San Diego Chargers 2015 Season Recap (pt.1)

I sette mesi che separano il Super Bowl dalla ripresa delle ostilità in settembre mi fanno aspettare con grande trepidazione la stagione del football, ma mai come quest’anno ho avuto il desiderio che le sofferenze dei Chargers finissero quanto prima. É stata un’annata disastrosa sotto ogni punto di vista, e la off-season non era stata meno complicata, tra voci di relocation, giocatori scontenti e trade, per fortuna, mai avvenute ma date per inevitabili. “Celebriamo” dunque la stagione 2015 dei Bolts con un pagelle reparto per reparto, per poi concludere con due parole su coach McCoy, che come saprete ha ricevuto una estensione annuale di contratto. In questa prima – di due – parte, spazio ai giocatori offensivi.

QUARTERBACK – Dal punto di vista statistico, Rivers è reduce da una grande annata. Ha lanciato per 4792 yard, record personale, battendo anche il primato di franchigia per passaggi da TD in carriera, detenuto dal grande Dan Fouts, con 255 (per il numero 17 sono 29 quelli stagionali, a fronte di 13 intercetti), mentre nella funesta partita contro Green Bay ha toccato altre vette, come quelle di yard su passaggio (503), passaggi completati (43) e tentati (65) in singola partita. Anche quest’anno, l’attacco è stato martoriato da infortuni, in particolare alla o-line – la più rimescolata della Lega dietro solo a New England – senza che però il rendimento del capitano si modificasse in peggio. Il coaching staff non lo ha aiutato, Frank Reich in particolare, che, anzi, lo ha spesso delegato quando si trattava di chiamare i giochi, spesso scelti – o modificati – da Rivers pre-snap. Il nostro ha comunque guidato il nono attacco di Lega con 371 yard a partita pur avendo in media la peggior posizione di campo nell’intera NFL, cioè nemmeno sulla linea delle 23 yard, per colpa di un return game osceno (ci arriveremo). Certamente, l’infortunio di Keenan Allen ha penalizzato molto lui e l’attacco in generale – 18 TD pass fino alle week 8, 11 dalla nona alla 17esima, senza Allen – ma l’ex North Carolina State ha fatto vedere perché è uno dei top nel suo ruolo. La forza di Rivers sta nel tenere un rendimento più che buono anche quando vengono a mancare i pezzi attorno a lui: ecco quello che lo rende un grande QB, e che obbliga San Diego a costruire una squadra all’altezza per onorare al massimo gli ultimi anni di carriera di questo giocatore. VOTO: 8

RUNNING BACK – E qui cominciano le note dolenti. Melvin Gordon doveva essere il “workhorse” della squadra, quello a cui destinare la maggior parte delle portate e i possessi a ridosso della goal line: in sostanza, essere quello che Ryan Mathews è stato a tratti, in particolare modo per questioni di salute. L’investimento fatto da Telesco al draft è stato significativo, ovverosia una trade-up per scalare due posti e scegliere il back da Wisconsin sacrificando anche un quarto giro (e scavalcando due squadre che non avevano necessità di scegliere un running back – o comunque non certo così in alto – come Houston e San Francisco). La stagione di Gordon è stata più che negativa, considerando aspettative e hype di cui la scelta a metà primo giro lo aveva avvolto. Le cifre finali dicono 641 yard di corsa su 184 portate e zero TD, secondo giocatore nella storia per numero di palloni toccati senza una meta. Se qualcuno ha avuto la voglia e la pazienza di leggermi durante l’anno, sa che la o-line ha avuto un peso enorme sul suo scarso rendimento, ma anche che il giocatore ne ha avuto altrettanto, soprattutto nelle letture, che scarseggiano, nella decisione con cui si è buttato nei varchi e dalla mancata capacità di lasciare sul posto il primo difensore che gli si parava contro. C’è anche il problema dei fumble – 6 – che lo ha esposto alla critica del coaching staff e che lo ha limitato in alcune occasioni, come la trasferta di Green Bay e la disfatta casalinga contro Oakland: decisione in un certo senso condivisibile, ma forse troppo severa, essendo lui un rookie e, di conseguenza, più soggetto di altri ad errori comprensibili. Se non vuole essere bollato come bust, Gordon avrà tanto da lavorare in questa off-season. La NFL è una passing league, ma avere un running game efficace aiuta a togliere l’attacco dalle secche. Decisamente meglio è andato Danny Woodhead, una delle migliori – ancorché sottovalutata – prese del GM Telesco. Le yard su corsa sono quelle tipiche di un change-of-pace/ 3rd down RB, 336, mentre quelle su ricezione sono 755 con 80 ricezioni e 6 mete. La sua presenza nel passing game è imprescindibile, e soprattutto sui terzi down è la polizza assicurativa di Rivers, in particolare dopo l’infortunio a Keenan Allen, che con le sue slant e crossing route era il padrone di quelle situazioni: le sue 80 ricezioni sono il terzo miglior dato per un RB di San Diego dopo le 86 di Lionel James (1985) e le 100 di Tomlinson (2003). Branden Oliver e Donald Brown hanno visto poco il campo, Il primo si è fermato per infortunio dopo otto partite e 31 portate (per 108 yard), mentre il secondo è riapparso al grande pubblico nelle ultime tre partite, facendo anche cose discrete (59 portate per 229 yard, 4 di media, il migliore di squadra, e un TD su corsa). Se Woodhead ormai è una certezza, il verdetto su Gordon è ancora sospeso in attesa della prossima stagione. VOTO: 5.5

