono gli avversari per 52-21, salvano capre e cavoli ed ottengono la cima divisionale, che consente loro di qualificarsi ai playoffs, per via del tie-breaker. Un’impresa a dir poco memorabile. Nel 2009, invece, ecco pronto un altro 2-3 in prossimità della bye week, seguito da un campionato terminato senza più perdere, per un 13-3 che stacca di netto i californiani dalle altre avversarie di division, e che porta a compimento la terza rimonta consecutiva.
Oggi, i Chargers ci stanno provando per la quarta volta, ma non è così scontato che riescano a ripetere il miracolo pure stavolta. 1-2 a settembre, 3 sconfitte in fila tra la quinta e la settima giornata, ed ecco che ci ritroviamo in una situazione assai familiare, con San Diego a quota 4-5 a ridosso della week di riposo, dalla quale negli ultimi anni sono sempre tornati tonificati nel fisico e rinfrescati nella mente, pronti a non essere più fermati da nessuno, perlomeno in regular season.
Analizzando quanto accaduto tra un anno e l’altro ci si può soffermare su diversi aspetti che hanno finora determinato l’altalenante andamento di questa prima parte di campionato. Anzitutto i movimenti eseguiti in offseason, che non hanno dato completamente i frutti sperati. LaDainian Tomlinson, il simbolo di questa squadra, è stato lasciato andare ai Jets in quanto il management aveva ritenuto finite le sue possibilità di essere determinante come ai tempi in cui la sua forma aveva toccato il picco positivo, portandogli un record personale dietro l’altro ed erigendolo quale indiscusso miglior running back della Nfl. Tomlinson è stato sulla carta sostituito dal rookie da Fresno State, Ryan Mathews, che secondo le sue caratteristiche sarebbe dovuto diventare il cavallo da tiro di questo attacco vista la sua propensione a correre duro contro gli avversari rompendo placcaggi a destra e manca, nonché considerata la sua straordinaria accelerazione una volta preso il varco di riferimento. Di Mathews quest’anno si è visto poco o nulla, solo 382 yards con 2 mete e 3 fumbles, in un inizio condizionato anche da un infortunio alla caviglia che finora non gli ha permesso di correre al 100% delle potenzialità.
Il fatto che il rookie per cui i Chargers sono saliti al dodicesimo posto assoluto dell’utimo draft sia rimasto ben al di sotto delle aspettative, ha regalato spazio a Mike Tolbert, corridore di pura potenza ed ideale per le situazioni di goal line, che lo stesso ha sfruttato a dovere varcando la linea di meta in ben 7 occasioni, perdendo tuttavia nelle stesse zone del campo un paio di palloni fondamentali, che avrebbero probabilmente consentito ai Chargers di vincere almeno una gara in più. Considerato dunque un rendimento ancora poco efficace di Mathews, e la propensione al fumble sia sua che di Tolbert, a Norv Turner non è rimasto che mettere in campo per qualche snap in più il folletto Darren Sproles, che per ovvi motivi di statura e peso non può correre con continuità in una squadra Nfl, ma che può fare seri danni alle difese con le capacità in ricezione abbinate alle grandissima velocità.
Il risultato di tutto questo? Si è arrivati addirittura ad esasperare la situazione di un anno fa, quando si lanciava tanto e si correva pochissimo. I Chargers del 2010 sono ancor più squilibrati, nel senso che lanciano, lanciano ed ancora lanciano, ma nessuno ha impedito loro di tornare ad essere uno dei migliori attacchi aerei della Nfl, giungendo al quinto posto nella lega per punti di media segnati ad apparizione.
Mike Tolbert, il vero motivo per cui San Diego non è ancora caduta nel baratro, sta giocando del football fantastico, ed ogni settimana deve inventarsi un nuovo ricevitore con cui andare d’accordo per via della moltitudine di infortuni che hanno colpito la batteria di wide receivers a sua disposizione. L’anno era già cominciato male, con lo sciopero di Vincent Jackson per questioni contrattuali (attenzione, perchè dopo il bye week Jackson, che nel frattempo è rientrato, è eleggibile per giocare – ndr), decisione che aveva istantaneamente tolto il go-to-guy di Rivers nonché il suo bersaglio preferito per le giocate sul profondo, ponendo già nel precampionato dei seri dubbi sull’efficacia di questo attacco.
