L’ULTIMO DEI NEURONI (BLU)

Tutto sommato il giorno dopo mi sono svegliato tranquillo, proprio come sono andato a dormire. E lo sono anche adesso.

Non mi sarei gasato in caso di vittoria. Non mi sarei depresso in caso di sconfitta. Alla prima giornata è sempre così. Certo perdere non è mai piacevole (soprattutto se sforni una prestazione inguardabile con una concorrente divisionale), ma una partita va vista anche in profondità, al di là dei numeri che sono sempre importanti.

1) La ruggine è una brutta bestia. Non so se sia colpa della preparazione o dell’approccio mentale sbagliato (non lo comprenderei, insomma, se il proprietario degli avversari dichiara che non vede l’ora di prenderti a calci in culo, dovresti entrare in campo con la bava alla bocca…), sta di fatto che mercoledì non ho visto un nostro giocatore che sia uno che non fosse imballato, letteralmente sull’orlo della narcolessia. I Cowboys erano più sciolti (o forse più motivati, chi può dirlo) e giustamente hanno fatto la figura degli spaccamontagne anche perché è bastato loro mettere in campo una buona solidità nel gameplan sfruttando le nostre debolezze (come avrebbe fatto qualsiasi HC con un minimo di raziocinio) e il resto è venuto da sé.

Ma partiamo dalla difesa, dal fondo per la precisione, e risaliamo la corrente.

2) Quando conosci il punto debole di una squadra, è giusto battere lì fino allo sfinimento. Lo facevamo noi lo scorso anno, l’ha fatto Dallas con noi. Tempo fa scrivevo che in questa stagione, almeno per le prime partite, dietro avremmo ballato la tarantella. Diavolo, è somigliata di più alla breakdance. Webster, come da tradizione, a inizio stagione è uno strazio, poi diventa più solido e costante, solo che il campionato è iniziato e nassuno l’aveva avvertito. Coe, onestamente, finché è stato in campo si è comportato bene, ma ovvio che la mancanza di profondità ha aperto un buco enorme nel quale Garrett ha infilato alla grande Ogletree. Su Madamigella Tryon non voglio neanche spendere parole: ormai là dietro tutti erano in vacca e dopo un tempo da spettatori alla lunga anche Austin e Bryant, dei quali non erano pervenute notizie, hanno trovato il loro spazio. A marzo dissi che speravo di non dover rimpiangere Ross andato ai Jaguars. Puntuale…

3) Il pacchetto dei LB è stato abbastanza incolore. Anche qua conosciamo pecche e mancanze e trovo poco consolatorio che mi si venga a dire che la nostra difesa se arriva ai playoff diventa imbattibile. Ai Playoff bisogna arrivarci. Una menzione speciale per Rivers che ha giocato bene. Ma la cosa che non ho mandato giù è stato il dover assistere a una litania infinita di placcaggi sbagliati (ovunque a dire il vero, non solo in quel reparto). Murray rimbalzava e sfuggiva uscendo dalle braccia dei nostri. Pur riconoscendo la sua bravura, dal mio lato resta inaccettabile.

4) La DL è stata, in parte, il punto dolente. Avevamo solo una possibilità per limitare i danni che sarebbero arrivati dalla secondaria: tenere sotto scacco Romo e costringerlo a forzare. Per carità, la pressione c’è stata, ma due soli sack non sono bastati e la linea di Dallas ha arginato bene le sfuriate di Tuck e soci. Bisogna anche ammettere che ho notato un bel po’ di sack sfiorati, ma quel diavolo di messicano sembrava essersi fatto una pinta di pejote ed è sempre riuscito a cavarsela (anche qua ho visto mettergli le mani addosso più di una volta e lui svicolare; se poi è merito suo o demerito dei nostri, non lo so). Grande comunque una finta con la quale ha mandato a pascolare Pierre-Paul, roba che non si vede tutti i giorni, sia da un lato che dall’altro. Non avremo Canty fino alla sesta e con Austin infortunato la profondità viene a mancare anche qua. Indicativo il commento sul sito NFL: “New York’s defensive line depth is lacking early this season because of injuries. They were gassed in the second half and it showed. Their last defensive stop was with 35 minutes left.”. Amen.

5) E veniamo all’attacco. Qua il vero dramma è stata la OL. E per fortuna che la loro doveva essere di ricotta che ci saremmo spalmati su una fetta di pane, invece siamo sembrati i vincitori del gioco delle belle statuine. Ware è Ware, ma resta sempre difficile vedergli fare quel che vuole quando sai che è di fatto quasi l’unico pericolo; Diehl è stato surclassato, ma lo scorso anno abbiamo visto che può fare di meglio. Anche Eli ha subìto una pressione continua e spesso si è dovuto mangiare il pallone o gettarlo in zona cheerleaders, alla Tebow. La cattiva prestazione della OL si è estesa anche…

6) … al gioco di corsa. E te pareva. Non dimentichiamoci di essere stati gli ultimi lo scorso anno sul gioco a terra, e ad oggi con qualche elemento cambiato le cose non speravo sarebbero migliorate troppo. Però la musica non è cambiata, neanche un po’, e le 4.6 yds per portata di Bradshaw non devono far illudere quanto a casualità. Il capitolo Wilson è più complesso. Il ragazzo è entrato per dimostrare quel che vale, come ogni rookie, soprattutto dopo aver passato una preseason a ricevere complimenti (meritati). Ma la regular season è un’altra cosa e il suo fumble immediato l’ha proprio messo a terra. Non spariamo al pianista, deve avere il suo tempo e lo stesso sarà galantuomo.

