La caduta

Traduzione (e qualche licenza poetica) dell’articolo di Shaun Assael su ESPN.go.com
Michael Dyer scaccia il fumo dagli occhi e cerca di mettere a fuoco la domanda: Possiamo avere la pistola?
Di fianco a lui, un suo compagno di squadra di Auburn si sta addormentando, troppo stonato e stanco nel suo essere fatto per rimanere sveglio. Un altro compagno di squadra si tiene lo stomaco ed ha conati di vomito, mentre la testa letteralmente gli brucia.
Dyer, un runningback ventenne che nel 2010, alla sua stagione da matricola è già diventato all-American, sta festeggiando le vacanze di primavera a casa di un amico, a bere birra e fumare delle foglie trattate chimicamente e che si possono trovare in vendita nelle stazioni di servizio con il nome esotico di Spice, un po’ come la Spezia del ciclo di Dune di Frank Herbert. Ma il suo umore si fa cupo quando il compagno di squadra ed anch’esso matricola Shaun Kitchens gli dice “Man, lasciamo usare il tuo ‘strap’. Dobbiamo andare a fare un colpo”.
Lo ‘strap’ in gergo è una pistola calibro .45 con tanto di mirino laser, nascosta sotto al divano dell’appartamento di Dyer, fuori dal campus. Dyer, secondo quanto dichiarato nel suo successivo interrogatorio con la polizia, non era interessato a commettere una rapina quella notte e nemmeno nelle successive notti. Non certo a distanza da appena due mesi da quei secondi finali del BCS National Championship 2011 dove le sue portate avevano contribuito in maniera così determinante al titolo per Auburn, il primo dal 1957. Non era suo pensiero, a distanza di due anni dalla prospettiva di essere selezionato al primo giro del Draft 2013.
Così, dopo che lui ed i suoi amici hanno finito di guardarsi una gara di NBA, Dyer annuncia che sta per partire per casa a Little Rock, Arkansas, ma come dichiarerà sotto giuramento, Dyer non tarda molto a ritrovarsi nel suo appartamento quando riceve la visita di un’altra matricola che stava festeggiando con il gruppo precedente. Antonio Goodwin, un wide receiver da Atlanta, speranzoso di farsi strada tra i titolari nel suo secondo campionato, ma che in quel momento è panchinaro. Al momento della visita appare ansioso, con gli occhi irrequieti. “Andiamo, amico, dammi la pistola” Dyer ricorderà di quanto dettogli da Goodwin. Per la seconda volta, la star del backfield di Auburn rifiuta.
“Aveva uno sguardo negli occhi che non avevo mai visto prima” dirà poi Dyer alla polizia, cercando di spiegare a parole quello che i medici stanno scoprendo nei pronto soccorso di tutto il paese: le sostanze chimiche contenute della Spice causano un cortocircuito nei neurotrasmettitori di Goodwin, come se venisse a meno la tensione in un impianto elettrico. “Ho cercato di essere uomo e di dirgli che così non funzionava e che non poteva funzionare perchè, ad essere onesti, Antonio non è quel tipo di ragazzo” racconterà in seguito Dyer alla giuria.
Ma Goodwin non è in ascolto, e nelle prime ore del 11 marzo 2011, coach Gene Chizik si risveglierà con valanga di cattive notizie che finirà per rivelare ciò che era stato con successo tenuto segreto durante l’imbattuta stagione 2010: alcune delle  stelle che hanno portato Auburn al titolo BCS stavano usando la droga sintetica più devastante presente in quel momento in America.
Sei mesi di inchiesta di ESPN The Magazine ed “E: 60” hanno rivelato un radicarsi profondo di questa pratica, sottolineando i problemi in cui si erano cacciati molti giocatori della squadra, minando addirittura il programma che proprio in quell’anno raggiungeva la sua più grande vittoria.
Con ordine: Nel mese di agosto 2010, i Tigers erano pronti per il kickoff della stagione contro Arkansas State, quando il direttore della medicina dello sport Joseph Petrone si premurò di fare seicento copie di un articolo appena letto, sulla Spice, un incenso chimicamente trattato, venduto al banco di stazioni di servizio e minimarket nella zona dell’Alabama. Petrone non era il solo che si stava interessando alla cosa, anche altri dipartimenti di medicina dello sport delle università, da costa a costa, stavano imparando cosa era questa Spice.
Il principio attivo era il risultato di un lavoro effettuato nel 1980 da un ricercatore della Clemson University di nome John W. Huffman, che nel tentativo di aiutare i pazienti con grave dolore cronico progettò una serie di composti che agivano sulle stesse parti del cervello della marijuana. Chiamando il primo composto progettato col nome di JWH-018.
Huffman non testò mai il composto su esseri umani e la sua ricerca non lasciò mai il laboratorio, guadagnando le pagine di libri destinati ad ammuffirsi sugli scaffali. Ma due decenni più tardi, dei chimici tedeschi riscoprirono il JWH-018 e lo riportarono in vita. Inviarono il progetto ad aziende chimiche cinesi, che restituirono una polvere che poteva essere mescolata con un solvente liquido ed utilizzata nebulizzandola su altri supporti come delle foglie, per creare una nuova potente droga da discoteca.
Il problema fu che le due partite restituite non erano propriamente identiche. Uno dei due gruppi di foglie era stato spruzzato con concentrazioni più elevate di JWH rispetto all’altro, rendendolo potenzialmente pericoloso per la vita. Questo fu chiaro quando i soldati americani, acquistata la Spice per eludere i test antidroga dell’esercito, iniziarono a cadere in overdose.
Prima del 2009, la Spice era venduta liberamente su Internet, commercializzata in confezioni di cellophane lucido che sembrava carta da caramelle, spesso con la frase “non destinato al consumo umano”, scritto in piccoli caratteri. Negli Stati Uniti, l’Associazione americana dei Centri Antiveleni si trovò inondata di chiamate da medici di pronto soccorso che non avevano idea di cosa stava causando quegli strani sintomi, trovandosi a dover fronteggiare quell’improvvisa allarme. Entro il 2010, 11.406 persone a livello nazionale furono ricoverate al pronto soccorso con i medesimi sintomi.
