“Steelering” (Parte I)
Tim Tebow, backup QB dei New York Jets, ha lanciato la “moda” della scenica posizione di preghiera per la quale è stato coniato il termine “Tebowing” dai fantasiosi e ingegnosi media USA (primi al mondo per sperimentare nuovi tormentoni dopo Ezio Greggio naturalmente). Quel suffisso “-ing”, che legato al nome di Tebow ha connotazione positiva poiché rimanda ad un momento di raccolta gioia dopo una segnatura o una vittoria, inquadra una sorta di fascinosa immagine iconica da replicare a più non posso in tutte le sue più stravaganti e bizzarre forme.
Com’era facile immaginare però, quella terminazione grammaticale a tre lettere ha presto subito un abuso nel senso opposto quando Tom Brady, QB dei New England Patriots, si è accasciato sconfortato al suolo con gambe divaricate, mani giunte e capo chino durante l’ultima edizione del Super Bowl perso contro i New York Giants, dando vita all’ormai famoso “Bradying”.
Ora, lo stesso senso di sofferta impotenza di fronte agli eventi nefasti ha da ieri l’altro un’altra immagine-simbolo: quella del Head Coach dei Pittsburgh Steelers, Mike Tomlin.
Per chi ne avesse voglia la posa è facile da replicare: dopo aver guardato bene la figura in alto, munitevi di un cappellino e di un paio di non troppo grandi occhiali da sole a specchio (delle cuffie potete anche fare a meno, non siate tanto pedanti), stazionate in piedi e portate le mani sui fianchi, abbassate la testa e fate sporgere le labbra in modo da approssimare l’espressione interrogativa del viso attraverso di esse (io l’ho provata anche da seduto e il risultato rimane comunque eccellente).
Ecco fatto, semplicissimo: adesso avete uno “Steelering” (declinato al singolare come fosse un nome proprio).
Dopo tre settimane di sofferenze atroci materializzatesi nel record negativo di 1-2, i sostenitori B&G arrivano alla settimana di “Bye” (week 4) in questa agghiacciata posizione, che in verità somiglia parecchio ad una paresi, per quanto poco plastica appare. Essa esprime perfettamente lo stato delle cose in casa Pittsburgh, dove, tra domande e mancate risposte in ordine a fattori tecnici, tattici e psicologici, si avverte chiaro un senso di smarrimento, di confusione, che non si registrava da parecchio tempo ormai in Pennsylvania.
Veniamo agli eventi per comprendere bene e simulare ad arte lo “Steelering”.
In Week 2 PIT vince all’Heinz Field sui Jets per 27 a 10. La partita segna un buon progresso in termini di gioco offensivo e difensivo se confrontata con quella sciagurata condotta a Denver alla prima stagionale. In Attacco il gioco aereo di Ben Roethlisberger è garantito da una Offensive Line che protegge bene la sua tasca mostrando migliorie significative dal punto di vista della pass protection rispetto a week 1 (dove pure erano mancati subito per infortunio i 2/5 starter OL-man). La pur solida difesa Jets non è quella giovane, dinamica e sopratutto camaleontica dei Broncos, e quindi i cinque manzi di linea, mantenendo i Gap di competenza senza strafare, proteggono sufficientemente bene il proprio Quarterback che, come detta il gioco dell’OC Haley, distribuisce bene sul corto-medio facendo partecipare tutti alla sagra dell’ovale volante.
Da questo punto di vista la OL non ha problemi di lettura ed interpretazione del gioco difensivo avversario e ripete, al netto delle penalità gravi che spesso e volentieri sviliscono quanto di buono costruito, una prestazione più che buona anche contro gli Oakland Raiders al O.oc Coliseum scorsa domenica nonostante la sconsolante capitolazione sul finale di gara per 31 a 43.
La 4-3 D# Silver&Black, diciamolo, non ha nel “rushing the quarterback” la sua più brillante fase (solo 3 i sack finora, proprio come i Jets guarda caso). E’ lampante che se schieri quello che sarebbe (e troppo poco spesso è) un devastante player da 2-Gap UT come Lamarr Houston in outside a 6-technique (per inciso un 6’3” per 300 pounds), e dall’altra piazzi un mediocre DE come Matt Shaughnessy, che in 4 anni ad Oakland ha messo a segno la miseria di 13.5 sack, non puoi aspettarti di far ballare rumba e cha cha cha neanche al più mediocre tra i Tackle della Lega. In queste condizioni BigBen fa quello che vuole e trova facilmente ben dieci diversi ricevitori a cui destinare 4 TD pass e la bellezza di 384 yards (36 completi su 49 tentativi) anche perchè la retroguardia Oakland è orfana di ben quattro importanti uomini lì dietro. Fantastici quindi i numeri di M.Wallace (8 per 123 yards e TD), H.Miller ( 8 per 60 yards e 2 TD), A.Brown (7 per 87 yards e TD) e E.Sanders (3 per 33 yards importanti).
