Free agency 2016: cosa portano i nuovi Bolts?
Con la free agency si è aperta ufficialmente la stagione NFL 2016. Sebbene si senta spesso ripetere che le grandi squadre si costruiscono via draft, è anche vero che in questi casi si può sfruttare un cambio di modulo/compagni/città per strappare, magari a poco, un giocatore che potrebbe poi rivelarsi importante per le fortune di una franchigia. San Diego ha approcciato in maniera aggressiva questa free agency, puntellando la squadra in alcuni ruoli scoperti, sperando che sia il draft a mettere il fiocco ai Chargers edizione 2016: Travis Benjamin, Brandon Mebane, Dwight Lowery e Casey Hayward sono i nuovi Bolts. Qui proviamo a vedere come i primi due possono aiutare la squadra in due reparti che lo scorso anno, vuoi per infortuni o semplicemente mancanza di qualità, hanno lasciato molto a desiderare, partendo con l’ex Browns.
Su Benjamin bisogna dire che, fisicamente, è ben lontano dall’essere un WR esterno ideale, essendo 178 cm per 78 kg. Eppure, nella lineup dei Browns è quasi sempre partito largo: di solito, quando era in posizione di slot, ci dovevamo aspettare una qualche trick play, fosse uno screen o un consegnato, come nel caso qui sotto:
Il suo compito sarà quello di sostituire Malcom Floyd, ritiratosi, con il quale condivide la propensione ad allargare il campo ma non la abilità sulle palle a due, dove il vantaggio dell’ormai ex-Charger era evidente. Floyd era veloce sul lungo, ma non aveva quella mobilità iniziale che Benjamin possiede, quella double-move che l’ex Università di Miami spesso usa, come possiamo vedere in questo caso: qui la difesa dei Ravens ha la meglio sulla o-line dei Browns, impedendo il passaggio a McCown, ma il nostro aveva già preso vantaggio sul diretto marcatore e, se fosse stato servito, avrebbe verosimilmente portato a casa sei punti.
Le difese che hanno affrontato il nostro attacco, quest’anno, tendevano a posizionarsi a uomo, poiché sapevano che l’importante era presidiare la zona attorno alla LOS, dal momento che di essere battuti sul profondo non c’era proprio possibilità. San Diego, tra l’altro, è la squadra che ha messo a referto più yards after catch, segno che il pallone viaggiava decisamente poco (basta ricordarsi di come gli screen per i RB fossero uno degli schemi più usati, o le slant per qualche guadagno facile). Come se non bastasse, San Diego è ultimissima in “big plays” cioè quelle giocate – sia su passaggio che su corsa – che portano almeno 25 yard (5.2 % di big play percentage: Tennessee, penultima, è al 6%). Ecco quindi dove Benjamin può tornare molto utile, come possono testimoniare proprio i Titans, contro i quali il giocatore ha messo a segno una delle sue migliori partite dell’anno, come possiamo vedere qui, qui e qui.
Chiaro, il primo TD è difficilmente replicabile, visto che l’abilità nello scramble di Rivers è nettamente inferiore a quella di Manziel, decisamente la sua caratteristica migliore, e al primo accenno di pass rush difficile il capitano si possa comportare come l’ex Browns, ma questo è per far capire che il nuovo arrivato può essere un ottimo playmaker.
Benjamin però non è solo questo. In tante occasioni lo abbiamo visto correre con successo tracce corte, come slant e comeback, queste ultime particolarmente efficaci poiché i CB tendono giocare lontani da lui per evitare di venire bruciati sul lungo. Qui sotto un esempio: sfruttando lo spazio, Benjamin “si siede”, come abbiamo visto fare molte volte a Gates, si gira e riceve per un comodo guadagno.
Last but not least, il return game. Benjamin ha messo a segno 324 yard su ritorno dei punt, la scorsa stagione, contro le 84 (ottantaquattro) dei Chargers, vuoi per mancanza di bloccanti decenti (e questo può essere un problema anche per il nuovo arrivato, chiaramente), vuoi per mancanza di qualità nel ruolo, dove sono stati alternati Jacoby Jones, stendiamo un velo pietoso, Keenan Allen, inadatto e sciagurato rischiare che il tuo miglior ricevitore si faccia male nel ricoprire un ruolo che non gli compete, e gli undrafted Tyrell Williams e Javontee Herndon, che hanno dato un discreto contributo seppur nel poco tempo avuto a disposizione. Anche qui, la velocità di Benjamin può tornare comodo, a patto che si facciano miglioramenti nel reparto in generale.
In conclusione, l’acquisto di Benjamin ha perfettamente senso, poiché arrivato ad un prezzo onestissimo (24 milioni per 4 anni, 13 garantiti), considerando la scarsità di opzioni in free agency e anche al draft, eccezion fatta per i primi prospetti, i quali però non dovrebbero interessare a San Diego, che ha problemi ben più evidenti in altri ruoli. Inoltre il giocatore entra ora nel suo prime, quindi anche l’età non è un problema. Certo, Benjamin è stato utilizzato pochissimo nei suoi primi tre anni nella Lega, ed ha avuto bisogno della squalifica di Gordon per emergere in un reparto ricevitori comunque mediocre, e la sua abilità nei ritorni può essere affossata, come detto, dai nostri special team: adesso sta a Rivers e al coaching staff tirare fuori il meglio da lui.