“Se prendi gli effetti peggiori delle metanfetamine, del crack e dell’LSD, questo è quello che vedevano” dice il Dott. Mark Ryan, direttore del Centro Antiveleni della Louisiana. “Queste persone erano paranoiche, psicotiche. In mancanza di un termine migliore, erano fuori di testa”.
Così, dopo che Petrone lesse di una legge approvata dal legislatore dell’Alabama nel luglio 2010 per punire penalmente il possesso di JWH-018, andò alla macchina copiatrice e fece sufficenti duplicati dell’articolo per metterne uno in ogni armadietto di ogni atleta di Auburn, tra cui anche le matricole Michael Dyer, Dakota Mosley, Antonio Goodwin e Shaun Kitchens ed il junior Mike McNeil.

Dal 2002 al 2006 Gene Chizik era uno dei più interessanti assistenti allenatori del paese. Defensive Coordinator ad Auburn nella stagione senza sconfitte del 2004, fu successivamente assunto come vice capo allenatore a Texas, conquistando il titolo nazionale nell’anno successivo. Nel novembre del 2006 Iowa State investì un milione e centomila dollari sul mascellone ex-linebaker di Florida per ricostruire il suo programma. Ma in Chizik non scattò mai nulla per Ames, e dopo una prima stagione disastrosa chiusa con 3-9, l’anno successivo la squadra sprofondò con una striscia di dieci sconfitte consecutive.
Nonostate i rovesci, Chizik destò forte interesse ad Auburn quando il decennio di Tommy Tuberville si chiuse con una memorabile sconfitta 36-0 per mano di Alabama nell’Iron Bowl del 2008. I tradizionalisti in seno al programma apprezzavano l’idea alla base della filosofia di Chizik e del suo potente football, e persuasero i recalcitranti che i rovesci ad Iowa non avrebbero fatto altro che segnare la strada per il balbettante programma di Auburn.
A pochi giorni dal suo quarantasettesimo compleanno, con un record come capo allenatore di 5-19, il nativo di Tarpon Springs, Florida, si ritrovò in mano il posto di capo allenatore assegnatogli dal direttore atletico Jay Jacobs, assieme ad un aumento di budget di ottocentomila dollari. L’ingaggio letteralmente fece ululare gli scettici che credevano nella necessità, per Auburn, di un peso massimo per contrastare l’Alabama di Nick Saban. Un corsivista del Birmingham News riferì che un ex-assistente di un college SEC “rise forte” quando sentì la notizia. Il Montgomery Advertiser scherzò sul fatto che migliaia di persone celebrarono l’ingaggio – tutte a Tuscaloosa (sede di Alabama).

Così nella sua conferenza stampa introduttiva, Chizik fu guardingo e deferente, insistendo sul fatto che “questo lavoro è un sogno per me, perchè conosco questo posto”. Anche se si affrettò poi, nei fatti, a mettere il proprio marchio sullo staff dei Tigers, sostituendo svariati elementi che provenivano dalla gestione Tuberville con un gruppo di altissimo livello tra cui Trooper Taylor, un astuto, reclutatore gregario che aveva portato ricevitore Dez Bryant a Oklahoma State, e Gus Malzahn, un nativo dell’Arkansas profondamente religioso, considerato come la miglior mente offensiva nel college football dopo due anni di lavoro con il miglior attacco negli Stati Uniti a Tulsa.
La prima stagione di Chizik non fu spettacolare, terminata con un onorevole 7-5 dopo aver battuto in maniera faticosa all’overtime Northwestern nell’Outback Bowl. Poi le aspettative andarono alle stelle per la successiva stagione quando i siti specializzati segnalarono per Auburn il quarto miglior recruiting di quella sessione, guidato dal più interessante junior quarterback nel paese, Cam Newton. Tutto questo doveva essere amalgamato dal talento di Chizik per creare nel tempo una squadra forte, ma Malzahn concluse un altro colpo alla pari di quello di Newton, utilizzando i suoi contatti nei luoghi dove aveva iniziato ad allenare nelle scuole superiori, convincendo il miglior runningback della nazione, Michael Dyer, da Little Rock Christian Academy.
Sebbene lì vicino Alabama fosse da pochissimo giunta al titolo BCS, le persone addentro al programma di Auburn erano certe che Chizik sarebbe diventato un allenatore d’elite, proprio come Jacobs aveva immaginato quando lo aveva assunto.
Dyer giunse ad Auburn nell’estate del 2010, il suo sorriso smagliante e la sua umiltà smentivano il ragazzo tutto d’un pezzo che all’età di tre anni aveva perso il padre in un incidente stradale ed era stato allevato con gli aiuti degli amici di famiglia. In un video di presentazione dei Tigers per il 2010 alludeva lui stesso a come avesse utilizzato il football per trovare il suo posto nel mondo “quando porto la palla, abbasso sempre le spalle e penso ‘chi ha intenzione di farsi buttare giù questa volta?'”. Inoltre ha sempre ammesso che Auburn non era certo nei suoi pensieri come college finchè il suo amico e compagno di squadra a Little Rock Christian, un tight end di 1,93 per 108 chili di nome Dakota Mosley, ricevette una borsa di studio. “Un giorno mi ha chiamato e mi ha detto che voleva che venissi a UA con lui”, ricorda Dyer nel video stesso. “Se non avesse detto qualcosa, probabilmente non sarebbe stato qui”.
