Ottobre 1983 – Febbraio 1984

In attesa di riaprire il “Vince Lombardi” per le partite del campionato 1984, il team orfano di Beneck riannoda qualche filo, avvia una scuola di football e prova una schiera di nuovi appassionati. Il desiderio è quello di costruire un roster ricco di giovani, che potranno farsi le ossa nei tornei AIFA; la nuova dirigenza punta nel giro di un triennio e con l’ausilio di alcuni veterani, a poter schierare una formazione competitiva.

Un altro pezzo di memoria di Marcello Loprencipe ci riporta al centro di quella stagione:

Il Presidentissimo ormai ci seguiva da molto lontano e io non avevo avuto più modo di incontrarlo dopo l’amichevole di Pavullo.

Sandro Zehnder si era assunto il gravoso compito di sostituirlo nel ruolo di guida e il nuovo campionato AIFA si avvicinava a grandi passi. I Gladiatori erano a pezzi, non disponevamo di un campo fisso per gli allenamenti, non avevamo un campo per le partite ufficiali in città, alcuni dei migliori giocatori erano finiti a giocare con i Grizzlies, mentre scarseggiavano attrezzature e divise.

Nei primi giorni del 1984 mi venne in mente Jimmy Haddlesberger, un tizio che lavorava alla base americana di Camp Darby e che aveva dato una mano a Beneck in occasione del torneo della Versilia e che poi si era trasferito alla base di San Vito dei Normanni. Gli telefonai per sapere se poteva aiutarci in qualche modo e lui mi disse che aveva un certo numero di caschi da regalarci.

Potevano farci un gran comodo, ma ci serviva un mezzo per recuperarli; il pensiero andò all’amico Luca Giambelli, il mio wide receiver che proprio in quei giorni stava trattando l’acquisto di una R4 usata: il gioco era fatto.

Qualche giorno dopo partimmo di prima mattina e il viaggio, sponsorizzato dal Presidente Zehnder, filò liscio fino alla fatidica Canne della celebre battaglia dove, forse a causa dei funesti eventi evocati dal toponimo, l’R4 ci piantò in asso proprio nel lunghissimo tratto che porta diritto verso il mare e che sembra discesa, ma che discesa non è, anzi!

Oronzo, perché così era stata ribattezzata l’R4 a rievocare il Santo principale di quell’area, non voleva proprio saperne di ripartire.

Tuttavia, spingendo il mezzo per quel lunghissimo rettilineo che in discesa non è stato mai, riuscimmo ad uscire dall’autostrada e a raggiungere un meccanico che ci trattò per dei “polli”, spennandoci ben bene per un banalissimo guasto da poche migliaia di lire. Ma alla fine raggiungemmo Haddlesberger.

Quando Jimmy ci introdusse nel magazzino per caricare i caschi, grande fu la nostra delusione: davanti agli occhi avevamo decine e decine di caschi, probabilmente un paio di centinaia, logori, danneggiati, inservibili e, come se non bastasse, tutti di misura da bambini.

Eravamo sconfortati e ci sentivamo in balia degli eventi; così caricammo Oronzo fino all’inverosimile, con i “caschetti” che ci sembrarono nelle migliori condizioni, non senza aver prima lasciato al buon (sic!) Jimmy una “offerta” di un paio di centinaia di migliaia di lire che, a suo dire, erano indispensabili per far uscire quel materiale dalla base. Dormimmo a Mesagne e la mattina dopo ripartimmo per Roma, ormai senza una lira e , personalmente, con un forte senso di colpa per aver coinvolto non tanto Giambelli ma Zehnder in un fiasco totale come quello.

Non un solo casco venne mai utilizzato per il gioco; al contrario, più di qualcuno fra noi si dilettò a riverniciare i caschetti integri per farne oggetti da tavolo o gadget.

E così terminò quella vera e propria spedizione che, nelle intenzioni e nella speranza, doveva risolvere il gravoso problema dell’attrezzatura per la nostra squadra. Però, a pensarci bene, una qualche sorta di utilizzo un certo quantitativo di quel materiale un po’ di tempo dopo la ebbe: una fila di quei minicaschi, lunga una decina di metri, venne attaccata all’auto di una giovane coppia di sposi il 21 settembre del 1985, da gente come Mannias, Adamo, Giambelli, Poncho, Boso, Bilotta, Tassoni e tanti, tanti altri…

Gli sposi si chiamavano Anita e Marcello, ma questa è tutta un’altra storia…

E finalmente arrivò la stagione del gioco. I Gladiatori erano pronti, sulla soglia di una nuova fase della loro storia. Il “Vince Lombardi Stadium” si riaprirà davvero.

Seguiteci, la luccicante e dura parabola gladiatoria è ancora in volo.