WIDE RECEIVER E TIGHT END – Un’altra posizione devastata dagli infortuni. Il primo a caderne vittime, ahinoi, è stato Keenan Allen, che a metà stagione si è fermato per una lesione al rene a seguito di una caduta da uno splendido TD, messo a segno nella partita contro i Ravens. L’ex California ha lavorato tanto durante l’estate e nel training camp è apparso come uno dei più in forma; la fatica fatta lo ha ripagato con una metà stagione da 67-725-4 che, parametrata su 16 partite, avrebbe superato le 120 ricezioni e le 1400 yard. Faccio ancora fatica a capire se il destino di Allen sarà quello di un WR numero 1 in una squadra che vuole puntare in alto, ma certamente l’ultima stagione ha dato indicazioni molto positive dopo un’annata da rookie ben al di sopra delle aspettative e un sophomore slump che lo aveva prepotentemente riportato sulla terra. Non domina come i top nel ruolo, forse – non è né molto veloce né molto atletico – però ha grandi abilità nel separarsi dal marcatore sulla linea di scrimmage, corre bene le tracce e ha ottime mani (drop rate inferiore al 7%, 67 palloni ricevuti su 72 target e catch rate del 75%, secondo migliore della Lega dietro solo a Doug Baldwin). A prescindere da tutto ha giocato un’ottma, seppur breve campagna: a settembre ripartiamo anche da lui. Malcom Floyd ha giocato invece la sua ultima stagione. Non ha mai avuto statistiche scintillanti ma è uno che ha sempre fatto il suo, e nelle ultime edizioni della squadra ha servito da deep threat, ma le sue 30 ricezioni sono il dato più basso dal 2008, escludendo la stagione 2013 terminata alla seconda giornata, e lo stesso vale per le 561 yard guadagnate. Purtroppo per lui, ben poche volte Rivers ha avuto tempo di aspettare che Floyd corresse tracce profonde a causa della scarsa autonomia della linea, e questo ha certamente limitato il suo valore. Con il suo ritiro se ne va anche un professionista esemplare.
Il resto del receiving corp, tra infortuni e difficoltà legate indirettamente a tutto l’attacco, non ha esattamente brillato. Stevie Johnson (45-497-3) ha fatto una stagione discreta ma nulla più. conclusasi tra l’altro tre giornate in anticipo a causa di fastidi all’adduttore: era partito bene, con due mete in due partite di campionato salvo poi perdersi in mezzo alla nave dell’attacco che, Rivers e Gates a parte, è affondata. Al suo contrario, invece, anche Dontrelle Inman ha finito la stagione in crescendo, nonostante un brutto infortunio al collo che lo ha tenuto fuori solo due giornate. Emerso per forza di cose in un reparto ricevitori ridotto all’osso, Inman ha finito la stagione con 36 ricezioni, 486 yard e tre mete, avanzando la propria candidatura a rimanere con questa maglia, nonostante vada in scadenza in primavera: niente di eccezionale, ma un WR #4 così fa sicuramente comodo. Javontee Herndon e Tyrell Williams sono stati pescati dalla practice squad dopo una buona pre-season, e hanno debuttato come ricevitori, nonostante il loro ruolo dovesse essere principalmente limitato a compiti di ritornatori. Herndon sarà, con tutta probabilità, il returner designato (157 yard su 7 kick return e 11 punt return per 81 yard), e magari troverà spazio saltuariamente anche come slot receiver, mentre Williams potrebbe anche rivelarsi un’arma a cui affidarsi, di tanto in tanto, per battere le difesa sul profondo (come avvenuto con Denver, con una ricezione, con meta, da 80 yard). Buona annata per i due TE, invece, con Ladarius Green che ha giocato per il contratto, che verrà probabilmente esteso, finendo con 37 ricezioni per 429 yard e 4 mete, ad una dal leader di squadra Gates. Green ha confermato i lampi che aveva mostrato nelle stagioni precedenti, ovvero quelli di un “matchup nightmare”, un problema per le difesa avversarie data la sua combinazione di stazza, velocità e atletismo. Anche lui, manco a dirlo, ha avuto problemi fisici, al ginocchio, che ne hanno limitato la presenza in campo e l’efficacia, oltre chiaramente alla presenza di Gates, tornato in lineup alla quarta giornata e subito oggetto delle attenzioni di Rivers, soprattutto in endzone. C’è il serio rischio che questa, con il contratto in scadenza, fosse l’ultima annata coi Chargers e, più in generale, in NFL: l’ex Kent State ha dimostrato di avere ancora tanto da dare a questo attacco, di cui è ancora punto focale, e l’amarezza per questa stagione andata presto a sud potrebbe anche fargli pensare ad un ritorno, per poi lasciare la squadra in condizioni, psicologiche e di risultati, migliori. VOTO: 6,5

