Analisi dal Lato Oscuro Week #9: Oakland Raiders VS Seattle Seahawks

Altro giro, altra sconfitta. Come già anticipato nel Preview, questa partita doveva essere dura e dura è stata. Trovarsi a metà stagione con un record di 0-8 sicuramente non era stato messo in conto da nessuno, eppure è ormai da settimane che ogni fan dei Raiders sta piano piano facendo proprio il concetto che “vincere anche solo una partita potrebbe davvero essere impossibile”.
La sfida di domenica contro i Seattle Seahawks però non è stata in toto negativa, ed è proprio per questo che la parola del giorno è “Speranza”. Per capire il perché, è necessario passare per il meglio e il peggio di ogni quarto, e solo allora si potrà capire il perché di tale positività.

LA PARTITA

PRIMO QUARTO: Sfido chiunque abbia la possibilità di guardare le ultime partite di Oakland, a guardarle tutte contemporaneamente e trovare delle differenze nel primo drive. Per tutti quelli che on possono ve lo dico io: non ce ne sono. Ogni inizio partita nasce e muore sempre allo stesso modo: Derek Carr che lancia ai suoi WR che sembrano rivitalizzati dalla povera performance della settimana precedente, Running Game atroce che fa solo sprecare down, arrivare alla metà campo avversaria e andare in stallo dovendosi accontentare di un Field Goal. L’incapacità dei Silver&Black di concludere una qualsiasi mossa offensiva andando fino in fondo, sembra essere una costante. In trasferta, contro i campioni uscenti, sprecare ogni occasione è un delitto, e i Raiders sono stati colpevoli di omicidio in più di un occasione.
Partendo con un vantaggio di 3-0, non bisogna aspettare molto prima di vedere gli avversari rispondere, con un Marshawn Lynch che fa da pezza ad un Russell Wilson distratto e che riesce a marciare indisturbato.
La maggior parte delle yard del primo drive degli avversari, tuttavia, arrivano per via di penalità delle volte discutibili: se è vero che il DT Justin Ellis si aggrappa alla maschera del RB per mandarlo a terra, è anche vero che il Pass Interference chiamato su D.J. Hayden è stato un po’ severo. Se queste penalità sui Raiders vengono flaggate, non si può dire altrettanto di quelle di Seattle. Khalil Mack, ogni qual volta si posizionava sulla linea di scrimmage come DE, veniva puntualmente placcato dal RT. Questo fallo è avvenuto per 3 volte di fila e anche in diverse occasioni, e nonostante i vari analisti sia della CBS che di NFL abbiano sottolineato come quella fosse penalità, i refree a quanto pare non erano dello stesso parere.
Giunti in prossimità della goal line, la squadra di casa chiama una corsa, e con Beast Mode a portar palla, basta far mulinare le gambe per trascinare la difesa dei Raiders dentro la endzone con un piccolo aiuto della O-Line alla “rugby style”.
Dopo uno scambio di 3&Out, con un T.J. Carrie immenso nella coverage e che mostra quanto non ci sia da preoccuparsi per l’assenza di Carlos Rogers, ecco che torna l’attacco in campo con pochi secondi da giocare alla fine dei primi 15 minuti. Dopo aver sprecato due play facendo correre McFadden al centro (esattamente come ha fatto le altre centinaia di volte ottenendo più spesso un “No Gain” piuttosto che uno yardaggio positivo), Derek Carr sotto pressione fa un lancio “indirizzato” su Mychal Rivera. La ragione di quelle virgolette sta nel fatto che il tiro era ampiamente fuori misura, e il primo uomo sulla palla è stato Bruce Irvin che, dopo essersela deviata, la intercetta e la riporta in Endzone per il primo pick-6 della stagione per il rookie QB. Se la difesa cerca di vincere, il primo ostacolo da superare è sempre l’attacco.