7) Capitolo WR. Dove quelli di Dallas hanno fatto il bello e il cattivo tempo nelle praterie abitate solo dai nostri clown in armatura, dal lato della Grande Mela abbiamo visto di tutto, sia in negativo che in positivo. A Nicks, dopo due mesi col piede rotto e un camp passato a guardare i compagni, non osavo chiedere di più (avrei puntato di più su Randle comunque, uno sano e che poteva dare tutto). Cruz era irriconoscibile: tre palle facili facili droppate e due penalità prese, e malgrado tutto è stato il primo WR. Hixon m’ha fatto brillare gli occhi e da due giorni non faccio altro che pregare per il suo ginocchio; due anni di legamenti rotti non si lasciano facilmente alle spalle, ma che il ragazzo avesse mani,velocità e testa l’avevamo sempre saputo, deve solo lasciarlo in pace la Signora Sfiga. Bennett ha fatto il suo, anche troppo col td… Buon per il telecronista che certo non poteva sbagliare fidandosi delle mie previsioni.

8) Eli. Alla fine a leggere le sue statistiche si resta sbalorditi: 21/32, 213 yds, 1 td e 0 int. Dopo averlo visto scappare di qua e di là, dopo averlo visto sconfortato con i palloni che svicolavano dalle mani dei nostri, sono sicuro che se la OL avesse fatto il suo lavoro avrebbe finito con ben altri numeri. Bella prova di maturità comunque (ma ancora dobbiamo parlare della sua maturità dopo otto anni?).

9) Dallas Cowboys. Non c’è dubbio che la dirigenza abbia tappato con maestria i buchi ampiamente palesati lo scorso anno. Quello che era il bersaglio preferito da tutti è lungi dal diventare una barriera impenetrabile, ma almeno alla prima i miglioramenti si sono visti. Uniamo ciò al fatto che negli altri ruoli non siano proprio scarsi, anzi… Il talento è molto e, finalmente per loro, qualcuno sulla sideline sembra deciso a sfruttarlo. Se da dieci anni vengono identificati come tra le prime squadre con pretese di vittoria finale, a maggior ragione quest’anno possono avere qualche motivo in più per crederlo. Poi il campo, come sempre, dirà la sua.

10) E noi? Noi siamo usciti un po’ con le ossa rotte, ma più che altro a livello di morale (a quelle vere avevamo già provveduto prima). Però devo ammettere di essere ottimista per qualche motivo che ritengo valido. Prima o poi gli infortunati rientreranno e peggio di così non si potrà fare, o almeno lo spero. Gli altri, quelli che hanno evidenziato una forma vicina alla soglia dello zombismo, spero crescano, così come la voglia di rivalsa. C’è di buono che il tempo non manca malgrado la schedule da incubo, e se c’è una cosa che il nostro coaching staff negli anni ha sempre dimostrato di saper fare, è compattare lo spogliatoio, far crescere l’autostima e aggiustare l’aggiustabile. Ci credo perché l’ho visto fare più d’una volta. Ma soprattutto quel che mi fa vedere positivo è una considerazione poco logica e prettamente da tifoso: abbiamo giocato contro una gran bella squadra (per quel che ha mostrato) che ci è stata superiore su ogni livello e zona di campo e non posso fare a meno di pensare alle occasioni allucinanti che abbiamo buttato al vento (il fumble di Wilson sulle 20 yds loro e il FG preso dopo tre tentativi sulle 2 yds a un passo dal ranch). Con i se si fa poca strada ma in questo momento ho bisogno di crogiolarmi con un briciolo di luce in fondo al tunnel e dico: con l’orrore che abbiamo messo in campo, e con la prestazione fatta da loro, finire solo a un’incollatura consente di vederci del buono? Ovviamente mi auguro di sì, ma solo perché in qualsiasi modo la si veda a me, da rivale di division, va bene: o noi non siamo così scarsi, o loro non sono così forti.

 

E la prima è andata.

Con Jacobs e Manningham sarebbe finita diversamente? Penso proprio di no, e neanche li rimpiango. Ora, con i Bucanieri che già ci aspettano al varco pronti ad abbordarci, non resta che trovare coesione in attesa di tempi migliori e una sconfitta del genere può essere quella che ti affossa (è presto comunque) o ti risolleva. Certo è che, conoscendo Coughlin, non vorrei essere stato nello spogliatoio a fine partita e, soprattutto, al campo degli allenamenti nella settimana che verrà.

Buona palla ovale a tutti.