Le due matricole così raggiunsero lo stesso punto nella vita di un atleta, ma da percorsi totalmente diversi. Mentre Dyer aveva vissuto l’esistenza di un ragazzo senza privilegi, arrabbiato per la morte del padre, Mosley era stato viceversa inondato dall’affetto del padre Harrison Mosley, un gioviale proprietario di una agenzia di pulizie, così legato a suo figlio da mollare moglie e due figlie a Fayetteville in Arkansas per poter seguire il figlio nella sua carriera di giocatore nella prestigiosa Little Rock Christian. Harrison si curò di condurre sia Dakota che Dyer ai bowl universitari ed ai camp pre-recruiting, “cercavo di costruire relazioni per loro” disse, e la sua opera pagò quando Malzahn riuscì a farli entrambi firmare. Ancora una volta Harrison non si fece pregare a seguire il figlio anche per mantere su di lui un occhio vigile, aveva pur sempre solo 19 anni.
Ma il figlio non poteva certo resistere alle tentazioni che si trovavano in un campus SEC, che erano di gran lunga più forti di tutte quelle a cui era stato esposto Dakota a Little Rock. Fece il suo primo assaggio di Spice durante la visita per il recruiting del 2009 quando un giocatore più vecchio, ad una festa della squadra di football, gli fece dare un tiro aggiungendo “Sai che non è tracciato nei test antidoping”. Dakota disse a ESPN Mag in un’intervista esclusiva a febbraio “Fu solo una delle cose che che si potevano fare per divertirsi come facevano tutti gli altri”. Con il suo inserimento ufficiale in squadra, avvertì che quella sostanza era usata apertamente, ed ampiamente disponibile ad Auburn, quindi tolse di mezzo la famosa fotocopia di Petrone dal suo armadietto e continuò a fumare.
Poi in un allenamento di fine estate ci fu uno stop alla sua carriera di college football prima ancora che questa avesse inizio. Mosley si strappò una spalla e questo richiese un intervento chirurgico da effettuare solo al termine della stagione. Era solo una matricola e un anno redshirt probabilmente avrebbe aiutato la sua acclimatazione, ma più lontano stava dal football, più isolato si sentiva, riempiendo la sua inattività fumando Spice, non preoccupandosi del cambiamento che stava avvenendo in lui.
Cominciò ad andarsene in giro per il campus con una vecchia tuta dei Tigers sporca e costellata di bruciature, “Potevo andare avanti giorni senza farmi la doccia” ricorda “La Spice ti rende insensibile all’importanza delle altre cose. Ma al tempo stesso, se non ce l’hai si anno sintomi di astinenza praticamente all’istante”.
Secondo Mark Ryan del Centro Antiveleni della Louisiana, il potenziale di dipendenza dalla sostanza deriva dal fatto che attiva il flusso di serotonina, un neurotrasmettitore associato all’euforia. “È come un farmaco per la terapia del dolore: alla lunga va aumentato il dosaggio per ottenere gli stessi effetti”.
Mentre Mosley lottava con una crescente dipendenza, Antonio Goodwin, un suo collega matricola valutato quattro stelle su cinque dai siti specializzati in recruiting, si accorgeva di come i veterani della squadra fumassero Spice prima dell’inizio delle lezioni, nelle sessioni di filmati di preparazione alla gara, anche allenamento, e seguì semplicemente il loro esempio. “I giocatori più grandi continuavano a dire che non sarebbe risultato nulla dai test antidoping. Questo ti faceva fumare più rilassato” ricorda. Come Mosley, Goodwin notò però che il farmaco modificava le sue percezioni e le prestazioni sul campo: “Come giocatore, sentivo come se scivolassi” disse “e passaggi che normalmente tenevo mi sfuggivano dalle mani. Sui long run iniziavo a rallentare. Problemi respiratori. Cose del genere”.
Ma Goodwin era per lo più adibito allo special team e se gli starter sentivano effetti negativi dall’uso di Spice, questi non ne davano segno esteriore. A ottobre della stagione 2010 i Tigers erano con un record di 9-0 ed avevano battuto tre squadre nel top-15 del ranking nazionale. Cam Newton era uno dei favoriti per l’Heisman Trophy e Chizik non poteva mettere il naso fuori dalla sua casa che era assalito dai booster che improvvisamente volevano fargli sapere che lo avevano sempre sostenuto, sempre sempre. Dyer, che aveva collezionato tre gare da più di cento yards su corsa, era stato salutato come un nuovo Bo Jackson.
Nonostante tutto questo successo, però, si stava diffondendo una certa preoccupazione negli 88.000 metri quadrati del complesso atletico di Auburn, riguardo al problema della marijuana sintetica. Un vice allenatore di quella squadra 2010, che ha chiesto di rimanere anonimo, riferì a ESPN Mag a febbraio che Chizik trattò l’argomento in una riunione dello staff di metà stagione: “Disse: ‘Dobbiamo tenere circoscritta questa cosa’”, dice l’allenatore. “Sapeva certamente più di quanto sapessi io”. Chizik convocò anche una riunione per mettere in guardia i giocatori, dicendo che chi fosse stato sorpreso a far uso di marijuana sintetica sarebbe stato cacciato dalla squadra.
Nonostante lezione del coach, Petrone, il direttore della  medicina dello sport, ha ammesso a ESPN Mag nel mese di marzo 2013 che non andò mai da nessun singolo studente-atleta in cerca di informazioni e nessuno andò mai da lui. E non era a conoscenza (fatto ben più grave) che il Laboratorio di Tossicologia Redwood, avesse realizzato un test delle urine per scovare la marijuana sintetica a Santa Rosa, in California, e ne aveva dato annuncio già nel luglio 2010, un mese prima delle famose fotocopie in ogni armadietto.
Invece, Petrone si rivolse al fornitore di test antidoping di Auburn, Aegis Labs, che si trova nella città natale di Petrone a Nashville, Tennessee, per chiedere il suo aiuto nella creazione di un test. Secondo Petrone, Aegis rispose che necessitava un arco di tempo da tre a sei mesi.
Che, col senno di poi, è stata la zona grigia di questa storia.