SECONDO QUARTO: andati sotto 14-3 in men che non si dica, Greg Olson dovrebbe rispondere in qualche modo per non porre fine alla partita quando ne manca ancora più della metà. Mr. Fantasia allora chiama il solito schianto di McFadden sulla linea e un lateral su Jones (non mi dilungherò per la seconda settimana di fila sul perché sia sbagliato da principio questo schema), ed è allora che accade il nuovo danno: Derek Carr si è mostrato impavido nel lanciare contro i migliori CB della lega, e questa settimana non è stato diverso; un back shoulder pass su Holmes coperto da Sherman, è il segnale a lettere cubitali che dice “È GIUSTO AVERE TIMORE DEI MIGLIORI DIFENSORI”; una palla off target e letta alla perfezione dal DB dei Seahawks, si trasforma nel secondo intercetto della giornata per il giovane QB. Essere coraggiosi ed essere testardi sono due cose molto diverse, e in questa prima metà di partita Carr è stato molto più testardo che coraggioso. Prendere di mira uno dei migliori CB della lega può essere comprensibile solo quando questo ha palesemente sbagliato la marcatura, ma dare occasioni ai propri WR che non superano la mediocrità, è tutto un altro paio di maniche invece. A pagare il prezzo di questo errore ovviamente è la squadra, ed è solo grazie ad un grosso slancio di qualità della difesa (specie Justin Ellis) e ad un Russell Wilson smiratissimo, che è i Silver&Black di limitare gli avversari ad un ennesimo FG che porta il deficit a 3-17.
Come giusto che sia, visto che sono stati due i turnover di fila che hanno affossato Oakland, ecco che arriva il terzo: nel kick-off return, Carrie, fino ad ora impeccabile, perde palla e garantisce agli avversari una ottimissima posizione, tale che è impossibile non andare al TD… e invece la difesa regge ancora una volta e porta Seattle al FG che tuttavia non converte.
Per ogni miracolo compiuto dalla defense, l’offense manda tutto all’aria: dopo aver fermato per ben due volte Wilson&Co (con una nota di merito a D.J. Hayden che, per essere la prima partita in cui viene utilizzato, ha reso onore a se stesso), Carr non è neanche capace di muovere la catena.
Il quarto si chiude con Seattle che marcia verso la endzone con un Lynch che marca il suo secondo TD, ed una difesa stremata perché sempre in campo e senza attimi per respirare.

TERZO QUARTO: Se durante l’anno i Raiders mancavano di sprint ad inizio ripresa, questa volta invece hanno fatto eccezione. Con i Seahawks che avrebbero portato palla per primi, era necessario un “big play” in grado di far girare la fortuna ed iniziare a recuperare quel grosso svantaggio. Forzando l’offense avversario al 3&Out, grazie sia a Moore che chiude la strada a Wilson, che a Hayden che quasi porta a casa un pick-6 se solo fosse stato in grado di trattenere la palla, Seattle va al punt. Denico Autry, promosso recentemente dalla prectice squad per prendere il posto lasciato libero da Woodley, riesce a penetrare nel backfield e bloccare il calcio; la palla inizia a rotolare verso la endzone e quando Brice Butler riesce a ricoprirla, le braccia dei refs si alzano al cielo per indicare il TD. Raiders 10, Seahawks 24.
Serve una magia dello Special Team per far rientrare i Silver&Balck in partita, e visto che l’attacco non riesce a produrre ancora nulla, sarà ancora la difesa ad evitare che gli avversari riacquistino il sopravvento e scappino definitivamente.
A circa metà quarto, T.J. Carrie riesce nel suo Punt Return più lungo della sua giovane carriera, ritorna la palla per 27 yard fino alle 30 nemiche e serve in un piatto d’argento l’occasione all’attacco che finalmente si desta dal sonno. Greg Olson non è certo conosciuto per la sua inventiva, ma con un Carr che riesce a connettere con McFadden per un completo da 23 yard, basta una sola giocata di Jones per arrivare a ridosso della sideline. Ad un 4&1 e qualche centimetro da coprire, l’OC chiama uno schema che ha dell’incredibile: una play action in cui la linea va a bloccare tutta a sinistra, lasciando Micheal Bennett completamente libero. La reazione dei fan è un “No, No, NO, SI!!!” nel vedere che il lancio del Rookie QB che sembrava destinato ad essere incompleto o peggio ancora al intercetto, in realtà viene preso acrobaticamente da un Mychal Rivera che fino ad allora era passato completamente inosservato.
Un incredibile 17-24 che va contro ogni previsione e i Raiders sembrano aver preso la strada giusta… ovviamente fino quando non iniziano nuovamente a scavarsi la tomba da soli: arrivato ad un 3&3, Russell Wilson lancia la palla al suo omonimo WR, che tuttavia non riesce a prenderla per la splendida marcatura; dall’altra parte del campo, dove l’azione non si era proprio sviluppata, Terrell Brwon fa un holding sul suo ricevitore e regala il primo down agli avversari. Questa penalità uccide l’ottima prestazione di quel drive, perché arrivati a portata di Field Goal, i Seahawks calceranno per allungare il distacco 17-27.

