Week 8 recap: Chargers @ Ravens

Se mai avessimo ancora un’opportunità per girare la stagione dalla nostra parte, specie alla luce delle sconfitte di dirette concorrenti alle Wild Card come Steelers e Jets, beh, abbiamo perduto anche quella. La sconfitta 29-26 contro i Ravens grazie al field goal a tempo scaduto di Justin Tucker, la quarta consecutiva – per giunta maturata ancora con un solo possesso a dividere le due squadre nel punteggio finale – sancisce verosimilmente la fine della stagione dei Chargers, una squadra partita per guadagnarsi i playoff – e il roster, ribadisco, sulla carta era più che attrezzato per raggiungere l’obiettivo – e che finisce per non avere più niente da giocarsi con metà stagione esatta rimasta.
La partita di domenica è stata costellata di infortuni, la maggior parte dei quali avvenuti a membri della nostra squadra. Sia che siano tornati sul terreno di gioco, sia che no, la lista comprende i seguenti giocatori: King Dunlap, Corey Liuget, Ricardo Mathews, Keenan Allen, Chris Watt, Chris Hairston, Ladarius Green e Stevie Johnson. Watt e Hairston sono rientrati in partita, mentre Dunlap, dopo essere stato trasportato in spogliatoio con l’ausilio della barella mobile, è tornato a seguire la partita coi compagni sulla sideline, senza però riprendere il posto in squadra. Con i vari Kenny Wiggins, Trevor Robinson e gli altri appena nominati zoppicanti, Rivers è comunque riuscito a tirare fuori una gara da 28/37 per 301 yard e 3 TD, senza intercetti e subendo un solo sack. L’attacco non ha perso palloni, cosa che in altri episodi ci aveva condannato, ma nonostante ciò l’esito non è stato benevolo nei nostri confronti. Melvin Gordon è tornato titolare con una gara mediocre, non certo degna di una scelta al primo giro (per cui hai anche sacrificato un quarto facendo trade-up): 23 tocchi totali, comprese le ricezioni, per 61 yard contro una delle peggiori difesa della Lega. Le attenuanti ci sono, la linea, la scarsa esperienza, ma c’è anche un rendimento ampiamente insufficiente. É decisamente presto per chiamarlo “bust”, ma le sue prestazioni non aiutano a smentire questa tesi. In sede di draft, ho guardato video di partite collegiali di svariati prospetti, tra cui proprio Gordon. L’impressione che mi ha dato era quella di un giocatore fenomenale per l’università ma limitato per la NFL: un one-cut runner che predilige le corse esterne, fonti per lui di grandi guadagni (e che in NFL sono assai rare). Per non parlare della carriera NFL degli ultimi RB usciti da Wisconsin dal 2000 ad oggi, assolutamente anonime; giocatori con alle spalle stagioni collegiali da oltre 1000 yard che tra i pro sono riusciti a sopravvivere poche stagioni, tra tanta panchina e cammei in svariate squadre. Ron Dayne (scelto alla undicesima chiamata assoluta nonché membro della College Football Hall of Fame), Michael Bennett, Anthony Davis, Brian Calhoun, fino ai più recenti James White e Montee Ball sono i nomi dei RB Badgers chiamati al draft, e finiti presto nel dimenticatoio, chi più in fretta, chi meno, tutti però accomunati dall’alma mater di provenienza. Non sono addentro al football collegiale, ma è un trend sicuramente curioso.
Per il resto, molto bene Malcom Floyd, anche se contro una secondaria mediocre (4-92-2), mentre nessuno degli altri ricevitori ha brillato particolarmente – Keenan Allen ha finito con 5 ricezioni per 35 yard e un TD, molto bello, che però gli è costato una botta al rene in seguito alla caduta scomposta: nulla di grave, ma bene che vada lo rivedremo a fine novembre contro Kansas City dopo la partita contro Chicago di lunedì e la settimana di riposo.
Le note dolenti, ancora una volta, cominciano in difesa. Ironia della sorte, prima di domenica eravamo 18esimi per yard a partita concesse (dato rispettabile), ma siamo anche primi in NFL per percentuale di conversione concessa sui terzi down (42%). Siamo però anche terzultimi per giocate da almeno 20 yard concesse, ben 34. E, soprattutto, non riusciamo a giocare concentrati per 60 minuti, tra distrazioni, penalità stupide e, semplicemente, penuria di buoni giocatori. Gli unici difensori ad essersi messi in luce ci sono Ryan Carrethers e Melvin Ingram. ll primo ha messo a segno 7 tackle, mostrando una buona continuità di rendimento quando gli vengono dati minuti, cioè meno di quanto sarebbe lecito attendersi. Dall’altra parte abbiamo invece Melvin Ingram, che ha sfruttato i frequenti raddoppi portati su Carrethers per mettere a segno 6 tackle e 1.5 sack. Ancora una volta, il suo problema è la continuità di rendimento, visto che in stagione ha due partite da 1.5 sack e 0 assoluto nelle altre. Buio completo invece nel resto del reparto, dove soprattutto la secondaria è stata esposta, peraltro contro un reparto, quello dei WR di Baltimore, che comprende un veterano prossimo al ritiro – Steve Smith, che si è anche rotto il tendine d’Achille.. In bocca al lupo a lui, probabilmente l’infortunio cambierà i suoi piani – e una serie di mestieranti come Chris Givens e Kamar Aiken. L’ex Panthers ha tenuto bene testa a Verrett, mentre Flowers continua il suo declino che sembra non avere fine, preso più di una volta di infilata in coverage. Malissimo anche le due safety, anche qui in coverage. Wilson e Addae (che in occasione del drive del 16 pari dei Ravens si è fatto battere dal FB Juszczyk per un guadagno di 39 yard) hanno concesso tanto, mostrando la loro inadeguatezza come titolari, e allo stesso tempo quanto Eric Weddle manchi, e mancherà negli anni a venire, a questa squadra. Addae è anche il colpevole in occasione di un paio di penalità più che evitabili, come un taunting che ha trasformato un 2&8 sulle 40 dei Chargers in un primo down sulle nostre 27, e anche un unnecessary roughness su un incompleto verso Crockett Gillmore, che li ha portati sulla linea delle nostre 40 yard. Le conferenza stampa infarcite di cliche di Mike McCoy predicano il fatto di rimanere concentrati per tutta la durata della partita, ma ai fatti poi non ci riusciamo mai, e questo sta producendo la stagione peggiore di San Diego dal 2003. In attesa che vengano presi inevitabili provvedimenti, lunedì si torna in campo contro Chicago con l’occhio, ahinoi, più al draft che ai playoff.