Ma di cosa stiamo parlando?
Eravamo un po’ stufi di brancolare nel buio quando parlavamo della percezione che la gente ha, rispetto allo sport che ci piaceva.
Così abbiamo mandato in giro un questionario sulla percezione del football americano. La motivazione che ci ha spinto a questo lavoro è capire come viene percepito questo sport attraverso il filtro dei media. Il numero di questionari validi (506) ci da un discreto campione di analisi, ovviamente non certo esaustivo, ma comunque un punto di partenza.
Intanto, un dato su come viene seguito questo sport, più della metà dei questionari segnala la rete internet come la principale fonte di informazione, con i siti internet in inglese (39,4%) ed in italiano (24,8%). I canali classici di informazione sportiva in Italia (stampa sportiva, TG) occupano l’11,8%, una cifra piuttosto esigua se si pensa che TG sportivi e stampa sportiva sono una massiccia fetta di informazione in Italia. Il significato è forse presto detto: manca ancora in Italia una stampa specializzata che copra in maniera esaustiva l’argomento, e spesso questa funzione viene occupata da siti internet amatoriali come il nostro, che probabilmente in nessun altro campo potrebbero vantare un quarto del pubblico se non in questo, potete immaginare un campo dell’informazione come l’economia e finanza in cui un quarto del pubblico si documenta su siti amatoriali?
Entrando nei dati in maniera più specifica, abbiamo chiesto quale aspetto è più importante nel football americano, ed il risultato è stato che i due aspetti più importanti sono la rapidità decisionale e la preparazione tattica, mentre gli aspetti meno importanti sono il doping e la violenza.

Se si scorporano i dati in base alla frequenza con cui si segue il football, si scoprono alcuni dati interessanti come come il progressivo aumentare dell’importanza della preparazione atletica, di quella tattica, della rapidità decisionale e dell’intelligenza sportiva, mentre perdono di importanza l’aggressività e la forza fisica (-3,4%), nonchè la violenza (18% rispetto a chi segue qualche volta al mese). Su due dati meglio soffermarsi: man mano che il campione degli intervistati si fa più “esperto” di questo sport, aumenta pesantemente il dato sulla correttezza (quasi 20 punti percentuali) e sull’affiatamento (+8,5%), come se addentrandosi nei meandri del gioco, se ne cogliessero componenti “di squadra” che ad una prima vista non si erano colti. Probabilmente lo stesso discorso è valido sui due dati in discesa di cui ho detto sopra, l’aggressività e la forza fisica: man mano che il gioco si disvela, si scopre che non è una lotta nel fango tra omoni forzuti, ma un gioco fatto di intelligenza tattica e preparazione atletica, non solo mera forza.
La tabella sopra riporta tutte le componenti divise per la frequenza con cui il pubblico segue il football americano, i valori sono espressi in percentuale rispetto al dato base, il che significa che le caselle gialline sono i linea con il valore medio, quelle rosse sono sotto il valore medio, quelle verdi sono sopra. In linea di massima notiamo che chi frequenta poco questo sport ha idea che molte componenti abbiano scarso peso specifico mentre abbiano maggiore preponderanza la forza fisica e che questo sia uno sport pericoloso. La pericolosità è insita in maniera naturale nel football, non viene negata nemmeno dal campione “esperto” ma la sua importanza viene ridotta, quasi a trasformarla in un aspetto secondario del gioco.

Se si scorporano i dati in base alla principale fonte di informazione, si ottiene la seguente tabella.

Ci sono alcuni dati che vale la pena commentare ovvero l’altissimo valore, rispetto alla media, della voce “Pericolosità nello svolgerlo” per chi si documenta attraverso i quotidiani (+17%), e sempre attraverso la lente dei quotidiani italiani, assume maggiore importanza il peso dei giocatori (+12,8%)) a cui fanno seguito valori divergenti anche per la forza fisica (+6,4%) e la resistenza allo sforzo prolungato (+8,3), unita ad una lieve sottodimensionatura dell’importanza della rapidità decisionale (-3,4%). La rapidità decisionale è anche profondamente sottovalutata da chi segue il football attraverso i TG sportivi italiani (quasi il 15% in meno) ed in generale questa ultima fetta di intervistati ha dato risposte più basse per tutte le componenti tranne uno: la pericolosità nello svolgerlo. Viceversa chi guarda solo le partite e si documenta su siti specifici in inglese, lingua madre di questo sport, mediamente assegna maggior valore alle componenti, rendendo maggiore giustizia alla complessità del football e retrocedendo a secondaria la componente della pericolosità.
Che conclusioni ne traiamo? Che è molto evidente come la conoscenza dello sport ed il filtro attraverso cui questa conoscenza viene acquisita, determina l’idea che ci si costruisce riguardo la disciplina. Questo può forse non essere una novità, ma è bene tenerlo a mente quando attraverso alcuni media, partono alcune campagne stampa riguardo determinati sport.
Il football ne è un triste esempio qui in Italia: se è vero che mediamente il gioco viene ritenuto più pericoloso e meno legato a concetti di intelligenza sportiva (circa 10 punti percentuale in meno di importanza), ecco come si fa ad avere un humus così fertile per le campagne denigratorie che periodicamente passano attraverso i media più influenti.