OFFENSIVE LINE – Nettamente il reparto peggiore, e si è visto. Decine di lineup diverse che non hanno permesso ai giocatori di conoscersi meglio tra loro e stabilire un rapporto, con conseguenze disastrose sulla stabilità di tutto l’attacco. L’MVP del reparto è sicuramente Joe Barksdale, arrivato sotto traccia con contratto annuale e subito eretto a pilastro, anche solo per il fatto di essere rimasto sempre sano mentre la linea perdeva pezzi ad ogni partita. L’ex Rams ha finito la stagione con un “pass block efficiency”, una delle statistiche di Pro Football Focus, di 94.7, il dato più alto della squadra (a parte Jeff Linkenbach, che però ha giocato solo 18 snap). A parte forse la partita contro Chicago, in cui ha sofferto particolarmente Lamarr Houston, Barksdale ha giocato una egregia stagione, concedendo solo 42 pressioni ai linemen avversari, risultando l’unica ancora di salvezza per Rivers. L’altro tackle, Dunlap, ha avuto molti più problemi, soprattutto fisici, che ne hanno condizionato il rendimento: particolarmente indicative sono le gare contro Minnesota e Kansas City, dove ha subito Everson Griffen e Tamba Hali, rispettivamente, lui che della linea è stato il migliore negli ultimi due anni, cosa che gli aveva fruttato un rinnovo in off-season. Libero da infortuni, comunque, è ancora un buonissimo giocatore. Tutto il resto è stato un mezzo disastro, a partire da Trevor Robinson, centro di riserva ma che ha finito per essere il titolare, passando per Chris Watt, per cui è stata spesa una scelta al terzo giro del draft 2014 ma che invece si è dimostrato spesso incapace di reggere fisicamente la pressione dei linemen interni: tra loro e le guardie, gli “A-gap blitzes”, quelli portati tra centro e guardie, sono state il pane quotidiano delle squadre che ci hanno affrontato, ben consci delle nostre debolezze in quella parte di linea. A proposito di guardie, particolarmente deludente è stata anche l’annata di Orlando Franklin, il pezzo pregiato della free agency e finito presto ai box per problemi fisici, uniti ad un rendimento sotto la media, in particolar modo in situazioni di pass protection, ma non solo. In media, i nostri RB hanno corso per 3.53 yard a portata, terzo peggior dato del campionato e ben sotto la media di Lega: quando sei il lineman più pagato della squadra, è lecito attendersi molto di più. Intanto, il coach della linea, Joe D’Alessandris, è stato licenziato: non so cosa possa cambiare con il suo sostituto, né quanto il rendimento degli uomini sia effettivamente dipeso dalle colpe di Joe D – che comunque è un coach valido. Probabilmente non lo sa nemmeno il GM Telesco. VOTO: 4