26 Ottobre 1980 – 17 Giugno 1981

Il maggior periodico sportivo italiano, il “Guerin Sportivo”, ha presentato la “sua” squadra, i Diavoli ex-Milano, assegnati a Pavullo (MO). Il 26 ottobre, i Gladiatori battono i Diavoli per 32-6 in una partita dimostrativa; gli emiliani erano ancora in formazione rimaneggiata e senza gli americani da utilizzare per il prossimo campionato.

Intanto proseguono le prove di fusione nel piccolissimo mondo del football nostrano. Nell’articolo del 27 gennaio 1981, pubblicato dalla “Gazzetta dello Sport”, Carlo Gobbi riporta qualche annuncio (… “Le due organizzazioni si sono fuse in un a unica Lega Italiana Football che opera sotto una sola bandiera e per uno scopo unitario. Ad aprile, è stato annunciato, verrà dato il via al primo campionato italiano unificato con dieci squadre tutte italiane ma ben fornite di elementi americani, per ora assolutamente indispensabili (…) per un totale di 600 giocatori: Un’inezia, è chiaro (…) è bene ricordare che il football sta muovendo i primi passi, i giovani vengono attirati in misura sempre maggiore , come calamitati, dalle imbottiture dei giganti. (…) Avrà un futuro il football in Italia? Tanti sono i problemi da risolvere. Anzitutto quello angoscioso dei campi da gioco: prati sintetici e misurati come quello del Superdome visto in TV domenica sera, resteranno un sogno…“).

Capito? Fusioni rese fasulle, fatte saltare all’ultimo momento. Campi da gioco e nuovi dirigenti (anzi general managers) improvvisati e addirittura convinti di far soldi con la palla ovale. Due strade nella direzione, presto o tardi, dell’oblio; hai voglia di cianciare sulla qualità del gioco, l’organizzazione, gli sponsor… Ognuno ad innaffiare il proprio spelacchiato orticello che non nutrirà nessuno. Resterà una moda passeggera, il football americano declinato in Italia.

La seconda stagione della LIF si presenta comunque con un programma di una certa qualità: la volontà di aumentare il bacino d’utenza, portando il football anche fuori dall’impianto di Castelgiorgio, programmando incontri in Emilia e a Torino; l’arrivo in Italia del vice-presidente della NFL Properties Inc. per parlare del merchandising dei prodotti targati NFL (la seconda e grande occasione fallita); l’accordo con la federazione della Germania Ovest per disputare 2 incontri in Italia (14 luglio al V.Lombardi e 17 luglio all’Arena di Milano e 2 a casa loro, il 12 settembre a Francoforte e il 15 settembre a Dusseldorf ), dando vita alle prime partite internazionali d’ Europa.

Programmi ufficializzati nel mese di aprile e confermati da un lungo articolo del “Guerin” (4 pagine illustrate, a firma Stefano Tura) titolato Il mucchio selvaggio.

Il 31 maggio prende avvio il secondo torneo nazionale. Seguiamo i Gladiatori.

31 maggio 1981
stadio “Vince Lombardi” , ore 17.00
GLADIATORI ROMA – DIAVOLI PAVULLO
24-0

2 TDs di Iatosti (16 ricezioni per 168 yards) e 2 di Di Segni (9 corse per 67 yards) illuminano l’incontro. Per i Diavoli, buona prova del fullback Montanini.

7 giugno 1981
stadio “Vince Lombardi”, ore 17.00
GLADIATORI ROMA – TORI TORINO
32-0

Il team romano si è imposto nettamente, travolgendo i Tori di Torino; alla fine del secondo quarto il punteggio era già sul 32-0. A segno Mechilli (2TDs), Mobley, Scolamiero e Loprencipe.

Al termine di questo week-end Mario J. Fadigati, il coach della selezione nazionale, dirama le convocazioni per l’incontro contro la nazionale tedesca.

La parola al testimone Marcello Loprencipe:

Dopo il mancato accordo con l’AIFA, Beneck concentrò i suoi sforzi verso l’Europa, nel tentativo di aggregare le varie Federazioni in un progetto comune, figlio di quella Intercontinental Football League ancora così viva nella sua mente.

Si giocava soprattutto in Francia, Finlandia, Austria, ma anche in altre aree il football cominciava a germogliare; tuttavia era la Germania a dominare la scena, anche per la massiccia presenza di basi militari americane.

Un comune elemento negativo sembrava unire le varie nazioni: pressoché ovunque esistevano almeno un paio di federazioni che, ovviamente, si facevano guerra, proprio come accadeva in Italia fra la LIF e l‘AIFA.