A fine ottobre 2010, con i Tigers imbattuti, Harrison Mosley era completamente coinvolto nella vita del campus di suo figlio: l’energia del Toomer’s Corner il sabato notte, la crescente celebrità di Cam Newton e le masse di operatori media che scendevano su Auburn. Lo si poteva anche trovare sulla sideline durante gli allenamenti a incitare i figli di altri genitori, lontano invece dal suo.
Non avendo mai giocato a football oltre il liceo, Harrison fu sedotto dalla vicinanza del programma. Portava fuori i giocatori a mangiare, desideroso di cogliere tutti i dettagli della vita nello spogliatoio, oltre ad essere diventato un habitué del bar di “The Hotel“, un elegante guest house del campus dove faceva da intrattenitore per i genitori delle potenziali reclute della squadra. Sostenne poi che erano gli stessi allenatori a spronarlo, in particolare Malzahn, che tiene ancora in grandissima considerazione
“Ci hanno chiesto [a noi genitori] di andare a vedere i giocatori che erano vicino a dove vivevamo e intrattenersi con loro e intrattenersi con le loro famiglie e le solite cose”, ha detto a ESPN Mag in un’intervista a marzo. (Un portavoce per l’università nega che Mosley abbia avuto alcun ruolo ufficiale nel recruiting)
Harrison passò abbastanza tempo in giro per il programma e venne a sapere della marijuana sintetica solo in un secondo momento. La prima volta che sentì parlare di Spice fu nel settembre 2010, quando si scontrò con uno degli amici di Dakota ad un barbecue chiedendo cosa stava succedendo a suo figlio. Il giocatore gli rivelò che Dakota faceva parte di un circolo molto ristretto di fumatori di Spice che tenevano regolarmente delle feste a casa di Dyer. Harrison andò dritto da Malzahn.
Anche se Malzahn rifiuta di discutere direttamente dell’incontro con ESPN Mag, ha pubblicato un commento, attraverso un portavoce dell’università, dicendo che i due uomini avevano discusso riguardo la depressione di Dakota e non di Spice. In ogni caso, la promessa del coach fu di dare un seguito ai problemi Dakota, calmando Harrison, che fece un passo indietro, sperando che suo figlio potesse scacciare i suoi demoni senza mettere a repentaglio il suo futuro nel football.
Ma la Spice era troppo forte da superare per Dakota. Attraverso una serie di interviste ad ampio raggio da dicembre ad aprile, Dakota ha raccontato che, seduto nella sua stanza una sera, sentiva “come se fossi nel paese dei cartoni animati o qualcosa del genere. Mi sentivo come se non fossi più qui sulla Terra. Era selvaggio. Fu pazzesco”.
In una visita a casa per il fine settimana in Arkansas, la sua spirale scese ancora più in basso. Dakota non arrivò mai a casa il venerdì sera, come previsto, Harrison andò alla ricerca di suo figlio e lo trovò in un negozio locale. Ma Dakota era completamente fatto e si rifiutò di andare con suo padre, scomparendo negli angoli bui di Little Rock. Harrison finalmente ricevette una chiamata da Dakota domenica, gli diceva che era pronto a tornare a scuola. I due partirono per Auburn quella notte con Harrison al volante.
Tornati campus, Malzahn organizzò una sessione di consulenza per Dakota, che la saltò. Successivamente, l’adolescente confessò di avere pensieri suicidi in seguito al fumo di Spice. E il padre ammette che era alla deriva. “Io davvero non sapevo dove sbattere la testa, perché non capivo in cosa mio figlio si fosse cacciato”, dice Harrison. Quindi, il padre quarantatreenne prese una decisione: provare lui stesso la Spice.
In un negozio fuori dal campus in un centro commerciale, Harrison acquistò alcuni pacchetti argentei, poi andò al suo appartamento in affitto e si arrotolò una canna. Tre boccate più tardi “Le mie braccia cominciarono a tremare e ho sentii la mia frequenza cardiaca triplicare, come se stessi andando a cento chilometri l’ora” dice “Sono rimasto sveglio fino alle 3 del mattino, pensando ‘devo uscire da questa roba’”.
Il giorno dopo, Harrison si fiondò a raccontare a Malzahn quello che aveva scoperto. “Hai un problema serio se i giocatori si stanno facendo di questa” sostiene di aver detto all’allenatore. “È la cosa più spaventosa che abbia mai fatto. Faresti meglio a distribuire balle di marijuana”.

All’inizio di novembre 2010 mentre Auburn si preparava ad una gara non-conference contro la non irresistibile Chattanooga, Chizik e Malzahn si videro costretti ad affrontare problemi ben più gravi di una matricola alle prese con una dipendenza da marijuana sintetica. ESPN ed il New York Times avevano appena riferito che il padre di Newton, Cecil, si era informato in alcuni college SEC sulla possibilità di ottenere attorno ai 180.000 dollari per “indirizzare” la scelta del figlio, prima che Newton scegliesse Auburn piuttosto che Mississippi State. Gli investigatori della NCAA piombarono sul programma, iniziando un’indagine che includeva lo spulcio di documenti contabili, dichiarazioni dei redditi e controllo delle email per verificare eventuali irregolarità nel processo di recruiting.
I reporter ovviamente si accalcarono attorno al bus dei Tigers prima che questo partisse alla volta dell’hotel della squadra a Montgomery, Alabama, chiedendo a Newton dichiarazioni riguardo allo scandalo montante “Non ho fatto niente di male” avrebbe detto, facendo spallucce. (La NCAA non troverà prove di irregolarità nel suo comportamento).
Newton e i Tigers batterono l’avversario FCS, 62-24, continuando nel loro ruolino di vittorie contro Georgia e con una epica rimonta di 21 punti con Alabama. Dyer concluse la stagione regolare con 1.093 yards su corsa, battendo il record della scuola per una matricola, fissato da Bo Jackson nel 1982. Il 4 dicembre, i Tigers annichilirono South Carolina nella gara per il titolo SEC, per la prima stagione da imbattuti dal 2004.
