Carr 2
Quarterback (2001) – D. Carr. Come David Carr, prima scelta assoluta del draft NFL 2002 per gli Houston Texans, allora franchigia di espansione della lega, nella quale è stato titolare per 5 anni prima di trascorrere gli ultimi quattro da back-up tra Carolina Panthers, N.Y. Giants e San Francisco 49’ers. Ragazzo la cui carriera pro non è stata certamente all’altezza delle aspettative, non solo quelle da chiamata numero 1, specie dopo le due stagioni da starter prodotte al college, ed in particolare quella senior di giusto dieci anni fa, entrata negli annali (4.839 passing yards, 46 td-pass più 5 rush td, a fronte di soli 9 intercetti) della California State University di Fresno, ovvero dei Fresno State Bulldogs, college appartenente (dal 1992) alla Western Athletic Conference ed in procinto di approdare (dal 2012) in Mountain West Conference. Bulldogs artefici nel 2001 di un inizio di stagione memorabile per una mid major, con tre upset clamorosi: nell’opener di Boulder contro Colorado (24-22 sui Buffaloes che poi vinsero la Big XII), asfaltando in casa Oregon State (44-24 ai Beavers di Pac-10 che erano n°1 di preseason per Sports Illustrated), ed espugnando Madison (32-20), capitale del Wisconsin nonché sede dei titolati Badgers della BigTen. Alla fine dell’anno David Carr, quinto nelle votazioni all’Heisman, fu premiato con il Johnny Unitas Golden Arm Award e chiuse la propria carriera collegiale nel Silicon Valley Football Classic, bowl di San José (ora rimpiazzato dal Poinsettia di San Diego) ove, pur sconfitto nello shootout contro Michigan State (35-44), ebbe una prestazione da 531 passing yards e 4 td-pass, lasciando così un ricordo indelebile a Fresno State, dove nondimeno hanno ritirato la sua maglia n°8.
Quarterback (2011) – D. Carr. Oggi per Derek Carr, nato anch’egli a Bakersfield (California), il 28 marzo 1991 e dunque ventenne sophomore dalle grandi prospettive, quasi 12 anni in meno rispetto al fratello David, eppure praticamente la stessa corporatura (6-3, 210 pounds), le stesse qualità balistiche (in termini di forza nel braccio e rapidità nel rilascio) nonché, sussurrano, una perfino migliore decision-making ability. Di certo, Derek è prospetto QB superiore a David come runner e scrambler, e valutata l’evoluzione del gioco NCAA da questo punto di vista, ciò non guasta assolutamente.
È arrivato a Fresno nel 2009 con il più alto rating per un QB nella storia dei Bulldogs (4 star per Scout), ma senza quelle luci dei riflettori che solitamente illuminano i nomi principali del recruitment nazionale, soprattutto gli ambiti signal caller firmati dalle majors del panorama di football universitario, che per quella nidiata furono puntati sui vari Matt Barkley (USC), Garrett Gilbert (Texas), Aaron Murray (Georgia), A.J. McCarron (Alabama) e Richard Brehaut (Ucla). Ciononostante, non poteva ovviamente sfuggire allo scouting finanche distratto il suo famoso cognome, stampato sul retro della sua maglia numero 4 (voluto per onorare il suo player preferito, tale Brett Favre..), che peraltro nel recruit non sempre è da considerarsi una dote, specie se utilizzato oltre misura nelle valutazioni qualitative dei players “parenti di…”. Tutto questo però non significa che il talento di Derek non fosse apprezzato, se è vero che la scelta di calcare il terreno del Bulldog Stadium sulle orme del più celebre fratello (“My whole life I’ve been called ‘David. He’s my hero. It’s kind of cool having your big brother as your hero.”) è giunta nonostante fossero pervenute proposte concrete da parte di atenei ben più blasonati, californiani (USC, Cal, Ucla) e non (LSU, Alabama, Tennessee, Notre Dame, Arizona, Utah, Boise State, Texas Tech).
