“La Nuova Era degli Oakland Raiders” e la sua evoluzione negli anni…

Per gli Oakland Raiders, questi anni di “Rebuild” che si sono susseguiti dalla morte di Al Davis, non sono andati esattamente bene. L’esperimento iniziale di McKenzie è definitivamente crollato e ora stiamo assistendo ad un elegante modo di rattoppare la situazione al meglio per evitare grosse perdite. Quello che vorrei fare con questo articolo è cercare di ripercorrere brevemente le tappe di quella che è stata definita come “Nuova Era degli Oakland Raiders”, ma che per ora appare solo come un grande disastro.

STAGIONE 2012-2013

Quando Mark Davis si è ritrovato dal nulla a dirigere una squadra con la quale ha avuto sempre poco a che fare (non è mai stato un “Football Man”), la prima cosa che fece fu quella di consultarsi con le persone che gli erano sempre state vicine, come John Madden, per poter trovare un GM al quale affidare l’infausto lavoro di riportare i Raiders alla vecchia gloria.
La persona scelta fu Reggie McKenzie (anche perché non ci furono altri candidati per quel posto), allora Director of Player Personnel dei Green Bay Packers (la persona che si occupa sia a livello di prospetti collegiali e sia a livello di free agents di valutare i giocatori per un eventuale acquisizione). La fama di McKenzie era particolarmente conosciuta in tutta la lega, visto che fu lui nel 2005 a spingere affinché i Packers prendessero al primo round un certo QB di California che risponde al nome di Aaron Rodgers.
Pochi giorni dopo la sua assunzione, la prima mossa del GM fu quella di licenziare Hue Jackson, allora HC degli Oakland Raiders, reduce da una sconfitta contro i San Diego Chargers, che impedì ai Raiders di accedere ai playoff per la prima volta dal lontano 2002. La motivazione di questo gesto fu che Reggie stesso intendeva portar dentro il suo uomo alla guida della squadra, il tutto nonostante la ottima prestazione di Jackson che comunque finì la stagione con un 8-8 nonostante l’infortunio di Jason Campbell, che portò al famoso “Best Trade Ever Made”, con il quale in cambio di un pick nel primo round e un pick nel secondo round regalati ai Bengals, riscì a portar dentro un Carson Palmer fresco di divano.
Il nuovo HC scelto fu Dennis Allen, ex DC dei Denver Broncos.
Allen è il secondo “Defensive Minded Coach” che i Raiders abbiano mai avuto, il primo e unico fu Madden, ma a differenza di quest’ultimo, le sue difese non sono state mai dominanti: quella dei Broncos infatti l’anno precedente ha si trascinato l’attacco ai playoff, ma come total defense era pur sempre 23esima su 32.
Il nuovo rookie HC aveva comunque una certa pressione addosso: visto che il roster non aveva subito grosse perdite, e Carson Palmer avrebbe avuto una intera Off-Season per entrare in sintonia con i ricevitori, le aspettative della fan base erano parecchio alte.
Il primo segnale però che le cose sarebbero andate storte lo si ha avuto dopo l’assunzione di Greg Knapp come OC. Knapp infatti aveva già avuto modo di lavorare con McFadden nel suo rookie year, e il risultato fu disastroso.
Il secondo segnale invece lo si ebbe poiché, visto che non c’erano ne pick nel draft e ne milioni da spendere (per via del cap hell), la free agency fu molto sterile, e le azioni furono limitate ad acquisizioni a basso costo e basso impatto.
La stagione finì 4-12, con dei Raiders visibilmente regressi rispetto all’anno precedente e che solo in poche occasioni hanno dimostrato di essere competitivi.
I primi rumors sul licenziamento di Allen si fanno forti dopo sole 16 partite, ma la stampa stessa seda i fan facendo giustamente presente che un HC al suo primo anno, con una squadra senza draft picks e senza soldi, non poteva fare molto di più.
Reggie McKenzie infatti passa sopra qualsiasi opinione di chi paga il biglietto e il suo stipendio, mantenendo Allen e concedendogli una seconda occasione, per dimostrare a se stesso e al mondo che la sua visione di Dennis come leader dei Raiders da Super Bowl, non fosse un miraggio.