Beneck raggiunse un accordo con Paolo Voelker, il Presidente della più forte fra le Federazioni tedesche, rappresentante una dozzina di squadre sparse un po’ ovunque in Germania occidentale.

La LIF avrebbe rappresentato l’Italia, disputando nell’estate quattro incontri con la Germania (così nell’accordo era stabilito che si dovesse chiamare la nazionale tedesca, con parecchi anni di anticipo rispetto la caduta del muro di Berlino).

Due incontri si sarebbero disputati in Italia e altrettanti in Germania, allora occidentale; per le nostre partite casalinghe vennero scelte le sedi di Castelgiorgio, con quel piccolo gioiello che era il “Vince Lombardi” e Milano, ove Beneck ottenne l’impianto dell’Arena.

La Federazione ospitante, quindi per le prime due partite quella italiana, avrebbe sostenuto le spese; dettaglio importante da ricordare questo, perché la LIF finì col pagare il soggiorno in Italia ai tedeschi, ospitandoli per una settimana, mentre l’AIFA raccolse poi i frutti.

Ma andiamo con ordine.

Ricordo la vigilia di quel primo incontro; entrambe le squadre andarono in ritiro per alcuni giorni nei pressi di Orvieto ma, mentre i tedeschi furono sistemati in un complesso d’epoca rinascimentale, con tutti i comforts, noi italiani finimmo con l’essere alloggiati in un convento di suore!

Inutile soffermarsi sui tanti aneddoti fioriti in occasione di quel ritiro…

Giunse poi il giorno dell’atteso incontro: ricordo l’emozione sulle facce di tutti noi, lo stupore nell’individuare molti giocatori tedeschi con pelle nera e, comunque, tantissimi che parlavano americano. Paolo Voelker non era certamente tipo da lasciare qualcosa di intentato per poter vincere.

Ricordo anche Pietrangeli e Beneck negli spogliatoi, prima della partita: Nicola era commosso nel vedere il figlio Marco indossare la maglia azzurra.

Il mitico Nicola Pietrangeli si stringeva forte ad un Beneck sorridente; fu forse quello il momento di maggior vicinanza fra i due, poi le loro strade seguirono percorsi diversi, purtroppo.

In una sorta d’estasi entrammo in campo, nel “nostro” Vince Lombardi, davanti ad un discreto pubblico, anche se apparivano ormai lontani i giorni degli spalti gremiti e colorati; c’erano comunque numerosi tricolori sventolati dai tifosi.

E poi… ricordo che al momento degli inni nazionali provai una sensazione stranissima, un miscuglio di orgoglio, di gioia, ma anche di timore di non riuscire ad essere all’altezza della situazione… ricordo Bruno Di Luia con il pugno chiuso all’altezza del cuore e quel suo “…fuori le palle! capito!!!! altrimenti farete i conti con me, dopo!!!…”.

Volante, Caccamo, Pizzuti e tutte le altre nostre linee che sembravano più dei soldati al fronte che dei giocatori.

Poi fu la prima giocata.

Ero in campo io a guidare l’attacco, ma avrebbe potuto esserci da subito Marco Volterra o Stefano Sbordoni, entrati nel proseguimento della partita, e sarebbe stata la stessa cosa.

Ricordo benissimo quel primo down, o meglio, il primo fallo dei tedeschi a gioco assolutamente fermo, senza nessuna chiamata da parte mia e quegli immensi orchi teutonici in entrata assassina, volutamente e palesemente per eliminare il quarterback avversario.

Nacque un’accesa rissa, prima ancora che di fatto cominciasse l’incontro; rimase anche l’unica, per fortuna.

Il resto è cronaca, con le prodezze di Bongi che andò a catturare il lancio con il quale si aprì la serie dei nostri downs, le corse di Militello, le prodezze di Croce in una difesa che compì autentici miracoli. Fausto, tu che eri già allora cronista di football, sai bene come andarono le cose: sulla carta era una lotta impari, sintetizzabile in un “Roma vs Germania”, ma non ci schiacciarono, come del resto testimonia il risulta finale, ed io credo che in definitiva giocammo bene.

Se avessimo avuto la possibilità di disputare il secondo incontro, come da programma a Milano, forse avremmo potuto anche superarli; ma nonostante l’eccellente preparazione dell’Arena, non venne disputata alcuna partita, perché i tedeschi non si presentarono.

Fuori lo stadio trovammo invece una folta rappresentanza delle squadre AIFA e si rischiò qualcosa più della rissa.

