Primavera 1979 – Estate 1980

Nel roster del Gladiatori, dal 1979 al 1984, si è schierato un C/OG con la maglia # 60 di nome Marcello Rodi. Facciamolo raccontare:

La mia vita venne pervasa dal football in modo molto strano: ero reduce dalle emozioni procuratemi dal film “The Longest Yard”, con Burt Reynolds a capo dei mitici Mean Machine, quando, un pomeriggio della primavera del 1979, facendo un annoiato zapping televisivo, mi imbattei in una trasmissione che catturò tutte le mie attenzioni.

Su Teleregione 45, un’emittente privata romana, stavano passando immagini di un Superbowl tra i Dallas Cowboys (che nei successivi anni della consapevolezza sarebbe diventata, quasi come risultato di un imprinting, la mia squadra del cuore) e i Pittsburgh Steelers. Al termine di un lasso di tempo che allora mi sembrò troppo breve, un giovane Mario Mattioli intervistò tre ragazzi presenti in studio, uno dei quali brandeggiava un pallone da football e parlava di una squadra di Roma chiamata Gladiatori.

UNA SQUADRA DI FOOTBALL A ROMA?

Avevo assistito anni prima ad un servizio in TV dedicato al torneo tra le basi NATO organizzato dal Presidente Beneck. Poi, null’altro. Drizzai ogni antenna di cui ero in possesso per carpire qualsiasi informazione mi potesse essere utile per raggiungere quei ragazzi ed unirmi a loro.

Marcello Loprencipe (il ragazzo col pallone) diede le coordinate del campo di allenamento, e l’avventura ebbe inizio… Da quel momento il football scivolò fin dentro le più recondite pieghe del mio essere, ritmando quasi ogni momento della mia vita. Si passavano serate a giocare a Strat-o-matic (un gioco di football da tavolo, i PC erano ancora di là da venire) a casa di Marcello, con Sergio Grisoli e Stefano Tassoni, o con chiunque capitasse da quelle parti e capisse un po’ dello sport che per me, anzi per noi, era il più bello del mondo. Oppure si approfittava della ionizzazione della troposfera per ascoltare, la notte sulle onde medie, le partite NFL ritrasmesse dalla AFRTS in Germania, l’emittente per le forze Americane in Europa. Inutile dire che tali attività assumevano una frenesia particolare, e si compenetravano tra loro, con l’avvicinarsi dei playoffs e delle finali, così spesso si finiva per bivaccare da Marcello fino a ora tarda giocando e ascoltando la radio (non ho mai ringraziato abbastanza la signora Loprencipe per la sua infinita pazienza ed ospitalità!).

Ero così malato che contagiai una trentina di pazzi scatenati dalle parti di Modena…

Passavo le mie estati in una ridente località di montagna chiamata Lama Mocogno. Questo paesino si trova a circa una decina di chilometri da Pavullo, capoluogo del Frignano, per intenderci a sud di Modena, tra Maranello e l’Abetone. Andavo a Pavullo tutte le mattine, poiché arrotondavo le mie entrate estive lavorando in una radio privata del posto. I pomeriggi invece li passavo quasi sempre col mio amico Massimo Mazzieri, filosofo e pittore geniale, ed amante degli eccessi di tutti i tipi.

Quella estate parlavo solo delle mie esperienze con i Gladiatori. Ero reduce dalle prime tre partite del campionato LIF a Castelgiorgio, nel 1980. Non erano state trionfali, ma l’entusiasmo era alle stelle!

Non saprò mai se fu il mio entusiasmo o il carattere “eccessivo” del football, fatto sta che comprammo un pallone da rugby, lo sgonfiammo per renderlo di dimensioni accettabili, Massimo si ritagliò dei paraspalle di gommapiuma, rimediò una maglia e una tuta tagliata al ginocchio, e volle provare.

Dopo tre o quattro giorni, mi disse che la sera saremmo scesi a Pavullo per spiegare lo sport a qualche amico su un campetto di calcio che avevano prenotato a questo scopo…

Non credo di poter rendere cosa provai all’arrivo su quel campo… C’erano una trentina di scalmanati, di provenienza totalmente trasversale (pompieri, studenti, tecnici SIP, fighetti, padri di famiglia, imprenditori…) che guardavano quel pallone sgonfio come fosse una bella ragazza discinta e disponibile. Intravidi la potenzialità della situazione, ma mi rendevo altresì conto di non avere l’esperienza e le competenze necessarie per incanalarla nel modo giusto. Dopo una serata di scalmanamento anarchico su quel campo di calcio, la mattina dopo chiamai Marcello a Roma e gli raccontai tutto, offrendomi di ospitarlo a casa mia qualche giorno.

L’indomani andai a riceverlo alla stazione di Modena. Quella sera nacquero i Diavoli Pavullo, ed alcuni di loro (Mazzieri, Bazzani ed altri) giocarono in seguito anche uno degli incontri del campionato LIF con i Gladiatori, con fortune alterne, ma di sicuro col fuoco della passione dentro”.

Anche lui ha lasciato alcuni piccoli, grandi segni nel campo delle meraviglie, di sport, passione, amicizia.