The Big Game.
Sabato 20 ottobre gli Stanford Cardinal hanno vinto meritatamente il 115° Big Game della storia disputatosi nel rinnovato Memorial Stadium di Berkeley, sede dei California Golden Bears.
Il Big Game è uno dei più longevi “rivalry” dell’intero panorama del college football, oltre ad essere uno dei più importanti eventi sportivi universitari della Bay Area, nonché dell’intero “Golden State”. La sua prima edizione ebbe luogo addirittura 120 anni or sono, precisamente il 19 marzo del 1892 (vinsero i Cardinal 14-10. Poi il 17 dicembre dello stesso anno si giocò il secondo Big Game, terminato in parità 10-10 – ndr) all’Haight Street Grounds di San Francisco, uno dei primi baseball parks sorti nell’east side di Golden Gate Park (nella zona dove dal 1922 sorge il Kezar Stadium – ndr) che fu sede dei primi 4 incontri. All’epoca, team manager di Stanford era un diciottenne laureando in Geologia, futuro ingegnere minerario, di nome Herbert Hoover, che poi divenne il 31° presidente degli Stati Uniti d’America alla vigilia della Grande Depressione, sfociata proprio negli anni del suo mandato (1929-1933).
Il termine “Big Game” venne usato per la prima volta come propaganda per l’edizione del 1900, legata purtroppo anche ad un tragico evento. La partita ebbe luogo al Recreation Park di San Francisco il Giorno del Ringraziamento e molte persone si assieparono sul tetto dell’adiacente Pacific Glass Works una struttura-capannone che permetteva una godibile vista del terreno di gioco. Il tetto in lamiera non resse il peso, implose e provocò la morte di 13 spettatori, oltre a quasi 80 feriti. Si tratta di una delle più funeste sciagure tra gli incidenti verificatisi nella storia degli eventi sportivi in USA ed è perciò ricordata come il “Thanksgiving Day Disaster”.
Nel 1906, in considerazione delle crescenti preoccupazioni in relazione alla violenza del gioco, entrambi gli atenei decisero di abbandonare il programma di football. Il Big Game fu egualmente disputato ma come partita di rugby. Il rugby sostituì dunque il football per 9 anni, fino al 1914 (ma i risultati ottenuti sul campo in quegli anni fanno comunque parte del record storico complessivo – ndr).
Nel 1924 entrambi i teams arrivarono al confronto da imbattuti e con la possibilità di aggiudicarsi un posto nel Rose Bowl del 1° gennaio. Con la propria star, il FB Ernie Nevers (è uno dei grandi pionieri della NFL, Hall of Famer dal 1963, anno primo di inserimento a Canton – ndr) costretto in panchina dagli infortuni, ed il punteggio sul 6-20 a meno di 5 minuti dal termine, Stanford recuperò il divario segnando due touchdown e agguantando il pareggio, ottenendo così anche l’invito al Rose Bowl 1925 (sconfitta da Notre Dame – ndr).
Dal 1933 alla squadra vincitrice è assegnata la “Stanford Axe”, ovvero una testa d’ascia montata su una grande targa di legno che contiene le placche con i risultati di tutti i Big Game disputati da allora. Il trofeo è detenuto per un anno dai vincitori nel proprio ateneo. Prima del 1996, anno in cui la NCAA introdusse gli overtime, in caso di parità restava per un altro anno al college che lo aveva conquistato con l’ultima vittoria.
Nel 1959 California si impose per 20-17 nonostante le 401 yards lanciate dal QB di Stanford Dick Norman (allora record NCAA; ancora oggi record per il Big Game – ndr).
Nel 1972 California vinse (24-22) all’ultimo secondo grazie ad un td-pass del QB Vince Ferragamo per il WR Steve Sweeney al culmine di un drive da 62 yards nell’ultimo minuto e 13 secondi di gioco; nel 1974 il kicker Mike Langford “ricambiò” segnando un FG da 50 yards last-second per la vittoria (22-20) dei Cardinals (sì, con la “s”, così era il nickname dal 1972 al 1981, ma sempre ad intendere il colore rosso cardinale… – ndr) sui favoriti Bears.