QUARTO QUARTO: L’unico modo per poter anche solo sperare di portare a casa la prima vittoria della stagione, sarebbe stato quello di rispondere a tono a quel field goal, invece per l’ennesima volta, nel momento del bisogno, l’attacco entra in stallo, permette a Seattle di riavere la palla nel giro di un minuto, e segna la condanna regalando la possibilità di metter praticamente fine alla partita. Basta perder d’occhio Wilson per un attimo, e con uno scremble, porta nuovamente Hauschka in una posizione di campo favorevole. Ennesimo FG e la squadra di casa scappa 17-30.
A poco serve svegliarsi agli ultimissimi minuti producendo l’unico drive di oltre 50 yard della serata con un secondo TD su Rivera, perché fallendo poi il recupero dell’onside kick, la partita finisce 24-30 e con un ulteriore L nella schedule.

ANALISI

Essere positivi dopo una ennesima sconfitta forse ha poco senso, ma considerando che i Raiders non avevano praticamente alcuna chance di espugnare i Seahawks in casa loro, l’aver combattuto fino all’ultimo ha comunque un suo valore.
Dopo nove settimane, i Raiders sono ancora con un record di 0-8. Considerando che Tony Sparano è alla guida da un mese, vorrei proporre un piccolo raffronto tra i 0-4 Raiders di Dennis Allen, con i 0-4 Raiders di Coach Sparano. Per quanto il record mostri un medesimo risultato, sulla carta e anche visivamente, queste due squadre sono completamente diverse. La prima era mal allenata, quando scendeva in campo era solo per farsi umiliare e non lasciava trasparire alcuna luce in fondo al tunnel. La seconda invece si è svegliata, ogni partita la gioca con grinta e in ognuna di esse è sempre stata ad un passo dal portarla a casa. Il problema di fondo di questi Raiders è che ogni settimana c’è qualcosa che li frena e gli impedisce di vincere: le prime volte erano i terzi down su ambedue i fronti, mentre ora che la difesa ha iniziato a giocare come si deve, il problema è diventato l’attacco con i suoi turnover. Andare in casa dei campioni uscenti e commettere 3 turnover nel giro di 20 minuti, è la ricetta giusta per uscire sconfitti, e a poco serve svegliarsi alla fine, perché per quanto bene si possa fare nella seconda metà, il prezzo degli errori commessi nella prima lo si paga a caro prezzo.
C’era solo un modo per i Raiders di vincere questo incontro, vale a dire quello di essere perfetti. Così non è stato e ancora una volta, tra frustrazioni e lacrime, i giocatori dovranno sedersi nuovamente nella film room per capire quale è il problema di fondo che attanaglia la squadra.
Come al solito andiamo ad analizzare i diversi comparti in modo da attribuire le colpe e i meriti in maniera corretta.

OFFENSE: Esattamente come settimana scorsa, ancora una volta il problema stava proprio li. Se dovessi pensare ad una partita tipo nel quale Derek Carr abbia commesso tanti errori da rookie, penserei proprio a quest’ultima. La sua performance non è stata affatto all’altezza delle scorse, e i due intercetti (uno peggio dell’altro) sono testimoni di ciò: il primo come già specificato era dovuto ad un brutto lancio su Rivera non andato secondo i piani, ma il secondo era interamente dettato dalla testardaggine. Il suo continuare a tirare a seconda di cosa mostrasse la coverage, l’ha portato a prendere di mira anche i CB migliori della lega; fino a domenica la fortuna è stata dalla sua parte, ma Richard Sherman l’ha punito per bene, facendogli (si spera) capire che se Aaron Rodgers ha evitato tutta la partita di mirarlo nel season opener, un motivo ci sarà pur stato, e se questo timore ce lo aveva un veterano come lui, Carr avrebbe dovuto farsi qualche domanda in più.
Il running game fa semplicemente orrore. Il non bloccare della linea offensiva (inguardabile specialmente il lato destro), ha prodotto un pessimo risultato: 13 carry per 20 yard per McFadden, e uno dei punti più bassi mai toccati da una squadra nell’NFL.
I ricevitori ancora una volta hanno aiutato il QB in maniera molto limitata: nessuna capacità di creare separazione, e delle volte delle tracce sbagliate, hanno portato allo stallo di numerosi drive, e la fiducia che Carr ripone in loro, potrebbe venire

