L’ULTIMO DEI NEURONI (BLU)

Che sarebbe stata una stagione moooolto lunga, lo sapevamo.

Che già alla seconda ci sarebbe stato bisogno della tenda a ossigeno per riprendersi, no.

Nella Grande Mela sono arrivati i Bucanieri e per poco l’arrembaggio non è riuscito. Merito loro, bravi a sfruttare i nostri errori. Merito nostro nello scendere in campo come se fosse la messa domenicale, schierando ventidue chierichetti per i primi trenta minuti.

Senza mezzi termini, credo che le chiappe degli uomini in blu siano ancora doloranti e arrossate dall’uso poco morigerato che nell’intervallo Fra’ Coughlin deve aver fatto della suola delle scarpe.

Come dite, sono queste le vittorie che danno soddisfazione?

Può essere. Però passare i due giorni seguenti nel reparto rianimazione dell’ospedale più vicino è poco divertente. Non ho più vent’anni, recupero male.

Come dite, gli ultimi due Superbowl vinti dovrebbero avermi temprato?

Può essere. Però non è un caso se malgrado l’età biologica mi sento pronto per la pensione.

Luci, ombre e chiaroscuri. Non ci facciamo mancare niente noi.

1) Diehl, Bradshaw, Hixon… A un certo punto, nel vedere i nostri lasciare il campo per infortunio, mi sono voltato ripetutamente sulla poltrona, sicuro che dietro a un soprammobile o alla libreria fosse nascosta la telecamera di Scherzi a Parte. Poi ho pensato che non essendo io troppo famoso non poteva essere. Stavolta però la Dea della Sfiga, impietosita dalla nostra situazione in difesa, si è concentrata sull’attacco, e infatti…

2)… Bisogna sempre guardare il bicchiere mezzo pieno. Magicamente è comparso Brown (che a dire il vero aveva fatto una più che buona preseason) che d’improvviso ha fatto lacrimare gli occhi ai fans dei Giants, abituati a vedere il RB come una sorta di figura mitologica buona per rovinare coccige e vertebre ai nostri uomini di linea o al massimo la pettinatura a i LB avversari. Ma, a proposito di…

3) … Figure mitologiche. La lacrimazione è proseguita durante i ritorni. Sulla sideline qualcuno si è deciso a panchinare Scott & Jernigan per impiegare stabilmente Randle e Wilson. I risultati a dire il vero si sono visti, con ottimi ritorni e un briciolo di speranza nel non dover partire sempre dalle 10-15 yards o giù di lì. E sì, perché da noi le prime scelte ritornano la palla e basta. Ci sarà tempo per far fare loro altro.

3 bis) Qualcuno può forare le gomme dell’auto di Tryon? Grazie.

4) Mentre in Europa si lotta contro un mostro chiamato Mr. Spread, nella Grande Mela si aggira ben altra figura inquietante: Mr. Drop. Le partite sarebbero più semplici se i WR prendessero la palla quando non sono neanche marcati. Ma forse è la nuova frontiera delle strategie ideate da CouBride: far credere agli avversari che siamo scarsi per convincerli della vittoria (come con Dallas), o per poi recuperare quando si sono rilassati, così fatichiamo solo nel secondo tempo dopo esserci riposati nel primo. Diabolici.

5) Propongo un monumento a Times Square per Nicks. Non perché abbia fatto più di Cruz (altro monumento), ma perché l’ultimo quarto e più l’ha giocato zoppo dopo aver preso un pestone impressionante alla caviglia (la stessa del piede rotto), essere uscito (già stavo azzannando il collo della Dea della Sfiga) e poi rientrato acchiappando tutto il possibile (come Cruz) e tornarsene quindi nell’huddle zoppicando. Burress chi?

