NCAA Game Of The Week: Stanford @ Southern California
La University of Southern California è un istituto privato fondato nel 1880, il piú antico college privato della California. La Leland Stanford Junior University, comunemente nota come Stanford University, fu progettata nel 1885 ma aprì solo nel 1891, per volontà dell’ex governatore Leland Stanford in memoria di suo figlio morto di tifo. Si tratta di eccellenza scolastica che, guardando i college dal punto di vista dello sport del football, forse non si coglie: Stanford assomma poco meno di 16.000 studenti con rapporti domande/accessi sotto al 6%, USC ha 34.000 studenti provenienti da tutti gli stati degli USA e da oltre centodieci nazioni in giro per il mondo.
Non stiamo parlando di caserme maltenute che vivono per il football, ma scuole che formano premi Nobel, stupisce quindi che queste due università siano anche le due più titolate della NCAA per quanto riguarda i titoli sportivi, e nello specifico assommino dodici titoli nazionali, sbilanciati per la verità verso USC che ne ha vinti ben undici.
USC fu la prima ad approntare il programma di football nel 1888, Stanford segui dopo tre anni pur ottenendo migliori risultati in quel periodo pionieristico.
Stanford peraltro rappresenta la rivale storica di più vecchia data per USC: le due scuole si incontrarono per la prima volta nel 1905. Tuttavia nella fase pionieristica del football sulla West Coast, la legge veniva dettata nella Bay Area dal duo Stanford-Cal, acerrimi rivali, mentre USC salì in un secondo momento alla ribalta, sfidando lo status quo determinato dalla forza degli altri due programmi sopra detti. La prima vittoria di USC, guidata da Elmer “Gus” Henderson arrivò nel 1919 contro Stanford, 13-0 che diede vita al primo ciclo di vittorie per USC durato fino al 1923.
I Cardinal subirono l’ascesa di USC non riuscendo mai ad andare oltre a strisce positive di tre gare: Stanford pian piano declinò dalla fine degli anni ’50 lasciando spazio ai Trojans che furono, assieme ad Alabama, il college piu rappresentativo degli anni ’60 e della prima metá degli anni ’70. Questo portò ovviamente a mettere in ombra anche la rivalità che si assopì in favore di quelle sempre accese con Notre Dame e California. Nel periodo tra il 1958 e il 1969 la rivalità non ebbe storia con USC vincente in tutte le dodici partite disputate. Le buone stagioni messe assieme da Stanford nei primissimi anni ’70 furono il fuoco di paglia sopraffatto dai Trojans dell’ultimo McKay che ricominciarono a suonarle con regolarità ai Cardinal.
Solo con l’arrivo degli anni ’90 la sfida ha messo in ghiaccio lo strapotere dei losangelini diventando particolarmente equilibrata: dal 1991 la rivalità segna 11-11 e tra il 2009 ed il 2012 Stanford ha fatto segnare la propria miglior striscia vincente di tutta la serie con quattro gare di seguito. La striscia è iniziata nel 2009, quando il redshirt freshman Andrew Luck è diventato il nuovo starter dei Cardinal a scapito di Pritchard (oggi RB coach dei Cardinal). Il 14 novembre a Los Angeles, Stanford sconfisse i Trojans per 21-55. Mai nessuno aveva segnato prima 55 punti al Coliseum, e la notizia fece talmente scalpore che il Los Angeles Times dichiarò che Stanford era “at the top of the USC ‘Must Kill’ list.”
Sulla sideline di Stanford era già presente Jim Harbaugh, che nel suo primo anno da HC dei Cardinal, il 6 ottobre del 2007, si era presentato al Coliseum da 41-point underdog contro la top-ranked USC, e senza il QB starter (T.C. Ostrander) che era stato vittima di un attacco epilettico in un ristorante di Palo Alto la settimana prima. Così i Cardinal fecero esordire a QB il sophomore Tavita Pritchard che li condusse ad un quanto mai improbabile upset per 24-23. Era da 35 partite che i Trojans non perdevano al Coliseum. Quello è ricordato come uno dei più grandi upset della storia della NCAA Football. Il benvenuto di Jim a USC.
L’ascesa del football made in Stanford
Come si intuisce nelle righe appena lette, Stanford ha avuto nei primi anni 2000 delle stagioni molto deludenti. Negli ultimi dieci anni, Stanford ha avuto sole 4 stagioni con record positivo, e precisamente le ultime 4. Stagioni culminate con vittorie significative, sotto la guida del binomio Harbaugh – Shaw: un Orange Bowl, un Fiesta Bowl (perso per aver sbagliato un FG facilissimo) ed uno storico Rose Bowl, con simili prospettive per la stagione in corso.
Quello che è alla base del successo di Stanford, è alla base del successo di tutti i programmi: buon recruiting, soldi ben spesi e scelte azzeccate nello staff che hanno portato a veloci vittorie. Questo nonostante Stanford sia svantaggiata rispetto a college come Alabama, Oregon, Ohio State da alcuni fattori.
