Home Sweet Home
Ma se l’owner dei Dallas Cowboys Jerry Jones avesse immaginato che il nuovissimo, bellissimo, futuristico ma costosissimo Cowboys Stadium sarebbe diventato il parco divertimenti d’elezione per gli acerrimi rivali di New York, avrebbe comunque speso i 1.15 miliardi di dollari necessari a costruirlo?
Infatti, con la vittoria di domenica, gli uomini in blu si portano 4/4 nel nuovo stadio di Dallas (inaugurato nel 2009), ormai diventato per loro quasi una seconda casa.
Certo, definire “parco divertimenti” il secondo tempo della partita di week 8 non rende minimamente l’idea della sofferenza che i tifosi di New York hanno dovuto patire dopo un primo tempo andato sul velluto a causa dei ben noti istinti autodistruttivi della squadra di casa, capace di regalare 4 turnovers (3 intercetti e un muffed punt) solo nei primi 30 minuti di gara. Purtroppo per le coronarie dei tifosi, infatti, l’attacco in giornata assolutamente negativa (Eli Manning e Victor Cruz in primis) non è riuscito a chiudere una partita che in condizioni normali sarebbe passata al garbage time dal kickoff di inizio terzo quarto.
Ricapitoliamo.
Primi 7 drives offensivi di Dallas: intercetto, intercetto, punt, muffed punt, intercetto, punt, punt.
Primi 8 drive offensivi di New York (tra parentesi la posizione di partenza): FG(20NY), FG(27DAL), TD(31DAL), punt(15NY), FG(15DAL), fumble(40NY), punt(6NY), punt(24NY).
Si nota qualcosa? Si potrebbe notare che sono stati 16 i punti offensivi del primo tempo nonostante l’attacco sia partito per ben 3 volte al massimo dalle 31 di Dallas. Se togliamo il field goal del primo drive (uno dei pochi drive decenti con quello del TD da 1yd di Andre Brown e uno finalizzato dal FG del 26-24 nel quarto periodo) fanno 13 punti su 3 possessi partiti in field goal range, quindi 1TD e 2 FG che diventeranno 1/3 a fine gara con l’ennesimo drive partito dalle 45 di DAL (fumble di Felix Jones) per chiudere la gara e finito anch’esso ben presto in stallo. In totale saranno 5 i FG calciati dal solito perfetto Lawrence Tynes (da 41, 37, 26, 43 e 37 yds), non a caso il top-scoring-kicker nel fantasy football.
Male quindi l’attacco in qualunque situazione di gioco (293 yds totali ma 3/15 sui terzi down e solo 11 primi down – Eli, sempre piuttosto impreciso, 15/29 per 192 yds e 1 INT, molto male Cruz con 23 yds raccolte ma sopratutto 3/4 drop non da lui e male anche Ahmad Bradshaw con 78 yds in 22 corse – uniche note liete solo Andre Brown con 3 corse per 21 yds nel drive del TD e Rueben Randle con 2 ricezioni per 68 yds), ma assolutamente terrificante nella redzone, ormai diventata per NY una specie di buco nero/triangolo delle Bermuda capace di inghiottire qualunque cosa di blu passi da quelle parti.
Per queste ragioni non è difficile intuire come mai i Cowboys, sotto 23-0 e quasi spacciati dopo il TD di Jason Pierre Paul sul ritorno del terzo intercetto di giornata di Tony Romo a 13:15 dall’intervallo, non abbiano minimamente pensato di mollare o cedere al panico (onore a loro per questo) e anzi, eliminati i regali gratuiti, siano riusciti a montare una rimonta epica (se fosse durata fino alla fine) fino a portarsi in vantaggio sul 24-23 a 3:50 dalla fine del terzo periodo.
