Week 6 recap: Chargers @ Packers

É inutile. Ai Chargers storicamente non piace perdere in maniera banale, e la partita di domenica non fa eccezione. É stata la seconda sconfitta di fila maturata nei secondi finali, anche se questa volta è arrivata dopo un quarto down non convertito ad un passo dalla endzone dei Packers. Chiariamoci, San Diego partiva nettamente sfavorita, e la sconfitta era prevedibile. Meno prevedibile però è stata la prestazione messa in mostra dalla squadra di McCoy, che però non riesce ad esprimere continuità durante tutti i 60 minuti di partita.
Decisamente l’inizio di partita è stato a favore dei padroni di casa, che hanno segnato 17 punti con i loro primi tre drive, utilizzando prevalentemente il gioco di corse. Eddie Lacy è stato spettatore non pagante per gran parte di partita per un problema alla caviglia, e al suo posto la maggioranza del lavoro è stata ad appannaggio di James Starks, che non ha impiegato molto a punire la 30esima difesa NFL contro le corse (peggio hanno fatto solo New Orleans e Cleveland), ed è suo il primo TD della partita nel primo drive di Green Bay. San Diego ha concesso ben 8 azioni da almeno 20 yard, tra cui una corsa da 25 di Starks ad inizio partita, e quella da 65 valida per la sua seconda meta di serata, o il passaggio da 46 yard per Jeff Janis su una free play per off-side di Attaochu, che poi ha portato ad un field goal di Mason Crosby.
L’unico motivo che ha portato i Chargers a rimanere incollati alla partita nel primo tempo ha un nome e un cognome, quello di Philip Rivers, che come al solito si è caricato l’attacco sulle spalle anche in mancanza del gioco palla a terra, che ha visto Melvin Gordon trovare ancora una volta pochissimi spazi e perdere due palloni, di cui uno recuperato, che per fortuna dei Chargers hanno portato solo ad un punt degli ospiti. Per questo motivo, il rookie da Wisconsin ha avuto minutaggio ridotto, con Woodhead e Branden Oliver a spartirsi le portate, facendo anche discretamente bene quando chiamati in causa. Da segnalare con piacere anche un paio di quarti down giocati alla mano, in controtendenza con il piattume e il gioco eccessivamente abbottonato di McCoy, che perlomeno si è segnalato positivamente almeno questa volta. Il primo è stato un 4&3 sulle 12 di Green Bay, non convertito, mentre il secondo arriva con soli 2 secondi da giocare prima dell’intervallo: a seguito di un replay per vedere se Allen avesse oltrepassato la linea della endzone col pallone in mano, e con il cronometro fermo, McCoy manda in campo Lambo per il field goal, salvo saggiamente cambiare idea, spianando la strada per il touchdown di Dontrelle Inman.
Il primo beneficiario del lavoro di Rivers nel primo tempo è stato Keenan Allen, autore di 11 ricezioni per 128 yard (finirà con 14 ricezioni per 158 yard, non giocando peraltro il quarto periodo per un problema fisico), che gli permettono di stabilire un record di franchigia per ricezioni realizzate in un tempo – ad una sola dal record NFL detenuto da Danny Amendola, datato 2012, ai tempi dei Rams. Su Allen è stato messo a uomo Sam Shields, che non sarà Revis o Sherman, ma è un Pro Bowler di tutto rispetto che, pur difendendo bene, non è riuscito a mettere un freno al giocatore da California University, che lo ha punito in tutti i modi. Dopo una stagione da sophomore deludente, Allen ha duramente lavorato in estate per migliorare, e i risultati – come anche testimoniato da Rivers in conferenza – sono sotto gli occhi di tutti: attualmente, il nostro numero 13 è primo in NFL per ricezioni (53) e terzo per yard guadagnate (601).
Il TD del pareggio è arrivato grazie a Ladarius Green, che anche con la presenza di Gates (9 ricezioni per 95 yard, altra ottima partita per lui) sta trovando con continuità il campo, e che punisce Clay Matthews, troppo più lento per contenerlo in marcatura a uomo.
Sono poi di nuovo i Packers a passare in vantaggio, con il TD di James Jones, grazie alla posizione di campo piuttosto favorevole (31 di Green Bay) e alle 26 yard guadagnate via ricezione da Randall Cobb. Il field goal di Lambo riporta gli ospiti a contatto, ma è un altro field goal, di Crosby a ridare un possesso di distanza tra le due squadre: con ancora 2 minuti e 33 secondi da giocare, però, i Chargers hanno ancora tempo per tentare il pareggio spinti da Rivers. Il drive è magistrale, Rivers fa 7-7 per arrivare alle 3 di Green Bay con almeno tre tentativi per segnare. Saranno però quattro, vista l’impossibilità di varcare la linea; nel secondo down, Rivers cerca Gates ma non lo trova, mentre Woodhead era libero in area, e nel down successivo viene chiamata una corsa centrale: pessima idea in quella circostanza, specie con un back piccolo come Woodhead. É sempre lui ad essere al centro delle attenzioni anche nel quarto e definitivo down, con Rivers che lo cerca nell’angolo destro. Damarius Randall però legge gli occhi del QB e capisce dove finirà il pallone: la safety impedisce il passaggio, sancendo, con 15 secondi rimanenti sul cronometro, la vittoria per i suoi e la seconda sconfitta consecutiva (per giunta ancora negli ultimi secondi) per San Diego.