Nel frattempo, nella quiete prima della partita per il titolo nazionale, la dipendenza di Dakota fu sotto gli occhi di tutti. Il 20 dicembre 2010 fallì un test antidoping per marijuana ed un sonnifero a prescrizione, il benzodiazepine. Una nota ufficiale spedita a Chizik ed al direttore atletico di Auburn Jay Jacobs innescò una valanga di sanzioni, tra cui una sospensione automatica di tre mesi e una convocazione di Harrison, il quale afferma che la notifica – da Petrone, non da Malzahn o da Chizik – era la prima indicazione che Dakota non rispondeva agli sforzi del dipartimento di atletica. Sorprendentemente, Harrison non diede forfait per la gara del titolo nazionale il 10 gennaio 2011, a Glendale, in Arizona, con la matrigna di Dakota. “Ero lì per sostenere Michael Dyer” disse. “Voglio dire, ho fatto parte della vita di Mike. Ero lì per sostenere gli altri ragazzi che mi sono stati vicini e che hanno significato molto per me. Ero lì per supportare i tecnici che stavano facendo una bella stagione.”
Sotto le luci del BCS Championship, la difesa di Oregon tenne Newton ad un paio di touchdown e appena 65 yards su corsa. Con il punteggio in parità a 19-19 ed il cronometro che scorreva inesorabilmente verso la conclusione della gara, Newton consegnò la palla a Dyer, che corse dritto su un placcatore, attendendosi un fischio della crew. Ma Dyer si rese conto che il suo ginocchio non aveva toccato terra e continuò a correre per un guadagno di 37 yards fino alla linea delle 23 di Oregon. Tre giocate più tardi, guadagnò altre 16 yards, creando le condizioni per il field goal decisivo.
Dyer, nominato MVP offensivo, fece la parte del leone in quel primo titolo nazionale di Auburn da più di mezzo secolo, ma la difesa delle Tigri era altrettanto robusta. Unodei suoi inaspettati punti di forza era Mike McNeil, un safety di Mobile, Alabama, che è stato allevato dalla madre e dal nonno, il ricevitore Pro Bowl Clifton McNeil, dopo che suo padre era stato assassinato quando lui aveva solo 7 anni. McNeil guidò la difesa con 14 placcaggi, 12 da solo, avendo tutte le ragioni per credere di poter seguire le orme del nonno alla NFL.
Mentre Dyer e McNeil brillavano su un palcoscenico nazionale, Dakota li osservava in TV nel suo appartamento di Auburn, passando le ore a fumare Spice.

Il 24 gennaio 2011, due settimane dopo la partita che aveva incoronato i Tigers, Aegis Labs informò Auburn che era pronto un test per il JWH-018, sei mesi in ritardo rispetto al test di Redwood. I giocatori della squadra 2010 che non erano stati riconfermati per la primavera seguente non erano più passibili di controlli antidoping e quindi non potevano più essere scovati. “Penso che siamo stati uno dei primi, se non il primo college nella Southeastern Conference a fare test per questa sostanza”, disse Jacobs in difesa della tempistica.
Tre giorni dopo, Petrone effettuò il test su 97 studenti-atleti scoprendo cinque casi positivi, tra cui Mosley e un altro giocatore non identificato della squadra di football, secondo i documenti messi a disposizione dal dipartimento di atletica, nel febbraio di quest’anno (2013). Nel corso dei successivi sei mesi, Petrone somministrò il test ad altri 702 atleti trovando 13 nuovi casi, almeno 10 membri della squadra di football.
Una delle Tigri di quel gruppo era Shaun Kitchens, wide receiver diciannovenne da Atlanta. La madre della matricola, Kimberly Harkness, faceva tre lavori per mantenere il figlio ad Auburn, oltre a curarsi degli altri due fratelli di Shaun, di cui uno con bisogni speciali. Il giorno in cui lasciò il figlio all’ingresso del campus è stato, ha detto ad ESPN Mag , il più importante della sua vita. “Mi sono fatta il culo lavorando per dare a lui questa opportunità”, ricorda che disse ad uno degli allenatori. “Adesso lo metto nelle vostre mani”.
Ma alla fine di febbraio 2011, ricevette una telefonata dall’assistente allenatore Trooper Taylor, che aveva portato Kitchens nel suo ufficio per informare la Harkness che suo figlio stava saltando le lezioni e arrivava in ritardo alle riunioni della squadra. “Perché, Shaun?” ricordò di avergli chiesto “Hai lavorato così duramente per questo. Perché?”.
Kitchens borbottò delle scuse, ma la Harkness afferma che suo figlio era di solito molto concentrato e determinato. “Potevo mettere la mano sul fuoco,” aggiunge “qualcosa non andava bene”. La questione del test antidoping positivo, la Harkness dice che non fu affrontato.
Quello che la Harkness non poteva sapere era che, mentre gli investigatori NCAA spulciavano messaggi ed email per venire a capo del caso di Newton, i membri di punta del dipartimento atletico di Auburn fecero una precisa scelta di non parlare di Spice. Jacobs, ex tackle offensivo per le Tigri nei primi anni ’80, disse a ESPN Mag in un’intervista lo scorso febbraio, che la decisione di non informare i genitori degli atleti dei loro test positivi fu una necessità legale perché la droga non era ancora stata aggiunta alla lista di sostanze vietate dal college.
Sulla base di documenti ottenuti da ESPN Mag, la politica antidoping di Auburn nel 2010 faceva ricadere tra le sostanze stupefacenti messe al bando, anche la lista di sostanze vietate dalla NCAA, tra cui una categoria chiamata droghe di strada. Mentre la lista della NCAA definisce la marijuana come una droga di strada (nessuna menzione specifica riguardo alla marijuana sintetica), una clausola nella policy di Auburn avrebbe permesso di ampliare la definizione sino ad includere “composti correlati”. Eppure lo staff legale della scuola concluse che la Spice non era un composto correlato alla marijuana classica. “Nel 2010 e all’inizio del 2011, l’uso di marijuana sintetica non era necessariamente una trasgressione della nostra policy”, dice C. Randall Clark, il capo della commissione antidoping del Senato Accademico.
