Peyton Manning nella Top 10 dei QB della storia? Assolutamente NO!
Sono giorni e giorni che ci penso, ma non mi decidevo a fare il coming out. Domenica il signor Peyton Manning ha battuto il record di Brett Favre collezionando ben 509 TD nella sua carriera. Mi chiedevo, che valore ha questo record? Agli occhi di molti forse tanto, ma questi molti sono gli stessi che si limitano a leggere solo i numeri. Il Football Americano non è fatto solo di numeri, ma anche di contesti.
Proprio per via dei contesti se mi dovessero porre la domanda “Pensi che Peyton Manning sia il migliore QB o nella Top 10 dei QB della storia dell’NFL?”, la mia risposta sarebbe “Assolutamente No”.
Prima di ricevere una valanga di insulti del tipo “Non capisci niente di Football” oppure “Sei un tifoso dei Raiders, quindi di parte, ergo la tua opinione non conta”, vorrei motivare la mia risposta ricorrendo ad un esempio.
Durante la scorsa stagione, quando la lega stava portando avanti le votazioni per l’introduzione alla Hall Of Fame, tra i giocatori della Modern Era c’erano due nomi di spicco per il sottoscritto: Andre Reed, WR dei Buffalo Bills dal 1985 al 1999, e Tim Brown, WR degli Oakland Raiders dal 1988 al 2003.
Mettiamo a confronto i numeri:
– Reed: 951 Recezioni, 13198 yard e 87 TD
– Brown: 1094 Recezioni, 14934 yard e 105 TD
Come si può vedere, i numeri sono nettamente a favore di Tim Brown, non solo per numero di recezioni e yard, ma soprattutto per Touchdown. Nonostante questi dati, però, come sapete tutti, solo uno di questi due storici ricevitori è un Hall Of Famer: Andre Reed.
Perché se Tim Brown ha dominato su tutti i campi rispetto ad Andre Reed non è stato lui ad indossare la giacca color oro? Di motivi sicuramente ce ne sono tanti, ma quello che maggiormente mi ha colpito è stato un qualcosa nominato durante una trasmissione su NFL Network da uno degli analisti (a sua volta HOF): il clima.
Cosa c’entra il clima con l’essere o non essere Hall Of Famer? Più di quanto possiate immaginare. Brown rispetto a Reed aveva un vantaggio enorme, il sole. Giocare metà della propria stagione in California rispetto a Buffalo d’inverno, ti permette di fare delle cose che con il campo quasi gelato per buona parte delle tue partite casalinghe non potresti mai fare. Il passing game diventa drasticamente marginale quando tutto è innevato, e Andre Reed ha passato la maggior parte della sua carriera in quelle condizioni.
I numeri sono si diversi, ma vista sotto l’ottica del clima, Reed è stato in grado di mettere su quei risultati nonostante il meteo non fosse affatto dalla sua parte.
Una cosa quindi marginale come il Tempo Atmosferico, ha portato ad una scelta piuttosto che ad un’altra, nonostante il divario sulla carta.
Ecco l’esempio di contesto valido dentro il quale analizzare dei numeri.
Torniamo però ora a Peyton Manning e a i suoi 509 TD. Rispetto al caso precedente non c’è bisogno di andare a scavare così a fondo per cercare un contesto nel quale quel grosso numero perde la maggioranza del suo fascino, perché tutte le domeniche, ogni singolo tifoso può vederlo con i suoi occhi: il regolamento.
Da quando Roger Goodell nel 2006 ha preso la carica di commissario della NFL, il gioco del Football è cambiato drasticamente. Anno dopo anno le regole sono state modificate con l’intento di andare in soccorso a quelli che vengono comunemente detti “Defenseless Players”, vale a dire quei ricevitori che erano ad alto rischio di infortunio perché, magari in seguito a recezione della palla, non vedevano arrivare il placcaggio e non erano in grado di difendersi. Questo trend, che ha si portato ad una diminuzione del numero di concussions, ma che tuttavia si è contrapposto ad una crescita esponenziale del numero di “Torn ACL” che hanno messo fine alla stagione di diversi giocatori (per via dei comuni placcaggi alle ginocchia), in realtà ha un grosso beneficiario che spicca su tutti gli altri: il QB.
