Fisher, Winston e il National Championship di FSU
Sorride Florida State, sorride Jimbo Fisher, sorride Jameis Winston. E ne hanno ben donde.
In una situazione del genere, sotto 21-10 alla fine del primo tempo, e poi di nuovo sotto 31-27 a 1:19 dalla fine della gara, quelli di Tallahassee non ci si erano mai trovati, ma proprio l’essere usciti da quel pantano rende la stagione dei Florida State Seminoles di Fischer, e di Jameis Winston, matricola redshirt fresco di Heisamn Trophy, veramente straordinaria.
Spesso, specialmente per giocatori di college, le schedule “semplici” fanno coltivare sogni che vanno oltre il loro reale potenziale. Sogni che puntualmente vanno in frantumi al primo vero ostacolo. Per una squadra come FSU, che aveva sempre battuto tutti con punteggi anche sonori, e che non si era mai presentata sotto nell’ultimo drive della partita, quale peggiore ostacolo che una squadra tosta che ti sta battendo a 79 secondi dalla fine della partita per i tiolo nazionale?
Winston e compagni si sono fatti 80 yard a forza di passaggi, inframmezzati da una pass interference di un comunque eccellente Chris Davis che ha fatto uscire FSU da uno scabroso 3&8, alla fine risulterà un drive con 6/7 e il touchdown di Kelvin Benjamin con 13 secondi sul cronometro. Quasi impossibile tentare un nuovo miracolo per la “Squadra del destino” Auburn, che nel suo anno da eterna under dog era quasi riuscita nell’impresa assolutamente eccezionale di portare a casa il titolo.
Cala il sipario sulla storia del Bowl Championship Series, e lo fa con un fuoco d’artificio di abbagliante bellezza ed intensità, una gara che ha alternato i padroni quattro volte negli ultimi quattro minuti, con un eccezionale ritorno di Levonte Whitfield da cento yard per il primo vantaggio della partita di FSU, la rush da 37 yard del “Cinghiale che corre come una gazzella” Tre Mason, e infine con quel drive al cardiopalma chiusosi col passaggio decisivo di Winston a Benjamin, un giuggiolo di quasi due metri alla presa più importante della sua giovane carriera.
Florida State rompe l’egemonia asfissiante della SEC fatta di sette titoli nazionali consecutivi, al termine di una gara che Jimbo Fisher ha definito la miglior partita giocata da Jameis quest’anno, perché “for three quarters he was up and down and he fought”. Messo col sedere per terra quattro volte da una forte pass rush di Auburn, guidata da Dee Ford, ha saputo riscattarsi in un ultimo quarto a dir poco magico.
Fisher ha così portato a termine un capolavoro. L’allora coach della linea offensiva e dei QB, che tra il 1993 ed il 1998 aveva ricoperto il medesimo incarico proprio ad Auburn, aveva ricevuto il testimone da Bobby Bowden, a cui una statua fuori dal Doak Campbell non gliela leverà nessuno, prendendo in mano un programma di mediocre qualità e portandolo in tre anni al titolo ACC e l’anno successivo a bissare il titolo e ad issarsi sul tetto del college football.
Dall’altra parte, Auburn, una squadra a cui non è riuscito l’ultimo dei tanti miracoli di questa stagione, la seconda sotto la guida di Gus Malzahn dopo il 3-9 dell’anno scorso. Il 12-2 finale, la vittoria nella SEC, l’esplosione di talenti come Tre Mason e Nick Marshall, un gioco entusiasmante ossigenato da un QB freshman che ha dimostrato qualità sia da passatore che da corridore, dovrebbero far sorridere i Tigers, partiti completamente unranked e giunti al #2 del ranking nazionale. Tuttavia questa sconfitta brucia, proprio perché maturata con 21 punti subiti nell’ultimo quarto in cui si è verificato anche l’unico intercetto di tutta la partita ai danni di Marshall, e con quell’ultimo TD subito con soli 79 secondi sul cronometro, come a dire che a volte, anche agli altri riescono i miracoli. Alla delusione dei giocatori ha fatto da contraltare la concretezza di coach Malzahn che ha dichiarato “I told them in the locker room, we put together the biggest turnaround in the history of college football. We were on the brink of making it one of those magical seasons“.
Ci sono andati vicino, mettendo in seria difficoltà i Seminoles, diventati la prima squadra nella storia del BCS NC a vincere dopo essere stati sotto alla fine del primo tempo. Ma la grande preparazione di FSU si è vista proprio in questo frangente inusuale, posto davanti a ragazzi che per tutta la stagione erano stati abituati a vincere largamente. La loro elasticità e prontezza, intravista nella impressionante prova di forza mostrata a Clemson, è uscita con forza nella gara decisiva, in quella dove non si poteva dominare, non si poteva asfaltare l’avversario, apparso tosto e sul pezzo per tutti e 60’, e quindi ci si è attrezzati per vincere e basta, portando a termine una vittoria che fa tornare FSU nell’olimpo del college football e finalmente farà dormire sonni felici a chi continuava a sognarsi Bobby Bowden.