In altre parole, la scuola ritenne che il dipartimento di atletica non poteva sanzionare gli studenti beccati ad usare Spice allo stesso modo di quelli che utilizzavano marijuana classica o cocaina. Ciò significava nessuna notifica ai genitori, nessuna sospensione dall’attività atletica e nessuna terapia obbligatoria. “Non c’era nulla che potessimo fare tranne educare i nostri atleti” disse Jacobs.

La prima volta che Mosley apprese la positività al test antidoping di Auburn per la Spice, nel febbraio 2011, rimase pietrificato. “Avevo paura di dover chiamare di nuovo i miei genitori e dire loro che ero risultato positivo ad un nuovo test antidoping stavo per essere cacciato dalla squadra” ha detto a ESPN Mag.
In realtà non successe niente, anche dopo essere risultato positivo altre sei volte prima del 9 marzo. Petrone gli disse di smettere di usare droga, ma “Fu un po’ strano” disse Dakota “Fu come se si potesse finire nei guai per farlo, ma non lo si fosse. Sembrava quasi come se fosse tutto ok”.
La mattina del 9 marzo 2011, dopo il settimo controllo antidoping risultato positivo, Mosley fu scortato nell’ufficio di Chizik per parlare del suo futuro. Chizik ha rifiutato di parlare dell’incontro con ESPN Mag, così come Malzahn, anch’egli presente, mentre Cassie Arner, un portavoce del Dipartimento di atletica, ha descritto a due anni di distanza l’incontro come un discorsetto di incoraggiamento, effettuato per aiutare la travagliata matricola. “Coach Chizik fissò obiettivi molto specifici che il signor Mosley avrebbe dovuto centrare se voleva rientrare nella squadra quella primavera” ha detto in un’intervista a ESPN Mag lo scorso marzo. Tali obiettivi includevano il rimanere pulito per sei settimane e partecipare a sedute di consulenza psicologica.
Harrison Mosley, però, ricorda l’incontro in modo diverso. Secondo lui, Malzahn era uscito dalla riunione dicendo che “si ritenevano soddisfatti” e che Chizik stava per rimettere Dakota in squadra. Dakota ricordò che gli fu detto “probabilmente stai per tornare in squadra”.
I particolari possono essere meno interessanti rispetto alla tempistica della riunione. Gli sms successivi al 9 marzo 2011, tra Harrison e suo figlio indicano che Dakota era in procinto di incontrare un investigatore della NCAA dopo quel giorno. Secondo i testi dei Mosley, l’investigatore voleva sapere dei viaggi per il recruiting che Dakota aveva fatto ad Auburn nel 2009, così come una foto che lo immortala mentre stringeva una pila di fatture tenute ferme da un nastro di gomma. Harrison disse che il denaro proveniva dalla vendita dell’auto del figlio. Ma i testi, che Mosley ha fatto avere a ESPN Mag, suggeriscono la sua preoccupazione per come sarebbe stato percepito dalla NCAA (Nel mese di novembre 2012, diversi media hanno riferito che la NCAA stava effettivamente esaminando il reclutamento di giocatori corteggiati da Taylor e dall’allenatore dei runningback Curtis Luper).
“Hai mai visitato con la signora NCAA” Harrison chiese a suo figlio alle 19:21 del 9 marzo 2011.
“Sì ho fatto,” Dakota rispose.
“Allora, cosa vi siete detti?”
“Ha chiesto giusto dei viaggi.”
“E la foto?”
“Appena detto loro che era la vendita della macchina di mia mamma”
“Che è stato?” Chiese Harrison. Ha poi proseguito con “Chiamami tra un minuto.”
Non ci sono prove che l’incontro di Dakota con Chizik abbia avuto a che fare con l’incontro dell’investigatore NCAA in programma il giorno dopo. Dakota, infatti, disse che non fu mai tirato in ballo. Concluse dicendo che si sentiva ottimista. Nonostante tutti i suoi test positivi alla Spice, il programma non lo avrebbe abbandonato.

La sera dopo, il 10 marzo 2011, con le vacanze di primavera alle porte, Michael Dyer sventolatosi via il fumo dagli occhi, cercò di concentrarsi sulla domanda: Possiamo avere la tua pistola?
Fissava Mosley, Goodwin, Kitchens e un quinto compagno di squadra, il receiver sophomore DeAngelo Benton, che li stava ospitando nel suo appartamento fuori dal campus. Stavano guardando una partita dell’NBA, passandosi della marijuana sintetica e lamentandosi di come erano al verde. Come il risultato della sua sospensione di tre mesi per uso di marijuana, Mosley non percepiva più la diaria da Auburn. Kitchens e Goodwin avevano circa 350 dollari, ma non era abbastanza.
Dopo che lui ed i suoi amici finirono di guardare la partita, Dyer disse che andava a preparare la valigia per il suo ritorno a Little Rock. Secondo la successiva testimonianza di Benton, gli altri tre, Mosley, Goodwin e Kitchens fecero lo stesso, ma non prima di “farsi un qualche tipo di pillola”. (Mark Ryan, l’esperto antiveleni della Louisiana, descrive miscelazione medicine da prescrizione con Spice come “benzina sul fuoco”) Benton aveva le spalle al gruppo quando sentì uno di loro dire uscendo, “Sono stanco di essere al verde. Ho bisogno di fare un colpo”.
Dyer, che ha rifiutato le richieste di intervista a ESPN Mag, più tardi testimoniò in tribunale che non era nel suo appartamento da molto quando Goodwin gli fece visita per chiedere  pistola calibro .45. Ma in una intervista esclusiva con ESPN Mag lo scorso marzo, Goodwin smentì l’affermazione, sostenendo che Dyer aveva con sé l’arma e la portò ad un’altra festa, questa volta in un appartamento condiviso da Mike McNeil e il futuro cornerback dei Kansas City Chiefs, Neiko Thorpe .
