Settembre 1980 – Gennaio 1981

Il 28 settembre 1980 lo Stadio Vince Lombardi ospita un incontro di football sui generis: gli All-Stars della lega italiana affrontano gli A.F. South Lions, un team di soldati della base NATO di Napoli. Oggi, i maestri sono venuti in campagna.

12 giocatori dei Diavoli, 10 dei Gladiatori, 8 tra i Lupi e i Tori, 4 del G.S: 912 di Bologna, affrontano i 3 “mostri” che hanno giocato il nostro campionato con Milano (nda: vedi puntata precedente) e una compagnia di buoni atleti con ottimi fondamentali. Il risultato non conta, ma la voglia di Militello, Loprencipe & Co. ha comunque entusiasmato il folto pubblico. Peccato per l’arrivo della pioggia, che ha interrotto lo spettacolo di contorno, che vedeva presenti una rappresentativa della Scuola Militare di Educazione Fisica e due batterie di “ragazze pon pon” d’oltreoceano.

La squadra americana è davvero competitiva e, di recente, ha sconfitto i fortissimi Geronimos della base di Vicenza. Un altro pianeta, rispetto al nostro.

In autunno e in inverno, la stampa nazionale continua ad interessarsi al football; nelle periferie d’Italia altri ragazzi si inventano le protezioni e vivono il sogno, invadono qualche angolo spelacchiato e corrono dietro alle loro traiettorie; negli studi televisivi delle nuove TV commerciali si stava preparando una nuova era per la palla lunga un piede; in qualche ufficio i dirigenti di una disciplina sportiva che deve ancora mettere i denti da latte, si incartano in visioni differenti.

Peccato, avremmo potuto avere un football migliore, il risultato di un mix che avrebbe permesso all’Italia di contare di più anche negli States: pensate un attimo al progetto della World League of American Football (la prima denominazione della NFLEurope) avviato da Tex Schramm nell’aprile del 1989 e finanziato in massima parte dalla Grande Lega…

Fantafootball ?

Vi sbagliate, Beneck era un dirigente del baseball internazionale ed era in contatto con Tex Schramm, attraverso Bob Kap, dagli anni Settanta. Ancora oggi sono convinto che un movimento del football pacificato con il CONI e organizzato con una attività federale stabile, avrebbe potuto avanzare, con buone possibilità di successo (pensate anche agli sponsor che poi sono entrati in ballo a metà degli anni Ottanta…), una candidatura italiana forte e credibile, alla pari se non in vantaggio, con Francoforte, Londra o Barcellona.

Nel nostro studio della memoria, microfono a Stefano Tassoni (nel 2004, WR dei Senatori):

Voi due, volete commentare il Superbowl?

Domanda di una semplicità assoluta. Risposta affermativa quasi pleonastica. Chiedere a Marcello Loprencipe ed al sottoscritto se avevamo voglia di commentare il Superbowl equivaleva a chiedere alla Banda Bassotti se volevano svaligiare il forziere di Zio Paperone o chiedere a Reinhold Messner di scalare un ottomila. Però tutto quello che uscì dalle nostre bocche fu un mugolio inintelligibile.

Spiego: all’inizio degli anni ottanta chi si occupava di football avrebbe dato un braccio per vedere una partita NFL figuriamoci commentarla, invece noi lo guardavamo in faccia con lo sguardo incredulo di chi ha appena saputo di aver vinto alla lotteria e mentre lui ci incalzava tutto quello che riuscimmo a dire fu un -Chi? Noi?

Lui, Bruno Beneck ovviamente, era fatto così, capace di chiederti di fare la telecronaca del Superbowl come fosse la cosa più normale del mondo, come costruire uno stadio per il football in un comune dell’Umbria che facevi fatica a trovare sulla cartina. Insomma, ti spiazzava sempre, esattamente come una (allora) piccola televisione lombarda stava spiazzando l’intero settore televisivo.

Il mondo della televisione stava cambiando, e le conseguenze sullo sport non si sarebbero fatte attendere. Pochi mesi prima questa televisione milanese aveva acquistato i diritti di un torneo al quale partecipava anche la nazionale di calcio creando, come sempre in Italia, un caso.

Sull’onda di quel successo Canale5 si assicurò grazie anche alla lungimiranza di gente come Rino Tommasi anche altri avvenimenti di importanza mondiale fra i quali appunto il Superbowl o come diceva il buon Mike Bongiorno la “Finale del Fotbal Americano”. Quel Superbowl fra Oakland e Philadelphia sarebbe stato il primo Superbowl trasmesso in Italia: una vera chicca per gli appassionati.