STAGIONE 2013-2014

Mantenuto il posto di lavoro Dennis Allen si mette immediatamente all’opera. La prima cosa da fare è quella di tagliare i rami secchi e Greg Knapp viene subito sostituito da Greg Olson. A differenza di Knapp che per più di metà stagione ha cercato di forzare Darren McFadden dentro un Zone Blocking Scheme che non era affatto per lui, Olson viene preso dai Jaguars, dove era il QB Coach, perché si diceva fosse in grado di costruire degli schemi che si adattassero ai giocatori. In difesa l’esperimento con Jason Tarver continua, e per lo Special Team viene assunto Bobby April.
Questa squadra piace molto ad Allen e in loro ha sempre riposto massima fiducia. A rendere lo staff ancora più competitivo c’è Tony Sparano, assunto come O-Line coach, che ha il compito di rimetter su uno dei vecchi punti forti dei Raiders che sembrava essere scomparso sotto Knapp.
Non solo Allen, ma anche McKenzie comincia a fare il suo lavoro: dopo acquisizioni minori dovute sempre a problemi con il cap, Reggie fa due mosse che avranno risultati diametralmente opposti:
1) Cedere ai Cardinals Carson Palmer per liberarsi della montagna di soldi che gli spettavano da contratto, prendendo sempre tramite trade Matt Flynn da Seattle.
2) Dare una nuova occasione a Charles Woodson facendo felice la fan base.
Quello che tuttavia vogliono vedere tutti è McKenzie alle prese con il draft: se nel primo anno non ha potuto fare nulla, questa volta, ad eccezione di due pick di cui uno nel secondo round, McKenzie ha del materiale con cui lavorare. Se l’intento è stato quello di stupire l’intera lega, la missione è stata compiuta perché dopo aver fatto un trade down per riprendersi quel secondo round, Reggie preme il grilletto su DJ Hayden, CB da Houston estremamente injury prone, quando ancora on the board c’erano altri giocatori come Star Lotulelei.
Con Allen che ha ottenuto la sua squadra, e McKenzie reduce dal suo primo vero draft, ancora una volta (anche se molto meno rispetto all’anno precedente), le speranze dei tifosi si fanno alte.
La stagione è un disastro per il secondo anno di fila. Se nelle prime partite c’era una qualche traccia di competitività, nelle ultime i Raiders appaiono per quello che sono: una squadra senza tanto talento e mal allenata. La difesa era un disastro per tutte le yard che concedeva, e l’attacco (mancante di un QB che potesse essere chiamato tale) non riusciva a tenere la squadra in partita se non per il primo quarto.
Dopo un altro record di 4-12 per il secondo anno di fila, il licenziamento del HC sembrava una conseguenza quasi certa. Se la sua testa non fosse caduta un cambiamento era comunque d’obbligo dati scarsi risultati… e invece nulla. Mark Davis diede carta bianca a Reggie McKenzie, il quale decise che Dennis Allen sarebbe stato, per il terzo anno, HC degli Oakland Raiders.