Eccellente, come al solito, la gestione del tempo. Ritrovate le giuste percentuali nell’efficienza del gioco in Red Zone (completamente perse sotto la gestione offensiva Arians). Recuperate in maniera strepitosa le misure in percentuale alla voce “third down conversion”.
Sarebbe tutto perfetto se non latitasse completamente il gioco di corsa e se la difesa non fosse molle e gelatinosa come un budino al cioccolato da quattro soldi.
Proviamo ad approfondire le questioni ispezionando le ipotesi di sterilità di entrambe le fasi partendo dal deficit sui giochi in run (prossimamente, vista la settimana di sosta, mi occuperò di scandagliare le ragioni dei problemi difensivi in una parte II).
– Run Game Inefficacy –
Le deficienze nell’esecuzione delle giocate in run, che puntualmente, quanto spaventosamente, si sono manifestate sin dall’inizio di questa regular season 2012, hanno trovato il punto apicale in mezzo tra la vittoria casalinga coi Jets e la sconfitta esterna di Oakland.
La difesa dei Raiders è 20esima nel ranking per yards incassate downfield (media di 116.3 yards per partita), mentre ancora più sotto, alla 28esima casella in lista, si trovano i Jets (con le spaventose 148.7 yards di media per gara). Contro queste burrose difese i Running back B&G, che dovrebbero per natura macinare yards via terra come trattori (e ricordo che Arians è stato silurato proprio perchè non dava priorità al gioco in run), rimbalzano sulla linea di scrimmage come biglie dentro un flipper.
I.Redman e J.Dweyr sono stati “capaci” di tirar fuori in 3 partite la miserabile pochezza di 193 yards (2.6 di media per portata. Ripeto per chi avesse letto male: 2.6 di media per portata!).
Credo si possano individuare almeno tre fattori generatori di questa infecondità (che qui pongo in ordine di importanza ma che sono naturalmente consequenziali):
1 – La Offensive Line al momento non possiede nei suoi componenti l’atleticità necessaria per aprire la run line.
Sopratutto a Guard position non abbiamo in R.Foster e W.Colon uomini capaci di smuovere con rapidità l’immensa mole per giocare in Pull o in Trap-block decentemente. In stazionamento, quando giocano poggiati all’ancora, sono solidi e robusti, ma se chiedi loro di oscillare allo snap con velocità in transizione orizzontale a scavalcare un compagno (non dico due, uno) e prendere il Gap dal lato opposto alla posizione di stance, si osserva un ritardo sulla giocata che va ad inficiare inesorabilmente la buona riuscita del play.
Una convincente Pull è giocata anche non necessariamente per produrre una corsa dal lato in cui essa si sviluppa, anzi è spesso uno specchietto per le allodole (locuzione che odio, scusatemi) utile a portare i LBs avversari a muovere il passo iniziale dal lato in cui l’azione della Guardia si indirizza e a promuovere la run esattamente dal lato opposto con l’ausilio indispensabile del blocco contemporaneo di Center (che si schioda e indirizza subitamente il passo per raggiungere il secondo livello), Tackle e TE (che agganciano e spingono quasi dal posto verso l’esterno gli avversari diretti sulla LOS) e WRs (che tengono i rispettivi uomini, spesso un LB all’interno e un CB all’esterno, a distanza dal cuore della corsa) . Questa è una giocata che provavamo spesso ancora scorso anno quando a LG giocava C.Kemoeatu che, al di la di tutte le carenze in pass protection, aveva un movimento in Pull semplicemente spaventoso, e con in campo un certo H.Ward, che il blocco lo poteva insegnare anche a Carl Nicks (Pro Bowler Guard ex dei New Orleans Saints ora a Tampa Bay).
A questo aggiungiamo che almeno 3 dei 5 uomini di linea B&G non hanno una vision quantomeno sufficiente per prendere fuori e avanti alla LOS gli avversari in movimento. Sopratutto un interior Line-man deve avere capacità di lettura del movimento che si supponga faccia un LB e anticiparlo prendendo passo, equilibrio e posizione quando esce dallo stance a occupare, soffocare, lo spazio sull’oppontent. Bene: Foster, Colon e Starks non hanno in canna nessuna di queste fondamentali caratteristiche. Giocano di peso sfruttando forza, massa, contatto e pugno, ma in loro non c’è assolutamente nulla di ciò che possiede – tanto per fare un nome a caso – la nostra sfortunata 1a scelta ’12, David DeCastro.
