L’uomo che salvò la Perfect Season

L’uomo che salvò la “Perfect Season”, si è spento venerdì 25 aprile.

Earl Morrall, che sostituì l’infortunato Johnny Unitas durante la stagione 1968 e fu nominato MVP della stagione conducendo i Colts allo sfortunato Super Bowl contro i Jets, si è spento in Florida all’età di 79 anni.

Morrall è stato un longevo QB che ha collezionato ben 21 stagioni da professionista, scendendo in campo come starte per ben cinque franchige. Dopo il college a Michigan State, fu scelto come secondo al primo giro del draft 1956 dai San Francisco 49ers, dove giocò appena quattro gare per essere ceduto in una maxi operazione ai Pittsburgh Steelers, dove rimase una sola stagione, andando ai Detroit Lions in cambio del futuro Hall of Famer Bobby Layne.

Spese sei stagioni a Detroit e tre a New York nei Giants prima di accasarsi ai Baltimore Colts, dove trovò Johnny U, a cui fece da backup, per ritrovarsi improvvisamente catapultato in campo a 34 anni per un infortunio del titolare. Morrall giocò una stagione grandiosa e portò Baltimore fino al Super Bowl III dove i Colts ebbero una giornata a dir poco storta, e con loro Morrall che mise la palla nelle mani di Hudson per l’intercetto più sanguinoso della sua carriera.

Baltimore Colts
Morrall coi Colts

I fan dei vecchi Colts spesso tornano a quella agrodolce stagione 1968, quando Morrall portò Baltimore a un record di 13-1, altresì difficile per loro non masticare amaro per quel primo tempo fatale contro i Jets, quando Morrall ricevette lo snap da Tom Matte ma non vide ricevitore Jimmy Orr che si sbracciava in endzone, lanciando il famoso intecetto. Matte, a proposito di Morrall e di quel Super Bowl andato così storto, ha avuto parole di amicizia e comprensione, condividendo le colpe:

“Era semplicemente un grande amico, un grande padre di famiglia e si adattava perfettamente a Baltimora. Entrò in campo e fu quello che ci serviva. Fece un ottimo lavoro. Il Super Bowl è un’altra storia. Qualunque cosa sarebbe potuta andare male in quella partita, andò storta”
“Non ha ricevuto gli onori che meritava per quello che riuscì a fare. Ci portò al Super Bowl e portò i Dolphins ad una stagione da 17-0. Era un ragazzo di qualità”

Unitas sostituì Morrall nella seconda metà di quella infausta gara ma, claudicante, non riuscì a dare un contributo sostanzioso alla causa. Morrall rimase con i Colts abbastanza a lungo per sostituire di nuovo Unitas in un Super Bowl, questa volta in corsa, e con ben altro esito, data la vittoria sui Dallas Cowboys per 16-13 nel Super Bowl 1971.

Alla fine dell’annata successiva, dato il mancato rinnovo del contratto a Baltimore, il 38enne Morrall andò a Miami, ritrovando Shula che lo aveva allenato nella sfortunata stagione 1968, di lui il mitico coach ebbe a dire:

“Era un grande sia come uomo che come giocatore, quando penso a Earl, la prima cosa che mi viene in mente è quanto fosse competitivo in campo e quanto fosse speciale fuori. Tutto quello che ha sempre fatto Earl per me era vincere le partite, fosse starter o salisse dalla pachina. Quello che mi ricordo di più, naturalmente, è quello che fece nel 1972 quando sostituì Bob Griese dopo l’infortunio e mantenne la nostra ‘perfect season’ fino al ritorno di Griese ai playoff”.

Morrall infatti sostituì l’infortunato Bob Griese  durante la vittoria del 15 ottobre contro i San Diego Chargers. Tale vittoria portò Miami su un record di 5-0 contribuendo a fine stagione a far terminare i Dolphins da imbattuti per la prima e unica volta nella storia della NFL, in un’annata che vide Earl partire come titolare in 11 gare su 17. Dopo aver guidato la squadra alla vittoria nel primo turno di playoff contro i Cleveland Browns, Morrall faticò contro i Pittsburgh Steelers nella finale della AFC, portando al ritorno di Griese. Tuttavia, le grandi prestazioni di Morrall non passarono sotto silenzio, venendo premiato come giocatore dell’anno della American Football Conference e vincendo l’inaugurale NFL Comeback Player of the Year Award. Shula ne fa un ritratto onesto e grato:

“Earl ha vinto un sacco di partite per me a Baltimora. E lo ha fatto in un modo così umile… Era un grande giocatore di squadra che faceva tutto ciò che gli veniva chiesto, oltre ad essere un leader eccezionale che ha infuso fiducia nei suoi compagni di squadra”

“Non ci sarebbe stata una ‘perfect season’, senza Earl Morrall”, ha dichiarato Bob Griese al South Florida Sun-Sentinel.
Morrall rimase il quarterback dei Dolphins anche nelle quattro stagioni successive, fino a quando annunciò il suo ritiro il 2 maggio 1977, pochi giorni prima del suo 43mo compleanno, con il record di più vecchio QB a vincere una gara in NFL.
Ora che non c’è più, forse è facile tessere le lodi di questo giocatore che negli anni ha saputo farsi trovare pronto e che ha scritto pagine grandiose del football pro, ma lo facciamo ugualmente, perchè lo meritava all’epoca non meno di quanto lo meriti ora.