Texans: la posizione di RB post-Foster
“I’ve recognized how vulnerable he is. I can’t say that I’m that surprised. It seems like every year he’s had some type of soft tissue injury. We just keep our fingers crossed and hope it won’t happen, but he seems to be vulnerable to that type of thing.”
Se un owner, ovvero Bob McNair, 77enne proprietario degli Houston Texans e uomo d’affari che gestisce un patrimonio che io personalmente riuscirò a guadagnare solo il giorno in cui l’uomo metterà piede su Ganimede, si dice non sorpreso dell’infortunio di Arian Foster, rusher tra i più attesi del 2015, mi domando come mai la sua organizzazione pare non abbia pensato a nessun tipo di Piano B. O magari ce l’hanno e noi non lo sappiamo.
Foster, senza dubbio, è un giocatore che è stato tormentato da infortuni già dal College a Tennessee, quando da sophomore fu bloccato contro Marshall e Memphis, e nella “coatta” decisione di rimanere per l’anno da Senior dopo le pressioni di Fulmer, ebbe problemi ad anche e coscie che ne diminuirono ulteriormente la produzione, dopo l’installazione di un nuovo sistema offensivo che aveva emarginato in parte l’atleta. Infortuni muscolari e guai fisici vari gli impedirono di disputare la combine 2009 e ne limitarono la produzione al Pro Day dei Volunteers, facendolo ulteriormente precipitare nelle valutazioni degli scout. Il risultato fu che Foster finì undrafted ai Texans che lo piazzarono in practice squad a settembre, al taglio dei 53. Segnato a roster attivo da novembre 2009, nel 2010 divenne il miglior RB della lega per yard corse (1.616) mantenendosi sano e dimostrando il valore al proprio 100%, tuttavia la luna di miele con la fisiologia durò poco perchè già nel 2011 la muscolatura della coscia si infortunò ben due volte in preseason saltando la gara di apertura, e rinfortunandosi a Week 2 e rimanendo fuori una ulteriore settimana per poi concludere la stagione senza altre noie, guadagnandosi il contrattone da 43,5 milioni di dollari per 5 anni ed il Pro Bowl 2012. Il periodo rimase positivo fino alla preseason del 2013 quando la schiena limitò il lavoro del rusher, che uscì definitivamente di scena a Week 9, operato poi il 13 novembre, tornò sano per la stagione 2014, correndo per 1.246 yard, ma infortunandosi di nuovo per lasciare posto a Justin Forsett.
Tralasciando il 2009, Foster nei successivi 5 anni di NFL ha saltato 14 gare per guai fisici, a cui andranno sommate quelle che perderà quest’anno. Il running game da sempre è fondamentale per houston, cronicamente sprovvista di quarterback talentuosi, e quest’anno priva anche di Andre Johnson, migrato ai rivali divisionali di Indianapolis, che in posizione di regia hanno Andrew Luck. Di conseguenza uno staff non può farsi trovare del tutto impreparato all’evenienza di un infortunio di un già pluriinfortunato. Quindi, come si sono preparati giù in Texas per l’evenienza?
La prima soluzione è Alfred Blue, che l’anno scorso da rookie sostituì Foster nel suo periodo di convalescenza. L’ex-LSU è al suo secondo anno in Lega, dopo essere stato scelto al sesto giro dell’anno scorso. Nei non troppo sostanziosi scampoli di gara e nei tre start ha collezionato 528 yard di corsa e 2 TD, 113 di ricezione con una segnatura, e si è distinto anche in special team riportando in TD un punt bloccato ai Redskins. Questa produzione appare interessante, tuttavia nella medesima situazione di linea di Foster, Blue ha corso con una media di 3,1 YPC contro le 4,8 del vegerariano ateo. La conoscenza dei propri compagni agevolerà Blue, ma lo agevolerà abbastanza?
La seconda soluzione appare Chris Polk, 25enne di San Pedro, California, preso undrafted dagli Eagles nel 2012, prettamente rusher e kick returner (30,9 yard di media a ritorno nel 2014, con un TD), che nell’anno passato a Philadelphia è stato il terzo corridore con 172 yard ma ben 4 TD su appena 46 portate. Dietro una signora linea, non è però riuscito ad andare oltre le 3,7 YPC quando Sproles ha realizzato 5,8 e McCoy 4,2.
Le altre soluzioni interne si stanno litigando il posto a roster. Jonathan Grimes è a Houston da 3 anni dopo essere stato scelto undrafted nel 2012 ed aver giocato solo scampoli di gara prima del 2014, dove ha racimolato 39 portate per 153 yard e nessuna segnatura; Ray Graham, fratello del linebacker dei Buccaneers Khaseem Greene, è uno sparring partner da training camp di Houston, utilizzato in campionato solo per pochissime portate durante la stagione 2013 e tagliato al termine della prestagione 2014 prima di ripresentarsi quest’anno; Chad Spann idem con patate, un passato da uomo per i training camp, che ha trovato il suo culmine nel 2013 quando per i Texans scese in sideline una gara, senza toccare il campo.
E fuori chi c’è?
Beh, i nomi sono quelli di ottimi atleti ma pericolosamente in zona 30 anni, e probabilmente con pretese economiche diverse da Graham, Grimes e Spann. Chris Johnson, appiedato dai Jets, è un giocatore su cui è inutile soffermarsi a raccontare le gesta durante il periodo di Tennessee, ma pare che questo periodo non torni più. Knowshon Moreno è stato abbandonato in fretta dai Dolphins dopo gli infortuni anche se lo strepitoso anno 2013 ai Broncos è lontano appena un anno e mezzo ed il ragazzo ha appena 28 anni. Steven Jackson, 32enne ex-Atlanta, probabilmente il più simile fisicamente a Foster, pare stia a casa ad osservare le evoluzioni dei training camp, ma le voci dal Texas su di lui riguardano più che altro Dallas dove McFadden sembra sia già a corto col fisico (Strano!).
Ray Rice è il giocatore che forse, allo stato attuale delle cose, potrebbe avere “più ritorno” a trovare un accordo con Houston, perchè quest’anno il team è protagonista di Hard Knocks e una visibilità di questo genere farebbe bene a Rice che deve recuperare diverse migliaia di punti agli occhi della bacchettona opinione pubblica, quale migliore soluzione?
Ovvio che stiamo parlando semplicemente di ipotesi, e che le attitudini dei giocatori nominati saranno importanti per far decidere il front office di Houston, ma è innegabile che i Texans saranno fortemente penalizzati da questo infortunio.
A meno che Bob McNair non abbia già previsto anche la soluzione, oltre al problema stesso.