Aprile/Luglio 1980

E’ vero!

In poche settimane nasce il campo del Vince, magnifico, con i crismi: le segnature, le goal post, il tabellone, la struttura logistica (terreno di gioco, endzone, tribuna, spogliatoi, palestra, infermeria, impianti di illuminazione e voce, ingressi, recinzioni…).

Una partenza a razzo, i manifesti, la TV, il Guerin Sportivo, l’abbinamento con i quotidiani sportivi (Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport, Tuttosport, STADIO), l’organizzazione. Il giorno 17 luglio i quattro giornali pubblicano un inserto speciale (2 pagine intere) con la presentazione del torneo. E’ partita!

Sabato 19 luglio si comincia a giocare il Primo Campionato Italiano.

La domenica, benedetta domenica, toccherà ai Gladiatori (20 luglio 1980, ore 17.00: Gladiatori Roma – Tori Torino). La bobina della lunga chiacchierata con Marcello continua a girare…

Quasi improvvisamente il gran giorno era arrivato, annunciato da una splendida alba.

Già, l’alba… dopo una notte insonne trascorsa assieme a Calistri, Tassoni, Franchetti, Zehnder e Militello a tappezzare di manifesti tutti i paesi dell’orvietano ed oltre. Più di una volta ci avevano fermato le pattuglie dei Carabinieri, ma i militi avevano chiuso un occhio su quella nostra frenetica attività, non proprio autorizzata; del resto quello che avevamo realizzato ed avevamo in progetto di svolgere nelle settimane successive era decisamente di dominio pubblico.

Il primo roster ufficiale dei Gladiatori (Corriere dello Sport/STADIO 17.7.1980)

Franchetti andò a dormire per un paio d’ore con il sole già alto: i Diavoli da lui allenati, ora che non poteva giocare, avrebbero avuto il difficile esordio nel pomeriggio di quel sabato contro i temutissimi Lupi. Seguì il suo esempio Tassoni. Alessandro Zehnder ci lasciò per definire gli ultimi dettagli per l’afflusso di tutta la nostra gente ai ristoranti e alle locande; con quel diavolo di Presidente avevano escogitato un sistema di buoni e biglietti per acquisti e consumazioni. Di fatto, tutte le persone coinvolte dal nostro movimento, giocatori, allenatori, giornalisti, cheerleaders, medici, arbitri e quant’altro, avrebbero utilizzato una sorta di mezzo di pagamento valido in Castelgiorgio, diverso dalle comuni banconote: una via di mezzo fra un Club Mediterranee ed una zecca clandestina.

Io e Marco Militello andammo invece al campo, per curare gli ultimi particolari affinché tutto fosse a posto per l’inaugurazione del “Vince Lombardi”.

Addirittura erano già pronti e funzionanti due enormi frigoriferi, uno per lato rispetto le panchine delle squadre, colmi di ogni genere di bevanda per rinfrescare gli atleti in campo.

In verità, a parte questi dettagli, avremmo dovuto disporre di almeno altre due settimane per completare realmente lo stadio: mancava metà della copertura per la tribuna, ma il fatto di essere in piena estate decisamente ci era di aiuto e gli spogliatoi, concepiti per ospitare due squadre per il football americano, erano totalmente privi di arredamento. Una volta completati avrebbero permesso ad una sessantina di persone per team di avere il proprio spazio pensato “all’americana”, con una sorta di armadio a giorno per ognuno.

In ogni caso, anche così, il colpo d’occhio era fantastico!

Ero stanco, come lo era Marco, poiché da giorni dormivamo pochissimo, eppure io e lui ci saremmo affrontati il giorno successivo nell’esordio dei Gladiatori, perché Militello giocava nei Tori, anzi, ne era l’anima, assieme a Nanni De Angelis.

Se ci trovavamo tutti lì, a Castelgiorgio, era proprio per quella ferrea volontà di Beneck di farci giocare con un anno di anticipo il 1° Campionato Italiano, di fatto costringendo a dividere i tanti giocatori romani anche fra Diavoli e Tori che, almeno sulla carta, dovevano rappresentare Milano e Torino. Ad ogni buon conto la squadra di Militello aveva un certo numero di ragazzi che provenivano effettivamente dal capoluogo piemontese e questo ci inorgogliva.

Il miracolo era lì, davanti ai nostri occhi, in quel sabato mattina di luglio, pieno di sole: in poche settimane avevamo tirato su dal nulla un vero stadio per il football, con quel campo perfetto, “maniacale” nel riproporre la segnatura dei campi NFL e per quelle due goals post regalate dai Green Bay Packers, per via della storia di Vince Lombardi.

Che dire poi del gigantesco tabellone elettronico? Sembrava incredibile trovare tutto questo a Castelgiorgio, un piccolo paese adagiato su un altopiano proprio sull’orlo nord del cratere del lago di Bolsena.

Il sindaco Giuseppe Calistri, zio del mio fraterno amico Gianfranco, aveva voluto fare le cose in grande, esaudendo quasi ogni richiesta di Beneck. Non sembrava di essere lì a due passi da Orvieto, ma in una cittadina della provincia americana…”.