Chicago Bears 2015 Season Recap.
Chiusa, ma non archiviata, la stagione 2015 dei i Chicago Bears rimasti per l’ennesima volta fuori dai Play-Off e già proiettati con la mente al Draft 2016.
La squadra della Windy City, guidata quest’anno da un team dirigenziale tutto nuovo, chiude la stagione sul 6-10 migliorando di poco o niente il record del 2014, nonostante una pesante trasformazione sul piano del gioco in questo anno zero dell’era Fox, da cui non ci si aspettava nient’altro che l’attento posizionamento delle basi necessarie per costruire un futuro migliore. Per comprendere questi primi passi di restaurazione occorre quindi analizzare l’annata appena conclusa reparto per reparto.
Front Office e Coaching Staff.
A Ryan Pace, divenuto General Manager dei Bears nella scorsa off season, son bastati un Draft e una Free Agency per farsi amare e rispettare nell’ambiente Navy & Orange.
Quei periodi che per i tifosi Bears rappresentavano un costante dondolio fra gioie e dolori, con l’odore del bust sempre in agguato, si sono invece dimostrati due momenti fondamentali per quel che riguarda la riorganizzazione della franchigia.
A parte Kevin White, prima scelta dei Bears al Draft che non ha toccato il campo nel 2015 per colpa di un infortunio, ogni pick voluta da Pace è andata a sistemarsi con prepotenza tra le file di un roster che a Marzo scorso si presentava decisamente deficitario. Dalla classe 2015, infatti, sono spuntati giocatori in grado di guadagnarsi subito un posto da starter come l’ottimo DT Eddie Goldman (2° giro), il sorprendente RB Jeremy Langford (4° giro) e uno dei candidati al titolo di vera steal del passato draft, la S Adrian Amos (5° giro); assieme a loro, molti posti in squadra son stati ricoperti da giocatori venuti da un’ottima free agency o da promozioni azzeccate come i LB Sam Acho e John Timu, i DB Tracy Porter e Chris Prosinski e la vera star difensiva del 2015, l’OLB Pernell McPhee.
Erano anni che un GM non si muoveva così bene in casa Bears e sapere che tutto ciò è stato frutto di una sola off season fa ben sperare in vista della prossima.
Per quanto riguarda gli allenatori, altri passi avanti son stati fatti rispetto all’era Trestman.
John Fox si è dimostrato un buon play-caller e un ottimo dirigente per quanto riguarda la gestione della squadra. Il suo sistema, fatto anche e soprattutto di un OC e un DC molto liberi di agire, ha valorizzato giocatori sui quali era difficile scommettere e ha dato grande spazio ad una rookie class che ha sorpreso molti dei tifosi.
A proposito di Coordinatori, va al DC Vic Fangio il merito di aver riportato una vera difesa nella città del vento; anche se lontani dai picchi del passato, questi Bears sono usciti dal baratro difensivo che nel 2014 li aveva portati a subire 50 punti a partita contro gli attacchi più forti, confermandosi in grado di fare bene anche nella partita di ritorno con Green Bay vinta in casa dei Packers con un buon 17-13.
Per tutta la stagione, è vero, i risultati sono stati altalenanti, ma vedere più di una buona azione è stato un balsamo per i tifosi disperati, usciti dalla gestione Trestman con la paura di affrontare qualsiasi squadra offense-prone.
Adam Gase, da parte sua, si è confermato un OC di spessore che in un anno si è guadagnato le lusinghe di molte altre squadre, culminate con la sua assunzione a Head Coach da parte dei Miami Dolphins. Suo il merito di aver rivitalizzato l’eterno discusso Jay Cutler, il quale ha terminato il 2015 con le migliori stats della sua carriera e un minimo storico di intercetti. Bene anche sulle corse, con la squadra che ha chiuso 11ma nella lega per yard corse, nonostante i giorni di stop patiti a metà stagione da Matt Forte.
Offense.
A proposito di Gase, Cutler e Forte, come non ricordare una delle migliori annate della storia recente di Chicago, per quel che riguarda l’attacco?
I numeri dicono che questo 2015 non è stato fenomenale, con gli Orsi finiti ventitreesimi sia in punti segnati che in yard lanciate, ventunesimi in yard totali e undicesimi in yard corse, ma per una squadra abituata a finire attorno al trentesimo posto per due anni consecutivi, diciamolo, è oro colato.
Cutler, come detto, firma il suo miglior anno lanciando per 3659 yards, con 21 TD e 11 INT (career low), per un passer rating di 92.3 (career high), in una stagione che ha visto l’assenza di grandi giocatori per lunghi periodi: partito Brendon Marshall, out for season Kevin White, fuori per quasi metà stagione Alshon Jeffery, il QB #6 si è dovuto spesso affidare a TE e back up WR per far arrivare la palla in End Zone.
A tal proposito è degna di nota la stagione giocata dal TE Zach Miller, vera rivelazione dell’anno per quanto riguarda il passing game, capace di rivaleggiare con Martellus Bennet per la posizione di starter.
Sul piano delle corse, Chicago ha giocato ancora meglio con un Matt Forte che supera le 800 yard stagionali nonostante 4 gare complessive di stop e grazie alla fulminea consacrazione del Rookie Jeremy Langford, capace di sostituire degnamente il #22 e guadagnarsi il posto di RB1 in situazioni di corto yardaggio, terminando la stagione con più di 500 yard corse e un team-best di 6 rushing TD.
L’attaco Bears, in buona sostanza, ha girato bene e spesso ha fatto vedere cose degne di nota; in un anno di rivoluzione, l’offense di Adam Gase ha dato ottime indicazioni su dove intervenire e su che cosa tenere per le fondamenta della nuova squadra.