Se un tempo essere un Quarterback voleva dire prendere duri colpi dentro la tasca ma, nonostante questo, essere anche capaci di tirare delle bombe da decine di yard, ora invece il leader dell’attacco stesso ha molto più tempo per tirare o comunque ottenere buoni risultati. Questo accade perché:
1) i difensori non possono più avere praticamente nessun contatto con i ricevitori e quindi questi ultimi hanno vita facile a smarcarsi e ricevere
2) basta spesso per molti QB anche un solo colpetto per veder volare in campo la flag per Roughing the Passer, oppure un Pass Interference che gli permette di avvicinarsi e aver la strada spianata per il TD.
Voler a tutti costi trasformare l’NFL in una Passing League avvantaggiando l’attacco e togliendo quasi tutta la dignità alla difesa, ha prodotto uno squilibrio che rende le attuali carriere dei QB assolutamente inequiparabili a quelle delle vecchie glorie del passato.
Lo stesso Manning è passato dai suoi circa 30 TD di media a stagione, alla vergognosa cifra di 55 quando le regole sono state inasprite ancora di più.
Ora ditemi voi: quanto questo assurdo incremento del numero è dato dal modo in cui la lega ha favorito chi porta i soldoni nelle sue tasche, e quanto invece dall’improbabile (seppur lo stesso ipotetico) salto di qualità che un giocatore può fare alla veneranda età di 37 anni?
Secondo il mio modesto parere, tutto questo entusiasmo e tutto questo Hype legato al record infranto dovrebbe essere ampiamente ridimensionato, e le persone dovrebbero imparare a non limitarsi a leggere un numero senza contestualizzarlo.
Dan Marino, Joe Montana e anche lo stesso Brett Favre sono i giocatori che hanno fatto la storia quando ancora il QB era un ruolo difficile come tutti gli altri, ed è a loro che guardo quando penso a chi non aveva tempo di baciarsi i bicipiti dopo aver tirato indisturbato una spirale perfetta, in quanto impegnato a togliersi la terra dalla maschera dopo essere stato travolto da un LB da 250 pound, senza che le zebre battessero ciglia.
Per queste ragioni appena elencate penso che, si, Manning sia un ottimo giocatore e futuro Hall Of Famer, ma che comunque sia ancora lontano da chi questo sport lo ha vissuto quando ancora non era a prova di bambino.
Marino con il Cap e le regole dei contatti sui WRs di oggi avrebbe lanciato 7000 yards e 60 TDs a stagione facili facili.
Bravissimo, hai centrato il punto!!!
Sono completamente d’accordo sul fatto che non si possano confrontare giocatori di epoche diverse, e questo vale in praticamente tutti gli sport.
Manning è una macchina, è quasi perfetto, ma di certo sia le regole moderne che la filosofia di gioco sempre più incentrata sui passaggi lo hanno decisamente agevolato. In fondo è questa la ragione per cui la HOF ha deciso di separare i giocatori moderni da quelli “senior” (ritirati da almeno 25 anni), altrimenti questi ultimi facendo un semplice confronto di stats non avrebbero avuto nessuna possibilità di essere eletti.
Esattamente… e proprio per questa impossibilità, tutto l’hype derivante da questo record che ha conquistato numerosissime testate cartacee e informatiche (anche Repubblica ne ha parlato) non ha alcun senso di esistere! è questo il fine dell’articolo, cercare di mostrare alla gente che quel numero è solo un numero…
Sono d’accordo sul fatto che un giocatore vada analizzato in base al contesto.
E secondo me è proprio il contesto che ci fa vedere la grandezza di Manning: dal 1998 in poi ci sono stati circa 200 (ma forse anche di più) starting QB nell’NFL. Tutti hanno giocato con le stesse regole di Peyton. Eppure solo uno ha battuto il record.
L’anno scorso ha lanciato 55 TD perchè facilitato dalle regole? Sicuramente, quello dietro di lui in questa particolare classifica però ne ha lanciati 16 in meno.