Tutto iniziò con la chiamata di Jim Harbaugh. Harbaugh è uno stratega nato, uno che riesce a tirare fuori il massimo da quello che ha con doti di grande leader: lo ha fatto a Stanford, continua a farlo ai 49ers. Appena assunto da Stanford, si trovava di fronte ad una situazione particolare: una squadra con poco talento in una università prestigiosissima. Fattore di interesse notevole per i ragazzi in uscita dalla high school, ma anche discriminante nei confronti di altri programmi meno attenti alle medie accademiche dei propri giocatori.
Harbaugh intuì che per vincere subito, doveva giocarsi queste carte, reclutando giocatori adatti ad un gioco fisico, basato su una massiccia dose di corsa. E così iniziò il recruiting di Tight End, Fullback, uomini di linea pesanti, in un momento in cui la tendenza era quella della spread offense.
Harbaugh cambiò anche il modo di porsi in allenamento dei ragazzi: “Quando arrivò Jim, la prima cosa che cambiammo fu il modo di allenarsi. Ogni cosa era una competizione, è solo in questo modo che aumenti il livello della tua squadra. Stanford ha uno spirito di sacrificio, di lotta dura che però si era perso negli ultimi anni. Jim ha risvegliato questo spirito. In questo modo, tutte le gare equilibrate che negli anni precedenti eravamo soliti perdere, di colpo iniziammo a vincerle.” Parole di impatto di David Shaw, attuale HC dei Cardinal.
E con le prime vittorie, iniziarono ad arrivare miglioramenti in altri settori: recruiting ed introiti. “Iniziammo a vincere gare importanti a livello nazionale, che in molti guardavano. E con esse arrivarono le dirette nazionali, che aumentarono il valore del nostro marchio, soprattutto perché era associato ad un identità precisa in campo: un football fisico, indipendentemente dall’avversario che ci trovavamo di fronte. Prendete per esempio l’Orange Bowl (dominato contro Virginia Tech, gara giocata a Miami – ndr): tutti i ragazzi del Sud-Est degli Stati Uniti guardano l’Orange Bowl. Questo ha dato origine a un flusso di giocatori interessati a Stanford dal Sud-Est: la Georgia ne è l’esempio più lampante.” Ma la stessa cosa si può dire dell’area di Washington, della Virginia, del Texas. E proprio dal Texas, da Houston, Stanford prese un ragazzo di nome Andrew Luck, faccia pulita ideale che ben si adatta con l’immagine che Stanford stava provando a restaurare.
L’arrivo di Luck continuò questo processo che si era instaurato, aumentandone le proporzioni. La sua presenza nelle annuali cerimonie di premiazione come l’Heisman Trophy diede maggiore visibilità ad un programma che a quel punto era tornato a prominenza nazionale. La scelta poi dello stesso Luck di rimanere a Stanford per il quarto anno, da Redshirt Junior, per completare la sua laurea in architettura, diede ulteriore risalto all’istituzione accademica alle spalle della squadra di football. Una scuola per cui gli atleti sono soprattutto studenti e poi giocatori. Coach Shaw ha quantificato in poche decine il numero di ragazzi che ogni anno sarebbero eleggibili per entrare a Stanford e giocare del buon football: università storiche e meno restrittive possono contare anche su diverse centinaia di prospetti in uscita dalla High School.
E se da un lato questo rappresenta uno svantaggio, dall’altro è un’attrazione notevole per quei giocatori per cui la vita non è solo football, ma che vogliono una laurea che gli apra le porte del mondo del lavoro come nessun altra. Ad ulteriore riprova dell’attenzione che le istituzioni ripongono verso gli studenti-atleti, va sottolineato come Stanford sia una delle poche università in Division I che non si avvale mai della tattica dell’oversigning.
Criteri così particolari di ammissione, necessitano dunque di un recruiting a livello nazionale che oggi per Stanford è molto più facile dopo le ultime stagioni di successi. Ma anche perché, con l’aumento dei ricavi dal football, le spese per il recruiting possono essere aumentate proporzionalmente. Nel 2013 Stanford ha speso quasi il doppio di quello che spendeva nel 2007 per reclutare i ragazzi, tra visite a casa loro, visite al campus, chiamate al telefono ecc.
Ne ha beneficiato anche lo staff, ricompensato con stipendi maggiori che attirano altri coach di successo. Nel 2013 Stanford non ha perso nessun coach per motivi economici, cosa che succedeva spesso nel passato per colpa di stipendi non commisurati a quelli delle altre scuole Californiane.
Anche le strutture dedicate al football stanno crescendo, con il recente rinnovamento dello Stanford Stadium nel 2006 oltre a nuovi uffici per i coach e sale pesi appena costruite. Non male per un college di cervelloni.
L’appuntamento con Stanford @ USC è fissato per Domenica 17 Novembre alle ore 2:00 sulla ABC.
Parte storica a cura di Gataz13.