“Quando arrivammo a casa di Neiko c’era un po’ da fumare e da bere”, dice Goodwin. “Eravamo con diverse femmine e, comunque, era come succede nelle sere giuste. Eravamo rilassati, tranquilli, e Mike Dyer aveva la pistola alla cintura. Dakota chiese di vederla”.
Thorpe ha poi dichiarato alla polizia che quando seguì i suoi compagni di squadra nella stanza di McNeil, assistette al passaggio di mano di una pistola e si discusse di “qualcosa riguardo ad una roulotte”.

E’ facile perdersi a Conway Acres, un’area di sosta per roulotte alla periferia di Auburn piena di identiche strade senza uscita. Le case prefabbricate sono ammucchiate come tessere del domino, con portici a zanzariera tutti uguali, prati rasati e pickup parcheggiate fuori.
Mosley era stato al rimorchio 437 qualche settimana prima per visitare un amico, Tyler Smith, e l’aveva visto mettere un assegno da 850 dollari in una piccola cassetta di sicurezza Walmart in una delle camere da letto. McNeil poi disse alla polizia che Mosley aveva deciso di “colpire” proprio lì perché “il suo amico aveva un po ‘di soldi” mentre Goodwin insisté “Nessuno di noi aveva già idea di cosa fare”. Kitchens ricordò vagamente “Altre persone con cui ero in macchina decisero di dirigersi verso il rimorchio”. Mosley disse che il furto nel casa su ruote fu un’idea di Kitchens.
Ad ogni modo, tutti erano ancora stonati quando saltarono sulla berlina Chrysler 300 bianca di McNeil, poco prima della mezzanotte del 10 marzo 2011, per la “gita” a Conway Acres. McNeil guidò fino alla strada di accesso, poi scese per permettere a Mosley di assumere la guida.
La roulotte era illuminata, con dentro diverse persone che guardavano un film, tra i quali uno studente di ingegneria meccanica di nome Don Rhoades. Quando Rhoades sentì bussare, pensò fosse un altro amico di quelli che avevano promesso di fare un salto. Aprì la porta trovandosi faccia a faccia con la canna della .45.
“Mi spinse sul divano e praticamente mi montò sopra” Rhoades testimoniò in tribunale. Una delle ragazze presenti corse a nascondersi in una stanza da bagno, rincorsa da uno degli intrusi, più tardi identificato come Goodwin, con una pistola ad aria compressa. La ragazza, Ingrid Capps, poi ha ricordato che quando un altro ostaggio si mise a piangere, “Il signore che aveva [un] rosario di legno le ha detto di chiudere la f…a bocca”. Pochi minuti dopo, uno dei ladri tornò da una camera da letto con una cassaforte nera. “Abbiamo quello per cui siamo venuti qui ” Capps ricorda che gli dissero mentre fuggivano (Tyler Smith, conoscente di Dakota e il proprietario del rimorchio, non era presente durante la rapina).
Sbirciando fuori le luci di coda della Chrysler bianca scomparire nel buio, un Rhoades scosso disse alla Capps di chiamare il 911 tramite l’iPhone che aveva intelligentemente nascosto nel divano. Appena l’auto raggiunse il viale principale fuori dall’area di sosta, due agenti di polizia di Auburn risposero alla chiamata ed accesero le luci blu della pattuglia. Mosley ha rallentò a passo d’uomo e sterzò verso l’entrata inghiaiata di un allevamento di cavalli. La polizia andò a scovarli, pistole di servizio alla mano, ordinandogli di uscire dalla macchina. Un terzo ufficiale teneva d’occhio la scena con il fucile puntato.
Appena i quattro sventurati Tigers furono sul ciglio della strada, la polizia rinvenne la cassaforte nera con una pistola calibro .45 e una pistola ad aria compressa. Alla richiesta di identificarsi, Goodwin rispose: “Siamo della squadra di football di Auburn”.
La mattina dopo Chizik si svegliò con la notizia che quattro tigri erano al fresco presso il centro di detenzione della contea di Lee, con 511.000 dollari cauzione. Si riunì con il suo staff e rilasciò una dichiarazione in cui espresse shock e indignazione. “Mentre ci rendiamo conto che il processo farà il suo corso e questi giovani avranno il diritto di vedere esaminato il loro caso, giocare per la Auburn University è un onore e un privilegio. Non un diritto. Sono estremamente deluso e imbarazzato dal comportamento di questi individui”.
Dopo il rilascio della dichiarazione, prese il telefono nel suo ufficio e cominciò a chiamare i genitori dei giocatori coinvolti. Harrison Mosley ricordò che il capo allenatore gli disse  “Non mi piacciono le circostanze per cui devo chiamare. E’ come se Dakota mi avesse pugnalato alla schiena”.

Una recente visita a Conway Acres questo marzo ha rivelato che tutte le prove sulla scena del crimine sono state rimosse. La casa mobile sul lotto 437 è andata, rimane un rettangolo di erba.
Qualsiasi ricordo dell’epoca Chizik è stato ripulito. Dopo aver vinto un campionato nazionale, solo sei anziani della squadra 2010 sono tornati, e Chizik ha messo assieme una stagione con 8-5 nel 2011, e un disastroso 3-9 nel 2012. I booster che gli avevano gettato le braccia al collo quando era sulla cresta tornarono alla cantilena precedente: avevano ragione gli altri quando dicevano che era l’uomo sbagliato per quel lavoro.
Così Jacobs diede retta ai corvi in una mail del 25 novembre, annunciando che stava licenziando Chizik, l’uomo che una volta riteneva perfetto per quel lavoro. “Mi scuso con la Famiglia di Auburn, e soprattutto i nostri abbonati e donatori, [che] hanno dovuto sopportare una stagione frustrante e difficile. Si aspetta e merita di meglio” ha scritto.
