QB sempre più ricchi, ma a quale prezzo?
Come in tutti gli sport, anche il football ha i suoi eroi. Giocatori su cui gravano le aspettative di milioni di tifosi, speranzosi di vedere la propria squadra sfoggiare il Lombardy Trophy lungo le principali vie della città, ancora meglio se alle spese di alcuni tra gli acerrimi rivali divisionali e non. Questo ruolo di condottiero, ma spesso anche di capro espiatorio, appartiene quasi sempre al QB. Tutti gli appassionati e gli addetti ai lavori sanno quanto sia difficile trovare un QB capace di portare la squadra ai traguardi aspirati. Ed una volta che il tanto agognato condottiero viene scovato, si fa di tutto per tenerselo stretto. Non a caso i top QB (quelli al secondo contratto, quello da rookie è standardizzato sulla base della posizione al draft e non del ruolo o valore del giocatore) sono tutti nell’olimpo dei giocatori più pagati della lega.
In queste si è unito al club anche Russell Wilson, che ha firmato un’estensione contrattuale con i Seahawks, 4 anni per 87.6 milioni di dollari (60 garantiti). Presto con ogni probabilità gli farà compagnia anche Andrew Luck. Anche per lui si pronosticano cifre da capogiro che andranno seriamente a impattare sul cap, con relative ripercussioni su rinnovi e/o acquisizioni di freeagent.
Il football, però, è uno sport in cui vince la squadra, i singoli possono far pendere l’ago della bilancia quando i piatti sono in bilico, raramente però possono sostenerne tutto il peso. Dunque ne vale la pena? Vale la pena impiegare così tanto spazio salariale su un solo giocatore? In questo articolo proverò a fornire qualche spunto di riflessione, analizzando la situazione contrattuale dei QB vincitori degli ultimi nove SuperBowl (ma il discorso può essere applicato anche in modo più trasversale per altri ruoli).
(ndr. verrà preso in considerazione solo l’aspetto sportivo, quello che interessa a noi tifosi; chiaramente, come in tutte le industrie, per gli addetti ai lavori entrano in gioco dinamiche di profitto che le competenze di chi scrive rendono impossibili da analizzare)
Nella seguente tabella si prende in esame l’impatto sul cap netto e percentuale dei QB vincitori degli ultimi nove SuperBowl, in relazione allo spazio salariale disponibile, e l’impatto percentuale sul cap del QB sconfitto (contrassegnato dalla lettera ‘L’ tra parentesi).
Anno | Cap | QB | QB Cap Hit | QB Cap Hit % | QB (L) Cap Hit % |
2014 | 133M | Tom Brady | 14.8M | 11.1% | 0.62% |
2013 | 123M | Russell Wilson | 681k | 0.55% | 14.22% |
2012 | 120.6M | Joe Flacco | 8M | 6.6% | 0.91% |
2011 | 120M | Eli Manning | 14.1M | 11.75% | 8.12% |
2010* | / | Aaron Rodgers | 6.5M | / | / |
2009 | 123M | Drew Brees | 10.3M | 8.37% | 12.8%** |
2008 | 116M | Ben Roethlisberger | 8.2M | 7% | 9.91%** |
2007 | 109M | Eli Manning | 11.7M | 10.7% | 7.33%** |
2006 | 102M | Peyton Manning | 10M | 9.8% | 0.61%** |
*nel 2010, a causa della scadenza del contratto collettivo, non è stato attivo il salary cap; la maggioranza dei team comunque ha operato come se il cap fosse stato attivo. Durante la stagione successiva è stato raggiunto l’accordo per un nuovo CBA, tutt’ora attivo.
** il valore riportato non è il cap hit, ma il cash earning.
I numeri sono chiari: dal 2006 in poi, nessuna squadra ha vinto il SB pagando il suo QB più del 11.75% del totale del cap disponibile quell’anno. Il “migliore”, il QB che ha vinto pesando di più sul cap, è stato Eli Manning nella stagione 2011, segue Tom Brady con il titolo conquistato a febbraio 2015 (11.1%) e chiude il podio ancora Eli (10.7%), questa volta nella stagione 2007. Due anni fa, i Seahawks, che conquistarono l’anello umiliando i Broncos, avevano a disposizione il 99.45% del cap per costruire una squadra competitiva intorno a Russell Wilson. E ci sono riusciti.
Anche tra gli sconfitti il trend è simile, con il solo Peyton Manning capace di arrivare al SB sforando ben due volte(stagioni 2009 e 2013) questo tetto degli 11.75%, seppur poi uscendo sconfitto.
E nel 2015? La fatidica quota dell’11.75% dello spazio salariale, con un cap di 143M, è di 16.8M. Tra gli (almeno) 32 QB che andranno a lottare per il titolo, saranno ben 8 a superare questo cut-off (Drew Brees, Eli Manning, Matt Ryan, Aaron Rodgers, Matthew Stafford, Peyton Manning, Philip Rivers e Ben Roethlisberger). Se il trend dell’ultima decade venisse mantenuto, potremmo già pronosticare chi a febbraio non alzerà un Lombardy Trophy.
Tutto questo cosa significa? I numeri sono solo numeri, non sarei certo sorpreso se vedessi Aaron Rodgers conquistare un secondo titolo. Gran parte dei meriti però saranno di chi in casa Packers ha indovinato gli ultimi draft. Draft che diventa ogni anno sempre più importante, soprattutto se il QB, con qualche suo collega, si mangia una sostanziosa fetta di cap, di fatto privando il front office della possibilità di migliorare significativamente la squadra tramite il mercato free agent. L’attuale CBA permette alle squadre di tenere i rookie a roster per quattro anni e con un impatto salariale minimo. Se da un lato questo è un grande vantaggio (perché tra un top qb ancora nel contratto rookie ed uno fresco di rinnovo rischia di esserci ormai una differenza di oltre 20 M), questo significa anche che diventa sempre più difficile concedere uno o più anni di apprendistato ai nuovi arrivati (la cosiddetta “redshirt”) perché, semplicemente, l’NFL moderna non ha più il tempo per aspettare nessuno e la pianificazione a lungo termine è sempre più difficile.
La morale è semplice: nel football si vince con la squadra. Ed i singoli campioni fanno comodo. Anzi, spesso sono decisivi. Ma meno li paghi, più fanno la differenza.