Jungle Zone, Week 2 postgame; La sfortuna non basta per fermare le tigri.
Avevo concluso l’articolo di presentazione di questo match la settimana scorsa citando la superiorità difensiva di Cincinnati e credo che ieri tutti abbiano capito quanto in realtà le statistiche riportate dal sito della lega non rendano realmente merito a questa squadra. I Bengals infatti hanno giocato una partita difensiva a dir poco perfetta, la linea d’attacco di Atlanta ricorderà a lungo Carlos Dunlap, mentre White e Jones sono stati limitati tutto il pomeriggio dalle forti secondarie di casa, sulle quali rimane impressionante non solo la qualità ma soprattutto la quantità all’interno del roster. Cincinnati infatti gioca un football difensivo aggressivo ma intelligente, tende infatti ad annullare completamente l’avversario quando il punteggio è ancora in bilico e solo quando il vantaggio è acquisito, permette agli avversari di avanzare, facendo intelligentemente scorrere il tempo, questo permette ai QB avversari di accumulare yard in “garbage time”, yard che non serviranno però a vincere la partita.
Nel primo quarto la partita sembrava un remake del match a Baltimore, con i locali costretti al field goal, mentre Atlanta faticava anche solo a prendere un primo down; gli special team di Cincinnati hanno controllato adeguatamente il pericoloso Devin Hester, mentre non si può dire lo stesso per il K Mike Nugent, autore di due errori (31 e 49) pesanti, soprattutto quando si pensa che nell’intera passata stagione il veterano dei Bengals aveva mancato i pali solo 4 volte. Per Ryan comincia una lunga giornata in trincea, la tasca infatti della sua linea cade diverse volte e solo la sua ottima mobilità gli permette di uscire incolume da situazioni molto pericolose; Bryant risponde a Nugent con un bel calcio dalle 46 yd e il primo quarto termina sul 3 a 3.
L’attacco di Cincinnati perde per infortunio (dito del piede) il forte wr AJ Green e molti tifosi cominciano a preoccuparsi, ma è proprio da questo momento della gara che il running game di Hue Jackson comincia a colpire duramente i Falcons; è infatti soprattutto Bernard ad infiammare il pubblico, il ragazzo infatti si mette in mostra con una serie di corse e screen pass molto efficaci, unite a qualche gioco speciale da antologia, come il lancio di Sanu per Tate da 50 yd, un trick play andato a buon fine per ben 2 volte anche nella passata stagione; il wr infatti da Rutgers ha giocato qb in high school e il braccio sembra rimasto quello di allora. Il primo tempo termina quindi con uno splendito drive del dinamico duo, o come qualcuno ha ribattezzato “l’idra a 2 teste”, sono infatti Bernard e Hill i trascinatori ed è proprio il rb da North Carolina a varcare la endzone per portare i Bengals sul 10 a 3; peccato che proprio durante l’entrata nella zona pitturata, la guardia destra Kevin Zeitler rimane a terra e la sua partita termina qui.
Il secondo tempo non cambia i valori in campo, il coaching staff di Atlanta sembra incapace di contenere la pressione della forte DL locale, succede quindi che Cincinnati intercetta Ryan per la seconda volta (1 Hall, 2 Iloka a fine gara) e sul drive successivo, durante un blitz dei Falcons, Dalton scarica velocemente la palla per Sanu con una slant e costui corre indisturbato per 76 yd, fissando il punteggio sul 17 a 3. Per i Falcons è il colpo del K.O, incapaci infatti di costruire un drive concreto, permettono a Dalton di tornare presto in campo e questa volta è il rookie Jeremy Hill a varcare la endzone con una facile corsa da 1 yd. Sul punteggio di 24 a 3, Cincinnati “tira i remi in barca” ed entra in modalità gestione con un quarto ancora da giocare. Ryan costruisce l’unico drive decente della gara, che porta Julio Jones ad una facile ricezione che permette ad Atlanta di lasciare l’Ohio con almeno una segnatura da 7 punti.
Il finale di gara è nervoso, i giocatori dei Falcons sono infatti protagonisti di alcune reazioni violente a gioco fermo, probabilmente non immaginavano di subire una tale “lezione di football” da parte di una squadra con ben 6 titolari out; i Bengals infatti aggiungono altri giocatori alla injury list e anche se non si tratta di lunghi stop, è comunque frustrante vedere una tale sfortuna abbattersi su di una franchigia con veramente tantissimo talento. Non a caso ho voluto intitolare questo articolo con “la sfortuna non basta per fermare le tigri”.
Alcuni numeri non si possono non citare, perché sono pazzeschi, pensate che un attacco (Atlanta) che la settimana scorsa aveva macinato qualcosa come oltre 500 yd, è stato limitato a poco più che 300; Ryan ha chiuso solo 3 terzi down su 12, è stato messo a terra 2 volte e intercettato in 3 occasioni (5 sono gli int dei Bengals in 2 gare). Dall’altra parte l’attacco dei Bengals è stato un rullo compressore, 472 yd tot, con 21 primi down, pensate cosa potrebbe fare questo reparto con Green,Eifert e Jones recuperati. “L’idra” ha corso per 164 yd con 2 td e ricevuto per 101, ed è qui che abbiamo la risposta ad una tale efficienza offensiva nonostante l’assenza di alcuni big; Cincinnati ha infatti trovato in Bernard e Hill due nuovi playmaker offensivi con caratteristiche diverse, questo gli permette di variare il gioco in maniera quasi unica e Dalton può gestire i palloni con maggiore tranquillità e soprattutto con efficacia. Pensate che in sole due gara questo attacco ha raccolto 852 yd tot, numeri mai visti in Ohio.
Molte persone prima del campionato, avevano suscitato grossi dubbi riguardo i due nuovi coordinatori di attacco e difesa, ma dopo solo due gare sembra che Gruden e Zimmer finiranno presto nel dimenticatoio, soprattutto il primo; se infatti Jackson troverà le giuste contromisure per aumentare l’efficienza offensiva in red zone, il suo attacco è destinato a raggiungere grandi risultati.