In quel contesto da “prima volta” e “io c’ero” Marcello ed io ci gettammo in fretta ed in furia a raccogliere quanto più materiale possibile, cosa non facile visto che allora Internet non c’era e le poche notizie ti arrivavano quando riuscivi a mettere le mani su qualche Sport Illustrated vecchio di mesi. Per i più malati c’era anche l’AFRTS , la radio delle Basi Nato, che però vista la precarietà del segnale ti costringeva a un vero e proprio kamasutra per orientare l’antenna in modo ottimale. In ogni caso grazie anche all’aiuto di John Bello e della NFL properties riuscimmo a mettere insieme una quantità sufficiente di informazioni da consentirci di coprire ogni aspetto della telecronaca e così la mattina di domenica 25 gennaio ci imbarcammo sul rapido per Milano impazienti come scolaretti e gasati come delle lattine di Sprite.

Quello che noi non sospettavamo era che la trasmissione del Superbowl (diretta per la Lombardia e differita per il resto della penisola, allora si usava così) era stata organizzata non solo come un happening simil-mondano ma anche come terreno di un possibile accordo fra i due organismi che si contendevano la legittimazione del football nostrano, la LIF di Bruno Beneck e l’AIFA di Giovanni Colombo.

Questo aspetto della faccenda più politico che sportivo fece si che negli studi di Canale5 fossero presenti (e magari giustamente) anche i rappresentanti del’AIFA che, giocando in casa , avrebbero avuto un peso sostanziale sugli sviluppi della serata.

Fatto sta che quando Marcello ed io arrivammo a Milano 2 eravamo pressoché certi di fare la telecronaca in virtù degli accordi presi da Beneck con Vincenzo Moccagatta e Mike Bongiorno (quest’ultimo avrebbe condotto la trasmissione con ospiti in studio). Potrete quindi immaginare la sorpresa quando a metà della cena un tipo si alzò anzitempo e scusandosi con i presenti annunciò pomposamente che andava a prepararsi per la telecronaca.

La telecronaca? Ci guardammo immediatamente in faccia stupiti quasi a cercare conferma se quello che avevamo sentito era vero, inquadrata la situazione ci precipitammo a chiedere spiegazioni all’unico dirigente “Mediaset” presente, Vincenzo Moccagatta che ammise imbarazzatissimo di essere stato bypassato e che non se ne faceva più nulla, la telecronaca l’avrebbe fatta tal Marco Lucchini Gabriolo, giornalista RAI facente parte dell’allegra brigata anni Ottanta di “90° minuto” e sponsorizzassimo da Gionni Colombo e Co.

Insomma per farla breve ci avevano fatto fuori. Inutile girare intorno alla faccenda, la delusione fu enorme tant’è che Marcello ed io decidemmo di vedere la partita in santa pace, fuori dallo studio… certo sentendo Lucchini-Gabriolo che parlava di “Predoni”, “Aquile” e “registi dell’attacco” il rimpianto non poteva che aumentare.

Quella sera comunque di sicuro vinsero i Raiders, quello che è altrettanto certo è che insieme agli Eagles perse anche il football italiano visto che (non sapremo mai come andarono le cose) saltò ogni tipo di collaborazione fra AIFA e LIF.

E noi? Di sicuro perdemmo, non certo per colpa nostra, quella che i surfisti chiamano l’onda perfetta, fosse andata diversamente forse avreste rischiato di sentire un conduttore da studio collegarsi… – in diretta con Miami per il PreGame Show con i nostri inviati Marcello Loprencipe e Stefano Tassoni… Marcello, Stefano ci siete?…. Suonerebbe male? Marcello ed io pensiamo proprio di no.

A fine partita, siamo ritornati negli studi di Canale5; non che ne avessi voglia ma almeno Beneck dovevamo salutarlo.

Mentre mi aggiravo nella confusione del dopo partita mi trovo davanti un ometto con un incipiente stempiatura, giuro è tutto vero, che mi ferma e mi fa: -E se adesso ci facessimo un risottino? Che ne pensate?- Nonostante mi girassero alla grande,educazione ed autocontrollo mi impedirono di mandare lui ed il suo risottino in località più amene.

Provate ad indovinare quale fu la risposta che ottenni quando chiesi ad uno dei presenti:

– Scusate, ma chi era quello?…

Esatto, proprio lù”.