DEFENSE: L’ottimismo della parola scelta per descrivere l’articolo è dovuta proprio a questo reparto. Se l’attacco continua a dare preoccupazioni (eccezion fatta per alcuni elementi) la difesa sta cominciando a mostrare che c’è parecchio potenziale. Khalil Mack, T.J. Carrie, Justin Ellis, Sio Moore e D.J. Hayden (in maniera più limitata), hanno tutti mostrato in questa partita che esiste una base solida sulla quale poter costruire. Aggiungendo dei pezzi come un DE che possa aiutare a mettere pressione, dovrebbe crearsi la situazione ideale per cominciare ad essere tranquilli anche quando dall’altra parte ci sono i migliori offense della lega.
Contro i Seahawks, l’intera unità si è comportata molto bene nonostante mancasse di tasselli importanti: Russell Wilson ha avuto poche occasioni per infierire con i lanci e ancora meno di poter correre liberamente con le sue gambe. Il contenimento di Mayowa, Moore e Mack è stato eccellente, e i CB hanno eliminato ogni possibilità di passaggio. D.J. Hayden, nonostante fosse tornato da poco e non abbia ancora abbastanza esperienza, ha mostrato scorci del perché Reggie McKenzie l’avesse preso con il dodicesimo overall. Se lavorasse un po’ di più sulla costanza, allora potrebbe far suo il posto di starter al fianco di Carrie quando verrà la prossima stagione.
Per quanto suoni strano, anche Miles Burris ha mostrato segni di miglioramento, compiendo dei tackle precisi e facendosi trovare meno spesso fuori posizione.
Charles Woodson, nonostante l’età, è ancora un pilastro importante per la squadra, e il suo impatto in campo permette a tutti i suoi compagni di fare una figura decisamente migliore, e l’avere mantenuto Lynch sotto il traguardo delle 100 yard, è sicuramente un motivo di vanto per l’intero gruppo.

COACHING STAFF: Se la settimana scorsa ho deciso di aspettare per complimentarmi con Tarver dopo il lavoro fatto contro i Browns, questa volta non posso non riconoscere che contro un ottimo attacco hanno davvero permesso alla squadra di stare in partita fino all’ultimo. Gli aggiustamenti rispetto alle prime settimana sono finalmente arrivati, e quegli orrendi cuscini che permettevano una facile conversione del down sembrano drasticamente diminuiti.
L’altra faccia della medaglia è tuttavia Greg Olson. Il suo lavoro con l’attacco è stato pietoso: in due partite la regressione non ha avuto alcun cambio di tendenza, e la sua prevedibilità in quanto a schemi ha nuovamente condannato la squadra: numerose corse al centro di McFadden per 0 yard o -1/-2 yard, sono state chiamate in continuazione nonostante non producessero alcun risultato, e ad ogni terzo down la difesa avversaria poteva tranquillamente riempire il box di uomini perché, che fosse lungo o che fosse corto, non c’era mai una corsa ma un passaggio.
Per quanto diversi commentatori continuassero a suggerire che “avere un’altra stagione con Olson, avrebbe giovato alla carriera di Carr”, il mio parere è diametralmente opposto. In due stagioni l’OC non ha mai dimostrato di saper gestire il personale a sua disposizione, e per quanto sia bravo come QB coach, la sua abilità come coordinatore lascia parecchio a desiderare.

Anche questa settimana si inizia con l’amaro in bocca e un senso di vuoto dentro che ormai va avanti da mesi. La prossima avversaria è Denver, e dopo la sconfitta contro i Patriots, la loro sete di sangue li renderà ancora più ostici di quanto siano. Fortunatamente siamo al giro di boa, e il tempo che manca ala fine di questa tortura sta per avere fine. Buon football a tutti.