L’ULTIMO DEI NEURONI (BLU)

Parlerò poco della partita. Malgrado per la prima volta i Giants sembra siano riusciti e gestire meglio l’attacco, è evidente come nessuna sqaudra possa permettersi di regalare un Rodgers a chicchessia e, di conseguenza, il risultato finale porta con sé molto di questo problema che rischia di rovinare la stagione dei Packers. Detto questo, da rilevare un attacco più vario e performante, anche se produce sempre troppo poco in proporzione a quanto guadagnato sul campo; insomma, ogni due per tre in redzone ci salviamo con l’immancabile FG e, alla lunga, così si perdono le partite. Nelle ultime domeniche abbiamo tenuto in piedi gli avversari proprio per questo motivo.

Ancora una buona prova di Brown (potete anche confessare che, come me, ve la siete fatta sotto quando è uscito dal campo zoppicando) e di un Randle sempre più convincente e con sempre più spazio davanti a un Nicks le cui prestazioni assomigliano a una luna piena tanto sono pallide e incolori (e il prossimo anno vorresti strappare un contrattone dopo una stagione così, ragazzo? Non scherziamo). Il disagio di questo WR dalle mani d’oro è evidente anche nell’impegno che mette Eli nel cercarlo, cioè quasi zero, a dispetto delle ultime stagioni in cui sembrava l’unico bersaglio disponibile tanti erano i palloni che arrivavano dalla sua parte. Se questo è un modo per deprimerlo e ridurlo a più miti consigli (come pretese economiche) azzerandogli il futuro mercato, be’, standing ovation a chi ha ideato questa strategia. Se è farina del suo sacco, dubito troverà un ingaggio neanche lontanamente vicino a quello di Cruz.

Eli dicevo… A parte il fatto che con barba e baffi è inguardabile, la prestazione è stata molto buona e senza particolari sbavature, se escludiamo l’intercetto a ridosso dell’endzone (ancora una volta un WR, Murphy jr., che va da un lato mentre la palla viene lanciata nell’altro; ancora una volta un WR che viene sodomizzato sulla sideline, giusto per far capire chi ha sbagliato dei due. A quanti siamo ormai di intercetti presi in questo modo? Sei, sette…? E aggiungendo drop arriviamo di sicuro a una decina. Non prendertela giovane Manning, quest’anno va così). Di buono c’è un altro fatto, a mio modo di vedere: Eli ha preso quattro sack e mai una volta che abbia sparacchiato via forzando un lancio. Che stia imparando?

La difesa si è mossa fra alti e bassi. Il merito è nell’aver fermato Lacy, il RB rookie che di recente aveva terrorizzato un po’ tutti con prestazioni fantastiche; mentre le secondarie hanno fatto un notevole passo indietro perché se prendi più di 300 yds da Rodgers ci stanno tutte, ma da Tolzien no, andiamo… La pass rush è stata molto deficitaria, ma almeno se JPP non arriva sul QB, ha comunque dimostrato che le sue lunghe braccia ancora servono.

Ecco, questo è tutto quel che ho da dire sulla partita, né più, né meno. Se non altro, rispetto allo 0–6 iniziale, l’aspetto positivo arriva da un po’ di amor proprio che i nostri mettono in campo, tutto qui. I motivi per lustrarci gli occhi restano pochi.

Quel che mi preme affrontare però, è la disamina di un articolo apparso in settimana su Big Blue View, nel quale un fantasioso redattore spiegava quali erano le cinque mosse grazie alle quali Reese aveva permesso la svolta nella stagione. Appena letto il titolo dell’articolo, sono andato a bermi un sorso Laphroaig, ho impugnato la katana che tengo appesa alla parete (giuro ce l’ho) e tenuto a portata di mano il Salvavita Beghelli per predispormi al meglio alla lettura del resto. Non si sa mai.

Ma ecco la magnifica cinquina.

1) Aver messo sotto contratto Jacobs. Grazie, dopo l’infortunio di Brown e quello di Wilson, il reparto era ridotto ai minimi termini e Jacobs era libero, costava quasi nulla e conosceva l’ambiente. È sempre un giocatore che nel corto dice la sua e che ha carisma e leadership, ma da qui a dire che abbia risollevato il rendimento della squadra sulle corse (cosa che sta facendo Brown al rientro) mi sembra eccessivo. Mossa della disperazione a basso costo, più che genialata.

2) Aver messo sotto contratto Hillis. Grazie, dopo che si era infortunato pure Jacobs, il buon Reese ha raschiato il barile. Che poi Hillis abbia fatto buone prestazioni vuol dir poco, o vogliamo far passare per genialata anche questa? Sta di fatto che non appena Jacobs s’è rimesso, il buon Hillis non ha più visto il campo. Nel solco della gestione cervellotica della rosa di quest’anno.

3) Aver tenuto Will Hill dopo la sospensione. Grazie, con Stevie Brown fuori per la stagione e il rookie Taylor rotto, abbiamo affrontato le prime quattro partite (quelle della sospensione di Hill) soltanto con due safeties titolari: Rolle e Mundy, pregando a ogni down che non se ne rompesse uno. Hill sta giocando molto bene, ma tenerlo è stata una scelta obbligata, o volete farmi credere che è stato il gran fiuto di Reese?

