Week 7 recap: Raiders @ Chargers

Non si riesce più a vincere. Dopo le sconfitte a fil di sirena contro Steelers e Packers ne arriva un’altra, non meno cocente, contro i rivali storici degli Oakland Raiders, che umiliano i Chargers in casa propria (anche se, come spesso succede, l’abbondanza di pubblico esterno farebbe pensare il contrario) 37-29. Il punteggio finale è frutto del 23-0 messo a segno da San Diego nel quarto periodo, quando il campo aveva già ampiamente espresso l’inferiorità dei Chargers, annichiliti sotto tutti gli aspetti da una squadra giovane ma che sta crescendo bene e in fretta. Il primo tempo è finito 30-6 per Oakland, un territorio ampiamente inesplorato per i nero-argento, che in trasferta sono andati solo una volta negli ultimi 20 anni all’intervallo con 20 o più punti di vantaggio. Come se non bastasse, i 30 punti segnati nel primo tempo sono il massimo per la franchigia contro San Diego dall’ottobre del 1985. Tutto questo per far capire quanto la prestazione della squadra di McCoy sia stata patetica (per usare una parola dello stesso coach, altrettanto mediocre, ancora una volta). L’intercetto di Rivers nel primo drive della partita ha spianato la strada al TD di Latavious Murray, che correrà per 85 yard su 15 portate (5.7 yard-per-carry). Grandissima giornata anche per David Carr, che finisce la partita con 289 yard – frutto di un 24/31 – e 3 passaggi da TD senza intercetti: l’attacco dei Raiders ha guadagnato 7.1 yard ad azione e ha segnato per sette (!) drive consecutivi. Molto semplicemente, tutta la difesa è stata orribile, incapace di placcare o rimanere attaccato al proprio uomo in coverage. Probabilmente il migliore (“meno peggio” forse è più indicata come definizione) è stato Verrett, che si è trovato tutto il tempo accoppiato con il fenomenale rookie Amari Cooper, che ha finito la partita con 5 ricezioni per 133 yard, frutto di guadagni avvenuti lontano dal giovane cornerback da TCU, come la super ricezione da 44 yard sopra Jimmy Wilson (che ha anche perso in velocità il matchup con il TE Clive Walford nell’occasione del TD da lui segnato), o come l’azione della meta dell’ex Alabama, su un gioco semplice e ben disegnato, che tra l’altro abbiamo visto più volte fare ai Chargers in situazioni di goal line: screen pass per lui, con altri due ricevitori a bloccare, e via per 52 yard. Anche oggi, Flowers è stato un pianto, sovrastato in più occasioni da Michael Crabtree, mentre Addae e il già citato Wilson hanno mostrato che possono essere due buoni giocatori di rotazione, ma non certo due titolari NFL. Per il resto, Liuget è un buon giocatore pagato come fosse un top nel ruolo, Jeremiah Attaochu sta crescendo bene, così come Denzel Perryman – uscito anzitempo per un infortunio al braccio – mentre il resto è un’accozzaglia di giocatori sopravvalutati e/o inadeguati.
Dall’altra parte del campo non va certo meglio, non perché il personale sia assente, ma perché non viene sfruttato a dovere. Frank Reich, l’OC, è figura mitologica, nel senso che c’è, ma è come se non ci fosse, dal momento che quasi tutti i compiti offensivi sono delegati a Rivers. É lui a chiamare i giochi, a sistemare l’attacco in base all’analisi della difesa: se lui non è in giornata, viste le condizioni della difesa e il running game inesistente, i Chargers hanno remote possibilità di vincere contro chiunque.
Per tre quarti, Rivers è stato terribile, anche se la linea è rimasta intatta (prima dell’infortunio di Orlando Franklin: si temeva il peggio, si è rivelato un problema al legamento collaterale mediale non serio), e ha mancato lanci che normalmente completa ad occhi chiusi. Le sue cifre (38-58, 336 yard, 3 TD e 2 INT) sono frutto dei guadagni dell’ultimo periodo, quando ormai la partita non aveva davvero più nulla da dire.
Domenica abbiamo anche avuto modo di vedere la prima panchina punitiva per Melvin Gordon, fuori ufficialmente in via precauzionale per un problema fisico sconosciuto, decisione che in realtà nasconde una sfiducia ormai acclarata nel prodotto da Wisconsin. Scelta quantomai stupida, non fosse altro che il giocatore è un rookie con alle spalle sette partite NFL dietro una linea che non lo ha certo aiutato – oltretutto i fumble sono abbastanza comuni per un ragazzo così giovane. Come se non bastasse, è stato fatto un investimento su di lui, salendo di due posizioni al draft e cedendo una quarta scelta per prenderlo, come unico giocatore offensivo di impatto immediato rimasto libero. Quindi, almeno per sostenere l’atto di fiducia fatto dal GM Telesco in primavera, sarebbe buono vederlo ancora in azione, anche perché così difficilmente avrà modo di migliorare, con poca esperienza dalla sua e senza la fiducia del coaching staff nei suoi confronti. Nemmeno su un 4&1 sulle 23 di Oakland, col punteggio che diceva 17-0 per gli ospiti, il “coraggioso” McCoy si è azzardato a metterlo in campo per provare a guadagnare una misera yard. L’ex OC di Denver ha preferito mandare in campo l’attacco sperando, ancora una volta, che l’hard count di Rivers inducesse Oakland all’offside e al primo down automatico. Ormai però è una tattica che le altre squadre conoscono bene, e infatti è fallita.
Per McCoy è valido il detto calcistico “primo non prenderle” nel senso che il suo obiettivo non è quello di mettere in campo la strategia migliore per vincere, bensì quella per non perdere. Peccato che, almeno per quanto visto domenica, i giocatori si stiano stancando, la mancanza di effort fin dal primo drive è evidente. É un problema, questo, già visto durante il training camp, quando McCoy doveva ripetutamente chiamare all’ordine i suoi, distratti e poco impegnati. Non possiamo mettere la mano sul fuoco nel dire che il coach non abbia più il polso dello spogliatoio, ma di certo, partite come questa qualche dubbio te lo fanno venire.
Sta di fatto che la stagione dei Chargers sta andando a rotoli, tra giocatori che non rendono e un coaching staff apatico e poco competente. Domenica si viaggia a Baltimore, contro una squadra dal record anche peggiore (1-6), elemento che non ci rende certo favoriti visto come stanno andando le cose ultimamente. Ma in fondo, con il treno playoff ormai in partenza e i Chargers bloccati nel traffico di una stagione deludente oltre ogni aspettativa, siamo sicuri che sia un male?