Sweet Home Alabama
La Alabama che ha vinto il terzo titolo nazionale in quattro anni pochi mesi fa a Miami è una squadra che si è dimostrata più forte del tempo che, nel college football, corre assai più veloce di quanto faccia negli sport di tipo europeo. I ritmi imposti dalle carriere universitarie dei ragazzi e soprattutto la loro voglia di andare a misurarsi con lo straricco football “pro” costringe i coaching staff e soprattutto chi lavora al recruiting a fare un lavoro eccezionale.
Alla fine della grande stagione 2011 (che aveva portato il secondo titolo in tre anni) lo staff poteva contare sul rientro di sedici effettivi, da integrare con nuovi ragazzi per arrivare ai cinquantacinque/sessanta che occorrono per iniziare la stagione. Qui si è inserito lo straordinario lavoro di Nick Saban e soprattutto di Mike Groh da Virginia, costruendo attraverso il recruiting una squadra degna della precedente.
Bisogna ammettere che il recruting ed il ricambio ampissimo delle squadre collegiali sono concetti e meccanismi lontani da quelli europei e che si distanziano anche da quelli degli sport professionistici: nel football universitario la frase “aprire un ciclo” è assolutamente senza senso perchè alla meglio nel giro di due anni, tre anni al massimo, tutti i ragazzi che compongono la squadra non ne faranno forzosamente più parte, diplomati e pronti per altre cose nella vita, specialmente per il versante sportivo.
I punti fermi di un programma vincente sono altri, e sono importanti, come il coaching staff, che ad Alabama fa capo a Nick Saban, che Forbes nel 2008 definiva “The Most Powerful Coach in Sports“, un baldo sessantenne che al suo attivo, nel momento della firma con Alabama, contava già un titolo nazionale ed una esperienza in chiaroscuro con i Miami Dolphins.
Il suo lavoro ad Alabama, ad oggi, si può considerare eccezionale perchè non solo ha riportato il titolo nazionale a Tuscaloosa dopo la pausa più lunga dal dopoguerra (diciassette anni) ma ha continuato a tenere standard di eccellenza che mai nemmeno in questa terra così abituata a vincere, si erano mai visti: i tre titoli nazionali in quattro anni sono qualcosa che nel football era riuscito solo alla Nebraska di Tom Osborne ormai vent’anni fa.
Nel 2007, il primo anno del programma con Saban HC vide un intenso lavoro di rifacimento della squadra a livello difensivo, con una stagione che si chiuse con un anonimo 4-4. L’anno successivo Bama assaggiò già alla Week 10 il primo posto nella classifica nazionale, terminando poi l’anno 12-0 ma perdendo la gara per il SEC Championship ed anche il Sugar Bowl con Utah, questo nonostante una difesa da rigenerare completamente, il recruiting fu rankato come il migliore di tutto il circuito universitario, ed i frutti si sarebbero visti a breve perchè nel 2009, nonostante perdite importanti come ad esempio Andre Smith andato ai Bengals, la stampa specializzata assegnò ad Alabama la palma di “predestinata” per il titolo e la squadra rispose presente con una stagione semplicemente fantastica raggiungendo il 14-0 nella gara per il Championship contro Texas e riportando in maniera assolutamente indiscussa il titolo a Tuscaloosa dopo un digiuno che durava dal 1992, un digiuno che pareva un’eternità.
I tre junior dichiaratisi elegibili al draft NFL finirono nel primo giro: Mark Ingram, Julio Jones e Marcell Dareus, a questi si aggiunge Carpenter (25ma a Seattle) facendo siglare per Alabama il record di quattro ragazzi selezionati al primo giro del draft.
L’ultimo biennio parla di valutazioni di recruiting altissime soprattutto nel 2011 per il safety Ha’Sean Clinton-Dix e Cyrus Kouandjo, fratello di Arie già nel roster di Alabama; e nel 2012 per il DB Landon Collins, il WR Amari Cooper (da freshman miglior ricevitore del BCS Championship a casa sua, Miami) ed il runningback T.J. Yeldon. Nove ragazzi chiamati allo scouting combine del 2012, i tre junior elegibili scelti nel primo giro del draft dello stesso anno a cui si è aggiunto il RB Mark Barron per un totale di quattro. Dieci ragazzi chiamati allo scouting combine 2013 e tutti i junior elegibili sono i numeri del finale della stagione 2012. I due titoli invece sono arrivati con stagioni non all’altezza dello stratosferico 2009 ma anzi con finali inaspettati: nel 2011 la squadra di Saban non era mai andata oltre il secondo posto nel ranking nazionale, scivolando fino al quarto dopo la sconfitta 9-6 all’overtime con LSU, ma il finale di stagione rabbioso (111 punti in tre gare) l’aveva portata fino al BCS Championship proprio contro i Tigers, massacrati 21-0 al Superdome di New Orleans, il primo shutout nella storia del BCS Championship.