Derek Carr ha infatti dimostrato in più di un’occasione di saperci fare con l’ovale. A livello liceale certo, tanto alla Clements High School (1.246 yards e 12 td da sophomore, 1.622 yards e 16 touchdowns da junior) di Sugar Land (Texas) dove la famiglia si trasferì al seguito del “NFL first overall pick” David, quanto soprattutto alla Bakersfield Christian HS (4.067 passing yards con il 67% di completi, 46 td-pass a fronte di 9 intercetti) di ritorno in California per l’anno senior. Ma anche da early-enrollee a Fresno, dove arrivò 17enne nel gennaio 2009 e fu subito back-up del junior starter Ryan Colburn. Vedendolo in azione nelle appena quattro occasioni di “garbage time” del suo anno true freshman (10/14 per 112 yards), in molti intuirono immediatamente di che pasta era fatto il ragazzo. Il coaching staff dei Bulldogs lo aveva invece già ampiamente capito osservandolo in allenamento, per questo decise di utilizzare una lungimirante redshirt per il 2010 (com’era stato fatto allora con David, seppur un anno più tardi) salvaguardandone così gli anni di eleggibilità, per ritrovarselo ancora sophomore erudito (di playbook) e titolare nella stagione 2011.
“I look back on it now, and two years have gone by, I have gained 20 pounds, I have dropped my 40 time down tremendously, I’m throwing the ball harder and I know what I’m doing now. I think it’s better for Fresno State fans that I actually sat out for these two years”, le parole del diretto interessato.
È arrivato dunque il momento di scoprire le qualità del redshirt soph. Derek Carr e, consiglio spassionato, aggiungere Fresno State alla lista dei college cui dare una sbirciatina il prossimo autunno. I ragazzi guidati da Pat Hill, come già anticipato, si apprestano a giocare l’ultima season nella WAC dove, grazie al trasloco di Boise State, potranno stavolta giocarsi concretamente il titolo di conference, sulla carta contro Hawaii e Nevada, guarda caso gli altri due college con i quali passeranno in MWC l’anno prossimo, raggiungendo proprio i Broncos. Obiettivo che non sarà affatto semplice, visto che i Bulldogs tra l’altro affronteranno Warriors e WolfPack in trasferta. Eppure, un invitante assaggio delle potenzialità di questo team e del suo nuovo leader, potremo gustarlo già all’inizio della stagione, ché l’impegnativa schedule di Fresno State prevede, nell’ambito delle prime 6 giornate, due durissime trasferte iniziali a San Francisco (AT&T Park) contro California (3 settembre) e a Lincoln contro Nebraska (10 settembre), fresca di passaggio in BigTen, mentre dopo aver affrontato North Dakota e la prima di conference @ Idaho, giungeranno a Fresno OleMiss e Boise State (prima settimana di ottobre) per altre due gare da prime time ESPN. Insomma, un vero e proprio collaudo immediato e probante, considerato pure il livello delle difese affrontate, per il giovane Carr, spronato al riguardo dalle parole del proprio head coach: “He won’t be able to ease his way in. He’s going to get some big boy games those first six weeks”.
La presenza del nuovo quarterback dovrebbe rendere ancor più avvincente il game plan pro-style dei Bulldogs, ampiamente impostato sulle corse negli ultimi anni, che sarà ancora trainato dalle running plays dell’ottimo junior Robbie Rouse (5-7, 190 pds) autore di una 2010 season da 1.129 yards (primo true sophomore di sempre a superare le 1.000 yards a Fresno) con 8 TD (e altri 2 su passaggio) nonostante due partite saltate causa infortuni, vero erede di quel Ryan Mathews selezionato al 1° round del draft NFL (dodicesima chiamata assoluta) dai San Diego Chargers, quale eventuale successore di una leggenda. D’altronde le 1.808 yards (media 150.67 in 12 gare) corse da Mathews nel 2009 rappresentano una delle più alte stat su corsa mai alzate nella WAC, che pure è conference record da questo punto di vista, avendo ammirato tra l’altro le scorribande di Marshall Faulk in maglia Aztecs ad inizio anni 90 e, appunto, le evoluzioni pirotecniche a TCU di LaDainian Tomlinson (1.850 yards da junior, compresa la prestazione record di 406 yards contro Utep; 2.158 da senior, record assoluto per la WAC) nel biennio 1999-2000. Running game che sarà supportato anche dal nuovo innesto Milton Knox (5-9, 205 pds), ex transfer da Ucla, che per requisiti e caratteristiche fisiche e tecniche dovrebbe completarsi bene con Rouse.