Con questi presupposti correre bene, efficacemente, è semplicemente una chimera.
2 – Chiamate di corsa monotematiche (come avevo anticipato con lungimiranza nel pezzo di analisi della sconfitta di Denver).
I problemi raccontati al punto precedente compenetrati alle incomplete caratteristiche tecniche e fisiche dei nostri due attuali work-horse HB, non permettono soluzioni diverse dal gioco downfield puntato al “dritto e forte”. Né Redman né tanto meno Dwyer posseggono in bagaglio feet-work, boost iniziale, elasticità, fake direction move package, per sostenere Haley a trovare alternative sul suo play-book che non siano una “Dive track” o un “Isolation Run” (che pure mal riesce).
Nelle prime battute della gara contro i New York Jets il nostro Offensive Coordinator ha provato a comandare una Toss per Redman dal lato forte: il risultato è stato una corsa praticamente parallela alla LOS che ha prodotto 8 yards perse dopo un tackle for loss portato quasi a ridosso della sideline. Questo è solo un esempio esplicativo di ciò che attualmente non possiamo fare. Di certo però disorientare le prime due linee avversarie con qualche traversata laterale Off-Tackle camuffando la solita, ritrita inside-run non è azione malvagia. Ad esclusione di azioni che non prevedono un hand-off (leggi la “Toss” di cui sopra), si deve forzare scommettendo su uomini alternativi come Rainey e/o Batch. Questi due ragazzi si sono visti poco e niente, eppure al momento sembrano l’unica soluzione per alleggerire l’ormai scontatissimo gioco “Power Run” centrale che ha smascherato pure la mia trisnonna.
3 – L’assenza di Mendenhall è stata più penalizzante del previsto.
Noi appassionati e analisti degli affari di Pittsburgh sosteniamo a spada tratta i nostri 53 ragazzi senza distinzione alcuna, ma se c’è un giocatore che ha i suoi bei detrattori negli USA come qui da noi, questi è sicuramente il RB #34 Rashard Mandenhall.
Non si è mai capita la genesi vera dei tanti pareri discordanti che aleggiano sulla testa di un ragazzo che in 3 stagioni (2009, 2010, 2011) ha piantato un numero superiore alle 3.300 yards imbellettati da ben 29 TD run.
Il “Bazooka” è un portatore dinamico e robusto, che sa correre under-tackle con potenza, forza e resistenza, che sa assorbire il contatto e strappare il placcaggio. Ma egli è anche un runner eccezionale quando prende la strada dell’edge. E’ rapidissimo nelle prime 3 o 4 falcate allo start; ha un feet-work micidiale che agisce su un’agilità felina; possiede un pacchetto completo di finte in “counter attack” degne di un ballerino moderno dentro il corpo di un cyborg; sa imbucare con cattiveria la finestra esterna fino a chiudere l’angolo e allungare la progressione; ha un più che decente stiff-arm che lo aiuta a guadagnare al post-contatto yards supplementari. Ma sopratutto, a differenza dei su ricordati Redman e Dwyer, è paziente e sa leggere bene il blocco dietro al quale è conveniente indirizzare la rotta della sua corsa. Mendy è anche sufficientemente istintivo, estroso e fantasioso (doti ancora completamente assenti in Redman e Dwyer): il vicolo cieco non gli preclude la possibilità di ribaltare il campo con grande reattività, velocità d’esecuzione ed efficacia.
Insomma, ci sarà un motivo per il quale questo ragazzo da Illinois è stato la nostra 1a scelta al Draft 2008 (23esima assoluta) mentre Redman è uscito da undrafted l’anno appresso e Dwyer è stato selezionato con un 6° round pick al Draft 2010 o no?
Io affermo con forza che i nostri due attuali Running back non fanno neanche la metaà di un Mendenhall al 100% del suo potenziale fisico-atletico.
Adesso il ragazzo pare aver recuperato da quel maledetto ACL (rottura del legamento crociato anteriore) che lo ha tenuto fuori combattimento per 8 lunghi mesi. La sua mancanza si è dimostrata pesante come nessuno poteva immaginare poiché Redman aveva comunque dimostrato buona personalità come HB part-time utilizzato sopratutto nei giochi a corto yardaggio scorsa season.
