NCAA Game Of The Week: Louisville @ Kentucky

La Governor’s Cup pone in sfida le due più grandi ed importanti università del Kentucky, l’omonima University of Kentucky e la University of Louisville, una rivalità che va oltre il football e che coinvolge altre discipline sportive come il basket dove il numero di gare tra i due college, ad esempio, è nettamente superiore.

Difatti stiamo parlando di Kentucky, dove il basket è Religione e Legge, e alla University of Kentucky, ad esempio, il coach di basket di allora Adolph Rupp, che praticamente contava più del Governatore, riuscì a far licenziare il coach di football, un certo Bear Bryant che poi ad Alabama vinse sei titoli nazionali.

Tuttavia il football si è ritagliato spazi importanti: la coppa del governatore mette virualmente in palio il “governo” del Kentucky, chi vince regna in una sfida che affonda le radici poco prima del primo conflitto mondiale quando nel 1912 l’università di Louisville approntò il proprio programma sportivo di football guidati da coach Lester Larson, e subì l’unica sconfitta stagionale contro Kentucky, che disputava la stagione di football da più di trent’anni.

Fare cassetto contro Louisville fu il leitmotiv di quelle prime stagioni di sfide tra i due college, che si incrociarono senza interruzioni fino al 1915 poi nel 1922 e nel 1924, e tutti i risultati furono largamente a favore dei Wildcats che lasciarono sempre gli avversari senza punti. Il rotondo 29-0 del 1924 chiuse l’era del football pionieristico in questa sfida, che rimase senza replica per qualcosa come settanta lunghi anni.

Fino agli anni ‘70 le traiettorie dei due college furono decisamente diverse: Louisville sotto Frank Camp giocò prima da indipendente e poi nella Missouri Valley Conference poi di nuovo da indipendente giocando un unico bowl, nel 1957 contro Drake; Kentucky dapprima sotto Bear Bryant, giocò sempre nella South Eastern Conference, e nonostante la spietata concorrenza approdò a cinque bowl, vincendone quattro e laureandosi campione nazionale nel 1950, oltre a rimanere tra le prime venti squadre del ranking dal 1949 al 1953 e conquistare poi, nel 1976 il titolo SEC.

Per la prima sfida delle due squadre, datata 3 settembre 1994, fu approntato anche il trofeo della Governor’s Cup, un coppone un po’ anonimo che riporta i loghi delle due scuole nella base. E da quel 1994 inizia la storia moderna della rivalità rinnovata annualmente. Ad oggi le sfide consecutive tra le due scuole sono state diciannove, e nel computo Louisville guida 11-8 grazie anche alle vittorie nelle edizioni 2011 e 2012.

Louisville e Kentucky sono due squadre che hanno seguito una traiettoria diversa anche dopo aver ricominciato a sfidarsi: i Wildcats hanno inanellato diverse stagioni negative dal 1996 al 2006, salvando solo il record overall del 1998 e del 2002. In questo decennio i Cardinals invece, prima sotto Smith e poi sotto Petrino, sono giunti a nove bowl e hanno vinto quattro titoli tra Conference Usa e Big East. Ovvio che il bilancio della sfida, con qualche “imprevisto” come nel 2002 quando i Wildcats batterono 22-17 i Cardinals #17, si portò decisamente in favore di Louisville.

L’infelice presenza sulla panchina dei Cardellini di Kragthorpe (15-21 nel triennio, con la peggior sconfitta da vent’anni, 63-14 contro Rutgers) è concisa con la striscia di quattro vittorie che una Kentucky appena sufficiente (quattro record negativi di Conference, quattro record positivi overall) è riuscita a portare a casa tra il 2007 ed il 2010, soprattutto la prima, quando i Wildcats di Rich Brooks vinsero a 28 secondi dalla fine con un passaggio da 57 yards di André Woodson ribaltando il 34-33 che stava maturando a pochi istanti dal termine in favore di Louisville in quel momento #9 del ranking nazionale. Era la prima volta in trent’anni che Kentucky batteva una squadra top ten.

