The Columnist – Week 4
I Lions continuano a ruggire
Detroit conquista il quarto successo di fila, con una straordinaria rimonta contro i Cowboys a Dallas: i risultati dei ragazzi di coach Schwartz costituiscono una delle più belle sorprese di questo inizio di stagione.
Già l’anno scorso si erano intravisti dei progressi, ma in questo primo scorcio di campionato la squadra è letteralmente esplosa: sia in difesa, grazie ad uno dei DT più forti usciti dai draft degli ultimi anni, ovvero Ndamukong Suh, sia in attacco, grazie ad un Matthew Stafford finalmente in forma, supportato da un eccellente Calvin Johnson.
E ora la lotta per il vertice della NFC North sembra potersi ridurre ad un testa a testa tra i Lions ed i Campioni del Mondo uscenti, i Green Bay Packers, anch’essi ancora imbatutti: ne vedremo delle belle…
Bills, primo stop
Dopo anni di record negativi, le prime tre vittorie stagionali dei Buffalo Bills sono sembrate un miracolo: a fare sensazione, in particolare, il successo della scorsa settimana in rimonta contro i più quotati New England Patriots, che li avevano battuti nelle precedenti 15 occasioni.
Ci si aspettava il quarto successo di fila, con una squadra in profonda ricostruzione come i Cincinnati Bengals: e invece, la formazione dell’Ohio è riuscita a spuntarla a sorpresa. Nonostante i due intercetti lanciati, il giovane QB dei Bengals, Andrew Dalton, ha guidato i suoi alla riscossa: dapprima ha lanciato un TD pass da 17 yards per Gresham nel terzo quarto, e ha poi segnato personalmente la meta del momentaneo pareggio, con una draw da 3 yards. A completare l’opera è stato Nugent, con il terzo FG di giornata.
Ma al momento i tifosi dei Bengals non sembrano particolarmente soddisfatti della squadra: quella di ieri, infatti, è stata la terza peggior affluenza di sempre al Paul Brown Stadium.
Texans, avanti tutta
Dall’inizio della stagione vado ripetendo che se i Texans non riescono ad accedere ai playoff quest’anno non ci andranno più: con i Colts privi di Manning, i Jaguars acerbi ed i Titans ancora da valutare, i ragazzi di coach Kubiak hanno tutte le carte in regola per disputare la prima postseason della loro storia.
Dopo la battuta d’arresto contro i New Orleans Saints (in cui ci hanno messo del loro, sprecando il doppio vantaggio e facendosi rimontare per due volte), i Texans hanno piegato, non senza fatica, i Pittsburgh Steelers.
Eccellente il ritorno di Arian Foster, con Schaub sempre su ottimi livelli: a preoccupare è però l’infortunio rimediato da Andre Johnson, la cui entità sarà oggetto di valutazione nei prossimi giorni.
Se i Texans riusciranno a mantenere alta la concentrazione e la fiducia nei propri mezzi, la postseason non sarà più un miraggio.
A.A.A. Cercasi Steelers disperatamente
La sorpresa in negativo di questo inizio di stagione è certamente rappresentata dai Pittsburgh Steelers, lontani parenti di quella squadra indomita capace, lo scorso anno, di approdare al Grande Ballo.
Nelle prime quattro partite, i ragazzi di Tomlin hanno subito due sconfitte (per mano di Ravens e Texans) e vinto due partite contro avversari modesti quali Seahawks e Colts: ma ciò che sembra latitare paurosamente è il gioco, specie in attacco.
