L’ULTIMO DEI NEURONI (BLU)
I tifosi Giants erano entrati nella settimana del bye pieni di domande, e nessuno che potesse dar loro una risposta. Attendevano il ritorno in campo con un misto di terrore e speranza, ma forse di più col primo dato che le ultime prestazioni erano state a dir poco aberranti. Squadra smarrita, gioco inesistente, giocatori che sembravano avere la forma fisica degli amatori che si ritrovano la domenica mattina sul campetto dietro casa… Insomma, come nelle migliori sedute spiritiche, eravamo tutti qua a sfogliare santini e ripetere all’infinito il mantra utile per l’occasione: se ci siete, battete un colpo.
E l’hanno battuto, diavolo se l’hanno fatto.
Ma a me piace sempre fare dei distinguo, mi eccito solo se vedo qualcuno alzare il Lombardi Trophy e del resto mi interessa poco. Sta di fatto che le assenze dei Packers si sono fatte sentire eccome (ok, con le nostre ci combattiamo fin dalla preseason, ma tant’è…), e alcune cose non mi sono piaciute, ma nell’insieme ho avuto la risposta che più di tutte mi premeva: della squadra apatica e comatosa di due settimane fa, almeno per ora, non c’è stata traccia. Buona intensità e giochi che, più o meno, hanno ricominciato a funzionare.
1) Cinque sack. Abbiamo assistito alla resurrezione della DL e soprattutto dei DE, con Umenyiora e Tuck a dare segnali confortanti. La buona prestazione non è stata tanto sul bloccare le corse dei Packers, quanto sul portare pressione in modo efficace e continuativo su Rodgers, l’unica possibilità…
2) … per salvare le nostre secondarie. Certo, il primo drive di Green Bay non è stato incoraggiante, con Webster, sempre lui, uccellato in modo ridicolo (proprio non ci riesce di fare una partita senza concedere un big play da +30 yds). Ma nel prosieguo della gara le cose si sono aggiustate per nostra fortuna, anche perché Fewell, che stupido non è, ha spostato le safeties in modo fisso e permanente in copertura. E i risultati si sono visti. E anche Webster, che ho maltrattato per tutta la stagione (a ragion veduta) ha forse messo in campo la miglior prestazione dell’anno. Speriamo non sia l’unica dato che per le prossime settimane ne serviranno altre così
3) Il ritorno di Phillips è stato ottimo, sicuro in ogni zona del campo. Chi aveva dubbi è stato accontentato e insieme a Rolle (che novità) ha tappato l’impossibile rendendo meno proficuo del solito il gioco aereo di Green Bay. Ovvio che nel momento in cui incontreremo squadre con un gioco su terra degno di questo nome (qualcuno ha detto Washington?) l’attenzione dovrà dividersi e che Manitù ce la mandi buona.
4) Hurrà, dopo Wilson è toccato aspettare 2/3 di stagione per festeggiare il primo TD di Randle, rookie WR di belle speranze ma sotto utilizzato. La segnatura l’ha talmente emozionato da creare sfracelli nei PR seguenti, con due drop che potevano costare davvero cari. Tutto bene quel che finisce bene? Per questa volta, ma sta’ in campana ragazzo perché ti tengo d’occhio e le mie maledizioni sono famose.
5) A proposito di WR, ho notato che da inizio stagione (a parte qualche sporadico evento) Cruz è un po’ sottotono. Riceve palloni, sì, ma fa qualche drop di troppo e soprattutto non mette più in cantiere quei giochi spacca partite che hanno fatto la nostra felicità la stagione passata. Perfino la salsa non è briosa quando segna e il salsero tende a scomparire dalla partita per ampi tratti. Direte: sì, ma come sempre capita quest’anno è il sorvegliato speciale quindi sottoposto ad attenzioni particolari. Ok, ma dopo una decina di partite lo era anche lo scorso anno, eppure ciò non gli impediva di lasciare a pascolare i CB e farsi 70 yds di sgroppata.
Pensiero maligno del mercoledì: in contract we trust.
6) Guardavo come si sviluppavano i nostri drives e ridevo sotto i baffi appena tagliati. La mano di CouBride si vedeva eccome. Riassumo: per quelli della vecchia scuola quando le cose vanno male e ti capita la fortuna della settimana del bye, sfrutti il tempo per ripartire dai fondamentali e, soprattutto, ripartire dal classico. Nella fattispecie si è tornati all’antico: gioco a terra, gioco a terra, gioco a terra. E poi l’attraversata si chiudeva per aria. Strano davvero, ma una volta tanto Tynes si è riposato e la redzone non è stata questo incubo perenne.
