L’ULTIMO DEI NEURONI (BLU)
Il comitato di redazione di Inside Big Blue, d’accordo con la sigla sindacale ABS (Adottate un Blogger Stressato), vista la perdurante messa in scena di scempi sportivi al MetLife Stadium, la gestione deficitaria dell’ultimo triennio nonché l’impossibilità di dormire causa le urla belluine dei tifosi sotto la sede della testata, ha deciso di procedere con un’azione dura e mai attuata in precedenza, ma non per impegnarsi in uno sterile dissenso, quanto per sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alle condizioni disumane in cui la suddetta redazione è costretta a vivere da più di un mese.
Nello specifico la protesta verte sul fatto che:
1) È crudele mostrare ai tifosi una prestazione nella quale vengono segnati tre TD con drive convincenti, addirittura tutti in un’unica partita, soprattutto se uno di questi è proprio all’inizio tanto che chi scrive, completamente disabituato all’evento, si è sentito in dovere di aprire la finestra, affacciarsi sulla via e urlare “Habemus drive!”, cosa che sognava di fare dopo 30 giorni di stenti.
2) È masochistico illudere il tifoso con alcune belle corse di David Wilson e un TD dello stesso, salvo poi farlo infortunare che neanche il retrogusto in bocca rimane.
3) È comico tagliare il RB Scott perché ci sono Wilson e Jacobs, tanto da restare soltanto con quest’ultimo che, giusto per non fare figuracce e adattarsi all’andazzo generale, decide di autofumblarsi, intoccato, neanche la palla fosse un residuo magmatico dell’Etna (salvo poi il lunedì rimettere sotto contratto Scott).
4) È vergognoso ingannare il fan con un recupero miracoloso dal 7-19 tanto da andare in persino vantaggio, se poi si decide di perdere con anche gli avversari che per facilitarci mettono in campo il secondo QB (dato che col primo ci stavano facendo a pezzi sulle corse), ma noi, cuori teneri, non ce la siamo sentita di non ricambiare e quindi, proprio come contro Carolina, abbiamo fatto ancora una volta una respirazione bocca a bocca per resuscitare un’altra banda semicomatosa.
5) È sconfortante essere costretti a telefonare di lunedì al GM Reese consigliandogli un elemento che potrebbe fare molto comodo alla squadra in questo momento di difficoltà: il ragazzino protagonista de “Il sesto senso”, l’unico al mondo in grado di vedere la nostra pass rush con pacchetto LB annesso.
6) È tafazzianamente geniale avere il fazzoletto del challenge in mano, pensarci su mentre nel frattempo un tuo giocatore chiama timeout dandoti il tempo di ponderare bene, così, dopo aver perso il challenge, si è riusciti a giocarsi due timeout nello stesso down. Da Guinness dei Primati, ove per questi ultimi si intendono proprio quelli che abitavano nelle caverne.
7) È orribile, dopo non si sa quanto tempo, interrompere la visione di una partita dei Giants con ancora sette minuti sul cronometro. Neanche dopo lo 0 a tabellone contro Carolina o il 7 di Kansas City avevo osato tanto, ma lì la misura ancora non era colma.
8) È sacrosanto che ognuno si prenda le proprie responsabilità, ma quando le cose già vanno male perché la squadra che farebbe invidia a un’inquadratura di “The walking dead” si permette anche un’ecatombe di giocatori con un’IR che assomiglia sempre più alla lista d’imbarco di un volo charter, allora, se pensi di vedere un briciolo di luce in fondo al tunnel (niente più che un bagliore stentoreo, sia chiaro) perché sei alla fine del terzo quarto, non stai perdendo, hai segnato due TD di fila e il tuo QB ancora non ha lanciato intercetti, ecco dicevo, se poi vedi il suddetto chiuso nella tasca e sotto pressione, con la mano di un difensore in faccia e durante il lancio con il braccio che sbatte sul casco del suo centro deviando la palla in mani avversarie, allora… cos’altro vogliamo aggiungere?
9) È infame ascoltare il proprio HC che per la quinta volta parla di tornare a lavorare duro per superare il momento, che non ci saranno cambiamenti nel coaching staff legato agli assistenti (leggi Gilbraide e Fewell) e che, dulcis in fundo, come disse il primo a usare la vasellina per scopi non proprio edificanti, si sente “disappointed”. Disappointed? DISAPPOINTED? Ma devi essere incazzato come una biscia su un tappeto di chiodi, bestia! Perché, se non altro, a fine stagione salterai tu e tutto il cucuzzaro, a meno che nella zona residenziale di New York, e nello specifico a casa dei Mara/Tisch, non esploda un’epidemia acuta di Alzheimer tanto da far loro dimenticare che l’annus horribilis è arrivato e che, come recitò Sigourney Weaver in “Aliens scontro finale”, è ora di nuclearizzare.
10) È meschino insinuare nel cuore dei tifosi la speranza che tutto ciò sia fatto apposta, perché nella storia della NFL nessuno è mai andato ai playoff dopo uno 0-5 e, giustamente, qualcuno magari ha manie di grandezza e vorrebbe provarci. Uno spettatore esterno, osservando la classifica della NFCEast che assomiglia a un’istantanea di un reparto rianimazione col suo bel 5-14, potrebbe anche pensare ciò sia possibile, ma vorrebbe solo dire che non ha visto nessuna delle nostre partite.
Per tutto questo oggi l’articolo sulla partita non verrà scritto. Sarà sciopero duro e a oltranza finché non verrà accolta almeno una delle nostre richieste.
a) La proprietà azzeri ora la sideline e programmi il futuro con un decente anticipo.
b) La NFL annulli il campionato con una scusa qualsiasi.
Nel frattempo giocheremo giovedì in quel di Chicago che, a occhio e croce, sarà il terzo bocca a bocca. Neanche il tempo di metabolizzare con almeno tre sbronze e un po’ di peyote nella amatriciana.
Non ce la potrò fare, lo so.