NFL Week #1: Minnesota Vikings @ St. Louis Rams
Vikings @ Rams era alla vigilia una partita abbastanza incerta: alcuni (pochi per la verità) analisti sottolineavano il fatto che senza Bradford, lo sfortunato signal caller di St. Louis ancora una volta fuori per tutta la stagione dopo l’infortunio all’ACL registrato in preseason, la manovra offensiva dei Rams ne avrebbe risentito in favore dei Vikings, di fatto però per gli allibratori l’ago della bilancia pendeva per i padroni di casa, dati come favoriti di 3,5 sui “visitors” non solo per la spinta del pubblico del Missouri ma anche e soprattutto per la propria difesa, capace quasi di far capitolare un anno fa i superlativi futuri campioni del Mondo di Seattle tra le mura amiche dell’Edward Jones Dome. Tale difesa difatti, all’ottimo organico della scorsa stagione che poteva contare sul vice-leader della lega in sack messi a segno, Robert Quinn, aveva visto aggiunte di primissimo livello al Draft come il DT Aaron Donald e il CB/S Lamarcus Joyner. I Vikings dall’altra parte arrivavano al primo appuntamento della stagione che conta, forti di una invidiabile preseason che oltre a mettere in luce i netti progressi di attacco e difesa culminati in 4 vittorie su 4 sotto la guida nel nuovo head coach Mike Zimmer, non aveva soprattutto fatto registrare infortuni gravi ad alcun giocatore titolare né tantomeno ad importanti backup.
E il primo quarto dell’incontro in effetti sembra rispecchiare molti dei leitmotiv pronisticati alla vigilia, con la difesa di St. Louis che mette continua pressione all’attacco dei Vikings, i quali a loro volta rispondono con una difesa efficiente che in pochi snap rispedisce puntualmente in sideline l’attacco dei Rams in favore degli special team. Morale della favola, in 15 minuti e rotti di gioco, field goal da 52 yard di un redivivo Blair Walsh per Minnesota, quindi punt per St. Louis, punt per Minnesota, field goal dalle 50 yard fallito da Greg Zuerlein per St. Louis e field goal dalle 46 yard centrato ancora da Walsh, sono questi gli esiti cronologici dell’iniziale sviluppo di gara. 6-0 quindi, ma partita ancora tutta da giocare e ben lungi dall’esser chiusa. Per gran parte del secondo quarto la musica non cambia, ed i due attacchi continuano ad essere efficientemente limitati dalle due difese fino a circa un minuto e mezzo dal termine della prima metà di gara, quando cioè prima il DT Tom Johnson con un sack porta la LoS dei Rams all’altezza delle loro 19 yard (il drive era partito dalle 25 dopo un buon punt di Jeff Locke per i Vikings) e quindi il CB Josh Robinson con un intercetto all’altezza delle 35 yard di St. Louis restituisce a Matt Cassel una invidiabile posizione per orchestrare il primo drive vincente del match. Drive che si concretizza in 4 snap con il vittorioso passaggio da touchdown da 8 yard per il WR Greg Jennings.
La partita va quindi al riposo sul 13-0, un risultato da una parte ancora comunque recuperabile per St. Louis, a patto di adottare contromisure efficaci alla continua pressione esercitata dalla difesa messa in campo da Zimmer che permettano di cominciare a mettere fieno in cascina per una comeback; dall’altro canto un risultato che per certi versi va pure stretto agli ospiti, i quali, al di là del touchdown nel finale di primo tempo, non riescono a concretizzare appieno l’ingente mole di punt avversari (3) indotti fin lì dalla propria difesa.
Pronti via e la seconda metà di gara vede l’ingresso in campo di Austin Davis in favore di Shaun Hill, ufficialmente fuori per un infortunio rimediato nell’ultimo drive del primo tempo condotto da St. Louis, ma più verosimilmente sostituito da Fisher per provare a dare una scossa ad un attacco come detto fin lì abbastanza impalpabile. E nel primo drive della ripresa Davis prova in effetti a dare più incisività alla manovra dei Rams, riuscendo a spingere per la prima volta la squadra oltre le 30 yard di Minnesota. Purtroppo per loro però si trovavano in una situazione di terzo down ed un magistrale blitz dalle retrovie della S Harrison Smith fa di nuovo indietreggiare l’attacco dei padroni di casa sulle 38 yard avversarie e costringe Fisher a mandare in campo Zuerlein per una proibitiva trasformazione dalle 56 yard. Trasformazione che però questa volta l’ottimo kicker non fallisce, regalando così ai suoi i primi 3 punti della gara. 13-3 e partita ancora tutta da giocare, a maggior ragione che in un terzo down dei Vikings Quinn riesce a forzare un fumble su Cassel inducendo così Minnesota al punt. Nel possesso successivo però Davis non riesce a portare St. Louis oltre le proprie 25 yard riconsegnando così il possesso palla ai Vikings i quali riescono ad andare nuovamente a touchdown con Patterson, il quale con un numero del proprio repertorio dopo aver ricevuto palla da Cassel nel backfield con un handoff si invola per 67 yard in endzone sgusciando via a tra le linee avversarie e resistendo a ben 7 tentativi di placcaggio. Per inciso, ancora una volta il playmaker proveniente dall’Università del Tennessee si dimostra un giocatore all-around completo, terminando la gara con ben 102 yard su corsa. In un periodo storico del gioco in cui il RB abile al di fuori del backfield va molto di moda, lui rappresenta l’eccezione opposta, ovvero il WR abile anche nel gioco su corsa (già lo scorso anno nel tanto vituperato playbook dell’ex OC Bill Musgrave, egli riuscì comunque a ritagliarsi uno spazio come ball carrier, correndo per 158 yard complessive a 13,2 yard a portata, e segnando 3 touchdown di cui uno su tentativo da 50 yard), eccezione che allarga ulteriormente il ventaglio di opzioni a disposizione dell’attuale OC Norv Turner il quale già di suo è noto per essere una delle menti offensive più creative della lega. Per dare l’idea di questa sua peculiarità, basti pensare che con questo touchdown egli è andato a stabilire un nuovo record NFL di 3 touchdown consecutivi su tentativi corsa da almeno 35 yard messi a segno da un WR (considerata ovviamente anche la passata stagione).