Noi entrammo in campo ugualmente, anche per onorare in qualche modo l’organizzazione e lo sponsor Yves Saint-Laurent; ricordo che da subito considerai il gesto dei tedeschi, e di Voelker in particolare, come un vero e proprio tentativo di boicottare e, affossare la LIF e Bruno Beneck.

Ed in effetti così fu.

Molti fra i nostri giocatori, la gran parte, ritenne comunque Beneck in qualche modo responsabile di quella terribile giornata e del comportamento dei tedeschi. Più di qualcuno cominciò apertamente a chiedersi se non fosse meglio prendere armi e bagagli e passare all’altro fronte, cioè l’AIFA. Ripensandoci bene fu proprio una mazzata micidiale, perché quella seconda partita che non venne mai disputata, era frutto di un accordo che prevedeva ancora la disputa di due incontri in Germania a spese dei tedeschi.

L’intesa venne rispettata, ma mi sembra superfluo ricordare che a disputare quelle partite andò la nazionale AIFA di Giovanni Colombo che, nel frattempo, aveva trovato il modo di accordarsi con Voelker: del resto le spese erano già pagate!

Dopo tutti questi anni mi sembra ancor più evidente che proprio quella fu la classica goccia che fece traboccare il vaso, il motivo scatenante che portò alla fine della LIF, dei progetti di Bruno Beneck e alla conseguente definitiva affermazione dell’AIFA di Giovanni Colombo.

La prima partita, quella del 14 giugno, è favorevole ai tedeschi, che chiudono l’incontro 12-0: l’inviato del “Guerin Sportivo” scrive: “…L’Italia è stata sconfitta per 12-0 dalla Germania Ovest. Non si è trattato comunque di una partita a senso unico, ed anzi l’incontro ha esaltato il pubblico per l’assoluto equilibrio tra le due compagini e l’enorme spettacolarità vista in campo. E’ finita 12 a 0. ma poteva terminare con qualsiasi risultato; forse gli azzurri hanno peccato di un po’ di inesperienza, quando alla fine del secondo periodo hanno avuto la possibilità di segnare con il linebacker Pietrangeli ( figlio del famoso campione del tennis) che però si è fatto bloccare (…). Migliore in campo per i teutonici il quarterback Ratz, mentre per gli azzurri si sono distinti maggiormente i safety Morpurgo e Grisoli e il corridore Mechilli.

Bruno Beneck nell’aprile del 1999 mi parlava ancora di quella partita fantasma:

La partita di ritorno tra l’Italia e la Germania era stato convenuto che si sarebbe svolta il 17 giugno all’Arena di Milano, resa disponibile per la Lega grazie alla cortesia del CONI e a quella personale di Primo Nebiolo, allora presidente della FIDAL, perché lo stadio dell’Arena era stato assegnato in permanenza all’atletica leggera. Non si poteva in alcun modo occupare né si poteva alterarne la struttura. Alla LIF fu invece permesso di collocare le speciali porte e di tracciare le speciali segnature in yards. Milano era pronta ad ospitare il primo incontro tra due rappresentative nazionali di football ma, alle sette di sera, due ore prima che la partita avesse inizio, il sindaco di Castelgiorgio mi telefonò avvisandomi che la squadra tedesca non era partita perché molti giocatori si erano sentiti male per una congestione, avendo bevuto birra ghiacciata dopo un allenamento…(…). Conclusa questa non proprio esaltante parentesi internazionale, ritornai al baseball.

Un ritaglio della "Gazzetta dello Sport" che annuncia l'incontro all'Arena di Milano, presentando la formazione azzurraUn ritaglio della "Gazzetta dello Sport" che annuncia l'incontro all'Arena di Milano, presentando la formazione azzurraCronaca vissuta. Alcuni cittadini, i pochi appassionati, del piccolo paese umbro per un po’ di tempo si chiesero come mai un folto gruppo di giocatori tedeschi in tuta girava lungo la via principale con un gelato o qualche cartolina in mano, dopo essersi allenati in mattinata. Ma i magazzinieri non avevano detto che quel giorno avrebbero dovuto giocare a Milano ? A Torino? Chissà… Qualche giorno dopo tutti pensavano ad altro. Altro che futtbollamericano.

Qualche anno dopo, il locandiere del posto raccontava ancora di un autista ubriaco e addormentato. L’autista del bus tedesco. A Milano, per anni hanno raccontato di conti non pagati e di gentile ospitalità.

Cui prodest?