Ben Roethlisberger è stato sottoposto a grandissima pressione, evidentemente non supportato da una linea d’attacco all’altezza e falcidiata dagli infortuni, con ben 3 titolari su 5 in infermeria: ciò lo espone evidentemente ai sack e agli intercetti(già 5 quelli lanciati finora); anche a causa dei problemi della OL, il gioco di corsa non riesce a svilupparsi, e qui bisognerebbe chiamare a risponderne anche il RB titolare, Mendenhall, apparso sinora troppo evanescente. Anche in difesa, però, i Black & Gold non stanno brillando. Alcuni tra gli uomini migliori, come i vari Farrior, Harrison, Woodley e Timmons stanno giocando al di sotto dei propri standard abituali. Nella secondaria, si sta disimpegnando molto bene Keenan Lewis, mentre Ike Taylor è la consueta garanzia; sottotono, invece, Troy Polamalu, che sembra aver perso un passo, come si è visto anche in occasione della meta di Arian Foster al Reliant Stadium.
Romo, perché sei tu, Romo?
Non me ne vogliano i lettori più affezionati del Grande Bardo per questa parafrasi: ma se a Houston le cose vanno bene, non altrettanto può dirsi per i più blasonati cugini di Dallas. In particolare, non smette di far discutere Tony Romo, croce e delizia dei tifosi dei Cowboys.
Il signal caller texano seguita ad alternare ottime prestazioni (come due settimane fa contro i 49ers) a figuracce imbarazzanti: certamente, giocare con due costole rotte non dev’essere affatto facile; ma i tre intercetti lanciati tra le mani dei difensori dei Lions, e che hanno sospinto questi ultimi alla rimonta, danno davvero da pensare. Non si riesce a comprendere se questo episodio (ed altri in precedenza) sia dovuto a limiti tecnici o psicologici del ragazzo: coach Garrett dovrà, ad avviso di chi scrive, lavorare molto su questo aspetto, perché certe partite, specie con un vantaggio ampio, vanno chiuse quando serve.
Rams, si torna all’antico
Già durante la lunga offseason del lockout in molti davano i Rams come sicuri vincitori della NFC West: sin da allora non ero assolutamente d’accordo, e le prime quattro giornate hanno purtroppo confermato le mie sensazioni.
I motivi sono tanti: in primo luogo, e per il secondo anno consecutivo, un QB dal braccio potente e preciso come Sam Bradford si è ritrovato con le armi spuntate; né via free agency né al draft, il front office di St. Louis è stato in grado di fornirgli quella deep threat di cui l’attacco avrebbe disperatamente bisogno. Si è preferito puntare su un TE (Kendricks, benissimo in preseason e disastroso nelle prime giornate) e su due WR come Pettis e Salas, che tutto sono tranne minacce sul profondo. Se poi Steven Jackson si ferma ai box, i guai sono davvero seri… A ciò va aggiunto un vistoso calo della linea offensiva, specie nella pass protection, per cui non devono sorprendere i troppi sack subiti da Bradford in queste prime quattro settimane. Infine, una menzione per Josh McDaniels: non vorrei che l’ex HC dei Broncos, che a mio avviso è un Re Mida all’incontrario, ci stesse mettendo del suo, con alcune chiamate ai confini della realtà (vedasi lo screen pass per Williams contro i Giants in Week 2).
Se l’attacco non brilla, anche la difesa non sta sciorinando prestazioni eccezionali, né quanto al front seven, né quanto alla secondaria: quest’ultima la settimana scorsa è stata addirittura capace di regalare al rookie WR dei Ravens, Torrey, le prime tre mete in carriera tra i pro. Ieri, i Reskins hanno corso in faccia agli Arieti per quasi 200 yards, senza troppi ostacoli. Peccato non aver tramutato in 7 punti l’intercetto di Laurinaitis in red zone: sinceramente, perdere contro Rex Grossman brucia assai…
Ormai la litania di Spagnuolo sui troppi errori, troppe penalità e troppi drop sta comiciando a stancare: urge immediato cambiamento di rotta a Rams Park, altrimenti avremo di nuovo scelte altissime al prossimo draft.
Dolphins ancora al palo
Durante l’offseason si diceva che questo era l’anno decisivo per il QB di Miami, Chad Henne; dopo un paio di stagioni decisamente sottotono, il signal-caller dei Dolphins era chiamato a dimostrare di essere all’altezza della NFL. I miglioramenti, oggettivamente, ci sono stati: ma se Henne è cresciuto, altrettanto non si può dire del resto della squadra. Ed anche alcune scelte del coaching staff, Sparano in testa, hanno destato non poche perplessità tra tifosi e addetti ai lavori.
