Draft 2014 Aftermath: New York Giants
Se c’è un denominatore comune a tutte e sette le scelte del nostro draft è la professionalità.
Durante la loro carriera universitaria tutti i giocatori draftati si sono distinti, oltre che per talento (che, è sempre bene ricordarlo, dovrà essere necessariamente sottoposto alla prova del campo prima di essere giudicato, motivo per cui non darò un voto alle pick), per impegno, work ethic, risultati accademici, condotta irreprensibile fuori dal campo e, ultima ma non ultima, leadership.
Round #1, Pick #12, Odell Beckham Jr., WR, LSU
Il front office era stato chiaro, dare nuovi bersagli ad Eli sarebbe stata una delle priorità. Così è stato.
Basta vedere qualche filmato per capire come mai sia stato chiamato così in alto: semplicemente sa fare tutto. E’ capace di creare separazione fin dai primi passi, disorientando i DB grazie a repentini cambi di direzione o addirittura imponendosi fisicamente sopperendo con un eccellente controllo del corpo ad una stazza non esattamente dominante.
Ma la cosa più importante è che prende la palla. Sempre. La tendenza al drop che lo caratterizzava è solo un lontano ricordo, tanto da chiudere la stagione con un drop rate del 6.45%.
Se le premesse verranno mantenute, potremmo divertirci per un bel po’ di tempo.
Curiosità: figlio d’arte ( il padre fu un RB per LSU e la madre una sprinter per la medesima università), prima di iscriversi al college che fu dei genitori, ha frequentato la stessa High School (Isidore Newman) che vide tra i suoi banchi anche i fratelli Manning. In un certo senso potremmo dire che sia stato proprio Eli il primo a sceglierlo: cinque anni fa, durante un workout nella sua vecchia scuola, chiese al suo vecchio coach un po’ di ricevitori con cui allenarsi e rimase impressionato da Beckham, tanto da richiederlo come partner per le sessioni d’allenamento successive.
Lascia il college da capitano (e senza aver saltato un singolo allenamento) ed ora a NY, oltre ad Eli, ritroverà anche il suo vecchio compagno di stanza, e di reparto, Rueben Randle.
Round #2, Pick #43, Weston Richburg, C, Colorado State
Questa chiamata ha il sapore di un piccolo reach. Ma vale la pena fare un piccolo reach per chi è considerato, praticamente all’unanimità, il miglior centro del draft, per di più andando a colmare una need primaria? Probabilmente sì. Questo ragazzo ha tutto il potenziale per essere la chiave di volta della nostra OL per la prossima decade.
I suoi punti di forza sono la visione di gioco, il seal blocking e la velocità, notevole per uno della sua stazza, con cui è capace di percorrere il campo in profondità bloccando chiunque gli si pari davanti. I blocchi al secondo livello sono il suo pane quotidiano.
Il running game ne beneficerà sicuramente. Molto buono anche nella pass protection. Probabilmente però gli manca ancora un po’ di forza, la sala pesi lo attende.
Non è ancora un giocatore fatto e finito ma anche qua le premesse sono più che buone.
Curiosità: capitano della squadra di college, membro della National Honor Society, laureato in “Animal Science”, sta conseguendo una seconda laurea.
Round #3, Pick #74, Jay Bromley, DT, Syracuse
Ecco, questo si che è un reach da manuale. Quando Ross, VP of Player Evaluation dei Giants, lo ha chiamato per informarlo che era stato scelto, si è sentito rispondere qualcosa come: “Davvero? Prima del quinto giro? Io sono al supermercato con la mia ragazza e per stasera avevamo affittato Gravity…non sta scherzando vero?”.
Contemporaneamente la reazione mia, e dei miei compagni di tifo, è stata: “Brom…chi?”
Da quello che ho capito spulciando in giro per il web, fondamentalmente il prodotto di Syracuse è un giocatore molto incostante. Avrebbe tutte le carte in regola per essere un DT dominante, ma ogni tanto in partita pecca di concentrazione ed il suo gioco ne risente.
A suo favore gioca però un rendimento in costante ascesa durante il suo percorso universitario.
Si tratta a tutti gli effetti di una scommessa bella e buona, tutti noi speriamo che gli scout ci abbiano visto giusto. Bromley avrà tanto da lavorare, ma l’attitudine al sacrificio pare proprio che non manchi.
Ah sì, anche lui era un capitano. L’avreste mai detto?
Round #4, Pick #113, Andre “Smash” Williams, RB, Boston College
Ebbene sì, non è stato draftato da nemmeno una settimana ed ha già un soprannome.
“Smash” dice tutto, questo ragazzo, finalista per l’Heisman Trophy, è un trattore ed, in quanto tale, ara difensori e macina yarde per mestiere.
Vedere gli avversari rimbalzargli addosso è semplicemente un piacere.
Il più grande dubbio è se possa essere, o meno, un fattore anche nel gioco via aria. Nella sua permanenza al college non è mai stato bersaglio del suo QB. Al pro day pare abbia ben figurato anche in questo fondamentale, ma la partita, si sa, è un’altra cosa.
Curiosità: laureato, assistente universitario, occupa il suo tempo libero scrivendo libri di poesie. Non ci crederete, ma anche lui era un capitano.
Round #5, Pick #152, Nat Berhe, S, San Diego State
Questa secondo me è la pick tatticamente più interessante del nostro draft.
Il ragazzo ha speso la sua carriera universitaria giocando come “Aztec safety” . Quindi quell’ibrido S/LB, di “urlacheriana” memoria che speravamo potesse diventare Cooper (la S scelta al quinto giro dell’anno scorso) e che, in una division TE-happy come la nostra, sarebbe utilissimo.
Guess what? Esatto. Capitano degli Axtec e membro della National Honor Society.
Round #5, Pick #174, Devon Kennard, OLB, USC.
Prospetto a 5 stelle all’uscita dall’high school. Evidentemente, complice anche una preoccupante attitudine agli infortuni, non è diventato quel giocatore che molti si aspettavano. Può giocare principalmente come OLB o DE, aiutando quindi un reparto pass rush ultimamente in palese difficoltà.
Molto del suo potenziale è ancora inespresso, speriamo che inizi ad esprimerlo al più presto.
Curiosità: laureato in “communication”, sta conseguendo il master in “communication management” . L’ultima offseason l’ha passata ad Haiti costruendo case.
Devo specificare che era un capitano?
Round #6, Pick #187, Bennett Jackson, CB, Notre Dame
E’ improbabile trovi spazio come CB, il reparto al momento forse più ricco di talento, però potrebbe essere un buon prospetto da sviluppare con calma. Finchè non colma le lacune tecniche, al massimo può ambire ad un posto negli special team.
Capitano dei Fighting Irish, probabilmente è stato scelto solo per non rovinare la media di sette pick e sette capitani.
Francesco “thefranz” Pancheri