Ma i conti già alla 3a giornata di questa regular non tornano.
Adesso c’è il “Bye-Week” ed è necessario fare ricognizione analitica di ciò che finora non ha per nulla funzionato. Questo dannato gioco di corsa deve tornare ad essere produttivo se vogliamo agganciare una striscia positiva di vittorie convincenti.
Ma per il momento non ci resta che provare e riprovare lo “Steelering”…a Big Ben riesce già bene.
[ Presto la Parte II in cui si procederà allo zoom delle carenze difensive. Intanto buona lettura. ]
Purtroppo è un’analisi tanto dettalgiata quanto veritiera…
Aspetterò di leggere l’articolo sulle carenze difensive perchè per quanto io sia d’accordo sull’importanza di un gioco di corse adeguato alla storia degli Steelers credo che, oggi come oggi, con la difesa al 100% potremmo sopperire al problema corse e vincere partite come quella contro i Raiders senza problema alcuno!
Complimenti per l’articolo!
Signori, io da tifoso malato dei raiders, devi ancora riprendermi dalla sbornia!!!!! E si che i presupposti per una stagione fallimentare c’erano eccome, dopo le prime due!!! Speriamo bene!!!!
@Matteo
Il problema delle corse – in ordine alla loro elementarità, alla loro monotematicità, alla loro improduttività conseguente – si pone al di là della questione legata al gioco aereo che al momento funziona bene. Così come lo abbiamo visto il nostro attacco in pass pare efficace e convincente ma, diciamocelo tra noi, a parte Denver abbiamo trovato 2 squadre che non brillano per nulla in fatto di pass rush e che hanno avuto grossi problemi nella secondaria per l’assenza di uomini importantissimi (Revis per i Jets e 4, di cui 3 starter, D-backs per i Raiders).
Ora, non è che se vinci lanciando 400 yards e 5 TD per gara significa che non hai il prbolema di correre in modo adeguato, perchè quando incontreremo squadre VERE, che hanno fuoriclasse in difesa in ogni dove, la corsa credibile salverà le gambe del nostro Ben e aiuterà a rendere più efficace il gioco in pass (evitando tra l’altro figuracce da panico anche ai nostri OL-man).
Ergo, va bene che adesso il più grosso dei problemi, come giustamente affermavi, è la pochezza difensiva ma la “questione Run” se non si risolve ORA verrà a galla in avanti ancora più pesantemente, quando a B7 non sarà dato timing adeguato, quando subirà 5 sack per partita, quando ci sarà da alleggerire il suo lavoro aereo, quando non sarà in giornata di grazia, quando Wallace o Brown dropperanno qualche palla importante etc etc.
La questione si pone con la stessa importanza con la quale si pone quella legata al deficit difensivo fratè 😉
@Emiliano, non posso che darti ragione visto che hai scritto cose evidentemente giuste!
Il mio era più che altro un discorso di priorità o del tipo “dovendo scegliere tra le due”…
Considero anche importante preservare la salute di BigBen togliendogli “il bersaglio di dosso” visto che l’ O-line si taglia come il burro e lui non può fisicamente sempre cavarsela.
@Davide, son felice per te ma Comunque penso che, vista la “competitività” dell’AFCWest degli ultimi Anni, un pò di speranza tu possa conservarla sempre…
Un saluto ad entrambi!
Sì Mattè, avevo bene inteso il tuo ragionamento che appoggio in pieno. Solo mi premeva rendere più chiaro il concetto della ASSOLUTA necessità di trovare queste benedette corse a prescindere dal fatto che in attacco si giochi bene al momento.
ricambio il saluto 😉
Beh,Matteo, ti ringrazio dell’augurio, ma, anche se il livello tecnico pende piu dalla parte della NFC, non vedo tutta questa poca competitività nella AFC…l’anno scorso l’ultimo posto disponibile per le wild card si e’ giocato praticamente l’ultima giornata….e una squadra ben accreditata come gli steelers, appunto, sono usciti. Ma ammetto che non ho abbastanza competenza per dare un giudizio tecnico preciso
@Davide, la mia era una battuta sulla bassa competitiva (o mancanza di continuità) delle squadre dell’AFCWest (Chiefs, Raiders, Broncos, Chargers) in queste ultime stagioni e non dell’AFC in generale!
Comunque in questa Lega tutto è possibile e per spostare gli equilibri certe volte è bastato davvero poco!
Scusa,non avevo capito la battuta… Magra figura! 🙂