L’ULTIMO DEI NEURONI (BLU)

Sgombriamo il terreno da fraintendimenti: non appartengo alla categoria di chi “una vittoria è sempre una vittoria”. Se giochi male contro Oakland puoi anche vincere; se lo fai contro Seattle, perdi. Ma sempre male hai giocato. È solo un fatto di calendario e circostanze e serve a poco illudersi di poter invertire la tendenza della stagione, perché anche se hai imbroccato tre vittorie di fila, sono state frutto di un calendario agevole (ma anche noi per gli altri siamo “calendario agevole”) e di circostanze (una Minnesota con in campo il fresco esperimento Freeman, la peggior Phila della stagione, Oakland che naviga a vista come noi). Per il resto, le magagne ampiamente viste fin qui si ripetono, inarrestabili e con una costanza che a volte mi fa pensare che dietro ci sia una volontà clownesca, tanto sono assurde (ma proprio perché tali, sono frutto del caso).

Insomma, la prima azione della partita è la sintesi perfetta della stagione. Con l’infortunio di Wilson, mi tocca rivedere Jernigan al ritorno dei kickoff, e già questo basterebbe per far cominciare male la giornata di chiunque. Jernigan prende la palla calciata da un polacco grasso e infortunato, si fionda in avanti con le solite movenze da tronco di pino sbronzo, viene toccato da un avversario, perde l’equilibrio e mentre alza la gamba sinistra per proseguire in una delle falcate che l’hanno reso famoso nella via dove è nato (ma solo in quella) si colpisce da solo la palla col ginocchio facendola schizzare via, dritta e felice, tra le mani di qualcuno che ovviamente non ha la divisa blu.

Ma il tifoso dei Giants di quest’anno è paziente e dotato di un sano umorismo, quindi mette la crocetta sul taccuino delle cose che non ha mai visto in vita sua. In attesa di nuovi e stimolanti traguardi che sa arriveranno.

Per il resto il commento della partita è semplice: siamo una squadra completa e generosa, davvero, dato che facciamo il nostro e, avvicinandoci al clima natalizio, anche ciò che non sono capaci di fare gli altri (come con Phila, per esempio). Difesa buona e presente a parte un drive, e attacco che appena ha scoperto che poteva muovere la palla a terra senza troppi rischi, si è ben guardato dal fare altro. Oakland ha chiuso con 20 punti, di cui 14 gentilmente offerti da noi con ST e intercetti e ha in cabina di regia un QB che non segna un TD su lancio da poco più di una decina di quarti e che se non può correre non ha la minima idea di cosa sia quella cosa ovale che ha tra le mani. Non devo aggiungere altro.

La cosa che più di tutti mi ha colpito, è stata la debolezza mentale mostrata dal coaching staff almeno sotto due aspetti. Dico questo perché (primo) quando sei a 40 secondi dalla fine del primo tempo, il punteggio è lì a un’incollatura tra le due squadre, hai la palla con un paio di timeout e WR in grado di aprire il campo, andare in profondità e comunque guadagnare qualcosa per tentare un FG, se decidi di far scadere il tempo per non correre rischi ci si merita senza scuse la salva di fischi piombata giù dagli spalti del MetLife. I tifosi digeriscono male la filosofia del “potrei fare e sbagliare, quindi meglio non fare”; debolezza psicologica totale. Il ritorno di Brown nel reparto corse (secondo) è stato un toccasana, per numeri, prestazione, efficacia e approccio intenso alla partita; tutto bene quindi, e non posso che omaggiare Brown per questo, ma ancora una volta la sideline si dimostra povera di idee e coraggio, perché costringere un giocatore alla prima partita dopo una gamba rotta a 30 portate, è folle, a meno che tu (sì, proprio tu omino coi baffi) sia disposto a qualsiasi sacrificio pur di inventarti qualcosa e salvaguardare un giocatore che mal che vada da qui in avanti servirà (e con Hillis lasciato a marcire dopo due ottime domeniche).

L’evidenza di come siano disposti ad attaccarsi a tutto, pavidi e alla frutta, è lampante, come lo è il fatto che se azzeccano qualche altra partita (non ne servono chissà quante) con ogni probabilità conserveranno il posto. E per favore, se dovessimo vincerle tutte da qui alla fine, andare ai playoffs e trionfare nel SB, che nessuno si azzardi a rinfacciarmi questi articoli. Questa è la situazione al momento e se da domenica prossima decideranno di mettersi a giocare come la SF degli anni ’80, non posso farci niente.

Classifica degli onori al merito:

1) Scopro che siamo la 14esima difesa della Lega. Con la IR piena e, a parte qualche eccezione, il personale raccogliticcio che abbiamo in campo, genuflessione d’obbligo a Perry Fewell che, come ripeto sempre, è l’unico che salverei della truppa sulla sideline. Se non altro per l’impegno (anche se, a parte Denver, non è che abbiamo dovuto affrontare chissà chi).

2) È stata la partita delle coppie. A) Thomas–Brown, cinque infortuni letali in due e prestazione sopra le righe; quanto al primo coronata con un intercetto dopo essersi preso il premio come Defensive Player of the week due settimane fa, e il secondo con una macinata di yds di corsa che non si vedeva dai tempi di Tiki Barber. B) Taylor–Moore, i due rookies che faticano a ritagliarsi spazio, ma che ogni volta che riescono a mettere il piede in campo lasciano il segno. Giustamente, li teniamo in panca.

3) Pass rush. Una volta tanto, dopo quasi due anni, voglio crogiolarmi coi tre sack e briciole portati a casa, complice una OL in nero–argento non certo baluardo insuperabile. S’è visto qualche giocatore appena più reattivo del solito, ma per fargli recuperare la forma giusto in tempo per quando non servirà, mi raccomando, teniamo in fresco Damontre Moore per gli anni a venire, sia mai che il reparto facesse un definitivo salto di qualità.

Seconda settimana di fila, chi l’avrebbe mai detto, che a New York erigono il monumento a Times Square. Questa volta viene assegnato (sai che novità) ad Antrel Rolle che, poveraccio, più che sackare, placcare, coprire, intercettare ed essere ovunque non può, è un suo limite. La mia convinzione atea, lo ammetto, sta vacillando nello scoprire che qualcuno di uno e trino esiste davvero. Già so che quando Rolle arriverà a fine carriera andrò a Casablanca, farò un restyling totale e gli permetterò di abusare di me come meglio vorrà. È il minimo per una delle più grandi safety che io abbia mai visto sui campi.

Ed Eli? Cominciavo a preoccuparmi nell’assistere alla terza partita senza intercetti. Ma s’è capito che gli fanno fare il minimo sindacale per evitare boiate. L’annata è questa, andiamo in pace.

E al prossimo appuntamento ci aspettano i Packers.

Circostanze, dicevo all’inizio. Ecco, se domenica vinceremo contro Green Bay, squadra disastrata dalle assenze, che a nessuno venga in mente che è accaduto perché il peggio è passato.