Back from the dead

Risorti dai morti questi Eagles che dopo essere caduti ad Atlanta e contro i Cowboys rimettono formalmente in piedi una stagione ancora zoppicante. In un pomeriggio che ha visto svettare ancora una volta difesa e special team l’attacco ha continuato a girare a fatica. Qual è il punto della situazione dopo 3 gare di questa offense? Ha ancora senso puntare su Bradford?E’ vero la vittoria maturata in casa dei Jets ha un retrogusto agrodolce, ma non sono da trascurare i tanti lati positivi. Incontravamo una delle squadre più toste e quadrate delle prime due week, con una DL tra le migliori della lega e forse la migliore secondaria in circolazione. E nonostante le assenze in difesa, Brandon Bair e i rookie Eric Rowe e Jordan Hicks hanno fatto una partita monumentale. Quantità, intensità, qualità e soprattutto abilità da playmaker. Tra pass deflection e INT queste 3 seconde linee hanno fatto la differenza con un Fitzpatrick e un Marshall assolutamente normalizzati dopo le prime due uscite.

Finalmente si è corso, anche se a fasi alterne, per più di 100 yard con Mathews (108 yard con 4.3 a portata) la cui abilità e la pazienza nel aspettare il varco giusto sono assolutamente sottostimate. E l’avversario era assolutamente di quelli tosti. I Jets nelle prime due uscite non avevano concesso più di 57 yard ad un singolo RB (Gore in week 2) o una media portata superiore a 3.8. Nonostante la prestazione concreta la OL purtroppo ha perso, probabilmente per la stagione, Andrew Gardner che si era dimostrato ben più solido (finirà la stagione con un +2.0 di rating PFF a fronte del +1.9 del 2014) di Allen Barbre.

Purtroppo le buone notizie finiscono qui, in una vittoria conquistata con la solidità della difesa e dello special team. Continua infatti il periodo nero per il passing game. Qui Bradford finisce senza intercetti ma con appena 118 yard e appena 4.2 di media. Se da una parte i WR non gli danno una mano (al primo posto per drop dopo 3 week, a quota 11) dall’altra il buon Sam continua a non vedere oltre le 10 yard. Continua a mancare totalmente la connessione con Agholor e Austin (0-8) e le uniche situazioni favorevoli sono con Jordan Matthews, spesso e volentieri dalla slot che occupa le possibilità di Ertz, e le wheel route per Sproles e Ryan Mathews. Al di fuori di queste situazioni il passing game degli Eagles è ad oggi nullo. C’è di più : solamente il 33% delle poche yard conquistate  (678) sono”reali”, le restanti 66% sono frutto delle cosiddette YAC (yard after catch) dove eccelliamo con Matthews e Agholor.

C’è già chi invoca a gran voce a Mark Sanchez che chiuse la stagione 2014 con prestazioni più dignitose di questa versione di Bradford. Eppure sarebbe una logica distruttiva e incentrata solamente al breve periodo. Sappiamo bene cosa è in grado di dare Sanchez a questa squadra e sappiamo bene che non basta. Bradford potrebbe in questo momento essere peggio di Sanchez ma può arrivare a darti qualcosa in più di un Sanchez qualunque, qualcosa che possa fare la differenza. E non c’è altro modo che continuare a dargli la fiducia che merita per capire se investirci nel prossimo futuro, anche a discapito di qualche potenziale L in più.

Da canto suo Kelly nel secondo tempo ha rinunciato quasi completamente a giocare dopo un 3 quarto da incubo, gestendo l’ampio vantaggio. Altre volte abbiamo visto Kelly provare a gestire il tempo ma mai come questa volta abbiamo visto Kelly rinunciare a giocare per tre o quattro drive consecutivi, chiamando semplici corse gestendo il cronometro. A nulla è valso in retrospettiva con la palla persa da Mathews che rischiava seriamente di complicare le cose.

Insomma è stata una partita chiaramente dalle due facce dove credo sia necessario per un volta guardare più il bicchiere pieno (vittoria, fiducia ritrovata, accorciato le distanze con Dallas, corse decenti) che quello vuoto (attacco stagnante, Bradford e i WR, i tanti infortuni).

Manuel Tracia