La Parabola di Michael Dyer

Molti appassionati ricordano questa giocata, decisiva nel BCS National Championship 2011. Cam Newton lascia la palla al suo RB Michael Dyer, che corre per qualche yard prima di essere placcato. Un momento di pausa, nessun fischio, i coach che gli gridano “Run!”. Qualche minuto dopo Auburn è sul tetto del mondo del College Football.

E con Auburn, lo è anche Michael Dyer. Un ragazzo che già dai primi passi mostra i segni del predestinato: alla Little Rock Christian Academy, Michael gioca come RB e LB. E lo fa con una tale bravura da meritarsi la nomea di miglior RB della classe 2010, davanti ad altri ragazzi talentuosi come Marcus Lattimore o Giovani Bernard. Da tutti etichettato come un RB di eccezionale potenza, con grande esplosività. Un 5’9” per 215 libbre, ottimo inside runner con buona propensione al contatto fisico. Una manna dal cielo per Gus Malzahn, che vede in lui il prospetto ideale per correre la sua multiple offense incentrata su un gioco di corse potente. Anche Malzahn è un figlio adottivo dell’Arkansas, prima come modesto giocatore e poi come eccellente allenatore di High School. Combinazione letale per Dyer, che sceglie Auburn davanti ad altre scuole della SEC che avevano provato a reclutarlo: influirà sulla sua scelta anche la chiamata di Auburn per un altro suo compagno di High School, Dakota Mosley.

E la prima stagione ad Auburn per Dyer è quella che termina proprio con la giocata mostrata in precedenza, un titolo nazionale, ed alcuni record, tra cui quello di più yard corse nella storia di Auburn da un Freshman, appartenuto ad un certo Bo Jackson. Dyer è il miglior giocatore della partita più importante dell’anno: è sul tetto del mondo.

Ma la fama lo frega. Una seconda stagione ad Auburn mantenendo le attese, salvo poi essere espulso dal team a ridosso del Chick-Fil-A Bowl del 2011. “Non specificate violazioni delle regole di squadra” recita il comunicato di Auburn, ma alcuni report parlano di sei test per la marijuana falliti. Una notizia shock, che scoute il mondo del College Football.

Si saprà con un certo ritardo, del conivolgimento indiretto di Dyer in una storia bruttissima, rivelata solo nella primavera 2013: la sua arma, sottrattagli di nascosto, era stata usata in una rapina da quattro compagni di squadra, alcuni dei quali stanno scontando diversi anni in prigione. Dyer ammette anche di aver fatto uso di una droga sintetica, una sorta di marijuana legale all’epoca, ma che  gli costa il posto in squadra.

Decide allora di trasferirsi ad Arkansas State, college di Jonesboro, ad un paio d’ore da casa, dove nel frattempo Malzahn era diventato Head Coach. La situazione per lui sembra recuperabile: la NCAA impone un anno di stop per atleti che cambiano programma nella FBS. Un anno lontano dai riflettori, con un HC che si fida del ragazzo, vicino a casa.

Solo che Dyer non riesce a stare fuori dai guai, è fatto così: un carattere non facile, corroborato anche dalla morte del padre quando Michael aveva pochi anni, che lo ha costretto a vivere con aiuti di amici e parenti.

Viene fermato per eccesso di velocità, con un’altra pistola, scarica e regolarmente registrata. Luci della ribalta che si accendono di nuovo su Dyer, ma questa volta Malzahn non può fare nulla per il ragazzo che viene dismesso anche da Arkansas State, ed è al palo.

Tutto quello che gli resta è lo zio, Andre Dyer, poliziotto a Little Rock. Michael decide di mettersi nelle sue mani, consapevole che le scelte dello zio siano probabilmente più sensate delle sue.