In un piovigginoso mattino dell’Alabama, in febbraio, Jacobs guardava fuori dalla sua finestra le gru che alzavano piloni di cemento di un nuovo garage fuori dal Jordan-Hare Stadium e considerava la questione che aleggiava sul suo dipartimento di atletica da quella notte di due anni prima.
Il suo programma era troppo occupato della vittoria per confrontarsi con un problema di droga che stava lentamente distruggendo i suoi giovani giocatori?
Sorseggiando una Diet Coke, il direttore atletico ha evitato di entrare nello specifico su un caso, per affrontare il quadro generale. “Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per educare i nostri studenti-atleti in attesa che noi e il laboratorio di test capissimo esattamente con che cosa avevamo a che fare. Penso proprio come il resto del campus e della nazione stava cercando di capire” ha detto. Il mondo in lento movimento dei test antidoping nei college, Jacobs ha sottolineato, non regge il confronto con rapido evolversi delle droghe sintetiche.
Ma quattro vite rimangono come sospese: Mosley, Kitchens, McNeil e Goodwin sono lasciati a chiedersi che cosa poteva fare Auburn per rendere più difficile per loro fumare Spice, e più pericoloso per il loro futuro nel football. Se chiedete di loro a Jacobs, avrete come risposta che sono giovani adulti che, in ultima analisi, devono assumersi la responsabilità delle loro azioni.
Le due tesi di questa disputa sono emerse fortemente nel mese di aprile 2012, quando Goodwin è stato il primo dei quattro ad affrontare una giuria. In tre giorni, ha sentito Dyer testimoniare circa l’uso di Spice in squadra, e gli studenti del rimorchio raccontare il loro orrore per essere stati oggetti di rapina. Ma quando avvocato nominato dal tribunale per Goodwin, ha provato a chiamare Chizik a testimoniare, giudice presidente Christopher J. Hughes, un allunno di Auburn, ha categoricamente cassato la richiesta. “Auburn non è sotto processo” ha sentenziato.
Alla Giuria di Goodwin sono bastati 45 minuti per condannarlo. Nel giugno 2012, Hughes ha condannato il wide receiver, una volta tanto promettente, a 15 anni di carcere.
Nel corso di un colloquio telefonico questo marzo dal Penitenziario Kilby a Montgomery, Alabama, Goodwin si è assunto la piena responsabilità per le sue azioni. “Non sto cercando di nascondermi” ha detto. Ma ha anche avuto un sacco di tempo per considerare come la sua esperienza ad Auburn avrebbe potuto andare diversamente. “Non è stato difficile scoprire che eravamo tutti fumatori” ha detto “arrivando al punto in cui i giocatori si presentavano alle riunioni stonati e le prestazioni in allenamento non erano così buone come lo erano all’inizio della stagione. Ha pagato dazio un sacco di gente, un sacco di giocatori. Ma eravamo una squadra vincente che ha ottenuto il riconoscimento con un quarterback superstar. Così [gli allenatori] hanno cercato di mantenere gli scheletri negli armadi. Non doveva trapelare nulla sui media. Si doveva … nasconderlo”.

Anche gli altri tre casi di Conway Acres sono all’esame della Lee County Courthouse, c’è certo più da discutere sul fatto che la Spice abbia portato agli eventi del 11 marzo 2011. L’8 aprile, McNeil sarà il secondo Tiger ad essere processato.
Harrison Mosley resta fermamente convinto che la marijuana sintetica è la causa principale della fine dell’era Chizik. “Penso che abbia cambiato personalità ed i caratteri della gente” ha detto “Guarda il tasso di ritenzione dei giocatori nelle classi di reclutamento 2009 e 2010. Guardate quanti se ne sono andati”.
Il numero (43 per cento) comprende Dyer, che è stato escluso dal team nel dicembre 2011, dopo il suo secondo consecutivo anno con più di 1.000 yard su corsa. Il motivo dichiarato è stata una violazione delle regole di squadra. Ma ESPN Mag ha scoperto che Dyer è stato trovato positivo a sei test per la marijuana sintetica tra il febbraio e il giugno del 2011. Dopo che il farmaco è stato ufficialmente aggiunto alla lista di sostanze proibite da Auburn nel mese di agosto 2011, è stato trovato positivo altre due volte. Un terzo test positivo alla marijuana regolare il 29 novembre 2011, tre giorni dopo la partita con Alabama, ha innescato quello che è conosciuto come una sanzione di livello 3 e ha portato la sua esclusione.
Malzahn, che ha lasciato Auburn dopo la stagione 2011 e ha portato Arkansas State alla sua prima vittoria in un bowl come scuola FBS nel 2012, ha dato a Dyer una seconda possibilità con i Red Wolves. In cambio, l’ex stella ha creato altri casini facendosi fermare a 96 mph in una zona con un limite a 70 mph, e una pistola scarica è stata rinvenuta nel bagagliaio della sua auto. Di fronte a una valanga di pubblicità negativa, Malzahn ha escluso a sua volta il suo pupillo. Ora Dyer sta studiando nel piccolo Arkansas Bible College, quello che doveva essere scelto al primo giro del draft NFL è ora un punto interrogativo con due anni per essere elegibile.
Nel frattempo, Malzahn è tornato a Auburn come capo allenatore, gli è stata affidata la ricostruzione del programma che aveva contribuito a rianimare solo tre stagioni prima. Jacobs ha speso 7,5 milioni dollari per liberarsi di Chizik (che ha lavorato per breve tempo come analista di ESPN), nella speranza che la spread offense di Malzahn ripristini la credibilità di un programma che ha subito la più grande implosione della storia del college football.
Ma più che basarsi su vittorie e sconfitte, il lavoro di Malzahn sarà ora quello di cercare di ricostruire le fragili fondamenta di un programma annaspante. Rispondendo alle domande dei giornalisti dopo un allenamento primaverile a fine marzo, a riguardo ha detto: “Quando ho ottenuto il lavoro, era evidente che avevamo alcuni giocatori con cicatrici psicologiche. Ma è un nuovo giorno”.

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