7) A proposito di corse: Bradshaw era palesemente dopato. Il claudicante e mogio RB visto nell’ultimo mese, ha lasciato spazio a un’iradiddio. Poi i numeri non sono stati eclatanti, ma quando è servito ha preso le yds che occorrevano, senza indugi. Nell’ultimo quarto, complice anche la frattura alla gamba di Brown (su, non drammatizziamo, che tanto è inutile), il pischello Wilson s’è finalmente giocato un bello scampolo di partita. Le ossa hanno retto ed è un bene perché col piede/incognita di Bradshaw sarà meglio che le sue gambe funzionino. Nel frattempo è stata messa sotto contratto un po’ di gente sparsa nel ruolo, che qualche osso sano serve sempre.
8) Una parolina (l’ho già fatto più di una volta ma chi se ne frega) la merita Chase “cuore impavido e grandi attributi” Blackburn. Anni fa, quando si infortunò Pierce, poi Goff e lui fu costretto a tappare il buco là in mezzo con prestazioni imbarazzanti, non fui tenero, anzi. Bene, finché giochi così, ragazzone da Akron, sarò disposto a mangiarmi la lingua vita natural durante.
9) Green Bay Packers. Se i miei commenti possono essere sembrati entusiasti, ho ancora la necessaria lucidità per dire che, ne sono convinto, la prestazione non sia stata tutta farina del nostro sacco. I Packers avevano assenze importanti e non sempre si sopperisce. Insomma, un Woodson/Shields là dietro non lo puoi regalare a nessuno, così come un Matthews davanti. Sta di fatto che se poi A-Rod è sotto pressione non sempre riesce a tirare fuori il proverbiale ragno dal buco (che poi qualcuno dovrà spiegarmi da dove è nata questa dato che i ragni non vivono nei buchi) e partite così capitano. GB è una squadra con delle mancanze (chi non ne ha?) ma sempre con individualità di primo piano. Arrivava da cinque vittorie e sono sicuro che riprenderà la marcia.
10) Me lo son tenuto per ultimo, ed è il motivo della foto e della statua (ne ha collezionate un bel po’) che questa settimana si merita in Times Square. Eli ha fatto quel che doveva, che non è mettere a referto grandi numeri, quanto non sbagliare. Avevamo lasciato un QB tremolante per trovarne uno che ancora non va con sicurezza sul profondo (suo marchio di fabbrica), ma che non ha sbagliato, che ha gestito tempi, drives e uomini centellinando palle ed energie, portando a casa tre TD e zero intercetti, ritrovando un minimo di ritmo e, anche se c’è mancato il big play, rendendo per quel che doveva. Step by step, ci piaci così. Basta questo per fargli la statua? Certo che no, ma è stata una partita speciale dato che ha spazzato via l’ultimo record che apparteneva a un QB dei Giants. 200 TD in nove anni contro i 199 di Simms in quindici. Ora è trentaduesimo nella speciale classifica, e se la salute lo assisterà, a fine carriera (non mi auguro i 41 anni di Favre, ma almeno a 38 sì) potremo agevolmente trovarlo tra i primi dieci dato che Dave Krieg, il decimo, non è troppo lontano coi suoi 261. Ci saranno anche gli altri QB che ancora giocano, certo, ma ho grandi speranze perché il ragazzo che ancora suscita discussioni e chiacchiere a vuoto (ho detto Simms?) credo non abbia più da dimostrare alcunché, e non ci ha messo neanche dieci anni.
All’orizzonte si prospetta la partita che potrà decidere questa parte di stagione. Niente di peggio che incontrare un’avversaria di division e col morale alle stelle nel momento in cui i giochi ancora devono farsi. I Redskins ci aspettano al varco e le considerazioni stanno a zero: se vinciamo, la division è quasi chiusa; se perdiamo, avremo un altro finale alla Dario Argento nel quale, manco a dirlo, i tifosi Giants saranno quelli che vengono accoltellati all’ultimo minuto, o che schivano la lama nello stesso momento.
Ma non soffriremo comunque più di tanto. Le coronarie sono deragliate da un pezzo.