Bisognerebbe anche parlare delle porcate che fanno per rientrare nel limite delle 85 Scholarship ogni anno e di come ci siano aspetti poco chiari del loro Recruiting. Di come giocatori che stanno benissimo, vengono tagliati senza motivo, di come ad alcuni che hanno recuperato al 100% viene forzato l’abbandono della squadra, o l’uso massiccio delle Greyshirt…Ci sono programmi che senza andare in Over-recruiting, ma restando nei limiti, hanno fatto 3 BCS Bowl consecutivi, vincendone due.
Aldilà dell’argomento, è sempre un bene che ci sia qualcuno disposto a dare un contributo per il Magazine con materiale NCAA. Un abbraccio e un augurio di buona fortuna con questa nuova iniziativa Gataz! 🙂
Credo che il mondo sotto traccia del recruiting sia piuttosto sporco, e su questo hai perfettamente ragione. Non essendo un grande esperto di meccanismi di gestione del roster, e quindi di trucchi per aggirare le limitazioni, mi piacerebbe approfondire la questione, se hai qualche riferimento lo leggerò volentieri e presenterò anche questo punto di vista che non conosco praticamente per niente.
Per il resto c’è poco da fare, tre titoli in quattro anni sono tanta roba, e te lo dice uno che tiene per i Ducks ovvero zero tituli in tutta la sua storia…
Di discussioni e riferimenti, nella sezione NCAA del Forum ne abbiamo decine. Gli ultimi topic aggiornati riguardano perlopiù questo argomento. Non sto dicendo che Alabama lo fa e altri no, anzi tutto tende a definire un quadro dove questa pratica è comune. Nessuno ne ha le prove, e fin quando non si hanno fatti, restano chiacchiere da bar. Il fatto che Alabama non più di un mese fa risultasse a quota 96 Scholarship comunque deve far pensare. Soprattutto perchè è qualcosa su cui non c’è parità. La Big Ten ad esempio regolamenta l’Over-recruiting in maniera severa. Altre conference hanno bene o male delle regole sull’argomento. La SEC ha solo una regola, che di fatto è inutile: 28 LOI ogni anno. Questo non impedisce di andare in sovrannumero di una ventina di elementi che è un doppio vantaggio: da un lato favorisce la scuola che ne fa uso, dall’altro priva altre scuole di ragazzi che potrebbero essere reclutati qualora ci fosse una regolamentazione chiara e omogenea.
Sai che mi hai dato spunti interessanti per indagare un po’ questa storia, il prossimo articolo vediamo di farlo su questo che sicuramente è un tema molto più scottante. La somma di usanze datate e modi di fare che si sono sedimentati nei decenni nella NCAA rende questa competizione un vero groviglio delle volte.
Scusa Andrea, io per essere sicuro ho controllato, ma non esistono programmi che hanno fatto tre BCS Bowl consecutivi vincendone due…
Stanford 2010-2012.
2010 Orange Bowl vs. Virginia Tech W
2011 Fiesta Bowl vs. Oklahoma State L (Maledetto Williamson…)
2012 Rose Bowl vs. Wisconsin W
Valore di queste vittorie secondo me immensamente più grande dei 3 titoli di Alabama. Per carità non voglio togliere nulla al grande staff di Alabama e alla loro monumentale difesa. Ma Stanford ha quei risultati e per “politica aziendale”, chiamiamola così 🙂 non va mai in Over-signing di una singola borsa. Comunque sono ben contento di spostare la discussione nel Forum dove ci sono esperti ben più informati di me, primo fra tutti Andrea Campagna che occupandosene per lavoro, è una vera miniera d’oro per chi vuole approfondire.
Ottimo, anzi scusa del disguido perchè credevo parlassi di bcs championship e non in generale di bowl. Devo migliorare. Decisamente.