2013: Inizia l’era Harbaugh (2.0 reloaded)
No, non siamo stati imprigionati dai ghiacci per un quinquennio e nemmeno siamo fuoriusciti da una capsula del tempo. E’ il 2013 ma è come se fosse inizio 2008.
L’era Brian Billick è terminata ed è iniziata l’era John Harbaugh.
E’ terminata l’era Ray Lewis, forse a breve l’era Ed Reed, Bernard Pollard e Anquan Boldin hanno salutato, a malincuore, Owning Mills.
Si sapeva che sarebbe stata un’offseason tormentata ma per i fans dei Ravens quella del 2013 non verrà dimenticata facilmente così come la stagione 2012-2013 che ha portato il secondo Lombardi Trophy a Baltimora (ci sarebbero anche quelli dei Baltimore Colts, ma questa è un’altra storia).
I free agent da firmare erano tanti: gli unrestricted Joe Flacco, Danielle Ellerbe, Paul Kruger, Bryant McKinnie, i restricted Dennis Pitta, Ed Dickson, Arthur Jones. Joe Flacco ha avuto il contratto della vita con in suoi 120 milioni, 60 garantiti, spalmati in sei anni. Per gli altri le richieste eccessive e le susseguenti sontuose offerte tipiche di una “bolla post vittoria” di squadre come i Browns e i Dolphins non potevano essere pareggiate facilmente da Ozzie&DeCosta quindi, a parte i tender sui restricted free agent, si è potuto fare poco. Anquan Boldin, straordinario nei playoff e al Superbowl, aveva un ultimo anno di contratto oneroso, 7 milioni di dollari: viene scambiato per una sesta scelta al draft del 2013 in modo da liberare spazio nel salary cap. Pollard e’ invece rilasciato per un risparmio molto relativo: solo un milione nel cap 2013, qualcosa in più nel 2014.
Ma é questa tutta la verità? E’ solo una revisione del cap anche per i prossimi anni? C’è un’altra chiave di lettura che sta prendendo piede nelle ultime ore.
Facciamo un salto indietro, a quella maledetta trasferta ad Houston contro i Texans terminata con una batosta esemplare, 43-13: il passivo più pesante mai subito in 17 anni di storia.
L’inzio difficile di stagione e i problemi in difesa hanno già creato malumori nello spogliatoio. Il 31 Dicembre ad Owning Mills prima dell’allenamento del mercoledì Harbs annuncia che si indosseranno le protezioni complete: è la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso di pandora. Scoppia una vera e propria rivolta capeggiata, così dicono le gole profonde, da Bernard Pollard a cui hanno aderito Ed Reed e Anquan Boldin. John Harbaugh riesce a portare tutto alla normalità con una sorta di terapia di gruppo ma non può certo ignorare quanto accaduto. La forte strong safety amata da pubblico e giocatori per i placcaggi da knock-out, è anche una lingua lunga che è mal sopportata da Harbaugh e dallo staff tecnico, spesso eccede in improperi, arringa i compagni di squadra, discute animatamente con gli arbitri. Un altro episodio vede protagonista “The Q” Boldin. A 2 minuti dall’incredibile vittoria di San Diego contro i Chargers forza la mano ad Harbs esortandolo a mandare in campo la field-goal unit per chiudere la partita contraddicendo il suo head coach davanti la squadra.

John Harbaugh ha dovuto imparare a conviverci, a malincuore, con queste forti personalità, in modo particolare con quella del grande Ray Lewis.
Dopo l’addio al football giocato, il leggendario linebacker con una memorabile conferenza stampa, che ha poi dato la spinta propulsiva morale per la straordinaria offseason, parla dei SUOI GIOCATORI e della SUA SQUADRA di fronte a decine di giornalisti e in diretta TV.
Harbaugh non è contento, avrebbe preferito un addio meno roboante, in silenzio, dalla porta di servizio, come fece Johnatan Ogden a suo tempo. Ma Ray Lewis è Ray Lewis e ben diffcilmente un qualunque head coach del presente e del passato può privarlo delle luci della ribalta, per cui a John Harbaugh non restava che attenderne di li a breve il ritiro dall’attività.
Harbaugh viene da una famiglia che mangia pane e football, ha già battuto il fratello Jim al Superbowl, il padre ha allenato per anni a Western Michigan e Western Kentucky, non ama essere messo in ombra e non aver il controllo totale della squadra e dello spogliatoio. E’ pure costretto a rimuovere l’amico Cam Cameron dal ruolo di offensive coordinator anche per le pressioni di diversi giocatori.
Dopo la vittoria al Superbowl e l’addio di Ray Lewis quale migliore occasione ha Harbs per rifondare la squadra con giovani dalla personalità meno ingombrante che non mettano in discussione ogni decisione dello staff e che incidano meno sul salary cap?
Non dimentichiamo il caso di Daniell Ellerbe, accantonato per quasi tutto il 2011 perchè indisciplinato, e di Bryant McKinnie rispolverato in postseason a causa degli infortuni nell’OL, ma che Harbaugh avrebbe lasciato volentieri in disparte se il left tackle non avesse mostrato piu’impegno negli allenamenti e nel seguire scrupolosamente i programmi di recupero dalle condizioni di sovrappeso. McKinnie non verrà rinnovato ed Ellerbe si è accasato a Miami con un bel contratto da 35 milioni di dollari per 5 anni.
John Harbaugh ha un grande credito con la proprietà e con i tifosi ma si prende anche un grosso rischio. Ha portato la squadra per cinque stagioni ai playoff, vincendone sempre almeno una gara, giocando 2 AFC Championship e riportando il Lombardi Trophy a Baltimora dopo 12 anni. Ma Baltimora è anche una città difficile e abiutuata a vincere, i fans di fronte alle sconfitte dimenticano facilmente e se i nuovi Ravens dovessero fallire in questo nuovo cammino nessuno gli perdonerà di aver smantellato la squadra privandola di giocatori simbolo amati da tutti.