Io non so se Manning sia tra i migliori 10 del ruolo, penso sia impossibile dirlo proprio per questioni di “contesto”. Per lo stesso motivo trovo però sia ridicolo pensare che un QB del passato oggi avrebbe fatto altrettanto bene (proprio perchè in un diverso contesto tecnico-tattico…ed economico, non dimentichiamoci l’impatto pratico che ha avuto l’introduzione del salary cap…oggi squadre corazzate come alcune del passato non potrebbero esistere, di conseguenza è molto più difficile mantenersi al vertice).
Per me l’unico parametro di giudizio credibile per valutare la grandezza di un giocatore è quello di giudicarlo in rapporto ai suoi contemporanei. E secondo questo parametro per me Peyton è senza dubbio tra i più grandi di sempre.
Scusa Francesco, ma il tuo commento ha alcuni controsensi che vorrei mettere in luce e in questo modo mi spieghi meglio cosa vorresti dire perché detti in questo modo sono fin troppo facilmente attaccabili:
– Dire che solo uno ha battuto il record è relativo al numero di TD, ma per quanto riguarda le yard lanciate, questo è stato battuto da tre QB tutti nello stesso anno ad esempio. Manning è bravo ma è anche più vecchio di QB come Luck che, se in salute, sicuramente batterà il record di Manning guardando la progressione statistica
– E’ proprio per quella mancanza del ocntesto che anche tu hai citato che il record non ha senso di esistere, perché per arrivare a quel risultato si stanno utilizzando due pesi e due misure, ergo avrebbero dovuto introdurre una nuova categoria di record “TD segnati post cambiamento regole”.
– Chiudere il tuo commento con quella frase è una contraddizione per antonomasia: dopo che dici che va giudicato confrontandolo con i suoi contemporanei, dici che è tra i più grandi di sempre… secondo le tue parole, Manning è tra i più grandi (se non il più grande) QB di oggi.
Ti rispondo punto per punto:
1)La progressione statistica è un parametro estremamente aleatorio, guardiamo a quello che e’ gia’ successo (la grandezza di Manning sta anche nell’essersi mantenuti ad altissimi livelli per 16 anni…poi magari Luck batterà ogni record, però siamo a 1 su oltre 200 qb che hanno avuto occasione di partire titolari in questo arco di tempo).
2) Il record e’ solo un record e sono d’accordo che il suo senso sia quello che sia. Infatti se leggi con attenzione il mio commento, dico che il record e’ solo un segno della sua grandezza,non dico che e’ quello a definirlo “tra i migliori di sempre” (esempio: la febbre è un sintomo dell’influenza stagionale, avere la febbre però non significa avere l’influenza…però non significa nemmeno non averla).
Titoli il tuo articolo dicendo che Manning “assolutamente non e’ nei top10 della storia”, e nello sviluppo dell’articolo parli di come il suo record non abbia senso per via del cambio di regole. Secondo me sono due cose che viaggiano su due rette parallele e non incidenti (semmai avresti dovuto titolare l’articolo “perchè il record non fa di Manning un top 10 della storia”): il fatto che il record di Manning dipenda dal contesto (e sono d’accordo), non significa che non sia tra i 10 migliori di sempre.
3)Nessuna contraddizione: il fatto che sia, per me, il più grande tra i suoi contemporanei (in un arco di oltre 15 anni) lo rende tra i più grandi di sempre . Perchè per me i migliori di sempre sono quelli che rispetto ai loro contemporanei stanno un paio di gradini più in alto.
Questo perchè l’NFL col passare del tempo non è mai uguale a se stessa (Eraclito direbbe “non si può discendere due volte dal medesimo fiume): Manning magari in passato non sarebbe stato altrettanto efficace, ma non è detto nemmeno che un qb del passato sarebbe efficace contro le difese di oggi.
Assolutamente d’accordo che non sia il più grande della storia, ma tra i 10 migliori QB, almeno per me, ci sta tranquillamente.
Certo che se dici che Dan Marino, Joe Montana e Brett Favre hanno fatto la storia, e non citi John Elway, che la storia l’ha fatta al college, l’ha fatta al Mile High Stadium, e la sta facendo come artefice della rinascita dei Broncos in qualità di General Manager e Vice Presidente Esecutivo, allora sì che meriteresti quel “Non capisci niente di Football” che tanto temevi 😉