2003 (quarta parte)

Questo anno un po’ speciale si appresta a lasciare il passo con un altro appuntamento significativo.

Il 16 novembre allo Stadio dei Marmi in occasione della partita con il team USA Gladiators (una squadra semipro allestita per girare il globo a diffondere il verbo; dopo Roma si esibiranno ancora in Europa, a Stoccarda e Parigi) la signora Daniela, la figlia del Presidente, premia i giocatori veterani e lo scriba veterano per essere stato un pioniere dell’american football con Bruno Beneck. Grazie!

E’ il momento di ripartire con il nastro dei ricordi: questa volta a raccontare è Marcello Rodi.

Era il periodo di Natale 2003. Mi trovavo ricoverato in ospedale per subire un intervento chirurgico piuttosto delicato, e ricevetti telefonicamente gli auguri dell’amico Stefano Tassoni. Tra una chiacchiera e l’altra, a un certo punto mi fa: “Lo sai che sembra che i Gladiatori rinascano?”. L’ultima volta che avevo chiesto notizie della squadra era il 2001, appena rientrato dalla Bosnia. Stefano mi aveva detto che avevano chiuso bottega, e sapere che stavano tornando mi mise in agitazione. Mi feci dare il numero di cellulare di Marcello Loprencipe e lo chiamai. L’ultima volta che ci eravamo visti era stato anni prima, allo Stadio delle Aquile, a una partita dei Gladiatori, di quella che ho più volte definito “corazzata giallorossa” e che spopolava in Italia. L’ultima volta che ci eravamo visti i cellulari non esistevano. Forse per quello ero emozionato: ne avevamo condivise tante, ed in tempi difficili. Ci eravamo stretti per far continuare un sogno, contro tutto e contro tutti. Avevamo amato il football, e ancora di più i Gladiatori: era come se mi stessero restituendo un pezzo della mia giovinezza in un momento difficile della mia vita. Parlando con Marcello, mi resi conto che era come se avessimo smesso di parlare da dieci minuti, non da dieci anni: c’era sintonia di intenti, e allora decisi. Non avrei certo potuto giocare, ma avrei potuto collaborare alla rinascita di quel simbolo che tanto avevo amato, il Gladio”.