Alquanto “divertente”, per non aggiungere altro, la pratica che vuole il risultato del 1982 (California 25, Stanford 20), oggetto di infinite storiche controversie, modificato (California 19, Stanford 20) quando il trofeo è detenuto dai Cardinal a Palo Alto. Si tratta dello score del Big Game passato alla storia per il famosissimo ritorno da touchdown a tempo scaduto conosciuto semplicemente come “The Play”, che diede un’insperata vittoria ai Bears nell’ultima partita in maglia bianco rossa del QB John Elway. Anche se ufficialmente si tratta di una vittoria per Cal (gli arbitri assegnarono il TD, realizzato con la Stanford Band già in campo per i festeggiamenti! meraviglia di altri tempi…), Stanford non accettò mai il verdetto finale contestando come “illegal forward pass” (passaggio in avanti illegale) uno dei 5 passaggi laterali eseguiti in quella indimenticabile azione (oltre a ritenere un altro di quei passes effettuato a tackle già avvenuto). Il trofeo deve comunque riportare il risultato registrato dalla NCAA prima di un nuovo Big Game.
Insomma, ognuno è restato della sua opinione in proposito…
Ma la storia di questo eccitante “derby” è appunto ricca di finali al cardiopalma. Come ad esempio quello del 1990, sempre a Berkeley, quando con California avanti 25-17 e a 17 secondi dal termine, Stanford realizzò un touchdown grazie ad un passaggio da 19 yards del QB Jason Palumbis per il WR Ed McCaffrey (quest’ultimo sarà 3^ scelta dei N.Y. Giants nel 1991 e in 13 anni di carriera NFL vincerà 3 Superbowl: nel 1994 con i San Francisco 49’ers di Vince Young e altri due da titolare nei Denver Broncos di John Elway; Broncos con i quali poi accumulò 101 ricezioni nel 2000, un record, nonostante in quella season Elway si fosse già ritirato – ndr). Sul risultato di 25-24 però i Cardinal fallirono la tentata conversione da 2 punti che sarebbe valsa la vittoria. Finita? Macché. I tifosi di Cal, ormai certi del successo, invasero il campo a 12 secondi dal termine e fu quindi fischiata ai Bears una penalità da 15 yards per “delay of game”. Stanford ricoprì poi l’onside-kick successivo (sulle 37 di Cal) e sul tentativo seguente venne fischiata un’altra penalità, un “roughing the passer” su Palumbis. Il kicker mancino John Hopkins realizzò così all’ultimo secondo il FG decisivo da 39 yards che diede la vittoria (25-27) ai Cardinal…
(bellissime anche queste immagini, si intravede in sideline il n° 17 John Lynch all’epoca safety sophomore da San Diego che di lì a qualche anno sarebbe diventato uno dei più grandi difensori della NFL… – ndr)
I Cardinal sono in testa nel record complessivo di vittorie all-time per 58-46, con 11 pareggi. Stanford detiene anche la striscia più lunga di vittorie consecutive nella storia del Big Game (7, dal 1995 al 2001), mentre la striscia più ampia di California fu susseguente (5 W, dal 2002 al 2006). Lo scarto maggiore venne registrato in uno shut-out del 1930 (41-0 Stanford), mentre il maggior numero di punti segnati (48) apparteneva a California (vittoria 48-15 del 1975) ma è stato pareggiato da Stanford nel 2010, quando il sophomore QB Andrew Luck dimostrò perché sarebbe divenuto prima scelta assoluta della NFL (4° QB proveniente da Stanford, record NCAA) conducendo i suoi a punti in ciascuno degli 8 drives offensivi condotti in quella sfida (risultato finale 48-14, dopo che il terzo quarto si era chiuso sul 45-0). Di quella gara rimase pubblicizzato soprattutto lo scramble da 58 yards su 3° down di Luck nel primo quarto, che qui sotto è riproposto da una diversa angolazione…
Il confronto, che dalla seconda guerra mondiale si disputa a Palo Alto negli anni “dispari” e a Berkeley negli anni “pari”, è risultato spesso essere l’ultima partita stagionale o comunque una delle gare dell’ultimo mese di regular season del college football: novembre. Quest’anno invece, per la prima volta, si è tenuto nel mese di ottobre, concausa la nuova schedule di Pac-12 predisposta dall’avvento delle 2 division (2011).