D’altra parte, l’intelligenza e l’accuratezza mostrate da Carr nel corso delle recenti spring practices hanno portato Pat Hill a manifestare un possibile maggiore utilizzo della no-huddle nel prossimo autunno, tipo di offense che presuppone grande intesa e apporto effettivo da parte dei ricevitori, reparto dove nonostante la dipartita di Jamel Hamler (812 rec. yds e 6 td) c’è profondità, velocità e intrigante upside. Il rientrante senior Devon Wylie (5-9, 170 pds), grande amico di Derek, WR bianco autore del 40 yard dash più veloce mai registrato a Fresno (4.25, bissato da un 4.27), ma anche il rapido junior Rashad Evans (5-9, 190 pds) e poi il sophomore Jalen Saunders (5-9, 160 pds), artefice di una frosh season da 23.1 yards per kickoff return, rappresentano le “frecce” principali dell’attacco. Attenzione però anche agli emergenti redshirt freshmen Josh Harper (6-2, 190 pds) e Victor Dean (6-5, 200 pds), talora impressionanti in primavera, tra i quali potrebbe spuntare il prossimo Seyi Ajirotutu. Molto importante per la continuità dei drive sarà però anche il contributo che riuscirà ad offrire il senior TE Ryan Skidmore (6-5, 240 pds), big target nel mezzo.
Un grosso punto interrogativo è rappresentato tuttavia dalla nuova linea offensiva, dove l’unico starter di ritorno è il LT Bryce Harris. Linea che gode di taglia e stazza medie del calibro di una major-line, ma che dovrà migliorare significativamente in pass-protection in modo da dare più tempo possibile a Carr, anche se le sue gambe rappresentano senz’altro un bell’upgrade rispetto alla gestione Colburn.
La difesa, nonostante la perdita del 2010 WAC Defensive Player of the Year e fenomenale pass-rusher Chris Carter (draftato dai Pittsburgh Steelers), è ancora tra le migliori della conference. Il prossimo step sarà migliorare la run-defense, troppe volte inconsistente nelle ultime stagioni. Il miglior elemento dei Bulldogs è il tackle junior Logan Harrell (6-2, 285 pds) un interior pass-rusher da 10.5 sacks e 14 TFL nel 2010, semplicemente troppo rapido, forte e produttivo per non richiamare raddoppi a questi livelli. Negli altri reparti, attenzione in particolare allo strong side linebacker Travis Brown (6-2, 235 pds) e al free safety Phillip Thomas (6-1, 205 pds), altri due juniors all-conference.
Nelle squadre speciali, sempre molto curate a Fresno, attenzione al senior kicker Kevin Goessling, una delle migliori gambe del college football, un mancino in grado di sparare con costanza tra i pali missili da oltre 50 yards, come avvenne nella gara di Utah State del 2008, quando un suo calcio da 58 yards diede allo scadere la vittoria ai Bulldogs sugli increduli Aggies, passati in vantaggio giusto qualche istante prima.
Gli amanti delle corse automobilistiche americane, sanno bene che in California si svolgono alcune tra le competizioni più seguite delle categorie IndyCar e NASCAR. A Sonoma, poco più di 200 miglia a nord-ovest di Fresno, si corrono ad esempio, sia una delle gare del campionato IndyCar Series, le monoposto scoperte rese famose dalla 500 miglia di Indianapolis, sia uno dei gran premi della Sprint Cup Series, principale categoria dei prototipi “stradali” acclamati nell’altrettanto celebre Daytona 500.
Cosa centrano le auto da corsa con il college football ed i Bulldogs? Beh, con un nome così… Intervistato di recente dalla ESPN, coach Pat Hill non ha fatto mistero dell’importanza di avere un quarterback veloce come Derek Carr: “The program’s been good for a long time, but we’ve got to become great. Derek’s the kind of kid that can take us to this next level.” A Fresno State le sue parole hanno avuto talmente eco da far partire la nuova campagna abbonamenti con la produzione di uno spot televisivo dal tema “There’s a new Carr in town”. I Bulldogs sono pronti a correre da protagonisti con il loro nuovo “bolide” e vista l’attesa febbrile di tifosi e appassionati per l’inizio della stagione, verrebbe quasi da pronunciare il classico: “Gentlemen, start your engines”. Ma Derek cosa pensa di questa campagna? “I mean honestly, it’s a blessing to even be talked about in that kind of sense. Just them saying my last name is really cool.” Davvero un bel caratterino, mostrato a quanto sembra sin dalla pubertà. Leggenda vuole che quando il 20 aprile 2002 l’allora undicenne Derek ebbe occasione di accompagnare il fratello David al Madison Square Garden di NYC per il draft, rivolse poche semplici parole all’allora commissioner Paul Tagliabue: “I’ll be back”. Insomma, occhio al rising star “Saetta” Carr, pronto a sprintare fast & furious.
“La difesa, nonostante la perdita del 2010 WAC Defensive Player of the Year e fenomenale pass-rusher Chris Carter (draftato dai Pittsburgh Steelers)”…dolce musica per le mie orecchie…
complimentoni per il completissimo pezzo Angelo!!!