Week 15 recap: Farewell San Diego (?)
Se questa è stata la fine del football NFL a San Diego, perlomeno i fans se la sono goduta. I Chargers salutano il loro pubblico per l’ultima gara casalinga della stagione – e forse della storia – con una bella vittoria 30-14 contro i Miami Dolphins, dopo aver guidato per 23-0 fino alla fine del terzo quarto.
Più di un giocatore ha parlato di “dare tutto in campo” per i tifosi – glissiamo sul perché non l’abbiano fatto prima, e in effetti così è stato su entrambi i lati del campo. Danny Woodhead ha avuto una giornata storica, avendo finito con 60 yard totali e ben quattro TD (di cui uno su corsa, che mancava dalla prima giornata!): con i suoi quattro TD, l’ex Patriots si unisce ad una compagnia molto esclusiva, quella dei Charger che hanno segnato almeno quattro mete in singola partita, e cioè Chuckie Muncie, LaDainian Tomlinson – ben 5 volte – e Clarence Williams. Anche con Gates presente, Woodhead è uno dei target preferiti di Rivers quando c’è da guadagnare yard veloci e sicure: decisamente una delle prese più azzeccate del GM Telesco. Rivers ha giocato una buona partita, finendo con 311 yard, frutto di un 26/36 e due intercetti. Con le yard di domenica, inoltre, Rivers ha raggiunto un importantissimo traguardo, la settima stagione in carriera da almeno 4000 yard su passaggio, traguardo che finora solo altri tre giocatori sono riusciti a raggiungere: Tom Brady (7 volte), Drew Brees (9) e Peyton Manning (14).
Il numero 17 ha subito un solo sack e ha spartito target qua e là tra i ricevitori, con Antonio Gates leader settimanale in ricezioni (6 per 88 yard). Più che bene anche Dontrelle Inman, che riceve tre palloni per 78 yard due settimane dopo lo spavento per l’infortunio al collo, e buona prova anche per Javontee Herndon (5-35), che dalla practice squad si sta ritagliando visibilità in un reparto ricevitori ridotto all’osso, ma anche come ritornatore. Il running game ha stentato come al solito, perlomeno con Melvin Gordon in campo. L’ex Wisconsin ha chiuso con 14 portate e 51 yard, prima che un infortunio al ginocchio lo costringesse ad uscire e a finire anzitempo la stagione. È stata un’annata complicatissima per Gordon, che ha terribilmente faticato ad adattarsi al gioco NFL, vuoi per una linea che ha dovuto subire continui cambiamenti – solo quella dei Patriots ha subito più modifiche alla lineup – vuoi per errori individuali del ragazzo, che manca (ancora) tanto di comprensione del gioco. Nelle ultime settimane ha mostrato qualche miglioramento, ma la sua stagione dice 184 portate per 648 yard, media di 3.5, e 0 TD. Nella storia della NFL, Gordon è il secondo giocatore per numero di pallone toccati senza una meta, con 217: tal Preston Carpenter, di Cleveland, stabilì questo poco invidiabile record con 220 nel lontano 1956. Chiaramente, la o-line limitata è un’attenuante al rendimento negativo del rookie, ma non la sola scusante, visto quanto fatto ad esempio da Donald Brown, che con 12 portate è riuscito a portare a casa ben 90 yard, cosa che non gli accadeva dalle 161 yard guadagnate contro i Titans sul finire della stagione 2011, all’epoca con la maglia dei Colts. Brown non si è praticamente mai visto durante l’anno, e ora avrà molto più spazio vista la presenza, causa infortuni, del solo Woodhead come concorrente nel backfield.
Chi invece sta veramente sorprendendo è la difesa, che nelle ultime uscite sta decisamente ben figurando dopo essere stata presa a pallate da chiunque nei primi due mesi di stagione, soprattutto quando si trattava di difendere le corse. Decisiva è stata la mossa di inserire come MLB il rookie Denzel Perryman al posto di un inguardabile Donald Butler, che però è in un contratto di 7 anni a 51 milioni di cui 11 garantiti, e perciò è impossibile – più che altro inutile- tagliarlo prima della offseason 2017.
L’ex università di Miami ha nell’altezza e nell’abilità in coverage le sue debolezze, ma per quello c’è Te’o, che lo complementa da questo punto di vista, però è un grandissimo placcatore, e nettamente il miglior giocatore contro le corse della nostra difesa, che nelle ultime tre partite, pur se con nulla in palio, è sugli scudi. Il vero MVP difensivo della partita è però Melvin Ingram, che ha sfruttato il matchup diretto contro Dallas Thomas, guardia convertita a left tackle per l’infortunio occorso a Brendan Albert, e ha messo a segno 4 tackle, due sack e un fumble forzato, dimostrando una tecnica che purtroppo emerge solo a sprazzi. Difficile che l’ex South Carolina sia titolare nella scorsa stagione, ma come “situational pass rusher” può rivelarsi utile.
I Chargers passeranno la vigilia di Natale in campo in quel di Oakland contro i rivali Raiders, per una partita che poco vuol dire (Oakland ha poche chance di qualificazione alla post season), ma che può essere più aperta del previsto grazie ad una difesa che, incredibilmente, ha tenuto in partita la squadra nell’ultimo mese. L’obiettivo però sarebbe sempre il tank, ovvio. Quella di domenica, comunque, è stata una piacevole eccezione.