4) Aver tradato Beason. Grazie, con la situazione LB che sembrava una Caporetto, Connor in IR (anche se non era grave e infatti è andato ai Panthers, eh, genio?), Herzlich che definitivamente ha dimostrato di non essere in grado di tenere le scarpe in quel ruolo, aver tagliato i vari scarti provati e aver giocato le prime partite con schierati tre OLB perché non ne avevamo altri, è arrivata la mossa Beason, giocatore dal grande talento ma tagliato dai Panthers dopo un’annata di infortuni e con un grande punto interrogativo sulla maglia. Reese, dal mio punto di vista hai avuto culo e il tuo intuito non c’entra un tubo, altrimenti l’avresti preso prima.

5) Non aver tradato Nicks, resistendo alle sirene. Quali sirene? E diciamolo, con la stagione che sta facendo ci avrebbero dato un sacchetto di noccioline in cambio di Hakeem e, alla fine, tutti si sono tirati indietro. O mi si vuole far credere che con Randle in piena esplosione, se qualcuno avesse offerto una seconda scelta o un paio più in là Reese non avrebbe accettato? In effetti è stato molto eroico senza avere nemici alla porta. E bravo.

Bene, ma vediamolo un po’ nello specifico il nostro buon GM, a partire dal 2007 quando ha preso l’incarico, ma in quel che interessa di più al tifoso, cioè il draft.

La cosa che si nota è la quasi sempre ottima prima scelta, seguita poi da tragedie immani, tanto che di quasi tutti i giocatori a partire dal 2-3 giro non c’è più traccia, il che mi manda in bestia quando vedo seste scelte di altre squadre che spaccano il campo.

Nel 2007 al primo giro abbiamo preso Aaron Ross, buon mestierante e nulla più. Indovinate un po’ un paio di slot dopo chi fu scelto dai Panthers? Jon Beason.

Nel 2008 scegliamo Kenny Phillips. Dal secondo giro in poi non c’è più traccia di mezzo giocatore sopravvissuto al tempo.

Nel 2009 intanto il problema LB comincia a farsi sentire. Come prima scelta ci aggiudichiamo Nicks, e ci sta. E al secondo giro ecco il colpo di genio, la soluzione: Clint Sintim, LB di belle speranze, e al terzo addirittura Barden e Beckum. Missing.

Nel 2010 nel ruolo di LB soffriamo ancora di più, ma Reese stupisce tutti con JPP. Col senno di poi un bravo se lo merita. Poi al secondo giro arriva Linval Joseph che se anche ha sempre giocato bene, non possiamo nasconderci il fatto di essere passati sopra a gente come Sean Lee, Brandon Spikes e Navorro Bowman. Noi nel mazzo chi peschiamo come LB? Phillip Dillard. Un peluche a chi se lo ricorda.

Nel 2011 i tifosi sono allo stremo ma, seguendo la filosofia immarcescibile del miglior talento disponibile al momento, eccoci recapitare Prince Amukamara, CB molto quotato che soltanto al terzo anno, cioè adesso, sta dimostrando qualcosa. Al secondo giro arriva il pacco (letterale) Marvin Austin, DT che dopo due anni saltati per infortunio in preseason viene tagliato. Che volete che sia se c’era disponibile un certo Justin Houston… Avete presente il tizio che in 26 partite da titolare ha messo a segno 122 tackle e 16 sack e che in questa stagione sta lisciando le penne pure ai passeri? Già, proprio lui. Magari avremmo potuto rifarci al terzo giro perché c’era disponibile quel gran bell’ometto di LB che è Mason Foster che, purtroppo, fu scelto da Tampa dato che noi, proprio nello slot precedente, gli preferimmo quel fenomeno di Jerrel Jernigan. Ma fu l’anno del Superbowl, chi vuoi che ci facesse caso.

Nel 2012 arrivano Wilson e Randle e dopo gli addii di Jacobs e Manningham c’era bisogno di rimpiazzi, ma il buco là dietro restò sempre tale. Le altre scelte, quasi non pervenute.

Nel 2013 decidiamo di affrontare il problema della OL con la prima scelta Pugh, nella sorpresa generale, mentre ottimi LB come Kiko Alonso, Alec Ogletree o Sio Moore li lasciamo a spasso, che tanto non ci servono.

Il resto è storia. Da dimenticare, ma sempre storia è.

Bene, ora rivelerò il segreto di Pulcinella, le quattro mosse che hanno cambiato la stagione dei Giants facendo loro inanellare quattro vittorie di fila.

Nell’ordine si chiamano Freeman, Barkley, Pryor e Tolzien.

Abbiamo affrontato i peggiori Vikings della stagione con un QB paracadutato due giorni prima e che sembra aver imboccato una parabola discendente quasi irreversibile. Avesse giocato Ponder, forse l’avremmo persa.

Abbiamo affrontato i peggiori Eagles della stagione che schieravano il terzo QB e abbiamo vinto con cinque FG e zero TD. Li incontrassimo adesso ci farebbero a pezzi.

Abbiamo incontrato i Raiders con un QB che a parte qualche corsetta non sa cosa sia una palla ovale.

Abbiamo incontrato i Packers che schieravano il QB della practice squad, tutto qui e c’è poco da girarci intorno.

La speranza è che per domenica qualcuno metta nella doccia una saponetta sotto i piedi di Romo, allora forse riusciremo ad arrivare a cinque vittorie.

Ma non parlatemi della genialità di Reese, please.