Ovviamente, i meriti esistono finchè esistono i demeriti: quindi non si può parlare della rimonta di Dallas senza parlare delle secondarie di NY, in grado di concedere 437 yds a Tony Romo e più di 100 yds a testa a 3 diversi ricevitori (Witten 167 yds, Austin 133 yds, Bryant 110 yds), nonostante una linea difensiva capace di creare una discreta pressione sopratutto all’interno grazie al ritorno in week 7 di Chris Canty (per lui un sack e una fondamentale pressione su Romo nell’episodio dell’intercetto di JPP) e Linval Joseph (2 sack). Segni di vita anche da JPP autore, oltre dell’intercetto, anche di un sack. Purtroppo ancora latitanti Justin Tuck e Osi Umenyiora.
Preoccupa l’infortunio (ancora da valutare) a Chase Blackburn (commoventi i suoi pugni al terreno una volta resosi conto della gravità), unico MLB affidabile a roster che verso la fine del terzo periodo ha accusato un dolore al tendine del ginocchio. Viste le secondarie come detto decisamente fuori forma (eufemismo), con Webster (nonostante l’intercetto) sodomizzato ripetutamente da Bryant, Amukamara e Hosley sodomizzati da Austin e chiunque sodomizzato da Witten (a un certo punto per disperazione Fewell è arrivato a mettergli Micheal Coe in copertura, con l’ovvio risultato di vedere il TE di Dallas spostarlo come un fuscello prima di ricevere l’ennesivo completo di Romo per un primo down), il futuro del reparto che è sempre stato il marchio di fabbrica dei Giganti sembra essere piuttosto fosco.
Le note liete però ci sono e sono due: la prima si chiama Stevie Brown, SS titolare da 4 gare a causa dell’infortunio a Kenny Phillips e autore di due intercetti (uno nel primo tempo e uno fondamentale a 1:14 dalla fine – e sono 5 in stagione) e un preziosissimo fumble recuperato a 6:50 dalla fine (e sono 2 in stagione) che ha permesso a Tynes di calciare il FG del definitivo 29-24 e quindi alla difesa di resistere agli ultimi disperati assalti dei Cowboys. Se poi qualcuno gli dicesse che oltre che essere intercettata la palla può anche essere deviata (vedere a :16 dalla fine) sarebbe perfetto.
La seconda nota lieta è la rabbia con la quale, dopo aver buttato un vantaggio di 23 punti, dopo aver visto l’attacco non produrre nulla per un’intera partita, dopo aver giocato quasi da sola, la difesa è scesa in campo nell’ultimo periodo. Perchè un altro reparto, sotto 24-23 e con Manning appena fortunosamente intercettato a :59 dalla fine del terzo periodo, avrebbe annusato il disastro e si sarebbe sciolto, disunito. Invece loro no. Le carenze in copertura sono rimaste, ma questi sono i drive dei Cowboys nel quarto periodo: punt, fumble, INT, END GAME. L’attacco a produrre due miseri FG negli ultimi 10′ di gara per il più striminzito dei vantaggi (29-24) e loro a resistere con le barricate.
L’ultimo drive dei Cowboys verrà ricordato a lungo negli annali di questa rivalità: Dallas senza timeout con :44 a disposizione in grado di muovere palla in scioltezza portandosi in soli :28 dalle proprie 30 yds alle 37 di NY, un lancio, Webster che come al solito si beve la double move di Bryant, Stevie Brown che è lì ma la sfiora soltando, la ricezione, i Cowboys che a tutti (compresi gli arbitri) sembra abbiano segnato il TD del sorpasso e festeggiano, il replay, delle dita che toccano il bianco…
…chi è che ha detto che il football è un gioco di centimetri?
Domenica prossima (4 novembre, ore 22.25 italiane) al Metlife Stadium arrivano gli Steelers. Che di regali ne fanno pochi. In campo dovrà esserci un’altra squadra, ma ormai i tifosi di NY hanno smesso di chiedere di non farli soffrire più. Ormai si limitano a chiedere di farli soffrire il meno possibile, o al limite di farli soffrire vincendo. Finora sono accontentati.