What if God was one of us??

Proviamo, per una volta, a mettere da parte ogni tipo di considerazione da tifoso Green Bay su quello che ha dato, su quello che può dare e su quello che darà Aaron Rodgers ai Packers; dopo la partita di ieri infatti, ogni parola, ogni frase, ogni valutazione riguardo il #12 può risultare assolutamente superflua o irrilevante.

Ragionando a mente fredda, dopo la prestazione di stanotte in cui Rodgers ha demolito da solo la difesa dei Chiefs, possiamo trarre alcune conclusioni che a qualcuno potrebbero far storcere il naso ma che sono assolutamente doverose:

– Non credo si sia mai visto in un campo di football un giocatore che abbina, tutte assieme, le migliori qualità che un QB deve avere per dominare: grande mobilità nella tasca, rilascio della palla ad una rapidità assurda, velocità di pensiero e di leggere la difesa assolutamente anormali, precisione del lancio accuratissima, intelligenza e furbizia nel far andare in bambola i difensori avversari con il solo utilizzo della voce. Ecco: trovatemi un QB, di oggi o di ieri, che incarna, o ha incarnato, tutte queste qualità in un solo giocatore. No, non andate indietro con la memoria e non scervellatevi per ricordarvi perché non lo troverete mai: semplicemente non c’è mai stato.

– Non me ne vogliano i tifosi, o i semplici appassionati, che potrebbero protestare quando scrivo che ha abbattuto la difesa dei Chiefs da solo; non voglio togliere meriti ai vari Cobb, Jones o Montgomery ma le loro prese, i loro primi down e i loro TD sono una diretta conseguenza dei grandi passaggi di Rodgers. Sono dei grandi interpreti che assecondano al massimo il lavoro di un QB che sarebbe capace di far ricevere anche chi non ha mai avuto una palla da football in mano.

– La partita di ieri è stata un grande banco di prova anche per la difesa che ha risposto come meglio non si poteva. Era da tanto che non vedevo i giocatori cattivi, aggressivi e puntuali nei blitz come ieri notte. Daniels di gran lunga il migliore di un front three che non ha mai lasciato campo aperto a Jamaal Charles; Smith è stato messo a sedere per ben 7 volte con Matthews che ha fatto la parte del leone dimostrando ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, che è un giocatore di cui non si può assolutamente fare a meno. Ottima la risposta anche di Elliott, Thomas e Perry che quando chiamati in causa non si sono fatti trovare impreparati.

– Buona la risposta anche della secondaria che però ha alternato momenti di lucidità a momenti di amnesia totale; e qui parlo sopratutto di Clinton-Dix che continua nei suoi miss-tackle, ormai un trade mark per il prodotto di Alabama, e nelle sue mancate coperture. Il #21 sembra ormai lontano parente del giocatore che avevamo ammirato l’anno scorso con tutti i difetti che si possono perdonare ad un rookie. Con i Crimson Tide infatti, non si era mai notata questa predisposizione per i tackle mancati e questo preoccupa ancora di più per quello che può essere il futuro del giocatore. E’ vero che si sono giocate solo tre partite ma urge assolutamente un cambio di rotta per non far diventare questo “problema” un fattore determinante. Soliti problemi di linea per Bakhtiari, che ormai dispensa holding in quantità, e che in più di un’occasione è stato sovrastato, e soltanto la mobilità di Rodgers ha evitato guai peggiori.

– Tuttavia la mentalità del “sapersi accontentare” che ancora ci portiamo dietro è il fattore che più si deve migliorare. E’ vero che il risultato era acquisito, è vero che l’attacco dei Chiefs era stato annullato ma giocare bene per 3/4 di partita e poi mollare il piede dall’accelleratore, come scritto da qualcuno oltreoceano, è un tallone d’Achille che deve sparire subito e che può rischiare di vanificare tutto l’ottimo lavoro fatto in precedenza. Chiudere subito la pratica, continuando a giocare in attacco come se il distacco fosse minimo e giocando dietro come se dovessimo difenderci da un solo punto, è fondamentale poiché ci sono partite che si vincono con la testa e non solo con il gioco in sé.

Tutte queste considerazioni rappresentano comunque una parte del lavoro svolto da Rodgers. Il merito maggiore, per partite come quella di ieri, va dato infatti ad un giocatore che da solo fa la differenza e che completa il lavoro grazie ad ottimi gregari. Mi viene in mente l’Argentina di Maradona piuttosto che i Bulls di Jordan per fare due esempi lampanti. In entrambi i casi, due giocatori assolutamente imprescindibili, di cui non si può fare a meno; sarà un caso ma il soprannome “Dio” veniva accostato a questi due grandi campioni. Ecco perché il titolo di questo articolo: e se Dio fosse uno di noi??o meglio: e se Dio fosse uno dei nostri??