Sono in molti, ormai, a chiedere la testa dell’HC di Miami, ma a quanto pare la dirigenza non è intenzionata a rimpiazzarlo.
Colts in caduta libera
Che Peyton Manning fosse un grande giocatore, l’anima degli Indianapolis Colts lo si sapeva: ma che la sua assenza provocasse una caduta verticale di queste proporzioni era forse in qualche modo inatteso.
L’aver puntato, come sostituto, su un giocatore sì esperto come Kerry Collins, ma con ormai troppe primavere alle spalle, non sta in alcun modo pagando, e Curtis Painter manca ancora dell’esperienza necessaria a guidare un team NFL; al contempo, le notizie dall’infermeria non confortano per nulla, dato che Manning potrebbe saltare l’intera stagione, e si teme addirittura che la sua carriera possa essere a rischio.
Ovviamente, mi auguro che così non sia: in tal caso, a perdere un grande campione ed un giocatore carismatico non sarebbero solo i Colts, ma anche l’intera NFL.
Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale
Che la NFC West sia la Division più scarsa dell’intera Lega è ormai fatto notorio, e le prestazioni delle squadre che in essa militano lo confermano appieno. Tuttavia, dopo anni di grigiore, scelte tecniche e dirigenziali discutibili, sorprende non poco la partenza dei San Francisco 49ers. Certo, è forse troppo presto per emettere giudizi, però sembra che il nuovo HC Jim Harbaugh (ex di Stanford) stia facendo un buon lavoro.
La vittoria di ieri contro gli Eagles è stata particolarmente significativa: nonostante Michael Vick abbia realizzato il record di yards lanciate in carriera (416) e corso per altre 75, i rosso-oro non si sono dati per vinti, e sono riusciti a sconfiggere Philadelphia in rimonta per un solo punto, recuperando un deficit di 23 punti.
Da segnalare una buona prova (il che sembra quasi un miracolo…) di Alex Smith, con quasi 300 yards e due TD passes lanciati; sugli scudi anche Frank Gore, oltre le 100 yards su corsa e autore del TD decisivo a poco meno di 4’ dal termine.
Chissà che Frisco non abbia imboccato la strada giusta: al momento Arizona, Seattle e soprattutto St.Louis non paiono avversarie irresistibili…
I Chiefs rompono il ghiaccio
Kansas City riesce finalmente a riempire la casella delle W: ma i ragazzi di coach Haley hanno dovuto faticare non poco per superare i Vikings del veteranissimo Donovan McNabb. Solo grazie al piede preciso di Ryan Succop (5/5 nei FG) e ad un’autentica prodezza di Dwayne Bowe in apertura di ultimo quarto, i Chiefs hanno avuto ragione di Minnesota.
Certamente l’assenza di Charles si sta facendo sentire nel gioco su corsa, e Thomas Jones non ha sinora fatto vedere granché: i Chiefs sembrano ancora lontani dall’essere una formazione competitiva, e la stagione in corso si preannuncia difficile.
Titans, Hasselbeck è il nuovo leader
In pochi avrebbero detto che Matt Hasselbeck, con ormai 36 primavere sulle spalle, potesse avere una seconda giovinezza: e invece l’esperto QB sta sciorinando ottime prestazioni in quel di Nashville, divenendo un vero punto di riferimento della squadra.
La partita di ieri è stata emblematica: Hasselbeck ha realmente sezionato la secondaria di Cleveland, chiudendo con 10/20, 220 yards, 3 TD passes e un intercetto; i Titans hanno così onorato al meglio la memoria del loro amatissimo ex OC Mike Heimerdinger, scomparso a soli 58 anni a causa di un tumore.
Fonte foto: nfl.com