6) La Red Zone, questa sconosciuta. Ammettiamolo, per noi è come avere a che fare con una vergine di buona famiglia negli anni ’30: nisba, nada, nein, zero spaccato. Mai una volta che le ultime venti yards si concedano a qualche scorribanda, una variante, una cosina facile facile. Ok, ero stato il primo a chiedere un po’ di fantasia a quel barattolo di conserva che è Gilbraide e lui, ubbidiente, mi ha preso alla lettera. Però, cribbio, chiedere un briciolo di fantasia non vuol dire estremizzare rendendo un uomo di linea elegibile, che poi droppa. Ci sono anche i TE, e infatti lui mi ha dato retta per la seconda volta, solo che pure Bennett ha droppato. E allora ditelo…

6 bis) Qualcuno può aver voglia di un rapporto contronatura se incontra Tryon? Grazie.

7) Sì, lo so, come potenziale offensivo Tampa non è Dallas, e infatti la nostra difesa ha patito meno. Sta di fatto che mentre Martin non è pervenuto (ottimo lavoro dei LB e della DL) Vincent Jackson ha fatto quel che ha voluto. Sono d’accordo, è un fenomeno e l’hanno preso apposta, ma è pur sempre UN fenomeno. A questo punto non so davvero se il rientro di Amukamara basterà. Il ragazzo deve ancora dimostrare di valere una prima scelta, e sarà bene che si sbrighi.

8) Ecco, la DL. Per quanto riguarda il contenimento si è comportata bene, ma Freeman ha dormito sonni abbastanza tranquilli. Quattro sack in due partite e solo uno dei nostri DE a bersaglio (JPP, ovvio, che ha fatto una partita sopra le righe anche come placcaggi). Tuck e Osi di contorno, ma ricordo che è una costante delle ultime stagioni: il reparto Baci&Abbracci è sempre partito in sordina per crescere durante la stagione. Speriamo nei corsi e ricorsi storici…

8 bis) Qualcuno può abbattere Tryon? Grazie.

9) Tampa Bay. Il punto di forza della squadra è la difesa, arcigna e sulle sue quanto basta. Ma se cala un po’ è notte fonda. È una squadra in costruzione e di talento ce n’è. Per ora l’attacco vive un po’ troppo sull’asse Freeman-Jackson e ovviamente ne è limitato, considerando poi la ripetitività e semplicità delle chiamate che, spesso, fanno un po’ spegnere le potenzialità di Freeman. Ma diamo tempo al tempo, i Bucanieri saranno tosti per tutti e già dalla prossima avranno la possibilità di rifarsi.

10) Ora, tutti insieme, inginocchiamoci e rendiamo grazie agli spermatozoi di Archie Manning.

 

Al di là dei numeri, della felicità, delle coronarie da revisionare e dell’incubo delle quattordici partite che ancora restano, cosa ci ha detto questa domenica?

Solo una cosa importante: che questa squadra ancora trova le motivazioni per non farsi ridicolizzare, per aggiustarsi, per cambiare le sorti di una partita che sarebbe stata persa per almeno due terzi delle altre squadre. I Giants sono questi, che ci piaccia o no. Non spaccheranno il mondo, non avranno mai i favori del pronostico, ma quando si ricordano di avere gli attributi le partite le portano a casa. E l’emblema di tutto ciò è Eli Manning; quanti altri QB, dopo un primo tempo disastroso con tre intercetti in casella, sarebbero tornati in campo come se niente fosse stampando a referto 510 yards e tre TD? Contro Tampa è stata una vittoria importante perché lo 0 a 2 in classifica avrebbe gettato un bel po’ di pressione addosso, e soprattutto perché i giocatori hanno ripreso in mano l’inerzia dimostrandosi (e dimostrandoci) di poter fare meglio. Poi saranno playoff o meno, ma non è questo l’importante; chiediamo soltanto di vederli giocare con impegno, e se poi il talento e la dea bendata non basteranno, ok, noi dormiremo tranquilli lo stesso perché vorrà dire che avremo ceduto il passo a qualcuno più forte.

Per ora godiamocela, che fra un paio di giorni si torna a soffrire.

Io la tenda a ossigeno l’ho a portata di mano.

 

 

PS – Tryon ancora si muove? E finitelo, no? Grazie.