“Abbiamo avuto tanti programmi che sono venuti da noi a chiederci di giocare per loro. Che avrebbero messo Michael in riga, che lo avrebbero testato contro l’uso di droghe ogni settimana e cose del genere. Ma per noi questo non importava. Michael voleva solo dimostrare di essere cambiato. Anche tanti agenti NFL ci hanno chiesto se volesse dichiararsi per il Supplemental Draft 2012, ma lui ha risposto deciso di voler lavorare su di sé.”

Ed infatti Dyer si trasferisce all’Arkansas Baptist College, un piccolo college di Little Rock. “Era la scelta giusta per lui. Qui non c’è nessuno che ci dice di aver bisogno di Michael per la squadra di football, non c’è nessuno che lucra sul suo nome, non si vendono magliette con il nome di Dyer sul retro. Qui il rettore ha solo detto di voler aiutare noi e la nostra famiglia.”

Dal canto suo, da quel giorno del Luglio 2012 in cui fu fermato al volante, Michael è stato di parola. Non si è cacciato nei guai, è entrato in programmi di recupero e su richiesta della stesso Rettore, ha fatto da tutor per ragazzi in situazioni pericolose. Raccontando la sua storia, di come la fama e il successo gli abbiano rovinato la testa, di come abbia iniziato a credere al giudizio disinformato della gente. E di come le cattive amicizie non facciano altro che abbassare gli uomini ad animali senza ritegno.

Non ha saltato nessuna lezione, anzi si è guadagnato la sua laurea breve nel tempo stabilito. Questo gli ha garantito altri due anni di eleggibilità nella NCAA, che Dyer vuole sfruttare per lasciarsi questa storia alle spalle e dimostrare di essere diverso. Di essere pronto a quello che la vita gli proporrà anche una dopo il football. Delle responsabilità che sono tipiche di un uomo.

“Molti programmi si sono rifiutati di dare a Michael un’altra chance. Per loro, le storie che fanno parte del suo passato non saranno mai superate. Ma io credo nel ragazzo, credo nella sua rinascita. Per me adesso lui è un uomo che non comporta rischi per un programma, ma potrebbe dare tanti benefici ad una squadra di football, ai suoi uomini.” Ha detto Fitz Hill, il Rettore dell’Arkansas Baptist College, anche lui HC di football nel passato, a San Jose State.

Nel 2013 Dyer aveva dichiarato che potendo scegliere, avrebbe fatto richiesta ad Arkansas per restare vicino a casa. Ma gli Hogs non hanno mostrato interesse in lui. “Tanti non mi danno una chance per via del passato, io voglio solo giocare a football e prendere bei voti, non sprecare tempo a fumare marijuana o giocare con le pistole.” aveva dichiarato.

E qualcuno ha dato ascolto a quell’appello. Charlie Strong è il capo allenatore di Louisville, che con la leadership di Teddy Bridgewater lancia la sfida alle potenze delle conference più prestigiose. E con un calendario abbordabile, i Cardinals potrebbero davvero tentare il colpaccio, dopo un Sugar Bowl in cui hanno asfaltato Florida e la difesa di Will Muschamp.

Michael Dyer - RB, Louisville

“Avevamo un back-field profondo. Non avevamo bisogno del giocatore, anche se dopo il suo nome tutti ricordano che è stato un 5-star recruit, cosa che nessuno dei nostri RB può dire. Avevo bisogno di leader.” Queste più o meno le parole di Strong ad inizio stagione.

“Sono pronto a mettere il casco, paraspalle, ed andare in campo con una sola domanda: chi mi fermerà in questa giocata? Nessuno.” Ha detto Dyer ad inizio stagione.

Nelle prime due gare di stagione Dyer ha fatto qualche presenza nel back-field mostrando lampi della classe che furono nelle prime due facili gare della stagione e segnando un touchdown.

Una presenza che potrebbe intensificarsi man mano che le gare si fanno importanti e la palle da portare pesanti, pesanti come quando pensi di essere a terra ed invece ti urlano di correre e rialzarti: perchè quando pensi di essere a terra ma hai ancora energia dentro, devi rialzarti. E correre. Qualcosa che Michael Dyer prova a fare ancora una volta.