Passando all’altro lato di campo, i Chargers hanno messo sotto contratto ben tre giocatori, come detto. Dei tre, Mebane è quello che colma uno dei need maggiori, ovvero quello del DT. Quando abbiamo annunciato la firma (3 anni, 13 milioni e 5 garantiti), ero molto contento. Lo sono ancora, ma adesso ho mitigato un po’ l’opinione che avevo prima. Innanzitutto l’età, 31 anni, quindi non certo un acquisto in prospettiva, ma uno che, si spera, possa sparare a breve le ultime cartucce che gli rimangono, sebbene venga da due anni così così, in calo rispetto all’annata del Super Bowl vinto. In questa stagione ha messo a segno 14 tackle – minimo storico in carriera, se si conta che quest’anno ha giocato 15 partite, mentre lo scorso anno, quando ha realizzato 11 placcaggi e 1.5 sack, ma in sole 9 partite. Va comunque detto che l’uomo di LA ha giocato 489 snap difensivi, il 49% del totale, in leggero calo rispetto ai 531 del 2013. Mebane, infatti, vedeva scemare il suo utilizzo in situazioni di terzo down e, più in generale, quando la squadra avversaria, di solito in svantaggio, ricorreva frequentemente ai passaggi, e sappiamo come il numero 92 sia molto limitato in situazioni di pass rush. C’è poi la questione dello schema e del ruolo, visto che l’ex Seahawks era solito ricoprire il ruolo di 3-technique (DT in una 4-3) mentre a San Diego sarà uno 0-technique (NT da 3-4), il che è ben diverso. Oltretutto, è leggermente undersize per il ruolo, e dovendo ricoprire uno spazio di campo maggiore, quello tra il centro e le guardie, questo potrebbe limitarlo; stesso discorso va fatto per il suo scarso utilizzo in situazioni di passaggio, in cui comunque i Chargers lo useranno ugualmente per mancanza di alternative credibili. Insomma, ci sono alcune controindicazioni sul giocatore, che comunque rappresenta un netto miglioramento rispetto a chi già c’è (il titolare del ruolo era Lissemore), e inoltre può fare da mentore ai vari Carrethers e Philon. Poi, a prescindere da tutto, i Chargers hanno disperato bisogno di qualcuno grosso abbastanza da poter creare qualche grattacapo ai QB portando facendo collassare la tasca
o penetrarvi direttamente per qualche tackle for loss
In attesa di altri – necessari – rinforzi via draft, la d-line aveva comunque bisogno di un upgrade, e, in attesa del responso del campo, l’abbiamo trovato.
Ci sono poi altri due giocatori, come già anticipato, che si sono uniti ai californiani, e cioè Dwight Lowery e Casey Hayward. Del primo si è letto che prenderà il posto di Eric Weddle: sì e no. Di certo non da un punto di vista del talento, visto che, sebbene l’ultima annata sia stata abbastanza sotto tono per il numero 32, la differenza tra i due è e sarà sempre incolmabile. Secondo, Weddle eccelleva in coverage, aspetto in cui l’ex Colts è decisamente carente: è un ottimo tackler, è un playmaker (16 intercetti in carriera, tre dei quali ritornati per un TD), ma non certo colui che farà dimenticare l’attuale giocatore dei Ravens. Oltretutto, l’altro titolare è Jaleel Addae, un altro picchiatore con un IQ per il gioco abbastanza basso: ergo, potenzialmente ci mancano due starter, da trovare nel draft in cui il ruolo della safety sembra essere abbastanza ricco di talento.
A colmare il vuoto lasciato dal CB Patrick Robinson, invece, sarà Casey Hayward, mossa che è passata piuttosto sotto traccia ma che può rivelarsi decisamente positiva, specialmente al prezzo di 15 milioni totali per 3 anni. Hayward è un CB decisamente sopra la media, il cui unico neo è quello di aver sofferto in passato di problemi di infortuni, ma a livello di talento nulla da dire. Verrà impiegato verosimilmente nella slot, ruolo dove rende meglio – salvo disastri da parte di Flowers – vista la sua abilità nel coprire le distanze brevi e la capacità di reazione nell’eliminare le distanze tra lui e il diretto marcatore. É anche un buonissimo tackler, che può tornare molto utile vicino alla LOS.
Ricapitolando, Telesco ha fatto sicuramente un buon lavoro, anche se i vuoti da colmare erano talmente tanti che, vista anche la classe di FA non particolarmente profonda, era difficile aspettarsi tanto di più/meglio. Di sicuro, l’ex GM dei Colts ha continuato quella che è la sua – discutibile – tendenza di costruire la squadra “outside-in”, partendo dai ruoli più esterni, completando eventualmente con le due linee, quando in genere è il contrario (basta vedere la secondaria dei Rams, nella media in quanto a talento, ma elevata dall’eccellente lavoro del front seven, come testimonia il contrattone di un buon giocatore come Janoris Jenkins). Non ci resta che vedere se la free agency riserverà ancora qualche sorpresa e, soprattutto, se e come il draft darà una ulteriore mano.