“Essere o non essere, questo è il problema”
Parafrasando la celeberrima frase Shakespeariana tratta dall’Amleto, si potrebbe dire che i Pittsburgh Steelers visti all’opera finora abbiano sofferto – e stiano soffrendo – di una vera, pesante, crisi di identità. Messi dagli Houston Texans difronte al doloroso destino, i Black&Gold hanno guardato ed interrogato il loro nudo cranio senza trovare alcuna convincente risposta.
Che nel Dome di Houston si sarebbe scavata una profonda fossa tombale era cosa prevedibile, quasi certa, ma osservare gli acciaieri in campo perdere coscienza di se stessi in maniera tanto sconcertante ha mortificato e disonorato la storia recente della gloriosa franchigia della Pennsylvania. Quattro gare, quattro agonie diverse, tutte caratterizzate da un elemento comune: la totale assenza di convinzione.
Quando si cerca di esaminare a posteriori una partita di football o la performance di una squadra, l’esercizio più valido è sempre quello che porta a dimostrare il “come” e il “perchè” di un risultato attraverso una analisi tecnica e tattica supportata dal rigore tutto matematico dei numeri proposti ed espressi dai protagonisti sul rettangolo verde. Operazione logica questa, semprechè si abbia a che fare con l’intelligibilità totale della materia oggetto di indagine e discussione, e non ci si trovi a fare i conti con gli elementi scarsamente cogniti della realtà psicologica dell’essere umano.
Ora, la locker room Pittsburgh da qualche settimana somiglia sempre più ad un centro di recupero per soggetti disturbati da patologie psicotiche varie e molteplici. Anzi, lo studio sperimentale pare si stia soffermando in particolare sugli effetti di quello che comunemente la scienza definisce come “Disturbo Psicotico Condiviso”: una sorta di delirio indotto e simultaneo tra membri legati in un gruppo definito.
E’ chiaro che con questa premessa ogni genere di dibattito “logico” sull’andamento stagionale degli Steelers appare impresa ardua. Perchè a rivedere le disastrose gesta proposte dai B&G al netto delle mancanze e degli errori di gioco – che pure sono molteplici e gravi – non si può fare a meno di notare quel senso di disorientamento, di confusione e timore, che bene si legge nella mimica e negli occhi privi di scintilla dei nostri uomini in campo.
Cattiveria, volontà, resistenza, autorità, erano tutti sinonimi facilmente assimilabili al carattere proprio di uno Steeler. Già, erano, perchè di queste qualità non se n’è vista la benchè minima ombra in queste quattro gare di regular season.
Sopratutto i nostri uomini più rappresentativi, quelli che per qualità tecnica e per senso di leadership tengono le redini dell’intero sistema gioco/giocatori, sono in un momento di appannamento (ennesimo eufemismo) tanto critico da trasmettere stati ansiogeni ai loro compagni di battaglia.
Prendiamo per un secondo l’attacco.
“ Big Ben” Roethlisberger ha trascorso più tempo disteso sul verde prato del Reliant Stadium di Houston che in piedi a fare gioco (messo KO per ben 5 volte; e i 14 sacks già subiti dal QB in 4 gare ci sono costati la bellezza di 101 yards lasciate sul campo agli avversari). Il nostro regista si alza, come sempre, anche nelle peggiori condizioni possibili, e che fa? scuote la testa invece di squarciare i padiglioni auricolari dei suoi cinque manzi davanti a lui a forza di urla. Niente, Abbassa la testa e mestamente fa oscillare il suo casco. Questo il massimo del disappunto.
Restando in attacco, e sempre parlando di leader, Maurkice “The Quicksand” Pouncey non pare lo stesso fenomeno da Pro Bowl ammirato lo scorso anno. Eppure dovrebbe essere lui – con Willie Colon fuori dai giochi – a tenere desta l’attenzione, a richiamare continuamente i suoi più vicini compagni, a fornire loro l’impulso alla grinta. Anche in questo caso il nulla cosmico. Niente, sembra aver perso d’un tratto qualsiasi facoltà di parola. L’esempio però più eclatante è quello di Hines “Psycho” Ward, il vero, indiscusso trascinatore dell’attacco Black&Gold. In queste disgraziate iniziali quattro partite non l’ho mai, dico mai, visto incitare, incoraggiare o consolare, uno dei suoi giovanissimi compagni di reparto. Mai.
In difesa si mostra ancora di peggio.
James “The Jaws” Farrior, il nostro capitano di difesa, forse conscio del suo rammollimento – viste le prestazioni che ci sta facendo vedere, o meglio, non vedere – cicca il tackle, e invece che imprecare contro se stesso a più non posso, porta le mani ai fianchi come per dire: “Oh ragazzi, io non ce la faccio più, vedetevela voi”. E con l’assenza di Brett “Kaiser” Keisel, altro mostro sacro della difesa in quanto a leadership, tutti gli occhi dei compagni sono solo e soltanto rivolti verso il #51. Ottimo segnale da dare loro, non c’è che dire. E non voglio nemmeno citare i nostri due Rushbacker, Woodley ed Harrison, perchè ancora in campo non si sono neanche visti. Ergo, sono ingiudicabili da questo punto di vista. L’unico uomo che in campo da sempre tutto resta Troy “Hurricane” Polamalu, che però, per natura e carattere, non è in campo un vocal leader assoluto (anzi).
Quanto detto aiuta a sostenere la tesi del “ Disturbo Psicotico Condiviso”, dove il soggetto induttore del delirio è quasi sempre la personalità più forte all’interno del gruppo. La trasmissione del panico, dell’ansia, si insinua rapidamente tra i membri come fa un virus ad alta patogenicità e virulenza. Al contagio non scampano nemmeno i supporters assiepati sugli spalti o quelli seduti nelle poltrone di casa anche a migliaia di chilometri di distanza dal focolare epidemico.
Ora, per riprendere l’Amleto: siamo o non siamo gli Steelers? A cosa stiamo passivamente assistendo? E’ la fine reale di un ciclo?
Troppe le domande a cui non si riesce a fornire una risposta che abbia almeno un fondamento di logica, assoluta, verità. Addentrarsi in disquisizioni tecniche e tattiche circa le sciagurate prestazioni degli acciaieri ’11, elaborando tesi disparate (e disperate), cercando il “come” e il “perchè” di questi disastri, lascia il tempo che trova.
Voglio pensare e sperare che le profonde crepe osservate finora non siano di natura strutturale, e che invece pesi sul piatto di questo orrido record di 2-2 una deficienza psicologica che pure, ogni post Super Bowl, viene ad attanagliare e a mollificare anche il più robusto e collaudato degli “organismi” NFL.
“Essere o non essere, questo è il problema”…
Pittsburgh Steelers at Houston Texans 2011 Highlights
http://www.youtube.com/watch?v=TL-HQNJk87U