In diverse occasioni si è raschiato il fondo del barile, con la conseguenza di far racimolare grandi numeri anche a dei perfetti sconosciuti, proprio com’è capitato una settimana fa al rookie Seyi Ajrotutu, che ha messo su cifre da fantascienza segnando le prime due mete di carriera. Già privi di Jackson, i ricevitori di Rivers hanno fatto un passo avanti ognuno in occasioni diverse: Legedu Nanee, slot receiver da Boise State, ha siglato con 110 yards ed una meta la sconfitta nel primo Monday Night contro Kansas City, Malcolm Floyd ha ottenuto 213 yards ed un touchdown nel passo falso contro i Raiders, e si sono visti persino Patrick Crayton, giunto da Dallas ed autore di un season high di 6 ricezioni per 117 yards contro i Rams, e Buster Davis, ex prima scelta misteriosa che fino ad oggi non aveva fatto vedere niente di quel potenziale intuito dai Chargers, che lo avevano selezionato indubbiamente troppo in alto.
Domenica scorsa Nanee e Floyd erano fuori per infortunio, e cosa ben più grave, mancava pure Antonio Gates. Rivers, oltre alle 111 yards lanciate per Ajirotutu, ha pure lanciato due passaggi da touchdown per Randy McMichael, il backup di Gates, arricchendo statistiche che parlano in questo momento di 19 passaggi vincenti, il 65% abbondante di completi nonostante le tante situazioni di pressione affrontate, e soprattutto 2.944 yards, quest’ultima media che se mantenuta con questi ritmi gli darebbe il record ogni epoca di yards lanciate in singola stagione a discapito dell’attuale primatista di categoria, il leggendario Dan Marino (Philip ha già battuto il record di franchigia in singola partita, 443 yards, detenuto da Dan Fouts – ndr). Se davvero la formula dell’Mvp viene calcolata considerando il reale apporto di un giocatore per la sua squadra, e che cosa questa sarebbe senza di esso, qualora i Chargers si qualificassero ancora alla postseason Rivers dovrebbe seriamente essere preso in considerazione per il premio di miglior giocatore della stagione, perché tolto lui, avremmo una squadra allo sfascio.
I problemi più gravi sono tuttavia riconducibili al pessimo gioco di special teams, il peggiore di tutta la Nfl. San Diego ha già concesso tre ritorni di kickoff di cui due nella stessa gara (Leon Washington – Seattle) ed ha perso partite solo ed esclusivamente per colpa delle squadre speciali. I Chargers si sono già fatti bloccare 5 punts in questa prima frazione di cammino, ed in fase di copertura hanno perso un asso come Kassim Osgood, lasciato andare ai Jaguars in quanto non si era voluto dargli l’opportunità di svilupparsi anche come wide receiver. Norv Turner ha dichiarato che non ci saranno più calci bloccati da qui al termine del campionato, e dicendo, a sorpresa, che il posto dello special teams coordinator Steve Crosby è al sicuro.
Sarebbe già un buon inizio, visto che peggio di così si riuscirebbe difficilmente a fare, il che unito al ritorno del left tackle Marcus McNeil (Jim Dimobrowski è stato un disastro un pass protection – ndr) ed a una difesa che sta girando quasi al massimo, quarta contro i passaggi e quinta contro le corse, potrebbero essere la chiave per un’altra seconda parte di campionato da terminare imbattuti. Poi ci saranno, forse, i playoffs, speranza ulteriormente alimentata dalla pazzia di questo campionato così incostante, ma quella è un’altra storia. Nel frattempo, c’è da rincorrere ed acciuffare Kansas City.
Foto: NFL.com