L’immagine che racchiude la stagione dei californiani finora è quella offerta da Rivers dopo l’ultimo incompleto, sdraiato per terra a braccia larghe, stremato e sconfitto. Ormai sembra quasi la regola per lui doversi trovare a giocare con una squadra che, per un motivo o per un altro – soprattutto infortuni – non riesce a stare al suo passo. L’attacco è rappresentato da lui al 99%, non perché non ci siano altri giocatori validi, ma perché l’OC Frank Reich gli lascia grande libertà decisionale, e spesso è proprio il nostro numero 17 a chiamare i giochi, a seconda delle letture difensive, in cui il nativo di Decatur è abilissimo. Ancora una volta la linea mancava di tre titolari, ma bisogna fare grandi applausi per come si è comportata. D’accordo, la velocità di rilascio di Rivers è fantastica (la guardia di Green Bay TJ Lang lo ha lodato pubblicamente, ritenendolo anche superiore a Rodgers da questo punto di vista), ma la o-line ha lavorato davvero bene, concedendo solo 2 sack (di cui il primo ad inizio quarto quarto), 5 hurries e 6 hit, con i due tackle Chris Hairston e Joe Barksdale – ottimo rinforzo finora – che hanno guadagnato due voti positivi secondo le statistiche di PFF, con 4.3 e 2.3 rispettivamente. É davvero frustrante vedere come il talento di questo giocatore sia spesso stato frenato dalle condizioni della squadra, che non è stata capace di assisterlo a dovere, vuoi per errori individuali o per sfortuna, come sta accadendo anche in questi ultimi tempi. Perlomeno, domenica tornerà Orlando Franklin nello spot di LG, dove Kenny Wiggins sta facendo tremendamente fatica.
Dall’altra parte del pallone, invece, stiamo assistendo a qualche indubbio miglioramento. Chiaro, il front seven è assolutamente difettoso, ma sta mostrando lampi di qualità davvero incoraggianti. Come quelli di Corey Liuget – 5 tackle e un sack – e soprattutto Jerry Attaochu, autore di altri due sack domenica, e fanno 4 in cinque partite per lui. Va detto che la pass rush è stata inesistente per gran parte della partita (9 hurries e solo 2 hit), ma il giovane da Georgia Tech sta mostrando continuità, qualità non solo quando si tratta di placcare i QB e grande perseveranza, come testimoniato da uno dei sack realizzati su Rodgers, scaturito grazie alla copertura della secondaria che ha costretto Rodgers a tenere tanto il pallone in mano, premiando l’aggressività di Attaochu. Ottima prova anche per il rookie MLB Denzel Perryman, che alla sua prima da titolare come sostituto dell’infortunato Manti Te’o mette a segno 8 tackle, di cui uno “for loss”, forzando anche un fumble su Eddie Lacy (incredibilmente non ricoperto dai nostri). A proposito di LB e di Perryman, vi piazzo qui una statistica interessante ancorché deprimente. Le cifre del rookie da Miami University, nella sua prima partita da titolare, ricordiamo, le avete appena lette. Queste, sono quelle stagionali (!) di un compagno di ruolo, Donald Butler: 222 snap, 17 tackle, 4.5 stops e 2 TFL. Il tutto con un contratto firmato a marzo 2014 da 7 anni a 55 milioni, di cui 20 garantiti nei primi tre anni, che è chiaramente il motivo per cui Butler, clamorosamente regredito nelle ultime due stagioni, ha ancora un posto da titolare in squadra. Vista l’impressione destata da Perryman, però, non sono così sicuro che il numero 56 avrà ancora il ruolo da titolare garantito nelle prossime partite.
A proposito dei prossimi impegni, si torna in campo domenica per il grande classico con i Raiders, per interrompere la striscia negativa. Il record di 2-4 è chiaramente un ostacolo alle ambizioni di post-season, che però, vuoi perché mancano 10 partite, vuoi perché il calendario è oggettivamente abbordabile, non devono certo essere accantonate, anzi, da domenica inizia un altro campionato per i Chargers. Se è vero che la sconfitta contro un grande avversario come i Packers ha lasciato l’amaro in bocca, è anche vero che l’ottima prestazione in condizioni di emergenza infortuni ha dato consapevolezza alla squadra circa le proprie potenzialità. In attesa di festeggiare le vittorie, anche questa può essere una discreta consolazione.