Matt Forte e Alshon Jeffery sono in scadenza e sarà determinante capire quanto i rispettivi back-up (di cui uno, White, non è mai sceso in campo) possano valere da soli perché a quanto pare, con una linea offensiva che finalmente lavora decentemente (e con un Kyle Long di nuovo al pro bowl),manca davvero poco perché il reparto si possa attestare fra i più solidi della lega.
Defense.
Come già detto, il DC Vic Fangio ha cominciato più che bene la sua avventura sulle rive del lago Michigan.
Chicago vuole una difesa tosta, se la merita, e Fangio ha messo buone basi perché l’ombra dei Monsters of the Midway torni minacciosa sul Soldier Field.
Grazie a movimenti contrattuali e draft pick mirate, il DC ha avuto modo di spremere impegno e dedizione dai giocatori bisognosi di promozioni e di rinnovi, facendo girare una discreta quantità di uomini fino a trovare l’alchimia giusta.
Pernell McPhee è sicuramente diventato l’uomo chiave di questa difesa che finalmente mostra una pass rush presentabile nel massimo campionato di football del mondo.
Assieme a lui, Lamarr Houston risorge dalle sue ceneri e centra un’ottima stagione nella posizione per lui tutta nuova di Outside Linebacker. In mezzo a questi due, il tournover continuo degli ILB ci mostra un Joh Timu ritrovato affiancato dalla conferma di Christian Johnes e alle prese con la gara interna al posto da titolare contro i più esperti Sam Acho e Shea McClellin; a onor del vero, tanto i due giovani quanto i due veterani si sono comportati bene, mostrando picchi di talento che non si vedevano da troppo tempo e costruendo una run defense sempre più solida.
Se i tempi del front seven affettato da qualsiasi RB sono finiti, resta un po’ di inconsistenza contro i big plays; più volte quest’anno la D di Chicago ha sofferto i passaggi lunghi anche a causa di un bilanciamento tra i nuovi giocatori che non è mai arrivato. Antrel Rolle si è rotto mentre Kyle Fuller ha mostrato ancora una volta tutti i suoi limiti nell’affrontare ricevitori alti e fisici, finendo pure per trovarsi spesso e volentieri fuori posizione. Porter e Prosinski ci han messo delle gran pezze alle quali però hanno alternato dormite paurose; unica vera luce di speranza, quell’Adrian Amos arrivato da Penn State nel 5° giro del Draft, capace di guadagnarsi fin da subito un posto di rilievo.
Probabilmente, a livello di secondaria, proprio Amos è il punto zero da cui partire cercando di mantenere un bilanciamento tra giovani e veterani ma concentrandosi di più su quei CB di livello che ora mancano nel roster.
Special Teams.
Anno nero per i Bears e le loro squadre speciali.
In una stagione dove attacco e difesa sono stati in continuo tumulto e spesso non riuscivano a raggiungere la quadratura, gli Special Teams hanno deciso di giocare la loro annata peggiore, consegnando all’avversario ogni modo possibile per fare punti.
Punt bloccati e riportati in End Zone, Kick Off riportati dagli avversari per decine e decine di yard (o fino all’area di meta), calci sbagliati da posizioni imbarazzanti: ecco il 2015 di Robbie Gould e compagni.
Proprio il sopracitato Kicker finisce nell’occhio del ciclone dopo tre calci di fila sbagliati, tutti da distanze considerevolmente alla sua portata (25-35 yard) se consideriamo l’affidabilità di cui il #9 ha sempre goduto, anche e soprattutto su yardaggi importanti.
L’anno prossimo è fondamentale l’arrivo di un Returner che faccia soprattutto quello, visto che tutti i ritornatori, quest’anno, son stati pesantemente impiegati come ricevitori in un attacco falcidiato dagli infortuni, così come è necessario che Gould torni ad affermarsi sui livelli che gli competono; quando giochi in uno stadio martoriato dal vento, con un attacco che spesso si ritrova poco produttivo in red zone, non puoi presentarti in campo senza un calciatore più che affidabile.
In generale.
In conclusione, stagione psichedelica per questi Chicago Bears in piena rifondazione, capaci sia di vincere in casa di Green Bay (tenendo Rodgers a 13 punti e lontano dalla End Zone nonostante un 1 & Goal dalle otto yard nel finale) sia di perdere al Soldier Field contro gli squinternati 49ers, dopo aver giocato un’ottima e tiratissima sfida in casa contro i futuri campioni di Denver (finita 17-15 per loro, con due conversioni sbagliate).
La squadra di Fox è stata un cantiere per tutto l’anno e queste montagne russe di risultati possono essere riassunte in un tourn over continuo di giocatori, soprattutto in difesa, che ha permesso allo staff di trovare una quadratura soltanto nel finale di stagione sacrificando però il record, a cui comunque nessuno mirava in un “anno zero” come questo.
C’è ancora tanto da fare, quindi, in vista del 2016 con una secondaria che necessita di tanta qualità e un attacco che va confermato e implementato per non lasciare che la “magia” di Gase e del suo entourage (che è stato confermato quasi in blocco, nonostante la partenza dell’OC) non svanisca del tutto. Dal canto loro i tifosi iniziano a fidarsi di questo staff perchè, guardandosi in dietro, è facile capire come almeno 5 delle 10 sconfitte patite in regular season fossero partite abbordabilissime mentre dell’altra metà, almeno 2 potevano essere giocate sul filo del rasoio in quanto solo poche sfude, quest’anno, son state completamente fuori dalla portata dei Bears.
Appuntamento quindi al Draft 2016 che avrà luogo proprio nella Chi-Town, ma solo dopo un’accesissima Free Agency che probabilmente segnerà il futuro della franchigia: In Pace, Fox and Fangio we trust!