Con la vittoria di sabato scorso sale a 3 la striscia corrente di successi da parte dei Cardinal. La partita non è risultata di certo entusiasmante come alcune di quelle sopra menzionate o mostrate, soprattutto per la performance dominante della difesa di Stanford che non ha concesso alcun TD ai Golden Bears, solo 3 punti da FG (non accadeva dal 1998 – ndr), segnati peraltro ad inizio del secondo quarto dopo ben 3 occasioni in situazione di Goal line (si partiva dal 1st & goal sulle 2 di Stanford). Incredibilmente, alla fine sono risultate 3 anche le rushing yards totali (!!!) che California è riuscita a mettere a referto in questa contesa.
La defense dei Card ha forzato 3 turnovers (2 fumbles e 1 intercetto), prodotto 4 sacks e 11 tackles for loss. Nell’eccellente prestazione collettiva, va comunque rimarcata la prova dell’OLB Chase Thomas, autore di 7 tackles (top di squadra) di cui 4 TFL, 1 sack con 1 FF e 1 fumble ricoperto, giustamente nominato Defensive Player of the Week di Pac-12. Molto bene tra gli altri il DE Ben Gardner, il LB Shayne Skov e davvero tutti i defensive backs (il forte WR Keenan Allen di Cal è stato tenuto a sole 4 ricezioni per 43 yards – ndr). Tra i nuovi cornerbacks, spicca il primo intercetto in carriera del sophomore Wayne Lyons (sull’ultimo drive offensivo di California, l’unica altra chance dei Golden Bears di segnare un TD) uno che, assieme al freshman Alex Carter, sembra avere le “stigmate” del futuro campione.
In attacco, fenomenale prestazione della power-run, con il RB Stepfan Taylor che corre 189 yards in 28 portate (media 6.8), suo massimo in carriera, con un bellissimo (per movenze) touchdown da 7 yards nel primo quarto. Ma il 115° Big Game sarà ricordato anche dal QB Kevin Hogan (prevalentemente utilizzato nelle rare azioni da read-option dei Card) che rollando sulla destra lancia un td-pass da 9 yards per il TE Levine Toilolo, seconda marcatura di Stanford. Ancora altalenante invece la prestazione del QB Josh Nunes che lancia 16/31 per 214 yards con un bel td-pass da 20 yards nel secondo quarto per il TE Zach Ertz, ma commette anche un fumble e un evitabile intercetto in red-zone (autore il DB Marc Anthony) nell’ultimo periodo.
Malino infine anche il kicker Jordan Williamson, uno che ha gamba ma pecca di precisione, e sbaglia entrambi i Field Goal (da 40 e 34 yards rispettivamente) che avrebbero potuto arrotondare ancor più il punteggio del primo tempo (21-3), che poi sarà anche il risultato finale. Finale che, a 30 anni da “The Play”, stavolta è apparso decisamente meno imprevedibile.
http://www.youtube.com/watch?v=9MRJzjukQPE&feature=share&list=PLZMBhsXBPJGq45KVOBbk1QIAVwEMi1pkw
Bellissima ed affascinante storia (escludendo naturalmente il disastro del 1900)…
Sarebbe interessante capire il “perchè” di quella testa d’ascia…il significato intendo.
Ps. io lo sapevo da tempo che non era poi tanto sbagliato pronunciare “Cardinals” invece che “Cardinal”…ahahah
UN caro saluto e complimenti per lo splendido (come di consueto) pezzo!!!
😉
Grazie per i complimenti.
La “storia” della Stanford Axe la puoi trovare a questo link:
“The Story of the Stanford Axe”
http://www.stanford.edu/group/axecomm/history/calaxe.html
Ciao!
Grazie!
Intanto dopo “The Big Game” attendiamo “The Game” tra Ohio State e Michigan…roba da brividi…
un saluto!