STAGIONE 2014-2015

Dopo esser riuscito nell’impresa di salvare il proprio posto di lavoro, Dennis Allen va contro ogni logica e decide di mantenere l’intero coaching staff. Questo gesto non è condiviso da nessuno perché se è vero che parte della causa del declino delle due passate stagioni era dovuto al poco talento presente in squadra, l’altra parte (un buon 50% come minimo) era dovuto proprio ai coach. In più di un occasione non si erano dimostrati all’altezza, specie dopo tutte le partite in cui un vantaggio all’half-time veniva sprecato poco dopo, per l’incapacità di chiunque di apportare qual si voglia aggiustamento. Mark Davis riesce comunque ad avere l’ultima parola e per non sprecare soldi, decide di prorogare il contratto degli assistenti di un solo anno (comunemente sono almeno due gli anni per cui i coordinatori firmano).
Ottenuto il suo staff e i giocatori che voleva, per DA non ci sono più scuse: o si vince o si vince, nessun’altra chance.
L’aria nel quartier generale è cambiata, e questo è ben visibile a tutti, specie quando lo stesso Allen (persona che solitamente è pacata e mai sbilanciata su qual si voglia pronostico) ha più volte lodato come con questo roster, si potesse osare una run verso i playoff, e dopo una intera Off-Season passata a costruire l’ennesimo progetto di rilancio, si arriva in Regular Season.
Le aspettative restano alte ma bastano 60 minuti di cronometro per far crollare per l’ennesima volta quelle che erano state le speranze costruite durante tutti i mesi passati. La partita contro i New York Jets è imbarazzante, una difesa battuta su ogni aspetto, un attacco che singhiozza per via del terribile Play Calling di Olson, e tutto finisce in un grande niente. La settimana successiva come ci si poteva aspettare la regressione continua, l’imbarazzo è ancora più grande e vengono messe alla luce tutte le debolezze della squadra. Sia Geno Smith che Ryan Fitzpatrick sono apparsi come Hall Of Famer contro dei Raiders che sembrano lasciare apposta Wide Open ogni ricevitore in campo.
Questa situazione ha portato  diversi scontenti nei piani alti. I report indicavano infatti che, date le due umilianti sconfitte, Dennis Allen sarebbe stato giudicato minuziosamente fino alla bye week (entro due settimane), perché se il trend fosse rimasto lo stesso, un cambiamento sarebbe risultato assolutamente necessario. Con la pressione sulle spalle, Allen affermò che qualcosa doveva cambiare, e la sua parola (per una volta) è stata mantenuta.
La situazione contro New England, infatti, sembrava migliorata (almeno in difesa) anche se Oakland per tutti e quattro i quarti, non è riuscita a segnare neanche un TD. Questo netto miglioramento, che ha visto i Raiders lottare fino alla fine in cerca di una vittoria non pervenuta (per via di un intercetto finale di cui la colpa fu di Moore, come sappiamo), ha sconvolto la stampa, che ha iniziato a immaginare una via di scampo per DA… per poi veder tutto sfumare a Londra.
Nelle International Series è accaduta la cosa peggiore che ogni dirigente potesse immaginare: una umiliazione internazionale. I Raiders sono apparsi impreparati e mal allenati, senza strategie e senza alcuna possibilità di revertire un risultato che fin dalla metà appariva come un blow out.
Questo voleva dire solo una cosa: Dennis Allen non poteva assolutamente restare e continuare a raschiare il fondo.
Il martedì successivo alla partita, con una telefonata, Reggie McKenzie informa l’ormai ex HC che i suoi servizi non sono più graditi. Allen finisce la sua carriera di HC con un record di 8-28 (22,2% di vittorie su tutte le partite giocate), e va a collocarsi all’ultimo posto della classifica dei coach dei Raiders dell’era moderna: peggiore di Norv Tarver, peggiore di Joe Bugel e perfino peggiore di Lane Kiffin.
Questo licenziamento è un grosso anche colpo per lo stesso McKenzie, proprio per via del fatto che fu lui stesso a battersi per il mantenimento di Allen per il terzo anno. Il General Manager, sia per aver fatto cilecca con il draft del 2013, sia per l’assunzione di due QB pagati fior di milioni senza che siano stati guadagnati sul campo, e infine anche per lo scivolone dell’aver mantenuto un HC dopo due stagioni disastrose per poi licenziarlo dopo 4 partite, ha gli tutti occhi puntati su di lui. Secondo la scala gerarchica, infatti, è il prossimo nella lista delle persone che potrebbero perdere la testa.
La mossa finale è stata quella di promuovere il coach della O-Line Tony Sparano ad Interim HC.
Sparano non è un novellino, lui stesso è stato anche già protagonista di un “miracolo”, portando dei Dolphins da un record di 1-15 a 11-5. La sua filosofia è diametralmente opposta a quella di Allen, e questa è sicuramente la botta di vita di cui i Raiders avrebbero un forte bisogno.
Coach Sparano avrà l’arduo compito di cercare di raccogliere i cocci di Dennis Allen, e per farlo avrà bisogno di una mano sia da Greg Olson che da Jason Tarver. Il tempo per farlo è poco, solo una settimana, ma i giocatori sembrano sostenere all’unanimità questa promozione, e un eventuale buon risultato potrebbe far si che questa nuova posizione possa essere sua anche per la prossima stagione.
Vedremo lunedì in che modo i tutto si tradurrà sul campo di allenamento, e il palcoscenico del Coliseum contro i Chargers sarà il vero momento in cui le risposte cominceranno ad essere date.