Tornando all’incontro, è legittimo dire che è questo il colpo che ammazza la partita in favore di Minnesota, già in vantaggio ed ora caricata a molla dal big play del numero 84, e che viceversa blocca per i medesimi motivi ulteriormente St. Louis, che comunque aveva fin lì complessivamente fatto più fatica degli avversari. Nei tre drive successivi (due per St. Louis ed uno per Minnesota) le squadre si fronteggiano a colpi di punt, prima che, poco dopo l’inizio del quarto ed ultimo quarto, Cassel effettui il passaggio da touchdown da 7 yard per il TE Kyle Rudolph che mette formalmente la pietra tombale sull’incontro. In verità la non paga difesa ospite continua a martellare sul malcapitato attacco dei Rams come se l’incontro fosse ancora in situazione di equilibrio, e prima dello scadere del quarto riesce ad aggiungere alla collezione di big play di giornata anche un pick six a firma del sempre eccellente Smith, il quale si sciroppa 81 yard di campo in touchdown dopo aver intercettato un passaggio di Davis volto in direzione del WR Jared Cook. A nulla vale infine il field goal da 46 yard messo a segno da Zuerlein ad 1’35” dal termine se non a fissare il punteggio sul 34-6 finale.
Insomma, una partita aperta per metà gara e poco più ma di fatto sempre nelle mani di Minnesota che riesce ad ottenere una importante W e a regalare al proprio head coach la prima gioia alla guida di una franchigia. Tra i Vikings bene tutti i reparti, in particolare la difesa che ha letteralmente fatto il bello ed il cattivo tempo producendo qualcosa come 5 sack, un fumble forzato, 2 intercetti ed un pick six, numeri che da soli sarebbero bastati a piegare i Rams senza l’ausilio dell’attacco. Attacco che dopo aver stentato nella prima metà di gioco, in buona parte per colpa della linea offensiva che non è stata da subito reattiva concendendo a Cassel poco tempo per cercare un target su cui scaricare la palla, si è ampiamente rifatto nel secondo tempo con due touchdown su passaggio ed uno su corsa. Cassel non ha brillato come un elite quarterback, ma non è questo ciò che gli viene chiesto dal CS quanto piuttosto di limitare al minimo i turnover e di far rendere i playmaker della squadra al massimo delle sue possibilità, compito questo ampiamente portato a termine a St. Louis. Ora li attendono i Patriots che, reduci da una sconfitta contro i Dolphins, arriveranno al TCF Bank Stadium di Minneapolis col coltello tra i denti e saranno senz’altro un altro buon banco di prova per riusciere ad inquadrare in maniera più precisa il reale livello di competitività della squadra di Zimmer.
Quanto ai Rams l’assenza di Bradford ha inciso parecchio sulla gara dei padroni di casa, in quanto da una parte i sostituti della prima scelta assoluta al Draft 2010 non sono riusciti a guidare l’attacco sino in endzone e dall’altra i repentini rientri in sideline dell’attacco alla lunga hanno contribuito a fiaccare la difesa. Difesa che pure era partita bene riuscendo a contenere l’attacco di Minnesota a 6 punti per quasi l’intera prima metà di gioco, ma che poi nella ripresa ha ceduto il passo alle giocate di Minnesota, complice anche l’infortunio alla caviglia del DE Chris Long, costretto ad abbandonare la gara durante il terzo quarto, la cui assenza ha creato qualche grattacapo in meno alla OL dei Vikings. I due QB non sono stati poi tanto peggio di altri QB protagonisti in negativo in questa prima giornata di regular season, visto che statisticamente ai due intercetti uniscono una buona percentuale di completi (insieme superiore al 65%) sintomo del fatto che un minimo di intesa con i ricevitori c’è, il fatto però è che non hanno mai dato l’impressione di avere il polso ed il carisma per poter guidare la squadra al touchdown. Va detto poi che l’OL non ha fatto nulla per aiutarli, segno che qualcosa va rivisto anche in pass protection indipendentemente da chi è dietro a dirigere i giochi. Qualche nota positiva comunque c’è ed è legata al WR Brian Quick, autore di un’ottima gara condita da 7 ricezioni per 99 yard. Obiettivamente i Rams sono stati troppo brutti per essere veri ed essere costantemente questi per tutta la stagione, senz’altro saranno protagonisti di gare migliori, ma il football è uno sport per tanti versi spietato e se non hai un valido QB a menare le danze difficilmente porti a casa il bottino pieno, ragion per cui c’è da aspettarsi che a breve (nel giro di 1-2 gare) se le cose non dovessero migliorare Fisher proverà a giocarsi anche la carta Case Keenum nel tentativo di ridare linfa ad un reparto martoriato come pochi negli ultimi 2-3 anni dalla sfortuna. Sfortuna che comunque continua a picchiare duro dalle parti del Missouri, visto che domenica prossima saranno ospiti dei Buccaneers anch’essi col dente avvelenato dopo la deludente gara persa contro i Panthers.
TheItN